e così uniti gli offerisco al Vostro Eterno Padre

28 – e così uniti gli offerisco al vostro Eterno Padre.

Per i miei ottant’anni l’amico scultore Raffaele D’Anna mi ha donato un Cristo bronzeo dal cui cuore irrompe una cascata di acqua e sangue. Me ne aveva già dato una prova in terracotta e mi era piaciuta per il tema, che rimane lo stesso. Nella fattura del dono ci sono le variazioni che impongono la rifinitura sulla creta fresca e la maggiore accuratezza per il manufatto metallico, che pure, uscito dalla fusione, va ripulito, raccordato nei piani e limato. Questo irrompere delle benedizioni del Figlio di Dio dal suo cuore spaccato dalla lancia del pietoso Longino, il capo del drappello dei soldati comandati all’esecuzione, è stato sempre ed è oggetto di riflessione devota. Le emozioni che genera si trasportano in fatti d’arte, i quali ricalcano sovente le rappresentazioni drammatiche della pietà seicentesca, in cui il sangue di Cristo abbondante si riversa sull’uomo a beneficarlo.

Ma a questo punto deve farsi una correzione sulle storie delle tendenze emozionali nei secoli, perché alla materia dà pure attenzione e con il suo acume esegetico e critico, ma anche con la sua profonda pietas, Ratzinger, il papa d'oggi, nel suo libro su Gesù, discutendo dell'acqua, che con il vino, il pane e il pastore, è una delle grandi immagini del Vangelo di Giovanni. Esaminando i significati da essa avuti in questo testo, si dice che l'acqua compare, nell'ora dell'ultima cena, nella lavanda dei piedi: Gesù si alza da tavola, depone le vesti si cinge un asciugatoio attorno alla vita, versa l'acqua in un catino e comincia a lavare i piedi ai discepoli. L'umiltà di Gesù, che si fa schiavo dei suoi, è il pediluvio purificatore che rende gli uomini degni di sedere alla mensa di Dio.

Ma in modo grande e misterioso, l'acqua sta ancora una volta dinanzi a noi alla fine della passione: poiché Gesù è morto, non gli vengono spezzate le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Non c'è dubbio che Giovanni vuole qui riferirsi ai due sacramenti principali della Chiesa il battesimo e l'eucaristia, che sgorgano dal cuore aperto di Gesù e con i quali, in questo modo, la Chiesa nasce dal suo costato.

Giovanni, tuttavia, ha poi ripreso ancora una volta il tema del sangue e dell'acqua nella sua prima lettera, dandogli qui una nuova connotazione: questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue ... Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Qui è presente evidentemente un risvolto polemico nei confronti di un cristianesimo che riconosce sì come avvenimento salvifico il battesimo di Gesù, ma non la sua morte in croce. Si tratta di un cristianesimo che, per così dire, vuole solo la parola, ma non la carne e il sangue. Il corpo dì Gesù e la sua morte non svolgono, insomma, alcun ruolo. Cosi quello che resta del cristianesimo è acqua: la parola senza la corporeità di Gesù perde la sua forza. Il cristianesimo diventa pura dottrina, puro moralismo e questione di intelletto. Ma gli mancano la carne e il sangue. Il carattere redentore del sangue di Gesù non viene più accettato. Disturba l'armonia intellettuale. Chi non vi scorgerebbe qualche minaccia per il nostro cristianesimo attuale? L'acqua e il sangue vanno insieme; incarnazione e croce, battesimo, parola e sacramento sono inseparabili. E il Pneuma, lo Spirito, deve aggiungersi a questa triade della testimonianza.

Con gli affetti di questo cuore cosi dilaniato dall'arma del milite romano e traboccante d'amore, l'acqua e il sangue il battesimo e l’eucaristia, si uniscono gli affetti del cuore di sant'Alfonso e di chi prega con i suoi accenti. Se i quattro meccanismi di base dell'innamoramento sono la ricerca di ciò che hai sempre desiderato, il raggiungimento di ciò che ti completa, il bisogno dì fusione, lo stato nascente come esperienza di rinascita, fondamentale è l'urgenza dell'unione, la fusione, che non è la mescolanza rescindibile degli elementi costitutivi dell'amore, gli affetti, ma la loro comunione intima, perenne e indissociabile. Così uniti, dice il de' Liguori di offrirli al Padre. L'offerta dell'unione è nell'invocazione a Gesù eucaristico stesso. Siamo nel campo della contemplazione, in cui l'entrata è, come si legge nel Catechismo, analoga a quella della liturgia eucaristica: raccogliere il cuore, concentrare tutto il nostro essere sotto l'azione dello Spirito Santo, abitare la dimora del Signore che siamo noi, ridestare la fede per penetrare nella presenza di colui che ci attende, far cadere le nostre maschere e rivolgere il nostro cuore verso il Signore che ci ama, al fine dì consegnarci a lui come un'offerta da purificare e da trasformare.

