Alessia Frisetti
L'incastellamento nella Campania settentrionale - La media valle del Volturno
in «Archeologi in progress - Il cantiere dell'archeologia di domani» Atti del Convegno del V convegno nazionale dei giovani archeologi, Catania 23-26 maggio 2013, a cura di R. Brancato, G. Busacca e M. Massimino, Bologna, 2015, pp. 451-458
Abstract
Le recenti indagini dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli1, nella Media Valle del Volturno, hanno aggiunto nuovi dati alle già numerose informazioni estrapolate dallo spoglio delle fonti scritte, che consentono oggi di operare una preliminare sintesi delle dinamiche insediative dell’area nel Medioevo.
La Media Valle Vulturnense, in parte corrispondente al Samnium, comprende un territorio a cavallo tra Molise Meridionale e Campania Settentrionale, ed i suoi limiti geografici sono individuabili a Nord/Nord-Est nella fertile piana di Venafro e nel Matese, ad Ovest nel massiccio del Roccamonfina, a Nord-Ovest nei rilievi Preappenninici, e a Sud-Ovest in quelli Tifatini. Il fiume Volturno, che nasce nei pressi del monastero altomedioevale di San Vincenzo (IS), attraversa quest’area fino alla stretta di Triflisco (vicino Capua) e, insieme ai numerosi affluenti (Rava, Lete, Titerno, Calore e Isclero) e alle diramazioni della via Latina, definisce un articolato sistema viario, impiegato, quasi senza soluzione di continuità, dall’età romana al medioevo.
Il comparto presenta sin dalla prima età imperiale una spiccata vocazione agricola, come dimostrano le numerose fattorie e ville ancora in uso tra I e II sec. d.C., e in parte abbandonate nel III secolo, in conseguenza della comparsa del latifondo. Il quadro insediativo per l’età tardoantica si connota, oltre che per l’abbandono di alcune sedi episcopali, anche per la relativa disgregazione della maglia insediativa precedente, con pochi casi di continuità fino al VI-VII sec.. È certo però che tra VI e VIII secolo si assiste alla nascita di numerosi piccoli centri con annesso polo cultuale, un fenomeno che avvicina quest’area alle dinamiche tipiche della Campania Settentrionale. In assenza di dati archeologici di scavo, non è comunque possibile approfondire ulteriori fenomeni di continuità o discontinuità dalla tarda antichità all’alto medioevo. Ma è proprio a cavallo di VIII e IX secolo, che nel territorio iniziano a concentrarsi gli interessi politico-economici di grandi comunità monastiche (quali San Vincenzo al Volturno, Santa Sofia di Benevento e Montecassino) e delle famiglie longobarde. È in questa realtà che probabilmente vanno ricercate le origini di un nuovo assetto del territorio, in cui poi, a partire dall’XI secolo, nasceranno alcuni dei centri fortificati di cui parleremo a breve.
2. I siti fortificati della Media Valle del Volturno sembrano occupare, in diverse fasi storiche, tutte le alture che caratterizzano, a quote differenti, l’intero comparto territoriale.
Si distinguono però due allineamenti principali paralleli alle sponde del Volturno. Una prima direttrice, che segue il corso del fiume in posizione abbastanza avanzata, si caratterizza per alcuni insediamenti posti su alture a quote medio-basse e comprende i siti di Prata Sannita, Rupecanina, Alife, Faicchio, Santoianni, Baia e Latina, Dragoni e tanti altri. Un secondo gruppo posto in posizione più arretrata rispetto al corso del fiume, e generalmente a quote maggiori, comprende, tra gli altri, i siti di Roccaromana, Alvignano, S. Croce di Piana di Monte Verna, Caiazzo, Piedimonte Matese,
Castello del Matese.
Le fonti scritte (contestualmente a quelle epigrafiche ed archeologiche), ci restituiscono l’immagine di un territorio che conserva, nell’altomedioevo, una notevole centralità per gli assetti politico-amministrativi della Langobardia*Minor.
Lo spoglio delle fonti, lungi dall’essere ultimato, ha già riservato quindi importanti novità. Molti di questi siti, infatti, ricorrono già all’interno di documenti privati a cavallo di IX e X secolo, citati come casali, piccoli centri demici e più raramente come castra, assoggettati all’influenza di grandi monasteri, come San Vincenzo al Volturno. È il caso ad esempio del casale di Dragoni, offerto al monastero Vulturnense dal gastaldo Maione nell’8176, o di S. Gregorio Matese, che prima dell’881 è ricordato come “raggruppamento di case intorno ad una chiesa”, ed infine Ailano, i cui abitanti nel 999, entrano in conflitto con la comunità monastica di S. Maria in Cingla (dipendenza di quella vulturnense).
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La Media Valle del Volturno, tra le provincie di Caserta e Benevento, è un comprensorio ricco di testimonianze archeologiche di età post-classica, ancora poco note. In questa sede si vogliono presentare i primi risultati di una ricerca sui numerosi siti d’altura che punteggiano il territorio. Lo studio, che ha avuto come punto di partenza lo spoglio delle fonti scritte, attraverso l’analisi topografica e architettonica delle evidenze monumentali superstiti, corroborata, in alcuni casi, da indagini archeologiche, consente di elaborare un primo quadro generale delle dinamiche insediative tra alto e pieno medioevo.