Un ideale da realizzare

DANTE B. MARROCCO

L’INCANTO DI UN “IDEALE DA REALIZZARE”

a cura di Mario Nassa

Così n’andammo infino a la lumiera,

parlando cose che il tacere è bello,

sì com’era il parlar colà dov’era.

Dante (Inferno, IV, 103-105)*

Alla richiesta di abbinare al professor Marrocco la figura di un santo, probabilmente, le persone che lo hanno conosciuto direbbero con prontezza e non senza una ragione: San Marcellino.

Troppo noto è, infatti, il suo profondo legame (un affetto filiale commovente) al patrono piedimontese, trattato con ammirevole devozione in vari suoi scritti e al quale egli aveva in progetto di dedicare una più ampia pubblicazione rimasta, purtroppo, solo abbozzata.

Eppure, come si è avuto modo di accennare pubblicando il suo diario[1], c’è un altro eletto “per natura non per canonizzazione, anteriore ad ogni visuale ecclesiastica” cui era devotissimo: San Giovanni Battista!

“Mi ha sempre impressionato”[2] diceva di lui, quando scriveva, ed anche a voce, continuamente, ogni volta che se ne parlava.

Per intuirne l’attaccamento viscerale basti pensare che, allorquando fosse fattibile, amava datare la prefazione dei tanti Annuari che ha curato e di altre sue pubblicazioni[3] o alla data odierna, 24 giugno, genetliaco del Precursore, o al 29 agosto, giorno della sua decollazione.

Erano, entrambe, ricorrenze molto sentite nelle quali soleva immergersi, con emozionante partecipazione, nelle arcane bellezze liturgiche rese accessibili dal Messale quotidiano per i fedeli del Caronti[4].

È difficile arrivare a trasmettere quanto egli riuscisse a coinvolgere emotivamente i rari, fortunati, astanti nel momento in cui, a lettura avvenuta, si lasciava andare a qualche subitaneo commento: mirabili i riferimenti alle qualità adamantine del Giusto Predicatore; irriferibili gli epiteti attribuiti ai corresponsabili della sua morte (Erode Antipa, Erodiade e Salomè).

Il solitario e ascetico Profeta era per il professor Marrocco l’ideale da imitare. Quanto detto evidenzia che trovano chiarimento in questa aspirazione le motivazioni per cui, come è stato correttamente scritto di lui, “viveva in maniera spartana, essenzialità di arredi nella sua camera da letto, essenzialità di abbigliamento, nulla aveva valore del superfluo che oggi angoscia la nostra società consumistica”[5]. È in questa prospettiva che vanno, parimenti, ricercate l’esigenza di “solitudine la costante che accompagna l’intero itinerario mentale ed esistenziale del Preside…”[6] ed altre sue dichiarate peculiarità caratteriali. Si può, con obiettività, anche aggiungere che si adoperò, per quanto era nelle sue possibilità, di attuare il programma sociale di San Giovanni riassumibile nella frase a lui tanto cara: Qui habet duas tunicas det non habenti, et qui habet escas similiter faciat (Lc. III, 11-12)[7].

Ritengo di poter esprimere, per quanto leggeremo in queste pagine, il particolare ed unanime compiacimento che a curare il suo busto commemorativo sia lo stesso affezionato artista che ha modellato il bronzo del Santo fanciullo, presente nell’omonima piazza alifana[8].

***

Appare utile, dato che il Professore accennerà nel suo scritto alla influenza che ha avuto la figura del Santo sulla civiltà cristiana occidentale, riassumere brevemente alcuni dati riguardanti il Medio Volturno tratti, in gran parte, dalle sue stesse opere.

A San Giovanni Battista sono dedicate chiese parrocchiali a: Letino, Cusano Mutri, San Lupo e Venafro. Egli è il santo patrono di Letino (luogo in cui, un tempo, il giorno della festa fissato alla prima domenica di settembre, veniva anche scenicamente rappresentato in un dramma), e di Faicchio.

A lui erano dedicate nel nostro territorio chiese, cappelle o monasteri che hanno lasciato traccia nei toponimi, a volte anche in forme dialettali quali Santianni e similari, a:

- Ailano;

- Alife[9];

- Amorosi;

- Boiano;

- Caiazzo;

- Pietravairano[10];

- Prata Sannita;

- Raviscanina;

- Venafro;

- (…)

ed altre tuttora esistenti come è, ad esempio, a:

- Cerreto Sannita;

- Dragoni;

- Piedimonte Matese;

- (…)

Nel campo della pittura valgano gli esempi raffigurativi del Santo che troviamo, per il passato, a:

- Amorosi, in una tela del XVII sec. presente nella chiesa di S. Michele;

- Dragoni, nelle tavole della chiesa a lui dedicata a Maiorano di Monte (sec. XVI);

- Cusano, pittura di fine ‘700, in una parete della chiesa a lui dedicata;

- Piana di Monte Verna, negli affreschi trecenteschi, in S. Maria a Marciano[11];

- Piedimonte Matese, nella tavola di S. Maria di Costantinopoli allo Scorpeto; nel polittico sempre su tavola, del XV sec., ed in alcune tele conservate in S. Maria Magg., e presso il locale Museo Civico;

- (…)

e, per il presente, a:

- Piedimonte, nelle scene della vita affrescate, nel 1935, da Gaetano Bocchetti in San Giovanni;

- Alife, nell’ancora più recente tela del “Battesimo di Gesù”, di Giovanni Misani (1957), in cattedrale;

- Solopaca, in un altro battesimo, tavola ad olio (1969), di Cosimo Formichella, nella parrocchiale di S. Mauro M.

