PREFAZIONE

 

La risurrezione di Gesù è, per natura sua, un mistero di fede, ma Dio ha voluto che diventasse anche un fatto storico.

La risurrezione è mistero di fede, perché è il passaggio del corpo di Gesù dalla dimensione terrena a quella ultraterrena; perché è l’uscita del corpo di Gesù dalla storia umana e la sua entrata in quella divina; perché nessuno è stato presente nel momento, in cui è avvenuto il glorioso evento; perché, anche se qualcuno fosse stato presente, non avrebbe potuto constatare altro che la misteriosa scomparsa del corpo di Gesù.

Per questi motivi, la fede cristiana nella risurrezione di Gesù è basata su due elementi, che non hanno la capacità di fondarne la storicità, nel senso moderno della parola.

Il primo elemento è costituito dalla constatazione, fatta dalle donne e da due apostoli, che nel sepolcro, al mattino del primo giorno dopo il sabato, il corpo di Gesù non c’era più, (si suole esprimere questo fatto con l’espressione che il sepolcro era vuoto).

Il secondo elemento è costituito dalle numerose apparizioni del Risorto ai suoi amici. Ma sia il primo che il secondo elemento, anche se danno ai cristiani la certezza della risurrezione di Gesù, non sono sufficienti a trasformare il mistero di fede della risurrezione in fatto storico.

Non è sufficiente il primo elemento, perché il significato del sepolcro vuoto non è univoco, ma è suscettibile di diverse spiegazioni. Non è sufficiente neanche il secondo elemento, perché Gesù, dopo la risurrezione non fa più parte di questo mondo e perciò le sue apparizioni, anche se reali, non fanno più parte della nostra storia.

Perciò, la risurrezione di Gesù è veramente e storicamente avvenuta, ma noi non possiamo neanche immaginarla, anzi non dobbiamo neanche tentare di descriverla, perché di essa ignoriamo tutto, e possiamo solo affermare che «Gesù è risorto».

Questa poteva essere, per sempre, la condizione della nostra fede, se Dio non avesse voluto, con infinita misericordia, trasformare il mistero di fede della risurrezione del suo Figlio in un vero e proprio fatto storico.

Infatti, la risurrezione non è avvenuta in un luogo sconosciuto, in un istante indeterminato e in circostanze segrete, ma è avvenuta in condizioni ben chiare e determinate, controllabili e verificabili, nel tempo, nello spazio e nelle circostanze, come si legge nel libro del profeta Isaia: «lo sono il Signore; non ce n’è un altro. Io non ho parlato in segreto, in un angolo oscuro della terra. Non ho detto alla discendenza di Giacobbe: Cercatemi in un’orrida regione!» (Is 45, 18).

Veramente Dio non ha parlato ed operato in segreto o in un luogo oscuro della terra, ma ha operato la risurrezione di Gesù in modo chiaro e manifesto, perché tutti gli uomini potessero e, anche oggi, possano conoscerla. È sufficiente possedere i quattro evangeli nel testo greco originale ed una riproduzione fotografica della Sindone per avere tutte le prove necessarie a stabilire la storicità della risurrezione: prove storiche, fisiche e chimiche.

Il corpo di Gesù, infatti, risorgendo, ha influenzato le tele e gli aromi, che lo avvolgevano, nell’interno del sepolcro, ed ha causato molteplici e sorprendenti fenomeni, che permettono di ricostruire fedelmente la dinamica della risurrezione, come un qualsiasi altro fatto storico.

La storia della risurrezione di Gesù ha avuto inizio con un duplice provvidenziale intervento.

Il primo intervento è quello di Giuseppe d’Arimatea, che sottrasse il corpo di Gesù alla fossa comune dei condannati a morte e lo seppellì nella propria tomba nuova. Giuseppe acquistò un rotolo di tela, che trasformò in una specie di lenzuolo (Sindone), in fasce e sudario,- secondo le necessità, richieste dalle circostanze, e secondo le modalità particolari, richieste dalle tradizioni funerarie ebraiche.

Il secondo intervento, fiancheggiatore ma non meno importante, fu quello di Nicodemo, che portò sul Golgota ed usò per la sepoltura di Gesù trentadue chili e mezzo di aromi, una mistura di mirra e di aloe, rispettando così una millenaria tradizione ebraica.

È estremamente importante che la storia e le scienze precisino l’impiego esatto sia delle tele che degli aromi, per ricostruire l’evento della risurrezione e per fondarne la storicità.

La storia della risurrezione, cominciata con la coraggiosa iniziativa di Giuseppe d’Arimatea, si svolse in un periodo ben determinato: dalla deposizione del corpo di Gesù dalla croce fino al mattino inoltrato del primo giorno dopo il sabato. Durante questo tempo i seguaci di Gesù rimasero divisi in due gruppi: quello delle donne, afflitte, ma piene di vitalità e sempre pronte all’azione; e quello dei discepoli, rassegnati ed inerti. I due gruppi si suddivisero, poi, in sottogruppi che ebbero esperienze personali, ma tutte importanti, per fondare la storicità della risurrezione.

