Giovanna Cera
NOTE SULLA TOPOGRAFIA DI TREBULA BALLIENSIS
In «Architettura e pianificazione urbana nell’Italia antica», a cura di L. Quilici e S. Quilici Gigli, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1997, pp. (51)-62
La posizione dell’antico abitato[1] (figg. 1-2), situato su un’altura naturalmente difesa, a controllo dello stretto valico che apre il passaggio dalla pianura di Capua a quella di Alife, definisce già a un primo esame le finalità strategiche della sua origine. Il colle di Monticelli, che occupa nel contesto il punto più elevato, raggiungendo i 477 m di quota, domina ampiamente il territorio; scosceso da ogni lato, esso digrada più dolcemente solo in direzione del pianoro, denominato La Corte, collocato alle sue pendici meridionali; quest’ultimo, in leggero declivio da nord a sud, si presenta invece meno protetto, definito a est dal profondo fossato costituito dall’alveo del Fosso Pisciarello, a sud da un lieve rialzo del terreno.
A potenziare la naturale vocazione tattica del sito, un’imponente opera defensionale venne impostata lungo la linea altimetrica che marca il bordo del declivio della collina, scendendo a comprendere al suo interno anche l’ampio pianoro sottostante. L’andamento del circuito è facilmente ricostruibile grazie ai consistenti resti, in alcuni punti ancora ben visibili in situ, in altri totalmente occultati dalla fitta vegetazione (e ciò prevalentemente sulle pendici e sulla sommità del colle), ma individuabili grazie all'analisi aerofotografica[2]: il perimetro della cinta doveva raggiungere una lunghezza di 1,8 km circa, delimitando un’area di più di 20 ettari. Sull’acropoli le mura seguono a mezza costa il pendio collinare nei lati est, nord e ovest (figg. 3-4); lungo questi ultimi due tratti si aprono due postierle. L’altura risulta ulteriormente difesa nella parte più interna da altri due muri tra loro paralleli, che, staccandosi dal lato occidentale del recinto esterno, vanno ad abbracciare la sommità del colle, allungandosi con andamento sud est – nord ovest fin quasi in prossimità el tratto orientale della cinta principale, dove si chiudono a formare una sorta di circuito indipendente; infine un muro di terrazzamento si imposta ancora più a nord dei precedenti, parallelamente agli stessi, definendo uno spiazzo triangolare, forse livellato artificialmente[3]...
Leggi tutto
Oltre a quelle della rivista, ho fatto uso delle seguenti abbreviazioni bibliografiche
Atti Terra di Lavoro: Atti della Commissione Conservatrice dei monumenti ed oggetti di Antichità e Belle Arti nella Provincia di Terra di Lavoro.
CAIAZZA 1986: D. CAAZZA, Archeologia e storia antica del mandamento di Pietramelara e del Montemaggiore, I. Preistoria ed età sannitica, Pietramelara 1986.
CONTA HALLER 1978: G. CONTA HALLER, Ricerche su alcuni centri fortificati in opera poligonale in area campano-sannitica (Valle del Volturno – territorio tra Liri e Volturno), Napoli 1978.
IANNELLI 1878: G. IANNELLI, Relazione sul nuovo scavo ed antichi monumenti di Trebula, in «Atti Terra di Lavoro» IX, 1878, pp. 19-22, 42-53.
MAIURI 1930: A. MAIURI, Treglia. Ricognizioni nell’AgroTrebulano, in «N. S. 1930», pp. 214-228.
OAKLEY 1995: S.P. OAKLEY, The hill-forts of the Samnites (Archaelogical Monographs of the British School at Rome, 10), London 1995.
SOLIN 1993: H. SOLIN, Le iscrizioni antiche di Trebula, Caiatia e Cubulteria, Caserta 1993.
[1] L’attuale Treglia (IGM F. 172 I SO Formicola), frazione del comune di Pontelatone (Caserta), si è sviluppata lungo la strada in direzione di Liberi, a sud e a sud est dell’area occupata dall’insediamento antico. Questo pertanto non è stato interessato da sovrapposizioni edilizie medievali e, solo in maniera sporadica da costruzioni moderne. L’area della città antica è attualmente sottoposta a vincolo archeologico.
[2] Le prime notizie sulla cinta risalgono a G. TRUTTA, Dissertazioni istoriche delle antichità alifane, Napoli 1776 e a L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico del regno di Napoli, Napoli 1797-1805, IX, pp. 240-242; successivamente studi più approfonditi furono condotti da MAIURI 1930, pp. 214-228; G. SCHMIEDT, Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia, Firenze 1970, tav. XXVII fig. 3; CONTA HALLER 1978, pp. 24-29; OAKLEY 1995, pp. 61-62.
[3] L’assoluta mancanza sul terreno di resti archeologici impedisce comunque qualsiasi possibile chiarimento sulla destinazione funzionale di tale area; MAIURI 1930, p. 220, vi volle riconoscere il luogo di riunione e di culto.