- (…)

***

Tra le “carte del cuore” lasciate dal Professore si è trovato riscontro ad una sua confidenza, vecchia di una quindicina di anni, riguardo a degli scritti composti in onore del Santo.

Vi si ricava, infatti, che il 14 dicembre 1962, adducendo come motivo di dover “preparare una breve monografia sul Battista”, il Professore scriveva al parroco del duomo di Genova, luogo in cui sono custodite parte delle reliquie[12], chiedendo notizie sul numero di lampade ivi tenute accese in sua memoria; successivamente, in una lettera del 25 febbraio 1963, indirizzata a mons. Raffaele Pellecchia, vescovo di Alife, richiedeva il parere del prelato su un articolo e su una preghiera litaniaca che intendeva pubblicare[13].

Il ricordo della sua collaborazione, in quegli anni, con L’Osservatore Romano e, di conseguenza, la sommaria ricerca tra le annate custodite nella biblioteca dell’associazione storica non ha, purtroppo, sortito l’esito sperato[14]. È d’uopo, pertanto, in attesa di ulteriori approfondimenti tesi a stabilire se si tratti o no di materiale inedito, presentare gli scritti così come si evincono dalle copie pervenuteci insieme alle minute delle missive.

PIÙ DEVOZIONE PER IL PRECURSORE

Può un cristiano dire qualcosa nella Chiesa?

Io credo di sì, e per due ragioni: Prima, perché Dio si può servire di chiunque per ricordare qualcosa. Seconda, perché parlare e chiedere non comporta alcuna autorità, né chiedere significa per ciò ottenere.

Ecco perché un cristiano sconosciuto, e peccatore per giunta, ardisce chiedere di essere ascoltato per poco. Egli vuol parlare di un Grande, che non ha certo bisogno di lui per la sua grandezza innanzi a Dio e alla Chiesa, vuol parlare del Precursore del Redentore.

E che può dire un peccatore di un uomo immacolato?

Questo: quanta devozione ha avuto in passato chi preparò la via alla Redenzione, affinché abbia oggi una più intensa devozione.

Quando prevalse nella Chiesa l’idea del distacco penitente dal mondo, la vita di Chi viveva nella solitudine apparve come l’ideale da imitare, oggi che prevale l’azione espansiva e sociale la dottrina e l’opera del Battezzatore appaiono ugualmente come l’ideale da realizzare. Non lo identifichiamo solo all’uomo del deserto, che nulla sa delle esigenze della vita comune. No. Egli è completo nella varietà degli aspetti. E tutte le epoche colle loro mentalità, si possono ispirare sotto un aspetto o un altro, a quel programma di vita multiforme, che da lui ugualmente promana.

Sicché un uomo coperto di pelli, che non mangia cibi cucinati, potrà parlare agli uomini del ventesimo secolo?

Lo può, e magistralmente, anzitutto con un termine antitetico che solo nei santi esiste, e più risalta in lui. Termine contraddittorio in noi mediocri, unificato nelle anime grandi. Il termine distacco-comprensione.

Il distacco dal mondo in nessuno fu totale come in quel giovane cresciuto lontano dai formicai umani. Di modo che, se vive in noi desiderio o nostalgia verso una vita raccolta, penitente, tutta di spirito, non c’è ideale più puro e completo che possiamo fissare ed imitare.

La comprensione poi delle esigenze e delle debolezze dell’uomo nella società, in nessuno fu talmente mite e giusta come nell’Annunziatore del Regno imminente. E tanto più sorprendente, dato il tenore singolare di vita. Fu duro solo cogli ipocriti. Ebbene, se ci assale rimorso di esigenze che hanno portato al compromesso, e ci sentiamo paralizzati dagli impegni sociali, lo stesso Profeta ci è di coraggio nella nostra cosciente mediocrità. E ci mantiene in una persuasione, guardinga sì, ma fiduciosa, come fece con i pubblicani e i soldati (Lc. III 13-14). Inarrivabile nella disciplina di vita viene incontro alla nostra debolezza col discernimento che sa considerare e non pretendere. È al tempo stesso fuori delle nostre possibilità e a lato delle nostre miserie. Visse da forte, comprendendo la debolezza. Chi è tale, non può tramontare. Vive attraverso i secoli nell’Umanità migliore.

