Piedimonte_19

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Cap. XIX

IL DISTRETTO E IL CIRCONDARIO

(pp. 179-185)

COME SI COMPONEVA IL DISTRETTO – Appena promulgato il Decreto 2 gennaio 1861 col quale si estese alle province napoletane la legge 23 ottobre 1859 sull’amministrazione provinciale e comunale vigente nelle altre province del Regno, seguì l’altro del 17 febbraio che stabilì la circoscrizione territoriale della novella provincia di Benevento, modificando quella delle province limitrofe.

Allora Piedimonte era capoluogo di un importante Distretto, formatosi sin dal 1799, perché ad esso erano aggregati ben otto Mandamenti, ed aveva un Consiglio ed una propria Casa Distrettuale. In base al Decreto 17 febbraio 1861, adunque, il nostro Distretto venne mutilato di ben cinque Mandamenti, e cioè: Cerreto, Cusano, Guardia Sanframondi, Venafro e Castellone, che comprendevano 24 Comuni, con una popolazione di 56080 abitanti, il che significò la sua soppressione, come difatti avvenne.

Il Consiglio comunale di Piedimonte elevò le sue proteste con un deliberato in data 21 febbraio e con una petizione del 21 marzo successivo diretta al Parlamento, dichiarando l’incostituzionalità del Decreto. Ma le proteste, malgrado l’appoggio di vari uomini politici, non furono ascoltate.

DECADENZA ECONOMICA PER LA SOPPRESSIONE DEL DISTRETTO – Con questa soppressione Piedimonte subì non poco danno nella sua vita economica, perché il traffico interno non fu più florido come prima, né continue e vantaggiose le permute delle derrate e le contrattazioni nelle svariate ramificazioni agricolo-industriali. Precedentemente i mercati settimanali erano animati ed abbondanti di prodotti, poiché in essi affluivano i venditori di numerosi paesi. Basti leggere la relazione del Sotto Intendente di Piedimonte, Conte Viti, sullo stato del Distretto, per avere un’idea dell’importanza commerciale che sino allora aveva raggiunto la nostra città.

IL CIRCONDARIO – TENTATIVI PER LA SUA SOPPRESSIONE – Dalla sua condizione di Distretto Piedimonte passò a quella di Capoluogo di Circondario. Quattro anni dopo però dalla cennata soppressione vi furono tentativi per sopprimere anche il Circondario. Il Municipio fe’ capo, per la circostanza, al Vescovo Mons. Gennaro Di Giacomo, allora Senatore del Regno, perché avesse scongiurata tanta jattura, e il Di Giacomo si rivolse direttamente al Ministero dell’Interno con una lettera datata a 19 maggio 1865. È interessante conoscere questa lettera anche perché in essa sono riportate delle notizie riguardanti la storia locale.

Dopo un breve preambolo, così il Vescovo di Giacomo si esprime:

« ... Il ’99 contò vittime illustri (veramente furono due) tra cittadini di Piedimonte d’Alife, morti per la mano del carnefice per la causa della libertà. Il ’20 ne avvolse molti che soffrirono crudelmente la persecuzione più acerba, e l’influenza solamente del Vescovo Puoti, uomo umanissimo ma di principii assolutista e perciò accreditato presso i Borboni, potette, dopo più anni, esentarli dall’avere più oltre pesante la vita. L’anno ’48 fu di gran lunga più pernicioso per Liberali di quel paese. Qui il sottoscritto è stato testimonio oculare, e se Dio non gli avesse ispirato il coraggio di resistere specialmente agli abusi del Comando Militare, e di disprezzare prudentemente gl’intrighi della Polizia, sarebbe stato il paese desolato per l’allontanamento dei Capi di più onestissime famiglie compromesse. Basti dire che il più onesto e irreprensibile uomo Sig. D. Vincenzo Coppola ritirato sempre da ogni inviluppo politico, fu sempre attendibile (sorvegliato) solamente perché, attese le di lui nobili qualità morali e scientifiche fu con ogni giustizia eletto Deputato al Parlamento. Non si crederebbe che a questo rispettabile uomo fu vietato accedere ai bagni d’Ischia, perché vi era la Corte Reale, che sola avea diritto alla vita, secondo il pensare del tempo. Per gli avvenimenti poi del ’60 quanto abbiano contribuito a concorrere con l’opera e col dispendio la celebrità del paese è più noto di quello che potrebbe dirsi. E queste colle intere famiglie al ritorno della forza militare borbonica dovettero, a traverso delle rocce e dirupi, campar dalla morte. Perché avevano festevole ed avvenente accoglienza fatta alle armi che somministrarono la forza per proclamare la Libertà. Perché il dì 7 Settembre erasi istallato il Governo provvisorio in Piedimonte d’Alife, a vista di una poderosa colonna borbonica bivaccante tra Caiazzo e Caserta. Perché le barricate eransi costruite per presentare la possibile resistenza al nemico.

