Una preghiera di Sant'Alfonso

Una Preghiera di Sant’Alfonso.

Prefazione.

Oggi compio ottant’anni. Qualche tempo prima che arrivasse questo giorno, alcuni amici benevoli vennero a farmi visita. Mi sorprese, in verità, il loro venire insieme: qualche motivo doveva pur esserci per tanto accordo. In effetti volevano sapere il mio parere sulla loro idea di preparare una pubblicazione per la circostanza, di quelle alle quali si mette per titolo: In onore di... O: In memoria di..., quando il celebrato è defunto. Avevano pensato di titolare: Per gli ottanta anni di..., come si è fatto e si fa per tanti altri in simili occasioni. Per diverse ragioni mi dissi subito contrario alla proposta. In pubblicazioni del genere, si cerca di trovar spazio per lavori, che magari si tengono nel cassetto inediti da parecchio tempo e che non si riesce a collocare convenientemente.

L’invito rivoltomi, però, mise in moto in me il desiderio di ricordare in qualche modo la ricorrenza del compimento del mio ottantesimo anno. Ho scritto tante prefazioni a libri, forse un centinaio, diverse delle quali con accorti contributi su temi inerenti ai testi presentati o con ricerche severe sulla bibliografia degli autori di alcuni di essi. Pensai di raccoglierle in una pubblicazione adatta al caso. Ma non potevo sostenere il grosso lavoro da fare per la realizzazione della cosa. Ne dissi, per chiedergli la collaborazione, a mio figlio Francesco, il quale con amore e con competenza aveva curato il mio Saggio di una bibliografia di Terra di Lavoro[1]. Alla mia proposta osservò: «Che senso ha?». Ovviamente non condivise l’idea, che per me rimane ancora di buona validità per i tempi che verranno. Comunque, illico et immediate smisi da me quel pensiero.

Qualche giorno dopo, all’ora del vespro, entrai in una chiesa di questo mondo[2]. Vi si stava recitando, davanti a Gesù eucaristico esposto, una preghiera di mia antica conoscenza. Era una orazione della mia fanciullezza[3]: mi accorsi che la ricordavo quasi integralmente a mente. Non me ne meravigliai: in vecchiaia i fatti dell’adolescenza rimbalzano nella memoria a raccordare al nuovo il tempo trascorso e la vena di nostalgia che ne dà il ricordo porta un senso di serenità alla stanchezza degli anni che si sono cumulati sul groppone. Subito dopo la funzione, entrai in sacrestia e chiesi al parroco[4] di farmene copia.

È una preghiera scritta da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, un santo delle mie terre, un grande santo, al quale con suo decreto dell’11 marzo 1871 Pio IX conferisce meritatamente il titolo di dottore della Chieda. Per ricordare i mie ottant’anni, decido di farne durante l’estate un mio commento libero ad annotare riflessioni, sentimenti, aspirazioni, ma soprattutto per far il punto della mia situazione esistenziale in raffronto ai problemi che mi pone ogni istante che passa rinnovati la condizione umana, oltre che per rivivere il lungo itinerario percorso nei suoi momenti ricordevoli.

Oggi, giorno dei miei ottant’anni compiuti, vecchio pellegrino e forestiero in hoc mundo, salgo a Montecassino. Mi fanno compagnia i miei familiari, Francesco, Marco, Francesca e Vladislav. Entro nella biblioteca del monastero, don Gregorio De Francesco sempre pieno di carità, a cercare l libro più vecchio con la preghiera del mio interesse. Vorrei trovare proprio la pubblicazione, l’originale, in cui essa fu stampata la prima volta[5]. Ma qui c’è nelle Opere spirituali, di cui l’edizione più antica che si conserva è la ventesima[6]. Di là la stralcio per prenderla a traccia storica del mio commento. Da quando fu scritta, adattata al linguaggio e agli usi correnti, ma sempre intatta nella struttura e nei contenuti, l’invocazione si è ripetuta e si ripete infinite volte in tutte le chiese del mondo[7]. La pongo ad oggetto della mia riflessione dell’estate, ringraziando Dio della grazia che mi dà di riportarla alla mia attenzione.

La visita che prendo in esame costituisce l’introduzione fissa alle trentuno visite al Santissimo Sacramento, le quali si sviluppano per tutto un mese accanto alle trentuno visite in onore della Vergine Maria: è quella recitata ogni sera nel duomo durante la mia adolescenza, alla quale seguivano la comunione spirituale[8] e la preghiera «A Maria SS. che se le dee replicare ogni giorno la fine della Visita, per ottenere il suo potentissimo Patrocinio»[9].