C’è dunque tutto nella sua personalità. È puro, unico e poliedrico, come un cristallo. Se fossi un teologo lo definirei “summa sanctitatis”, compendio della santità. È apparso tale agli stessi santi. È la sintesi della santità possibile in un uomo, e costituisce una devozione completa per i cristiani. Si meraviglierà il facile e debole moderno di una fisionomia scarna e abbronzata e di una pelle di cammello? L’arte cristiana può anche sforzarsi di renderlo un po’ meno austero (si ricordi Murillo e Caravaggio), ma non è necessario. Ci aspettiamo altro da lui. Ci s’inchina con tenerezza alle dolci e sante figure che la Chiesa pone sugli altari, ma innanzi a Giovanni Battista si riceve una scossa quale nessuno può dare. E i fattori son tanti, sono impensati, son contrastanti, e lasciano agitati o perplessi, secondo quel che la Grazia misteriosa ha deciso per ognuno di noi.

Egli è anteriore ad ogni formula, ad ogni rito, ad ogni divisione. Sprigiona due sole idee: spiritualità e Cristo. Intorno a lui non templi ma deserto, da lui non mistici e melodici riti, ma una voce rude dall’imperativo morale, che scuote e predispone alla conversione. Uno squallore che emozionò una nazione. In quella emozione collettiva Cristo appassionò i suoi eletti.

Fermiamoci ora sul fatto che nessuno ne ha mai discusso o toccato con irriverenza la figura. Ricordiamoci con quanto devoto rispetto ne meditano l’altissima spiritualità tutte le confessioni dei Protestanti, per i quali purtroppo, eccettuando il Redentore, quasi nulla è accetto dei riti e degli argomenti della Chiesa cattolica. Ma più ancora riflettiamo sulla grandissima devozione che ha di lui la Chiesa ortodossa. Tutti i lunedì, l’aghios per predestinazione, il prodromos è esaltato e invocato con umili preghiere: “... soì gar edòte càris presbeùein ipèr emòn”: a te è stato dato il potere di intercedere per noi. E nel Menològhion se ne festeggiano i Genitori, il Concepimento sìllipsis (23 Set.), il battesimo dato a cristo (6 e 7 Gen.), il primo e il secondo Rinvenimento del Capo (24 Febr.), e il terzo (25 Mag.), e la Nascita (24 Giu.); se ne commemora la Decollazione (29 Ag.), e si digiuna in quel giorno a riparazione dell’orgia di Erode. Non si sa quante chiese gli si intitolano. Migliaia.

Ora, se la devozione al Precursore poggia sul consenso si può dire unanime dei cristiani, perché non sostenerci anche su di essa, in vista del movimento ecumenico di riavvicinamento? Le devozioni consigliate nella nostra Chiesa sono solo nostre. Fermiamoci molto su quanto è comune. Leghiamoci in nome di quegli ideali e di quegli uomini che tutti rispettiamo, e le divergenze si restringeranno.

Sarebbe in tal caso un ripiego? Affatto. La devozione al Battista ha valore per sé, e in più vale anche per questo.

Su un altro punto poggia la rinascita della devozione a S. Giovanni.

Si va verso un’organizzazione umana alla cui base sta la giustizia sociale. Il fenomeno si va attuando oggi con tale forza, profondità ed estensione che resistergli sarebbe assurdo. Senza dire che sarebbe inumano, ed indegno dei seguaci di Cristo. Che avverrà nei prossimi anni? che in futuro? Si attueranno a tempo intelligenti riforme, affinché il processo si effettui attraverso una evoluzione calma, graduale, ragionata? O si dovrà costatare con terrore che l’egoismo fa ostinare le montagne a non riversarsi in niente nelle valli? e per corollario fa pretendere dalle valli l’annullamento delle montagne? Si eviterà la violenza o scorrerà il sangue? La Chiesa di Cristo, nelle sue Autorità, nei suoi figli migliori, nelle schiere dei fedeli, assisterà impotente e travolta allo scatenarsi dell’odio, o potrà consigliare concretamente la saggia evoluzione che lo previene e lo evita?

Ebbene, la dottrina lineare che ispirava S. Giovanni, l’uomo dalla semplice vita e dal pensiero incontaminato, farà da programma a chi si prepara ad attuare in sé e nel mondo il Regno di Dio.

Per capire e realizzare il Regno, S. Giovanni poneva fra l’altro una condizione di indole sociale. Poneva la compartecipazione ai beni. Non perché non ci sia altro che il goderne materialisticamente, ma perché il partecipare ad altri è una condizione per partecipare all’imminente Redenzione. Parlava a chi possiede, senza aizzare chi non possiede. Così, prima che il Fondatore parlasse di una legge di amore, il Precursore ne preparava la comprensione con una legge precisa di dovere, con un programma che ad avari detentori di ricchezza sembrerà rivoluzionario, e per giunta strano e insospettato nell’uomo del deserto. Altro che deserto! È il santo di oggi.

Il programma sociale pone S. Giovanni in primo piano in una società futura dai sentiti ed estesi doveri sociali, e ne fa l’emblema, la bandiera, il maestro di una sociologia religiosa, coerente in tutti i tempi. E non è un trattato ma una frase: Qui habet duas tunicas det non habenti, et qui habet escas similiter faciat (Lc. III 3). L’uomo del deserto ispiratore dei sociologi! Che apparente contraddizione, e che sostanziale identità! La Chiesa che conserva e precorre, congiungendo devozione e programma, presenti il Predicatore della giustizia sociale vera a chi ne ha fame e sete.