Tre volte l’Esercito Borbonico occupò la città, e la parte adiacente del Distretto. Tre volte si corse pericolo di saccheggio e fuoco come chiaramente manifestava la soldatesca. E pure quanto la prudenza e la carità esigeva, giusta i sentimenti religiosi ed umanitari, non fu mai trascurato. Volontari dell’Esercito della Libertà fatti prigionieri dalle Masse (non Truppe) Borboniche. Borbonici infermi lasciati nella fuga, soldati del bravo esercito Piedimonte (allora) ammalati, tutti furono ospitati con egual diligenza e nel Seminario (ridotto a Spedale) che accolse sino a 500 corpi, essi si videro tutti confusi, tutti servita da ecclesiastici, Figlie della Carità, ed inservienti. E le stesse Claustrali, oltre alle Famiglie di particolari, si distinsero in somministrare e letti, e biancheria, ed utensili di ogni sorta.

Con quale gioia fossero poi le armi redintrici accolte non è a dire, come non è a dire quanto l’Esercito Italiano sia stato e sia attualmente amato e rispettato. Per la condotta docile del Paese a subire la rivoluzione sotto tutti i rapporti, è dessa provata dai rapporti delle Autorità che si possono consultare. Valga solamente per tutto che in Piedimonte d’Alife non fuvvi Plebiscito di sorta; in quel giorno l’incubo Borbonico impedivalo: ma il giorno fu memorando per la ritirata di quella forza da Piedimonte d’Alife avvenuta la notte seguente. Ed il paese per acclamazione riconobbe più espressamente lo scettro del Re Vittorio Emanuele. E nello andare io ad incontrare l’Esercito salutato il giorno precedente da parte del Municipio con una Deputazione spedita la notte m’incaricò di ottenere una forza sufficiente che lo sorreggesse ad abbattere gli stemmi del cessato Governo, giacché i quattrocento ammalati Borbonici (stranieri) nello Spedale erano tuttora armati del proprio fucile. E le masse Borboniche ancora si aggiravano a quei dintorni.

Decimato il Distretto (oggi Circondario) à sofferto con rassegnazione. Ma il sussurro dell’intera soppressione oggi stringe il cuore a tutti. E pure non si fa che esporre con tutta la lealtà i fatti solamente perché trafigge a ragione il cuore il dolore di vedere scomparire il Capoluogo di un Circondario, che dall’istallazione dei Distretti fu tal destinato.

Credo che a quanto in me sento, nella mia cadente età, dopo aver tanto cooperato colla tenuità delle mie forze, a suggerire felice effetto, e per via di parole ad insinuare la dignità dell’attuale regime negli animi dei miei spiritualmente amministrati, io abbia a raccogliere il frutto delle abbreviazioni degli ultimi giorni di mia vita.

Tanto sottometto all’E. V. col cuore sulle labbra, ed in tutta la fiducia che sa ispirarmi ammettendo le suppliche del Municipio, ed una copia del Diploma di Carlo VI che elevò a Città Piedimonte d’Alife per meriti che avea acquistato ».

Dopo ciò, e con l’intervento anche di Deputati e Senatori nostri, Piedimonte fu lasciata a Capoluogo dell’omonimo Circondario.

