Michele Russo
LA CELLA DI SAN MARTINO AL VOLTURNO
Nelle ricerche effettuate per la stesura del volume “Ruviano olim Raiano tra storia e tradizioni”, ho ritrovato vari riferimenti sulla cella di San Martino al Volturno, una “grancia” benedettina di cui si hanno notizie sin dal IX secolo, collocata da più autori in territorio “caiazzano”.
L’economia della pubblicazione non mi ha consentito di approfondire più di tanto l’argomento che ritengo molto interessante in quanto è noto che i benedettini, a quell’epoca, erano propulsori di cultura e di progresso. Intorno ai loro cenobi si raggruppavano nuclei di abitanti che vivevano sotto la protezione e la guida dei monaci traendone enormi benefici sia spirituali che materiali.
C’è da dire, inoltre, che tra i documenti appartenenti alla cella di San Martino al Volturno ce ne sono alcuni che sono importantissimi per le tracce in volgare riportate nel testo ed uno in particolare rappresenta una delle più antiche forme di “oblazione personale” fatte da un adulto finora onosciute.
Testimoni, questi, che rendono ancora più interessante lo studio della cella e maggiormente nobilitato il luogo in cui essa era ubicata.
Nel citato testo ho addotto qualche considerazione sull’ubicazione della cella in territorio ruvianese senza però soffermarmi più di tanto su tale tesi, condivisa da molti autori quali l’Inguanez, il Bloch, il Cuozzo, il Martin e discussa dal Leccisotti e dal Caiazza.
Nel presente studio credo di aver individuato inequivocabilmente il sito della cella con una tesi documentata che alla fine dà ragione un poco a tutti in quanto ciascuno aveva colpito nel segno basandosi però solo su fonti documentali. Spesso lo studio della topografia antica e soprattutto l’indagine sul territorio riservano delle sorprese che permettono, come in questo caso, di sciogliere degli enigmi.
Non tutti i misteri sono però stati risolti. Resta da chiarire paradossalmente la vita terminale della cella. Anche qui ho cercato di dare delle risposte, ma siamo nel campo delle ipotesi che spero prima o poi possano essere avvalorate o smentite attraverso dei saggi di scavo condotti da esperti di archeologia medievale. Solo così, oltre che sul poco probabile rinvenimento di nuovi documenti, si potrà mettere in luce per intero la storia di questa dipendenza cassinese nella nostra zona.
I. Epoca di fondazione della cella
Tra il VII e l'VIII secolo l'avvento, nella casa regnante dei longobardi, di una dinastia cattolica e la conversione dei duchi di Benevento influirono notevolmente sulla ripresa della vita monastica benedettina.
Le donazioni e la protezione, che le nobili casate accordarono a Montecassino, fecero di quest'abbazia un centro di potere, ambito e temuto.
Il modello di vita cenobitica profuso dalla regola benedettina e soprattutto l'ormai consolidata potenza cassinese portarono poi al fiorire di molte altre abbazie e monasteri da essa dipendenti.
Nel territorio del Medio Volturno tra l'VIII e il X secolo sorsero numerosi cenobi benedettini, che influirono non poco sulla vita locale. Tra questi, uno dei primi fu senza dubbio la cella di San Martino al Volturno.
Non conosciamo la data certa della sua fondazione, che avvenne probabilmente dopo il 787. Sappiamo che essa era già stata edificata nell'anno 808. Il breve lasso di tempo ci permette di affermare che l'impianto della cella risale alla fine dell'VIII secolo.
In quel periodo era abate di Montecassino Gisulfo, della famiglia dei principi longobardi di Capua, che aveva il dominio sulle nostre contrade... Leggi tutto