Solo un ricordo della devozione del passato. È a tutti chiaro che la grandezza del Battista è provata anche dalla liturgia.

Dall’antichissima festa della Nascita di chi nacque santo, come Cristo e Maria, già di precetto, festa poliliturgica, preceduta da vigilia, a quella pure antichissima della decollazione, al fervore degli inni di Paolo diacono, da tutto il rito appare l’importanza dell’uomo da onorare e pregare.

E come impressionò l’arte sacra, figlia sensibile della teologia! Egli fu effigiato in ogni antica e moderna figurazione, inginocchiato nella deisis, o curvo o seduto colla Madre di Dio, ai lati del Redentore. Così lo videro Dante e Raffaello, così tutta l’arte ispirata dal Vangelo. E quando il monachesimo si irradiò in Europa, specie presso le due prime figlie della Chiesa, Francia e Italia, centinaia di monasteri -cominciando da Montecassino- e poi di borghi, s’intitolarono reverenti a “San Giovanni”. Basta guardare le guide turistiche. Un nome il suo, che contribuisce potentemente alla fisionomia cattolica delle nostre nazioni. Quando si tenterà scristianizzarle, l’immutabile toponomastica ricorderà la fede dei padri in Dio e nel suo Annunziatore.

Mi avvio alla conclusione, tutti son d’accordo. Nessuno ha mai negato quanto si è detto sul Precursore di Cristo. Come si apre il Vangelo la sua figura colpisce la meditazione dei santi, la riflessione di chi pensa, la fantasia di chi sogna. E allora? qual è la ragione dell’articolo?

In funzione di iter sanctificationis se ne dovrebbe mostrare alle anime avanzate nella pietà, sia la santità completa concessagli, che la sua totale partecipazione al vigore infusogli. Al popolo cristiano se ne mostrerebbe più sentimentalmente l’impressionante figura, indissolubile dalla sua azione moralizzatrice. E se, almeno nei tanti paesi che lo festeggiano, si potesse tornar a qualche forma di precetto, di quanta mutua salute non risentirebbero la devozione propugnata e i fedeli scossi dal suo fascino. E perché non dedicargli un giorno della settimana, un mese dell’anno? perché non pregarlo con qualche forma speciale di preghiera litaniaca? perché non indicare anche lui alla protezione di intere categorie di asceti, missionari, catechisti, catecumeni, e predicatori?... Chi più indicato?

Già s’è parlato di quel che potrebbe ispirare ad una corrente sociologica, ma ai dotti, ai dotti quanto direbbe! Egli si distinguerebbe dai vari movimenti precorritori teologico-politici d’Israele, e per il suo, proprio perché spirituale, preparatorio, e perciò transitorio, ne apparirebbe all’evidenza l’accettazione da parte del Redentore in tutte le sue forme embrionali di testimonianza di fede, battesimo, confessione, sociologia, discepoli, finanche nell’adesione personale, simboleggiate dalla richiesta del battesimo, anche se a questo logicamente si ricusava l’umile e grande profeta. Quanto ha fatto S. Giovanni per l’Evangelo nascente! E quanto studio ancora, a titolo di sola conoscenza, sulle conseguenze pervertite del suo messaggio (Mandeismo, Manicheismo, eresie antiche e medioevali, società segrete).

Tanto si permette di dire alla Chiesa chi scrive. Che se dalle Autorità di essa si poserà lo sguardo e il pensiero sulle idee esposte, egli crede che vorranno incoraggiare pienamente l’elevante devozione. E permetteranno pure che si attui in una varietà di modi che vanno dalle meditazioni di solitari sul loro prototipo ad antiche e nuove preghiere per la devozione popolare, dallo studio dei dotti fino ad un raccolto folklore, ad un artigianato artistico... S. Giovanni deve apparire di più qual è: immagine non comune di quanto può il Soprannaturale nell’uomo, solo o in società. In lui, lampada ardente e splendida, convergeranno, oggi come allora, i ricercatori della Verità, le anime serie, tutti quelli che vogliono il giusto, e non vogliono dividersi, e sarà la sua semplicità, la sua universalità a prepararli e a presentarli a Dio.

ORATIO LITANIACA

BEATO IOANNI BAPTISTAE DOMINI PRAECURSORI

FIDELIBUS CHRISTIANIS

EXORANDA

B. IOANNI BAPTISTAE

PRAECURSORI DOMINI

CHRISTIFIDELIUM

SUPPLICATIONES

Kyrie, eleison.

Christe, eleison.

Kyrie, eleison.

Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.

Pater de coelis, Deus, miserere nobis.

Fili, Redemptor mundi, Deus, miserere nobis.

Spiritus Sancte, Deus, miserere nobis.

Sancte Trinitas, unus Deus, miserere nobis.

01. Sancte Ioannes Baptista, ora pro nobis.

(Actio Dei in Ioannem).

02. Nomen divinae gratiae, ora pro nobis.

“...et vocabis nomen eius Ioannem” (Lc. I, 14 et I, 63).

Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioannes” (Jo. I, 6).

03. Laus dominica, ora pro nobis.

“...non surrexit inter natos mulierum major Ioanne Baptista” (Mt. XI, 11).

