ALBERICO BOJANO
L’EMIGRAZIONE OTTOCENTESCA DEL MATESE E L’ASSOCIAZIONE VOLTURNO DI BUENOS AIRES
Introduzione all'emigrazione italiana in Argentina
Molto tempo prima che dall'Italia prendesse corpo l’imponente flusso migratorio che andò a popolare il continente americano, l’Argentina era già un approdo consolidato per gli italiani che, sia per ragioni economiche che politiche, espatriavano.
Già nel 1810 a Buenos Aires vivevano un’ottantina d'italiani e molti altri, esiliati e disertori, vi sarebbero giunti dopo i moti del 1820-1821; il numero crebbe tanto che alla metà del secolo gli immigrati italiani rappresentavano il 12% dei 91.400 abitanti della capitale.
Dopo la caduta della dittatura xenofoba di Juan Manuel de Rosas, nel 1853 in Argentina fu promulgata la Costituzione Nazionale, che permise l’ingresso a tutti coloro che lì desideravano trasferirsi. Il paese era uno sterminato territorio disabitato, cui nulla era più necessario di quell'enorme flusso di lavoratori che giungevano dall'Europa. Uomini dotati di un mestiere o che spesso riconvertivano le proprie capacità occupazionali nei lavori di cui più aveva bisogno il paese: gli antichi veticali divenivano cocchieri, gli escari raccoglitori di grano, i meno fortunati restavano giornalieri, braccia adatte a qualsiasi lavoro. Comunque manodopera pronta a compensare la costante richiesta di lavoro che l’incessante crescita del paese chiedeva.
Nell’ultimo trentennio dell’Ottocento il flusso di emigranti che dall'Italia si trasferisce in Argentina raggiunge i suoi valori massimi. Più della metà (55.4%) proviene dal Nord, soprattutto da Piemonte, Lombardia e Veneto, mentre il 35.2% si muove dalle regioni del Mezzogiorno, principalmente da Calabria e Campania; esiguo è invece il numero di emigranti (9.3%) che parte dall'Italia centrale.
Presto si definiscono le due tipiche categorie di emigranti. Una è formata da quelli che gli studiosi hanno chiamato golondrinas, cioè rondini, per spiegare il senso della loro stagionalità. Partivano ad ottobre e giungevano in Argentina, nei territori del nord, per la raccolta del grano e del lino, finita la quale facevano ritorno a Buenos Aires dove, con pochi soldi in tasca, s’imbarcavano nuovamente per l’Italia.
L’altra categoria era formata da coloro che, per scelta o per necessità, mettendo radici nel nuovo mondo decidevano di fermarsi definitivamente, diventando spesso il punto d’origine di quelle catene migratorie che richiamavano, dall'Italia, amici e parenti.
Costoro ed i loro discendenti, in un lento e progressivo processo di integrazione, sono divenuti una componente fondamentale del carattere argentino. Fu dunque un processo articolato, un adattamento continuo a nuove culture, ad una nuova lingua, ad una nuova moneta, che metteva inevitabilmente in gioco il nostalgico desiderio del ritorno a casa, il richiamo del sangue che spingeva gli italiani a stare con altri italiani.
Ma fu anche l’esigenza di un aiuto reciproco in terra straniera e il legame, spesso parentale, che univa gl’italiani tra loro, a spingerli verso una forma associazionistica che crebbe rapidamente a Buenos Aires, ed in tutta l’Argentina, nell’ultimo trentennio dell’Ottocento.
Nascono così las sociedades de ayuda mutua, le società di mutuo soccorso, luoghi sociali dove ci si aiutava economicamente, dove si trovava lavoro per i nuovi arrivati, dove si affrontavano comunitariamente le spese mediche e periodicamente ci si riuniva per rinsaldare il sentimento patriottico... Leggi tutto