UN SECONDO TENTATIVO DI SMEMBRAMENTO – Senonché, quasi sessant’anni dopo, con la complicità voluta o incosciente di uomini politici, Piedimonte stava per avere il suo ultimo colpo di grazia. Non poteva avvenire diversamente quando essa, perdendo il proprio diretto rappresentante al Parlamento Nazionale, non aveva più chi la difendesse e chi salvaguardasse le sue tradizioni e la sua vita civile. Meno l’ex Deputato Prof. Teodoro Morisani, che sollevò analoga protesta, sul « Mattino » del 2-3 dicembre 1924, non vi fu nessuno che avesse impedito lo smembramento elettorale del Circondario, aggregato a S. Maria C. V. con Decreto del Prefetto in data 10 novembre 1924. La voce del Morisani, suscitò polemiche ed appassionò l’opinione pubblica.

Vale, quindi, la pena di consacrare tra le memorie storiche di Piedimonte quella protesta.

« Il decreto del Prefetto di Caserta per le nuove circoscrizioni elettorali provinciali, evidentemente, malgrado la pubblicazione fattane dai giornali, è sfuggito all’attenzione degli elettori del circondario di Piedimonte d’Alife, perché fino ad oggi, per quanto almeno mi risulta, nessuna voce di protesta si è levata contro un provvedimento, che se è inattaccabile dal punto di vista giuridico, si presta ala più grande critica da quello politico.

Poiché si tratta né più né meno di questo: con le nuove circoscrizioni elettorali provinciali, il circondario di Piedimonte viene ad essere smembrato, ed in seguito a questo smembramento viene di fatto a perdere la propria rappresentanza in seno al Consiglio Provinciale. Se in effetti, si fosse seguito il criterio di aggregare ad altro circondario tutti i ventitre comuni, onde è composto quello di Piedimonte d’Alife, si sarebbe avuto, potenzialmente almeno, il risultato che il blocco delle forze elettorali, costituito dai ventitre comuni anzidetti, avrebbe potuto aver peso sui risultati elettorali stessi, mentre con la divisione, arbitraria e non rispondente neppure a criteri topografici, di vicinanza di comunicazioni, di accessibilità ecc. si otterrà che la divisione dei comuni del circondario ed il conseguente smembramento della unità circondariale andranno a vantaggio di quei comuni dichiarati capoluoghi, a cui essi vengono aggregati.

Non credo vi sia chi possa ritener dubbio l’esito di una votazione provinciale, in cui siano in lotta centri urbani, che hanno una grandissima densità di popolazione, che hanno organizzazioni di partito, facilità di accesso, speditezza di movimenti, e paeselli rurali, lontani, sparsi, moltissimi in montagna, nei quali è già così poco sviluppato il senso del dovere elettorale. È evidente che questi ultimi finiranno con l’essere assorbiti o rimorchiati appunto dallo spostamento del centro elettorale, tal quale è avvenuto nelle ultime elezioni politiche, nelle quali si è verificato il fatto che a vantaggio dei grossi centri, delle province più preparate alla battaglia elettorale, sono andati i risultati definitivi, con questo di più grave che taluni antichi collegi hanno finito col perdere il proprio rappresentante politico.