Quante volte, Cristo Gesù, ho parlato e scritto delle maschere, non quelle del teatro classico greco, le quali pur prendono il senso dell'umanità che sottintendono, ma quelle che indossiamo noi ogni giorno, ora assumendone una, ora l'altra, quelle che indosso, continuo ad indossare io, teatrante da strapazzo in questa vita, che non è commedia, né tragedia, ma è milizia continua ed estenuante tra il male e il bene che ci son dentro, l'uomo vecchio e l'uomo nuovo. Voglio vincerla, questa guerra, che si combatte dentro di me e che in fondo è la causa e l'origine di tutte le innumerevoli guerre che stanno nel mondo fuori di me, e quindi di tutta la storia dell'uomo, con il tuo aiuto, e te offro a Dio Padre con me e per me, per trasformarmi la testa e il cuore.

L'eucaristia esprime e contiene tutte le forme di preghiera: è l'offerta completa, autentica, l'oblazione pura di tutto il corpo di Cristo a gloria del suo nome. Essa è il sacrificio di lode, sia secondo le tradizioni teologiche e liturgiche d'Oriente, sia secondo quelle d'Occidente. Lo so, Signore, che di fatto ti nascondi per l'uomo, per me, nelle sacre specie, che questo star con te unito mi obbliga a far sul serio. Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me. Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. E il Padre, sul monte della trasfigurazione, comanda: ascoltatelo. In realtà egli è il modello delle beatitudini e la norma della legge nuova: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.

Questo amore implica l'effettiva offerta di se stesso alla sua sequela. È il Catechismo la guida di ogni nostro ragionamento in materia di offerta: vi si afferma che la vita morale è un culto spirituale. Noi offriamo i nostri corpi, lo scrive san Paolo ai romani, come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, in seno al corpo di Cristo, che noi formiamo, e in comunione con l'offerta della sua eucaristia. Nella liturgia e nella celebrazione dei sacramenti, preghiera ed insegnamento si uniscono alla grazia di Cristo, per illuminare e nutrire l'agire cristiano. Come l'insieme della vita cristiana, la vita morale trova la propria fonte e il proprio culmine nel sacrificio eucaristico, che è l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella liturgia della Chiesa, che è il suo corpo.

Che tu, Gesù eucaristico, sia al centro della vita cristiana è ragionevole comprendere e che l'unione con te porti frutti abbondanti all'uomo e al suo esistere è agevole crederlo. Ma è ancora più soave, Signore, unirsi a te e uniti offrirsi al Padre, che realizza il suo benevolo disegno di creazione, redenzione e santificazione attraverso le missioni divine di te Figlio e dello Spirito Santo amore. In molte religioni Dio è invocato come Padre e con questa invocazione il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine di carità per tutti i suoi figli.

Un vescovo mio amico ad alcune sue riflessioni raccolte in un libretto ha dato il titolo: C'è un solo Dio, il Padre. Nella titolazione ovviamente è usata una figura retorica per richiamare l'attenzione, perché le persone divine, inseparabili nella loro sostanza, sono inseparabili anche nelle loro operazioni. Ma nell'unica operazione divina ogni persona manifesta ciò che le è proprio nella Trinità, soprattutto nelle missioni divine dell'incarnazione del Figlio e del dono dello Spirito Santo. Le distinzioni sono solo nostre e definite dalle azioni che facciamo noi per cercare di inserirci al meglio nel vortice dell'amore di Dio.

La stessa schematizzazione della preghiera e dell'offerta formulata da Alfonso Maria de' Liguori attiene all'atteggiamento dell'uomo che vuole quanto più può unirsi a Dio per ricevere gli infiniti benefici della sua misericordia. Del resto, come sancisce la dottrina cattolica, è giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di implorazione e di comunione. Lo scrive sant'Agostino: per ogni azione compiuta per aderire a Dio rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero sacrificio. Il nostro santo, questo illustre dottore della Chiesa, è proprio vero che è un conoscitore delle cose di Dio, ma è pure vero che ha conoscenza profonda e dettagliata dell'animo dell'uomo.