Scacchi

Ho ritrovato, tra le vecchie carte, il seguente promemoria, credo risalente al 1997-98 (periodo in cui ho smesso di giocare), e mi è parso simpatico recuperarlo, insieme ad altri documenti scacchistici di carattere locale che spero si potranno rivelare utili per chi vorrà, un giorno, approfondire questo aspetto di vita sociale che ha caratterizzato per alcuni decenni il nostro piccolo paese.

Da ragazzi, solitamente, durante l’Estate, giocavamo a dama sulle scalinate del Trone. Non conoscevo ancora gli scacchi tuttavia ne appresi le mosse grazie alle anticipazioni che ebbi da fra’ Nicola Pinelli. Solo alcuni anni dopo vidi per la prima volta i pezzi (qualcuno li aveva regalati a Giovanni De Simone) e finalmente potei realmente giocarci.

Come tutti i principianti ricordo che sviluppavo gli alfieri in fianchetto. Le regole ci erano note solo in modo approssimativo (ignoravamo l’arrocco, la presa al varco etc.)

Comunque il nuovo gioco, anche se a me piaceva molto, non riuscì a sostituire la dama preferita dagli altri e continuammo a giocarci solo sporadicamente.

Col passare degli anni trovai in Francesco D’Onia, mio coetaneo, il compagno ideale per continuare a praticarlo. Ormai eravamo diventati giocatori assidui.

Ci esercitavamo anche a Piedimonte, dove frequentavamo l’I.T.C., presso il ponte del Carmine la mattina presto, prima di andare a scuola e nelle ore di Educazione Fisica.

Egli comprò anche un libro e, studiandolo, cercò di convincermi ad adottare i criteri delle aperture e di quant’altro andava giornalmente scoprendo ma io rifiutai. Ero tendenzialmente [un giocatore combinativo] e non sopportavo alcuna restrizione schematica del gioco.

Nel frattempo Francesco, convinto da Vincenzo Palumbo, incominciò a frequentare il bar Mecaroni, dove ebbe modo di misurarsi, oltre che con il titolare, anche con altri appassionati. Invitò anche me ad andarci ma vi rinunziai.

Si disputava, intanto, il secondo Torneo locale e Francesco riuscì a piazzarsi al posto d’onore, subito dietro al veterano Vincenzo Palumbo.

L’estate successiva, nuovamente invitato, decisi di recarmi a fare esperienza nel bar suddetto soprattutto perché affascinato dall’idea che presto si sarebbe svolto un nuovo torneo.

In quel periodo il giocatore più forte era Luigi De Cesare che, però, non ebbi modo di incontrare subito. Mi allenai giocando varie volte con Vincenzo Mecaroni e, devo dire che rimasi impressionato dal suo stile. Giocava in modo semplice e redditizio!

Come ho avuto già modo di sottolineare nell’opuscolo commemorativo egli era poco incline al gioco combinativo ma aveva una buona visione strategica ed una padronanza dei finali; doti queste che per molti anni lo avevano reso praticamente invincibile.

Persi con lui molte partite. Altrettante sconfitte le accumulai contro Vincenzo Palumbo che, molto correttamente, praticava un tipo di gioco a me particolarmente ostico caratterizzato da sottili tranelli e da un attendismo snervante.

Appena potevo mi rifacevo con Francesco che riuscii a battere anche in Torneo rovinandogli la classifica.

Inutile dire che mancando Luigi De Cesare, ad imporsi nella graduatoria finale fu proprio Vincenzo Mecaroni. Io giunsi, credo, penultimo!

L’anno dopo (1977), il Torneo, quarto della serie, fu vinto, a sorpresa, dal neofita Pietro Giugliano (il Veneziano) ed io mi classificai quinto. Fu l’anno delle medaglie!

Per la prima volta, infatti, decidemmo di avere come partecipanti, un segno di riconoscimento immediato del valore espresso in gara. Con la motocicletta di Luigi le andammo ad ordinare a Piedimonte e quando, dopo giorni, ritornammo a ritirarle ci accorgemmo, con rammarico, che mancavano proprio le incisioni relative ai posti di classifica. Rimediammo goffamente con la punta di un chiodo e così tutti potemmo averne una. La mia la conservo ancora tra i ricordi più cari.

Il 1978 fu il mio anno. Mi aggiudicai il quinto torneo vincendo tutte le partite. Credo di aver avuta anche molta fortuna: non mi sentivo, infatti, di essere il più forte.

Conscio dei miei limiti e volendo onorare al meglio il titolo conquistato, comprai il libro sulla “Teoria e pratica degli scacchi” di A. N. Koblentz e mi misi a studiare. Mi meravigliai che la conoscenza teorica non restringeva per niente il mio campo d’azione, anzi lo dilatava oltre ogni immaginazione. Migliorai subito, non tanto nelle aperture che restano ancora oggi il mio limite maggiore, quanto nel mediogioco e nel finale. Presi conoscenza di meritare finalmente il titolo conquistato nell’ultima competizione.

Anche gli altri, presto, se ne resero conto! Purtroppo seguì una stasi agonistica e, per tanti anni, non si parlò più di organizzare il Torneo.

