Domenico Caiazza
Ager Rufranus. Centri fortificati preromani del Monte Cesima
in «Presenzano ed il Monte Cesima - Archeologia, Arte e Storia di una Comunità», Quaderni Campano-Sannitici, III, 2002, pp. 7-60
Tria oppida venerunt in potestatem
Allifae Callifae Rufriumque
(Livio, VIII 25, 4)
Il monte Cesima si leva nel nord della Campania a dominare con i suoi 1180 m s.l.m. la pianura alluvionale del Volturno, da Venafro ad Alife e Telese, la retrostante catena del Matese, le piane di Presenzano e Pietramelara, le colline di Teano e le strette valli di Mignano e S. Pietro Infine, fin verso il Cassinate.
Dalla cima lo sguardo segue le fiancate del Roccamonfina su due versanti e può vigilare la valle del Garigliano, tra il vulcano e il Monte Camino. Verso sud la vista, sorvolando la stretta di Torricelle tra Teanum e Cales, si spinge fin nella Pianura Campana.
L’importanza strategica di questo piccolo massiccio non è limitata all’eccezionale dominio ottico su un vastissimo territorio. Poiché ai piedi del Cesima corrono da secoli le più agevoli vie di comunicazione tra il Lazio, l’Abruzzo-Molise e la Campania il controllo di tale montagna assicura la possibilità di bloccare vitali arterie di traffico.
Già una antica via di frequentazione protostorica lambì il massiccio e fu poi sostituita da una pista pedemontana al servizio del commercio terrestre tra le città dell’Etruria interna e Capua. Tale via assicurava anche i collegamenti tra i centri fortificati in opera poligonale disposti sui rilievi tra Frosinone e Cassino e sullo stesso Cesima.
I Romani razionalizzarono tale strada creando la Via Latina per assicurarsi un rapido accesso verso la Campania ed il Sannio. Essa correva nella piana di S. Pietro Infine e, dopo aver segnato la curva che diede il nome alla statio di Ad Flexum volgeva verso la valle di Mignano. All’altezza di Taverna S. Felice la strada dirigeva verso Teanum.
Nei pressi del lago delle Correie se ne staccava un ramo che volgeva a Venafrum. Per chi veniva da Roma era disponibile a partire da Taverna S. Felice anche una strada pedemontana, presso cui sono le rovine di un anfiteatro, che costeggiava le coste orientali del Cesima, e superata la fortezza sannitica e poi medievale di Presenzano raggiungeva la stretta di Sesto Campano.
In seguito proprio ad evitare l’allungamento di percorso conseguente all’aggiramento del Cesima Augusto fece costruire una bretella che da Ad Flexum raggiungeva Venafrum attraverso il passo della Nunziata a Longo.
Rese così carrabile una pista montana attiva già in età preromana e che rimase in uso, sia pur degradata, nel Medioevo tanto che a guardia del valico furono costruite le fortificazioni che hanno dato al posto il nome di Le Tre Torri e di cui restano ruderi. In età borbonica fu poi ricreata una via carrabile detta Via Latina Ferdinandea, in pratica l’odierna Strada Provinciale S. Pietro Infine-Ceppagna.
Ancora oggi tutte le principali arterie corrono a piedi del Cesima a testimoniare della sua posizione strategica per le comunicazioni tra il nord della Campania e l’entroterra.
Questo territorio ebbe notevole importanza strategica durante il conflitto romano-sannitico poiché necessariamente gli eserciti interessati al teatro operativo sannitico-campano dovevano percorrerlo.
La funzione strategica si è perpetuata immutata nei tempi data la condizionante conformazione orografica che determina strette valli nelle quali è possibile tentare il blocco di un esercito invasore.
In prova può farsi qualche esempio.
È probabile che già la famosa battaglia del Monte Gauro si sia svolta tra il Cesima ed il Roccamonfina, confuso col Vesuvio.
La battaglia di Galluccio tra esercito pontificio e Normanni, ai quali fruttò il riconoscimento papale del regno, avvenne su tale direttrice. Nel 1734 gli Austriaci tentarono di fermare la discesa degli Spagnoli attestandosi su Mignano. E a qualche chilometro di questo paese, sul Montelungo, e a S. Pietro Infine; verso il termine della Seconda Guerra Mondiale si sono svolte sanguinose battaglie, preliminari a quella di Cassino, per aprire la strada verso Roma ai corpi d’armata invasori.
Queste considerazioni rendevano notevolmente probabile la presenza di fortificazioni preromane delle quali abbiamo intrapreso la ricerca e che qui si illustrano.
Cinta del Castello di Presenzano
All’estremo limite orientale del Cesima, su un colle conico alto m 370 s.l.m. che ne costituisce l’ultima propaggine protesa verso la piana del Volturno, in età sannitica si insediò un centro fortificato con mura megalitiche, rioccupato nel medioevo, in epoca normanna.
La fortificazione preromana si dispone all’incirca intorno alla quota 370, avvolgendo la vetta, ed è stata utilizzata quale fondazione delle mura medievali sicché chi voglia seguirne il corso può agevolmente riferirsi alla cortina medievale, scandita da rovinanti torri... leggi tutto