Alessandro Luciano
SEDUZIONE E SVAGO IN EPOCA ROMANA: I REPERTI IN OSSO LAVORATO DEL CRIPTOPORTICO DI ALIFE
Gli scavi archeologici condotti tra il 2007 e il 2008 nel Criptoportico di Alife hanno consentito di liberare dall’oblio uno dei più insigni monumenti della città romana e, contestualmente, di recuperare un’abbondante quantità di materiali (vasi in ceramica, utensili in metallo, elementi architettonici in marmo, pietra e laterizio, recipienti e frammenti di finestra in vetro, resti faunistici, frammenti di affresco ecc.) databili tra l’età augustea (costruzione dell’edificio triporticato) e l’epoca moderna1. Tali reperti restituiscono un curioso spaccato della vita quotidiana di un insediamento romano che si evolve nei secoli e costituiscono il più valido strumento di indagine per interpretare usi e costumi dei nostri antichi antenati.
Tra gli oggetti che maggiormente ispirano la curiosità degli studiosi, certamente si annoverano gli oggetti in osso lavorato poiché, trattandosi solitamente di pettini e aghi crinali decorati, dadi e pedine da gioco, costituivano manufatti strettamente personali, intimi potremmo dire, e indicano quali fossero i gusti e gli hobbies di chi li adoperava.
Il materiale in osso lavorato del criptoportico di Alife, in particolare, è essenzialmente riconducibile al mondo della toletta e dell’acconciatura femminile. Se si eccettua il ritrovamento di un dado da gioco, infatti, la totalità dei reperti è costituita da aghi crinali di diversa forma (da quella più semplice, priva di testa, a quella più complessa, con appendice in oro), datati ad età tardoimperiale (fig. 1).
Il ritrovamento ad Alife di ben undici aghi crinali, soprattutto a fronte della carenza di materiali ossei di altro tipo, non deve sorprendere se si considera che gli spilloni si diffondono in modo capillare ed ubiquitario nel mondo romano proprio in età imperiale, ed in particolar modo nelle fasi tarde, quando...