(Acta Ioannis erga Jesum Christum)

04. Baptizator Christi, ora pro nobis.

“...venit Jesus a Nazareth Galileae, et baptizatus est a Iohanne in Jordane” (Mc. I, 9)

05. Testimonium lucis, ora pro nobis.

Hic venit in testimonium, ut testimoniium perhiberet de lumine” (Jo. I, 7).

Iohannes testimonium perhibet de ipso…, et confessus est et non negavit” (Jo. I, 15- 20).

06. Praecursor Redemptoris, ora pro nobis.

Hic est enim de quo scriptum est : ecce ego mitto Angelum meum ante faciem tuam, qui praeparabit viam tuam ante te” (Mc. I, 2 ; Mt. III, 3) ;

“...et ipse praecedet ante illum in spiritu et virtute Eliae” (Lc. I, 17) ;

“...praebis enim ante faciem Domini parare vias eius” (Lc. I, 76) ;

Non sum ego Christus, sed quia missus sum ante illum” (Jo. III, 28).

07. Ioannes purissime, ora pro nobis.

...et Spiritu Sancto replebitur adhuc ex utero matris suae” (Lc. I, 15-16).

08. Ioannes piissime, ora pro nobis.

Herodes enim metuebat Ioannem, sciens eum virum iustum et sanctum” (Mc. VI, 20).

09. Ioannes fortissime, ora pro nobis.

Puer autem crescebat et confortabatur spiritu…” (Lc. I, 80).

Herodes autem tetrarcha, cum corriperetur ab illo de Herodiade…” (Lc. III, 19).

10. Speculum innocentiae, ora pro nobis.

...et Spiritu Sancto replebitur adhuc ex utero matris suae” (Lc. I, 15-16) ;

O nimis felix, meritique celsi

nesciens labem, nivei pudoris,

praepotens Martyr, nemorumque cultor,

maxime Vatum” (Hymnus: In Nativitate S. Ioannes Baptistae ad Laudes).

11. Oraculum poenitentiae, ora pro nobis.

Ipse autem Joannes habebat vestimentum de pilis camelorum et zonam pelliceam circa lumbos suos, esca autem ejus erat locustae et mel silvestre” (Mt. III, 4; Mc. I, 6);

Venit enim Joannes neque manducans neque bibens” (Mt. XI, 18);

“...et vinum et siceram non bibet” (Lc. I, 15).

12. Verbum reverentiae, ora pro nobis.

Ipsi vos mihi testimonium perhibetis, quod dixerim: Non sum ego Christus, sed quia missus sum ante illum... Hoc ergo gaudium meum impletum est. Illum oportet crescere, me autem minui” (Jo. III, 27-30).

13. Lucerna ardens, ora pro nobis.

Ille erat lucerna ardens et lucens. Vos autem voluistis ad horam exsultare in luce ejus” (Jo. V, 35).

14. Vir admirabilis, ora pro nobis.

Erit enim magnus coram Domino” (Lc. I, 15);

Quis, putas, puer iste erit? Etenim manus Domini erat cum illo” (Lc. I, 66)

15. Spes immutabilis, ora pro nobis.

Ut discipuli, viderent ipsi, misit ad Dominum petentes: Tu es qui venturus est, an alium expectamus?” (Mt. XI, 3 ;Lc. VII, 19)

16. Dives paupertatis, ora pro nobis.

Quid existis in desertum videre? ...hominem mollibus vestimentis indutum? Ecce qui in veste pretiosa sunt et deliciis in domibus regum sunt...” (Lc. VII, 25-26).

Ipse autem Ioannes habebat vestimentum de pilis camelorum et zonam pelliceam circa lumbos suos, esca autem eius erat locustae et mel silvestre

(Mt. III, 4 ; Mc. I, 6).

17. Exemplar humilitatis, ora pro nobis.

“...qui autem post me venturus est fortior me est, cuius non sum dignus calceamenta portare...” (Mt. III, 11 ; Jo I, 27-28).

Ego a te debeo baptizari, et tu venis ad me?” (Mt. III, 14-15).

Illum oportet crescere, me autem minui” (Jo. III, 30).

18. Defensor castitatis, ora pro nobis.

Dicebat enim Ioannes Herodi: Non licet tibi habere uxorem fratris tui” (Mc. VI, 18, Mt. XIV, 4-5).

(Acta Ioannis erga fideles).

19. Magister sanctificationis, ora pro nobis.

...et baptizabantur ab illo in Iordanis flumine confitentes peccata sua” (Mc. I, 5).

Et omnis populus audiens et publicani justificaverunt Deum, baptizati baptismo Johannis” (Lc. VII, 29-30).

Hic venit in testimonium… ut omnes crederent per illum” (Jo. I, 7).

20. Vas perfectionis, ora pro nobis.

“...et Spiritu Sancto replebitur adhuc utero matris suae” (Lc. I, 15-16).

21. Vox devotionis, ora pro nobis.

“...et respiciens Jesum ambulantem dicit: Ecce agnus Dei” (Jo. I, 36-37).