Preparandomi al commento, mi capita di avere tra le mani Visita al SS. Sacramento, ed a Maria SS. Per ciascun giorno del mese[10] del 1751, Pensieri ed affetti divoti nelle visite al SS. Sacramento ed alla SS. Vergine Maria Per ciascun giorno del mese[11] del 1751, Operette spirituali del R.P.D. Alfonso de Liguori Rettor Maggiore della Congregazione del SS. Redentore[12] del 1758 e l’edizione delle Operette spirituali[13] del 1759, nonché Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS.ma nel volume IV delle Opere ascetiche, Incarnazione - Eucaristia - Sacro Cuore di Gesù[14] del 1939. Per avere, comunque, il quadro completo dei riferimenti bibliografici a Pensieri ed affetti divoti nelle visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese rimando al n. 7, pp. 56-61, della Bibliographie générale des Ècrivains Rédemptoristes[15] ed alle pp. 504-505 di Las obras impresas por S. Alfonso Maria de Liguori[16].

Non posso non riferire che in questo tempo il mio interesse per sant’Alfonso Maria de’ Liguori, nato a Marianella, fuori Napoli, il 27 settembre 1696, fondatore della congregazione dei redentoristi, vescovo di Sant’Agata dei Goti, teologo insigne ed illustre santo, morto a Pagani l’1 agosto 1787, mi spinge a sapere di lui, della sua vita e della sua produzione il più possibile. Mi sono di aiuto i due volumi La vita di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori[17]dell’arcivescovo di Capua Alfonso Capecelatro, ultimo cardinale nella prestigiosa sede arcivescovile delle mie terre, da lui tenuta in buon governo dal 1880 al 1912.

Anche del Capecelatro tengo in conto per qualche riferimento nel commento i suoi due volumi La Dottrina Cattolica esposta in tre libri[18] e Gesù di Nazareth[19] di Joseph Ratzinger, amato e stimato nostro papa Benedetto XVI. Un’annotazione mi preme fare, appunto citando questi libri: contrariamente alle mie abitudini pignole dell’uso delle virgolette ad ogni riporto, anche minimo, e dei meticolosi riferimenti bibliografici, questa volta non mi servo dei segni grafici per le citazioni né delle note a piè di pagina. La ragione è presto detta: si tratta di riflessioni personali, che vorrei scorressero nella mente del lettore senza alcun intoppo, che le osservazioni esterne sono non solo condivise ma assorbite in toto e che anche le frasi o i passi evangelici sono parti assimilate del discorso diretto. Comunque, a chi legge non è difficile distinguere i testi.

Sulla preghiera di sant’Alfonso potrebbe scriversi ancora a lungo, analizzandone i contenuti e gli elementi che vi si riscontrano di ordine teologico, culturale, sociologico, antropologico e altro. Pure sulla sua struttura potrebbe discutersi a lungo, sistemata com’è con attenzione da introduzione in un piano ben studiato e predisposto di orazioni da scandire nel tempo di un mese e certamente nelle previsioni in luoghi diversi. Non può essere stata scritto di getto, oltre che per i contenuti sostanziosi immessivi, per l’abitudine alla meditazione lunga e sofferta di chi scrive; ma ciò non significa che non sia stata dettata dal cuore, oltre tutto perché essa è zeppa di aperture caritative verso gli altri.

Vi rileviamo uno schema d’impostazione fondato sul numero tre, nel quale non ci spiace scorgere la devozione del santo alla Trinità. Tre le azioni del Signore che se ne sta notte e giorno nel sacramento: aspetta, chiama, accoglie. Tre gli atteggiamenti di fondo dell’orante: vi credo, vi adoro, vi ringrazio. Tre le dichiarazioni: vi saluto, vi amo, vi dono. Tre i motivi del saluto: la gratitudine, la riparazione, l’onoranza. Tre le posizioni del cuore: mi pento, mi consacro, rinunzio. Tre le richieste: l’amore, la perseveranza, l’accettazione. Tre le raccomandazioni: le anime del purgatorio, i peccatori l’umanità. Tre gli atti finali: unisco, offro, prego.

Tutto il tessuto compositivo dello scritto si sostanzia della profonda conoscenza che ha il santo della teologia e della sua pratica ascetica, ma prima della sua esperienza delle cose del mondo. Esso ha derivazione e s’incastra nella realtà del suo tempo, ma rimane e rimarrà attuale perché coglie le istanze spirituali dell’uomo di sempre, bisognevole di raccordarsi con Dio, il solo che gli può dare gli agganci di sicurezze e di speranze che gli necessitano. Tutta la preghiera è pervasa dal senso del mistero, il mistero di Dio nel quale solo si risolve il mistero dell’uomo: il mistero, nel quale s’immergono le cose importanti della nostra vita, quelle che non si vedono, che ci fanno ecclesia e prima ancora humanitas, che ci uniscono tra noi, i defunti e i vivi, e ci portano nell’infinito e nell’eterno dell’amore di Dio.

Marcianise, 19 giugno 2007

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[1] A cura di Francesco Andrisani, Caserta, Saggi Storici Casertani, 2002, in 8°, p. 832.

[2] La chiesa parrocchiale di San Nilo in Gaeta.

[3] A quel tempo ogni sera nel duomo di Marcianise, il mio paese natale, la recitava don Pasquale Gaglione, che il parroco don Pasquale Zinzi aveva chiamato come suo vice, provvisoriamente però, perché, pur essendo del suo rione, non era della sua arcidiocesi capuana. Don Gaglione fu poi, e per lungo tempo, parroco di San Pietro in Cattedra di Aldifreda di Caserta.