Le donne, in gruppi diversi, visitarono il sepolcro per tre volte: la prima visita fu compiuta da due donne (all’inizio erano tre, ma una si allontanò subito), che per prime ascoltarono l’annunzio della risurrezione; la seconda visita fu compiuta dalla Maddalena sola, che vide il Risorto} la terza fu compiuta da tutte le donne insieme.

Due apostoli, Pietro e Giovanni, dietro l’invito pressante della Maddalena, visitarono il sepolcro subito dopo la prima visita delle due donne e tramandarono la loro testimonianza attraverso il vangelo di Giovanni. Essi descrissero accuratamente ciò che videro nel sepolcro dopo la risurrezione e tacquero ciò che non videro: videro le fasce afflosciate e il sudario al contrario rialzato ed avvolto, benché non sostenuto; non videro il corpo di Gesù e gli aromi, che dovevano esserci, ma erano scomparsi.

La storia della risurrezione si chiude con i fenomeni avvenuti sulla Sindone, che era a contatto diretto del corpo nudo di Gesù. Sulla Sindone si impresse e si fissò, come in un negativo fotografico, l’immagine frontale e dorsale del corpo di Gesù. Ciò non sarebbe potuto avvenire se il corpo di Gesù non fosse risorto e se la risurrezione non avesse provocato una brevissima, ma intensissima irradiazione luminosa, accompagnata da un fortissimo calore.

Tutti questi elementi, e molti altri ancora, costituiscono l’oggetto proprio della storia e delle scienze, le quali non possono sottrarsi al loro dovere di indagare sempre più profondamente alla ricerca della verità.

Se, allora, Giuseppe e Nicodemo, con i loro provvidenziali interventi, aprirono il corso della storia della risurrezione, attuando il disegno prestabilito dal Padre; oggi, la storia e le scienze sono chiamate a ristabilire la verità intorno alla risurrezione di Gesù contro coloro che, per ignoranza o per malizia, nascondono i fatti dietro una cortina fumogena o ne distorcono il senso: Dio stesso, attuando un suo disegno prestabilito fin dall’eternità, chiama a raccolta attorno al corpo del suo Figlio storici e scienziati ed offre loro fatti nuovi da studiare e fenomeni sconosciuti da spiegare.

La storia e la scienza, dimostrando con i loro strumenti di ricerca la storicità della risurrezione del corpo di Gesù, possono svolgere il compito regale di scoprire l’inserimento del divino nell’umano, senza, per questo, invadere il campo della fede.

Se è un fatto storico la risurrezione del corpo di Gesù, è un fatto storico anche la risurrezione di Gesù, perché quello che si dice del corpo di Gesù, è valido per Gesù tutto intero. Come possiamo dire che Gesù è morto sulla croce e che la sua morte è un fatto storico, così possiamo affermare che il corpo di Gesù è risorto e che la sua risurrezione è un fatto storico.

Dio ha sempre operato, opera ed opererà prodigi sulla terra, anche se spesso l’uomo non se ne avvede, ma il prodigio più grande è la risurrezione di Gesù, perché coinvolge il destino eterno dell’umanità e dell’intera creazione. Inoltre la risurrezione di Gesù, che è il fondamento e la roccia, su cui poggia la nostra fede, è anche l’unico mistero di fede, che può essere definito fatto storico nel senso moderno della parola.

Se la risurrezione di Gesù è veramente un fatto storico, provato dai racconti evangelici e dalle impronte della Sindone, molti studiosi, nemici dichiarati di Gesù e della Chiesa, devono rivedere le loro aprioristiche posizioni e fare i conti con questa realtà storica e scientifica, che smentisce tutte le loro teorie. Inoltre molti teologi cattolici devono liberarsi dal funesto influsso di certi super-esperti, che fanno sfoggio di una smisurata erudizione, ma spesso mancano di intelligenza e di amore per la Parola di Dio. Infatti, nonostante i loro profondissimi ed accuratissimi studi biblici, con i quali hanno smontato e rimontato tutta la Bibbia e specialmente gli evangeli, non sono riusciti a tradurre ed interpretare correttamente quei versetti, nei quali è chiaramente affermato, attestato e provato che la risurrezione è un fatto storico.

Mi piace chiudere con le parole del salmista: «Grandi sono le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore». (SI 110 (111), 2-4).

Dio è pietà e tenerezza per tutte le sue creature e non ha voluto abbandonarle nell’ignoranza, nell’incertezza e nel dubbio, ma ha voluto lasciare un ricordo di tutti i suoi prodigi, soprattutto ha voluto lasciare una serie impressionante di ricordi, di tracce, di prove della gloriosa risurrezione del suo Figlio, segno di risurrezione per tutti coloro che lo ascolteranno e lo seguiranno.

 

Tivoli, 27 dicembre 1987, Festa di S. Giovanni apostolo ed evangelista

Antonio Persili

Introduzione al IV Capitolo          Leggi tutto           Stralci vari