22. Magister boni consilii, ora pro nobis.

(publicanis) “...Nihil amplius quam quod constitutum est vobis faciatis” (Lc. III, 13-14).

(militibus) “...Neminem concutiatis, neque calumniam faciatis, et contenti estote stipendiis vestris” (Lc. III, 14).

Multa quidem et alia exhortans evangelizabat populo” (Lc. III, 18-19).

23. Nuntiator regni, ora pro nobis.

Poenitentiam agite, appropinquavit enim regnum coelorum” (Mt. III, 2-3; Mc. I, 4).

24. Praedicator justitiae, ora pro nobis.

Qui habet duas tunicas det non habenti, et qui habet escas similiter faciat” (Lc. III, 11-12).

Parate viam Domini, rectas facite semitas ejus. Omnis vallis implebitur, et omnis mons et collis humiliabitur, et erunt prava in directo et aspera in vias planas” (Lc. III, 4-5).

25. Reprehensor superborum, ora pro nobis.

Progenies viperarum, quis demonstravit vobis fugere a ventura ira ? Facite ergo fructum dignum paenitentiae. Et ne velitis dicere intra vos: Patrem habemus Abraham; dico enim vobis quoniam potens est Deus de lapidibus istis suscitare filios Abrahae ” (Mt. III, 7-10 ; Lc. III, 7-9).

26. Doctor salutis, ora pro nobis.

Et tu puer...praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius, ad dandam scientiam salutis plebi eius in remissionem peccatorum eorum” (Lc. I, 76-77).

27. Suasor virtutis, ora pro nobis.

“...et audito eo multa faciebat (Herodes), et libenter eum audiebat” (Mc. VI, 20-21).

(Sublimitas sanctitatis Ioannis)

28. Princeps prophetarum, ora pro nobis.

Et tu puer, propheta Altissimi vocaberis” (Lc. I, 76) ;

Quid existis in desertum videre ?... prophetam ? etiam dico vobis, et plusquam prophetam” (Mt. XI, 7-10) ;

“...ipse est Elias qui venturus est” (Mt. XI, 14-15).

29. Dux Apostolorum, ora pro nobis.

“...et multos filiorum Israël convertet ad Dominum Deum ipsorum” (Lc. I, 16);

“...et ipse praecedet ante illum in spiritu et virtute Heliae, ut convertat corda patrum in filios et incredulos ad prudentiam iustorum, parare Domino plebem perfectam” (Lc. I, 17-18).

30. Solatium eremitarum, ora pro nobis.

Puer autem crescebat et confortabatur spiritu, et erat in desertis usque in diem ostensionis suae ad Israël” (Lc. I, 80) ;

“...factum est verbum Domini super Iohannem, Zachariae filium, in deserto” (Lc. III, 2-3).

31. Gloria martyrum, ora pro nobis.

Herodes enim tenuit Iohannem, et alligavit eum et posuit in carcerem” (Mt. XIV, 3; Mc. I, 14).

Et decollavit eum in carcere, et attulit caput ejus in disco…” (Mc. VI, 28 ; Mt. XIV, 10-11).

32. Flos virginum, ora pro nobis.

Sicut scriptum est in Esaia propheta: Ecce ego mitto Angelum meum…” (Mc. I, 2).

(Aspice stropham hymni: In Nativitate S. Ioannes Baptistae - Ad Laudes)

33. Splendor Sanctorum omnium, ora pro nobis.

“...et erit gaudium tibi et exsultatio, et multi in nativitate eius gaudebunt” (Lc. I, 14-15).

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis, Domine.

Ora pro nobis, sancte Ioannes Baptista.

Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus. Deus, qui ad nuntiandum verbum tuum, santum Praecursor Ioannem meritis locupletasti, concede propitius ut preces eius piissimae, ad efficiendum in nobis regnum coelorum fidei et charitatis, atque in justitia et in deliciarum mundi contemptu nos adiuvent efficaciter. Qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.

Notae explicativae.

1. Omnes invocationes cum excipiatur prima referuntur ad Evangelia.

2. Ex invocationibus, excepta prima, triginta duae sunt in memoriam triginta duorum annorum aetatis Praecursoris, sicut traditum est.

3. Invocatio secunda ad ethymum nominis, necnon ad vim virtutemque divinae gratiae in persona Ioannis refertur.

4. Vicesima quarta non de quadam coactione ad caducis rebus gaudendum, sed de justitia et de voluntaria aequalitatae, necessaria ad instruendum regnum Dei, asseritur.

5. Vicesima nona sanctorum Apostolorum atque omnium praeconum Evangelii omni tempore dicit.

6. Tricesima, ad anachoretas, necnon ad eos qui in solitudinem -etiam si ad tempus- se gerunt refertur.

7. Rhythmus et consonantia verborum servata sunt, necnon popularis sermo quo facilius discantur.

8. Supplica litaniaca beato Praecursori Domini, de actione Dei in Ioannem, de actis Ioannis erga Jesum Christum, de virtutibus et de gratia ejus erga Christifideles, necnon de gradu sanctitatis ejus agit.