[4] Don Giuseppe Viola.

[5] È del 1745. I bibliografi del santo fanno riferimento certo a Pensieri, Ed Affetti divoti nelle Visite al Santissimo Sacramento, ed alla sempre Immacolata Santissima Vergine Maria, Per ciascun giorno del mese. Quelli per ognuno, ma specialmente per gli Religiosi, che hanno il comodo di poter visitare a loro libertà Gesù Sacramentato nelle Chiese proprie. Composti dal P. D. Alfonso de Liguori Rettore Maggiore della Congregazione del SS. Salvatore eretta nelle Diocesi di Salerno, di Nocera e di Bovino, In Napoli, 1748. Per Gianfrancesco Paci. Con Licenza de’ Superiori. Questo testo si trova nell’Archivio Generale della Congregazione del Santissimo Redentore, a Roma.

[6] Operette Spirituali dell’Illustrissimo e Reverendiss. Monsignor D. Alfonso De Liguori Vescovo di Sant’Agata de’ Goti, e Rettor Maggiore della Congregazione del SS. Redentore. Parte prima, In cui si contengono La visita al SS. Sacramento, ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese. Gli Atti d’Apparecchio, e Ringraziamento per la S. Comunione, con altri Affetti divoti verso Gesù Sacramentato. Di più le Massime eterne. La quiete per gli scrupolosi. Il modo di conversare familiarmente con Dio. La Protesta della morte. Le preghiere a Maria per ciascun giorno della Settimana. Le canzoncine a Gesù, e Maria. Ventesima Edizione, Napoli, Vincenzo Orsini, 1781. La preghiera di nostro interesse è alle pp. 16-17.

[7] Le Visite hanno avuto un successo veramente straordinario: circa 80 edizioni mentre ancora viveva il Santo e più di duemila dopo la sua morte. L’annotazione è presa pari pari da p. 289 di Opere ascetiche, vol. IV, citato appresso.

[8] «Atto per la Comunione Spirituale. Gesù mio, credo che Voi state nel SS. Sacramento. V’amo sopra ogni cosa, e vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi Sacramentalmente, venite almeno spiritualmente al cuore mio. Come già venuto io vi abbraccio, e tutto mi unisco a Voi: non permettete, ch’io m’abbia mai a separare da Voi».

[9] «Santissima Vergine Immacolata, e Madre mia Maria, a Voi, che siete la Madre del mio Signore, la Regina del Mondo, l’Avvocata, la Speranza, il Rifugio de’ peccatori, ricorro oggi, che sono il più miserabile di tutti. Vi adoro, o gran Regina, e vi ringrazio di quante grazie m’avete fatte finora; specialmente in avermi liberato dall’Inferno, tante volte da me meritato. Io v’amo, Signora amabilissima, e per l’amore che vi porto, vi prometto di volervi sempre servire, e di far quanto posso, acciocché siate servita ancora dagli altri. Io ripongo in Voi tutte le mie speranze, tutta la via salute, accettatemi per vostro servo, ed accoglietemi sotto il vostro Manto, Voi Madre di Misericordia. E giacché siete così potente con Dio, Voi liberatemi da tutte le tentazioni, o pure ottenetemi forza per vincerle fino alla morte. A voi domando il vero Amore a Gesù Cristo. Da voi spero di fare una buona morte, Madre mia per l’amore, che portate a Dio, vi prego di ajutarmi sempre, ma più nell’ultimo punto della vita mia. Non mi lasciate, fintanto che non mi vedete già salvo in Cielo a benedirvi, ed a cantare le vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen. Così spero, così sia».

[10] Napoli, Quarta Edizione, Alessio Pellecchia.

[11] Napoli, Quinta Edizione, Gianfrancesco Paci.

[12] Venezia, Decima Edizione, Nuovamente riveduta, e ricorretta dall’Autore, Remondini.

[13] Napoli, Undecima Edizione, Nuovamente accresciuta, e corretta dall’Autore, Benedetto Gessari.

[14] Isola del Liri, A. Macioce & Pisani.

[15] Ne è autore Maur. De Meulemeester, cui collaborano Erm. Collet e Cl. Henze, Le Haye, Martinus Nijhoff Editore, 1933.

[16] Ne sono autori Fabriciano Ferreri e Samuel J. Bolad, in Spicilegium historicum Congregationis SS.mi Redemptoris. Studia et subsidia de vita et operibus S. Alfonsi Mariae De Ligorio (1696-1787) Bis centenaria memoria recurrente ab eius obitu beato 1787-1987, Roma, aa. XXXVI-XXXVII, 1988-1989, pp. 485-543.

[17] Tournay, Tipografica liturgica di S. Giovanni, Desclée, Lefebure e Cia, 1893.

[18] Terza Edizione, ritoccata e corretta dall’Autore, Volumi 2, Tournay, Tipografia liturgica di S. Giovanni, Desclée, Lefebure e Cia, 1893.

[19] Seconda Edizione, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1999.