Scripta philologa

Scripta philologa.

Presentazione.

La parabola dell’umana esistenza, raggiunto un apice, inizia il suo periodo di maggior raccoglimento. Così è anche per Antonio Manzo, il nostro Tonino. È il momento di ammainare le vele: così fa anche il nostro studioso col riunire e pubblicare una parte della sua attività di filologo e letterato del mondo classico, su cui ha scritto con perizia ed eleganza.

Ma in questa sede io vorrei piuttosto soffermarmi a dire poche parole -la congenita modestia di Tonino, altrimenti, se fossero molte, se ne risentirebbe- sulla sua figura di uomo, che è il presupposto della sua figura di studioso.

Nella vita di ognuno ci sono gioie e dolori, normalmente più dolori che gioie, come purtroppo sa bene Tonino, ma c’è modo e modo di affrontarli: direi che proprio qui si misura l’uomo. Tonino ha goduto profondamente ciò che la vita gli ha dato di bello, di positivo, prima di tutto la sua Lilli; ma di fronte al dolore non è mai stato uno sconfitto, lo ha affrontato con tanta cristiana forza d’animo, pur sanguinando dentro, che non si è spento l’ardore dell’anima sua.

Spirito generoso quant’altri mai, ha dato tutto di sé agli amici, agli scolari, a tutto il mondo umano che si moveva attorno a lui. Chi ha avuto e ha il privilegio di godere della sua amicizia sa quale sia lo slancio di Tonino nel dare, materialmente e spiritualmente, senza mai chiedere. Portato a considerare sempre quanto c’è di buono in chiunque egli incontri, ne ha avuto una serie di rapporti umani, che quasi sempre si sono trasformati in calde amicizie: meno spesso è stato ricambiato, a volte è stato anche tradito. Ma questo ha reso, da una parte, più salde e perenni le amicizie, da altra parte non ha mai mutato il suo altruismo nei confronti dell’umanità. Tonino non ha mai rinnegato gli insegnamenti morali di sua madre.

Lo stesso slancio (lo direi proprio un entusiasmo) ha sempre pervaso la sua vita di studio. Lo si è visto quando dalla sua natia Piedimonte è giunto a Milano, alla Cattolica, tanto che vi fu subito notato per le sue doti d’ingegno ma anche per l’impegno con cui seguiva il suo corso di studi, che lo portò a conseguire la laurea in Lettere e poi ad ottenere con il massimo dei voti e la lode il diploma di perfezionamento in filologia e antichità classiche. Perché uno dei sogni peculiari di tutta la sua vita è il senso del dovere (altra virtù di tradizione familiare), che fin da giovane gli fece affrontare con fermezza e serenità situazioni non facili. Tonino rivolse costantemente impegno e ingegno al mondo classico, greco e latino, mostrando talora preferenza per la cultura del mondo latino, forse per una maggiore affinità tra la sua forma mentis e la mentalità romana.

Chi legge le pagine che seguono ha davanti a sé quanto il professor Antonio Manzo ha ritenuto di presentare come ciò che è più vivo nella sua produzione scientifica, ragione per cui non ho bisogno di soffermarmici: ma alcune considerazioni sono necessarie, per mettere in luce che cosa ha voluto dire per Tonino “lavorare”. È giusto dire che le pagine più intelligenti, più acute sono quelle cui egli si è dedicato per un senso personale del problema filologico o critico, che nasceva sempre dalle sue profonde doti d’interprete. Ma si deve anche dire che Tonino non si è mai discostato dal dovere di partire dal testo antico, di leggerlo e rileggerlo e così approfondire la consapevolezza, direi la coscienza, di che cosa il suo autore voleva dire. E l’insegnamento di Lingua e Letteratura Latina in Cattolica venne come un riconoscimento di quanto era il merito di uno studioso d’alta serietà.

Di un lavoro che, per la mole, non può essere ripresentato in questa silloge, vorrei dire, anche se brevemente. È lo studio più ampio e profondo che sia stato dedicato a una figura retorica, l’adynaton, l’”impossibile”, vale a dire condizionare il realizzarsi di qualche avvenimento al prezzo d’un avvenimento impossibile. Già il titolo, L’adynaton poetico-retorico e le sue implicazioni dottrinali (Genova 1988, pp. 246), indica che l’Autore ha affrontato il tema nella sua interezza. Ma quello che più stupisce è che, con la vastità che l’adynaton ha nella cultura greca e latina, il nostro Tonino rinunciò alla facile via del criterio storico-cronologico e scelse quella complessa e difficile delle singole tematiche concettuali, con tutte le loro connessioni filosofiche e retoriche, a partire da Aristotele e da Ermagora.

Maestro dotato d’una capacità didattica fuori dall’ordinario, studioso di un rigore ammirevole: questo è senza dubbio Tonino, ma è sopra tutto un uomo dalle virtù che ci fanno sentire in lui un fratello.

Alberto Grilli

Professore di Letteratura latina nella Università Statale di Milano