Note esplicative (questa traduzione, non riportata dall’autore, è sforzo relativamente fedele di un profano della lingua)

1. Tutte le invocazioni, tranne la prima, si riferiscono ai Vangeli

2. Riguardo alle invocazioni, eccetto la prima, sono trentadue in memoria dei trentadue anni di età del Precursore, così come è stato tramandato.

3. La seconda invocazione è riferita all’origine del nome e non già alla forza e alla virtù della grazia divina nella persona di Giovanni.

4. Nella ventiquattresima si afferma non riguardo ad una certo comportamento per godere delle cose caduche, ma riguardo alla giustizia e all’uguaglianza spontanea, necessaria per prerarare il regno di Dio.

5. La ventinovesima parla dei santi Apostoli e di tutti gli annunziatori del Vangelo in ogni tempo.

6. La trentesima, è riferita agli anacoreti, e non a coloro i quali si ritirano -sebbene per un certo tempo- in luogo desertico

7. Sono state conservate la cadenza e la consonanza delle parole, e non il discorso popolare, affinché vengano apprese con maggiore facilità.

8. La supplica litaniaca al beato Precursore del Signore, tratta dell’azione di Dio in Giovanni, degli atti di Giovanni verso Gesù Cristo, delle virtù e della grazia di lui verso i fedeli di Cristo e non del grado di santità di lui

ITALICA TRANSLATIO

Sancte Ioannes Baptista ora pro nobis

Nomen divinae gratiae

Laus dominica

Baptizator Christi

Testimonium lucis

Praecursor Redemptoris

Ioannes purissime

Ioannes piissime

Ioannes fortissimae

Speculum innocentiae

Oraculum poenitentiae

Verbum reverentiae

Lucerna ardens

Vir admirabilis

Spes immutabilis

Dives paupertatis

Exemplar humilitatis

Defensor castitatis

Magister orationis

Iter sanctificationis

Vas perfectionis

Vox devotionis

Magister boni consilii

Nuntiator Regni

Praedicator justitiae

Reprehensor superborum

Doctor salutis

Suasor virtutis

Princeps prophetarum

Dux apostolorum

Solatium eremytarum

Gloria martyrum

Flos virginum

Splendor sanctorum omnium

San Giovanni Battista, prega per noi

Nome della divina grazia

Lode del Signore

Battezzatore di Cristo

Testimone della luce

Precursore del Redentore

O Giovanni purissimo

O Giovanni piissimo

O Giovanni fortissimo

Specchio d’innocenza

Oracolo di penitenza

Parola riverente

Lampada ardente

Uomo ammirabile

Speranza immutabile

Ricco di povertà

Esempio di umiltà

Difensore della castità

Maestro di predica

Via di santificazione

Vaso di perfezione

Voce di devozione

Maestro del buon consiglio

Annunziatore del Regno

Predicatore di giustizia

Riprensore dei superbi

Maestro della salvezza

Persuasore di virtù

Principe dei profeti

Guida degli apostoli

Conforto dei solitari

Gloria dei martiri

Fiore dei vergini

Splendore di tutti i Santi

* Questo lavoro (richiesto con la delicatezza che ne contraddistingue lo stile, l’anno scorso, presso la Bibliotheca scriptorum loci dell’ASMV, da una di loro) è dedicato a tutte le persone speciali incontrate, avvezze alle magiche attrattive del silenzio e capaci di penetrare nelle parti più interne e incorporee dell’essere dove le parole non dette compongono canti melodici a Dio.

°°°

[1] Dante B. Marrocco – “Si vive fra realtà e sogno” in Annuario ASMV 2006, p. 33 nota 14. Occorre sottolineare che gli scritti riportati in questo articolo non fanno parte dell’opera alla quale lì si accenna che per complessità e mole godrà di una trattazione a parte.

[2] Sembrano le parole di un testimone oculare che richiamano alla mente quanto ha recentemente scritto in proposito papa Benedetto XVI in Gesù di Nazareth, 2007, p. 35: “Possiamo immaginare la straordinaria impressione che dovettero destare la figura e l’annuncio del Battista nell’atmosfera accesa di quel momento della storia di Gerusalemme. Finalmente c’era di nuovo un profeta, qualificato come tale anche dalla sua vita. Finalmente si annuncia di nuovo un agire di Dio nella storia. Giovanni battezza con l’acqua, ma il più Grande, Colui che battezzerà con lo Spirito Santo, è già alle porte…”

[3] V. presentazioni a: Il vescovato alifano nel Medio Volturno, 1979, p. 4; Antologia del Medio Volturno, 1976, p. 8; Catalogo della mostra ‘Paesaggio del Medio Volturno’ 1977, p. 11.

[4] Emanuele Caronti o.s.b., op.cit., XIV ediz., 1958, pp. 1140-1149 (vigilia e natività); pp. 1294-1298 (decollazione).

[5] Pasquale Simonelli, In morte del prof. Dante B. Marrocco, in Annuario ASMV 2006, p. 81. Cfr. nella 16° invocazione litaniaca, Ricco di povertà, il passo di Luca (VII, 25-26) nel quale Gesù chiede alla folla: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re”; e quelli di Matteo (III, 4) e Marco (I, 6) “Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico”. Cfr. pure la frase “se vive in noi desiderio o nostalgia verso una vita raccolta, penitente, tutta di spirito, non c’è ideale più puro e completo che possiamo fissare ed imitare…”.