E le conseguenze dello smembramento del Circondario di Piedimonte non saranno soltanto elettorali, ma anche amministrative e politiche. Non è il caso di rilevare qui come il piano che tende man mano alla soppressione dei circondari, come unità amministrativa, per ora, vada svolgendosi senza critiche e senza proteste, poiché e critiche e proteste dovevano, se mai, esser fatte a quella concessione dei pieni poteri al governo, dal quale è derivato il decreto 30 dicembre 1923, una cui parte, appunto riguarda la riduzione del numero dei consiglieri provinciali con la conseguente riforma delle circoscrizioni elettorali. Quello che può essere importante rilevare è che nella applicazione degli art. 74 e 75 del citato decreto, applicazione demandata esclusivamente al criterio dell’autorità prefettizia, cui è stato solo suggerito di tener possibilmente presente quanto è stato fatto per la formazione delle nuove circoscrizioni giudiziarie, si è proceduto senza interrogare, come in altre Provincie è stato fatto, i consiglieri provinciali, senza alcuna considerazione verso un intero circondario, che è stato sempre tra i più benemeriti della provincia, che notevolissimo contributa ha dato sempre di uomini e di fattività all’amministrazione provinciale, e che, infine, delimitato dal corso del medio Volturno, può dirsi quasi separato dagli altri, avendo bisogni, necessità, fisionomia proprii, assai differenti da quelli di altri comuni che sono più ricchi, che hanno un’economia più sviluppata, che sono posti in pianura, che sono dotati di una completa rete stradale, che sono vicini alle vie di grande traffico ecc.: bisogni e necessità che hanno avuto sempre e debbono ancora avere efficace protezione e tutela per essere limitatamente soddisfatti ed attuati, e che è ovvio verrano meno, quando i mandamenti del circondario stesso finiranno col perdere i loro rappresentanti diretti in seno al Consiglio Provinciale.

La questione, quindi, come dicevo, diventa squisitamente politica, ed investe tutta la vita dei comuni del circondario di Piedimonte d’Alife.

Non spetta a me dire come, con criteri di equità e in base a considerazioni di ordine particolare, si sarebbe potuto, pur diminuendo il numero dei consiglieri provinciali, come impone il decreto, evitare lo smembramento del circondario di Piedimonte. Soltanto desidero esprimere l’idea che se dei tre mandamenti di cui fino ad oggi era composto il circondario stesso, si fosse fatto, agli effetti della circoscrizione elettorale provinciale, un mandamento unico con sede nel capoluogo di circondario, e se a questo fossero stati aggregati come pur si è fatto senza logica e criterio, altri comuni che per identità di interessi, per vicinanza ecc. non ne avrebbero gran che sofferto, fino al raggiungimento del nucleo di abitanti, cui è assegnato un rappresentante nell’amministrazione della Provincia, si sarebbe evitato un danno positivo e gravissimo ad un intero circondario, ceh sento di poter affermare non ha mai demeritato dalla considerazione delle autorità governative.

Non faccio qui che porre una questione.

Non sta a me il risolverla ».

A questi rilievi dell’On. Morisani ci furono le giustificazioni dei Consiglieri Provinciali: Maturi per Caiazzo, Petela e De Cesare per Piedimonte, e Pentinaca per Capriati. Costoro affermarono di avere elevate le loro proteste nella seduta del Consiglio Provinciale in data 1° dicembre contro il provvedimento prefettizio.

L’essenziale è che dello smembramento non si è più parlato, dopo che è stato ripristinato il collegio uninominale.

ESTENSIONE, POPOLAZIONE E DISTANZE TRA I PAESE DEL CIRCONDARIO – Il Circondario di Piedimonte d’Alife ha un’estensione in chilometri quadrati 700.133, ed una popolazione legale di 49,381 abitanti.

Le distanze che separano il Capoluogo dagli altri paesi sono le seguenti:

Tra Piedimonte e Alife chilometri 6

“ “ “ Ailano “ 22

“ “ “ Alvignano “ 16

“ “ “ Caiazzo “ 25

“ “ “ Capriati “ 35

“ “ “ Castelcampagnano “ 38

“ “ “ Castello d’Alife (Mulattiera) “ 3

“ “ “ Castello d’Alife (Strada per il Matese) “ 6

“ “ “ Ciorlano “ 33

“ “ “ Dragoni “ 11

“ “ “ Fontegreca “ 32

“ “ “ Gallo “ 43

“ “ “ Gioia Sannitica “ 10

“ “ “ Letino “ 46

“ “ “ Piana di Caiazzo “ 28

“ “ “ Prata Sannita “ 28

“ “ “ Pratella “ 24

“ “ “ Raviscanina “ 20

“ “ “ Ruviano “ 25

“ “ “ S. Gregorio (Mulattiera) “ 7

“ “ “ S. Gregorio (Strada per il Matese) “ 13

“ “ “ S. Potito Sannitico “ 6

“ “ “ S. Angelo d’Alife “ 14

“ “ “ Valle Agricola “ 36

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