Eccone alcune partite, con il commento di allora, dalle quali ovviamente traspare la scarsa conoscenza delle aperture e l'insufficienza delle analisi nel mediogioco da parte di giocatori che erano, e sono rimasti sempre, inclassificati.

"Questa fu giocata da Vincenzo Palumbo (B) e Vincenzo Mecaroni (N) nel corso del V torneo scacchistico di Raviscanina nel 1978. È una sorta di variante del cosiddetto scaccomatto di Légal che si conclude con la patta per scacco perpetuo. In rosso la mossa tipica di questa variante":

  1. e4; e5
  2. Cf3; Cc6
  3. d4; d6
  4. Ac4; Ag4
  5. Cc3; exd4
  6. Cg5; Axd
  7. Axf7+; Re7
  8. Cd5+; Rd7
  9. Ae6+; Re8
  10. Scacco perpetuo se il B continua a giocare Af7+ e Ae6+

"Questa altra, sempre relativa al torneo del 1978 fu giocata da me (N) e da Vincenzo Mecaroni (B). La combinazione con apparente sacrificio di D è abbastanza bella perché porta ad un guadagno di tre pezzi: A, T e D. Segue il matto dopo una serie di mosse forzate che portano il Re in pieno campo nemico. Si noti la posizione della T, del C e dei tre pedoni bianche che rimanendo nella posizione di partenza restano del tutto estranei alla lotta, non potendo in alcun modo aiutare il loro Re".

1. d4; d5; 2. Cf3; Cc6; 3. Ag5; h6; 4. Ah4; g5; 5. Ag3; Ag7; 6. e3; Cf6; 7. Ad3; g4; 8. Cg1; h5; 9. h3; gxh3; 10. gxh3; h4; 11. Af4; Ch5; 12. Ce2; e5; 13. Ah2; Axh3; 14. Axe5; Cxe5; 15. TxAh3; Dd2; 16. Th1; Cf3+; 17. Rf1; h3; 18. Cf4; Dg4; 19. Ae2; CxCf4; 20. AxCf3; Dg2+; 21. AxD; hxA+; 22. Re1; TxT+; 23. Rd2; TxD+; 24. RxT; g8=D+; 25. Rd2; Dxf2+; 26. Rc3; Dxe3+; 27. Rb4; a5+; 28. Rc5; De7+; 29. Rb5; c6+; 30. Rb6; Axd4 ed è matto.

V Torneo di Scacchi Raviscanina 1978. Bianco (M. Nassa) - Nero (L. De Cesare).

1. e4; e5; 2. Cf3; e6; 3. Ac4; c6; 4. Cc3; Ae7; 5. d3; b5; 6. Ab3; b4; 7. Cb1; a5; 8. c3; Ca6; 9. Ad2; Cc5; 10. Dc2; a4; 11. Ac4; b3; 12. Dd1; d5; 13. exd5; cxd5; 14. Ab5+; Ad7; 15. AxA; DxA; 16. Cxe5; De6; 17. De2; Cf6; 18. d4; Cce4; 19. axb3; o-o; 20. bxa4; CxAd2; 21. CxC; Ad6; 22. h3; Tfe8; 23. Cdf3; Ch5; 24. Cg5; Dh6; 25. Cgxf7; Df6; 26. DxCh5; AxCe5; 27. CxA; Tf8; 28. o-o; Tae8; 29. Cd7; Df5; 30. DxD; TxD;; 31. a5; Te2; 32. Tb1; Tf7; 33. Cc5; h6; 34. b4; Tc2; 35: Tb3; Rf8; 36. b5; Re8; 37. b6; Rd8; 38. a6; Rc8; 39 a7;Tb7; 40. Te1; Ta2; 41. Te8 matto.

V Torneo di Scacchi Raviscanina 1978. Bianco (M. Rao) - Nero (M. Nassa).

1. d4; Cf6; 2. Cc3; d5;; 3. Cf3; Cf6; 4. g3; Ag4; 5. Cb1?; e5; 6. dxe5; Cxe5; 7. f3; Af5; 8. g4; Ce4; 9. CxC; dxC; 10. gxf5??; Dh4+; 11. Rd2; e3+; 12. Rxe3; Ac5+; 13. Rd2; o-o-o+; 14. Rc3; Dc4 matto.

V Torneo di Scacchi Raviscanina 1978. Spareggio per il secondo posto tra Vincenzo Palumbo (B) e Luigi De Cesare (N).

1. e4; e5; 2. Cc3; Ac5; 3. Cf3; d6; 4. Ac4; Ag4; 5. d3; c6; 6. Axf7; Rxf7; 7. Cg5+; Rf8; 8. DxAg4; Cf6; 9. Ce6+; Re7; 10. Df5; Db6; 11. o-o; Rf7?; 12. Cg5+; Re7; 13. De6+; Rd8; 14. Cf7+; Rc7; 15. CxTh1; Cbd7; 16. Cf7; Tf8; 17. Ca4; Db4; 18. b3; b5; 19. c3; Da5; 20. CxAc5!; CxCc5; 21. Dxd6+; Rb6; 22. b4! e il nero è costretto ad abbandonare.

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