[6] Michele Malatesta, v. suo contributo in Annuario ASMV 2006, p. 84. Cfr. in questo caso la 30° implorazione al Santo, denominato Conforto dei solitari in riferimento a Luca (I, 80): “Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele”; e ( III, 2-3): “la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”; e il passo dell’articolo “Intorno a lui non templi ma deserto, da lui non mistici e melodici riti, ma una voce rude dall’imperativo morale, che scuote e predispone alla conversione. Uno squallore che emozionò una nazione…”.

[7] “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”, sintesi di “un programma che ad avari detentori di ricchezza sembrerà rivoluzionario” e che giustificherà l’appellativo di Predicatore di giustizia nella 24° sequenza della preghiera.

[8] L’opera descritta, dallo stesso autore G. Parisi, in Annuario ASMV 1993 pp. 239-241, piaceva molto al professor Marrocco, come i presenti ebbero modo di constatare dai suoi commenti durante una visita ad Alife qualche mese dopo l’inaugurazione della stessa.

[9] V. Dante B. Marrocco, L’Ordine Gerosolimitano in Alife, Museo Alifano, “Documenti per la storia dei paesi del Medio Volturno”, n. 4, 1964

[10] V. Nicola Mancini, La chiesa di San Giovanni a Clusa, in Annuario ASMV 1998, pp. 213-222

[11] V. Giuseppe De Francesco, La chiesa di S. Maria a Marciano in Piana di Caiazzo, sua imortanza archeologica, storica ed artistica,- Parte decorativa – in “Archivio storico del Sannio e contrade limitrofe”, Anno IV, n. 10-11-12, genn/dic. 1919, p. 11.

[12] Per quanto si desume dall’Elogio del Precursore nel Campo Marzio di Luigi Huetter, in Osservatore Romano del 14-15 giugno 1963, n. 137, a Roma, nella chiesa di S. Silvestro in capite, prima cappella di sinistra, starebbe “il vetusto reliquiario con la sacra testa del Precursore… Campeggiano, nella faccia anteriore, i distici nitidi di Papa Pecci (Leone XIII): Non aliena licet, rex impie, frangere iura / non licet uxorem fratris habere tuam. / Haec olim impavidus clamabat voce Ioannes…” Così disse il Defensor castitatis e ancora dice. “Barbaramente decollato, il corpo del santo profeta venne sepolto a Samaria e nel 372 arso dai pagani. Tuttavia una parte delle venerande spoglie venne sottratta alle fiamme, e la testa trasportata ad Emeso. Come poi pervenisse nella metropoli della fede novella e conferisse al tempio venerando il singolarissimo predicato, non è ora compito nostro narrare, sia pure per sommi capi…”. Il professor Marrocco, ricavando, presumibilmente, dal Dizionario ecclesiastico del Ceccaroni, in questo modo annota nel retro di una immaginetta ricordo: “Toccata sulla tomba del Precursore nel Duomo di Genova il 24 ago. 60 (S. Giov. Batt., sepolto dai discepoli a Sebaste, fu portato da Teodosio a Costantinopoli nel 381, e dai Genovesi rubato nel 1204)…”.

[13] Eccellenza,

Le presento lo scritto che Le annunziai a voce.

Trattandosi di argomenti spirituali, sento anzitutto bisogno di confessarmi a V. E. come un cristiano superficiale, debole, e peccatore.

Uno che tempo fa l’ha fatta anche un po’ contrariare.

Da tante sue buone parole mi sono assicurato del Suo perdono, ed ora mi permetto pregarLa di voler leggere quanto Le presento.

Da quando lessi la prima volta il Vangelo, e proprio perché debole e peccatore, fui subito attratto dalla grande figura del Precursore. È evidente che il mio era un accostamento per contrasto.

Dopo tanti anni, perché di S. Giovanni si avesse una più intensa devozione, feconda, io credo, allo spirito dei ben disposti, ho ardito scrivere un articolo che segnasse quasi l’inizio a riflettere di più sul Battezzatore. Ed ho composto pure una preghiera litaniaca, di indole popolare che, in una relativa semplicità, mostrasse ai fedeli le qualità altissime di lui.

È stata una presunzione?... L’idea non penso sia cattiva. La realizzazione è certo più che mediocre. Mi affido a Lei. Mi indirizzi, e colla Sua abituale e squisita sincerità mi dica se si può fare qualche cosa.

Inutile dire che, se ci fossero idee non accettabili -a me non pare ce ne siano, ma è possibile-, io cristiano e cattolico, mi sottometto da questo momento ad ogni revisione e giudizio.

Dell’E. V. sempre dev.mo

Piedimonte, 25 Febbraio 1963

Dante Marrocco

[14] Sul quotidiano vaticano pubblicò almeno tre articoli noti: il 14 novembre 1962, Arte cristiana a Piedimonte; il 12 gennaio 1963, Storia ed arte nella cattedrale di Alife; e il 16 ottobre 1963, La basilica paleo-cristiana di Alvignano.