Antonio Critodemo Mastrobuono

NATO A RAVISCANINA, È MORTO A PASADENA A. C. MASTROBUONO

Illustre dantista e filosofo

(Il Caffè – Settimanale indipendente, Anno XXI n. 43 (943), 14 dicembre 2018)


 

Il professore Antonio C. Mastrobuono è deceduto a Pasadena, in California, il 7 dicembre. Era nato a Raviscanina nel 1937 e in giovane età, studente del Liceo classico di Santa Maria C. V., si era trasferito in America, dove aveva continuato a studiare. Conseguì il suo primo titolo accademico di Bachelor of Arts presso il “Providence College. Dominican Fathers of the Order of Preachers”. Presso l’Università Cattolica d’America conseguì il titolo di Master of Arts e, infine, conseguì il dottorato (PhD) ad Harward, la più prestigiosa università degli Stati Uniti. È stato docente universitario all’Università di Harvard, alla Cornell University, all’Università di Boston e alla G. Washington University. È autore di molte pubblicazioni e di libri, e si è anche cimentato nella scrittura creativa, come la sceneggiatura intitolata Harry’s Yeh - Shen, nella quale narra una tenera storia d’amore tra un miliardario americano, restato vedovo da poco, e una fanciulla cinese senza casa e mentalmente malata. È autore dell’opera poetica “Poesie di esilio” apparse in Narrazioni, Volume 18, Marzo - Dicembre 2016.

Il professore Mastrobuono si è occupato nei suoi studi in particolare del rapporto tra natura e grazia in Dante e San Tommaso d’Aquino, scontrandosi su questo tema con il famoso dantista americano Charles S. Singleton, traduttore della Divina Commedia in inglese. Mentre Singleton era stato incline a vedere nella fase virgiliana della Commedia (cioè nelle due le prime cantiche del poema) una preparazione per l’afflusso o l’arrivo della grazia mediata da Beatrice, Mastrobuono dai suoi studi ha dedotto che Dante riceve la grazia nel momento in cui inizia il suo viaggio, che della grazie stessa è un effetto e non un mezzo per ottenerla. Personalmente concordo con questa interpretazione in quanto è per mezzo della grazia che l’uomo diventa «un uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4, 24) per cui, se Dante non avesse ricevuto la grazia prima del suo viaggio, non essendo diventato un “uomo nuovo” non avrebbe potuto iniziarlo.

Parlando del suo libro “Dante’s Journey of Sanctification” il professore Mastrobuono così riassunse anni di studi e ricerche: «Spero di dare elementi nuovi. Circa trent’anni fa Charles Singleton pubblicò un libro intitolato Journey to Beatrice (Viaggio a Beatrice). La tesi principale di questo libro è che il viaggio di Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio sotto la guida di Virgilio sia una preparazione alla grazia santificante che Dante avrebbe ricevuto con l’avvento di Beatrice sulla vetta del Purgatorio. Singleton si rifece al libro Conversione e grazia di San Tommaso D’Aquino di Henri Bouillard. Negli Stati Uniti il libro di Singleton ha finito per essere la più alta interpretazione della Commedia per gli ultimi tre decenni. Ora nel primo capitolo del mio libro, “La grazia santificante: giustificazione e merito”, ho cercato di dimostrare che la tesi di Singleton sulla Commedia è basata su un’interpretazione erronea di S. Tommaso e che il viaggio di Dante sotto la guida di Virgilio attraverso l’Inferno e il Purgatorio è un effetto e non una preparazione alla grazia santificante, che Dante ha già ricevuto prima di entrare nel regno dell’aldilà. Nel secondo capitolo di quest’opera, “Questo è il giorno fatto dal Signore”, adduco nuovi argomenti a sostegno della mia tesi, che il primo giorno in purgatorio non sia la domenica di Pasqua, com’è stato creduto dalla maggioranza dei critici. È invece un giorno in purgatorio che corrisponde alla notte della Vigilia del Sabato Santo a Gerusalemme. Nel terzo capitolo “L’enigma forte: una mortificazione dell’intelletto”, propongo un nuovo approccio al vecchio problema della profezia di Beatrice. Per dare un’idea dell’importanza e del valore di questo problema, basterà dire che la filosofia della storia di Dante rimarrà incompleta finché questa profezia sarà irrisolta. Ho voluto dare una soluzione nuova, che supera quella di Jacopo della Lana, una prova che dovrà scaturire dal testo stesso della Commedia. Vi è, infatti, nella Commedia un riferimento aristotelico al Sigillo che verrà ripreso da Dante».

Ho del professore Antonio C. Mastrobuono, Critodemo per la famiglia e per noi amici che utilizzavamo il suo secondo nome, un ricordo affettuoso che risale all’infanzia. Più grande di me di sei anni, lui adolescente aggregava me bambino ai suoi giochi di guerra, che si svolgevano in un’ala del suo palazzo a Raviscanina in ricostruzione dopo la guerra, guadagnandosi la mia riconoscenza infantile per essere stato promosso ad adulto.

Poi, quando fui iscritto alla scuola media, annessa al liceo classico di S. Maria C. V., trovarmelo nello stesso istituto, lui in secondo liceo e il fratello Niceno in prima ginnasiale, fu per me un grande conforto e mi fece sentire meno solo e spaesato in questa grande scuola, all’epoca molto selettiva. Poi lasciò l’Italia e si trasferì negli Stati Uniti con il fratello Niceno e tre sorelle, Calliope, Laudice e Desdemona, mentre la terza, Dolores, restava in Italia con i genitori insieme all’altro fratello Pasquale, che chiamavamo con il secondo nome Gastone e che è stato anche sindaco di Raviscanina.

Da quest’ultimo avevo notizie dei fratelli, ma più di Niceno – che aveva abbracciato gli studi di fisica, forse perché io mi ero orientato alla chimica – che di Critodemo, i cui studi di teologia e filosofia erano forse meno comprensibili.

Un suo ritorno in Italia di diversi anni fa aveva rianimato la nostra vecchia amicizia e poi, quando si è scoperto malato, mi ha coinvolto in un intenso scambio epistolare per posta elettronica sia per avere informazioni dettagliate sui farmaci che gli venivano somministrati nelle cure sia per mettermi al corrente delle sue speculazioni filosofiche sulle principali teorie scientifiche, dalla gravitazione di Newton alla relatività di Einstein. Conservo nel mio computer diversi suoi scritti che stava rivedendo per la pubblicazione e che mi aveva inviato in lettura, sapendo che poteva contare sulla mia discrezione e riserbo prima della loro destinazione definitiva.

Purtroppo le malattie che lo affliggevano non gli hanno concesso di poter completare questi lavori e a stento ha avuto la soddisfazione di vedere la pubblicazione della sua ultima opera “Il viaggio dantesco della santificazione” pubblicato dalla casa editrice Olschki di Firenze alla fine del mese di ottobre 2018. Con Padre Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, che ha tanto pregato per lui, ci eravamo proposti di presentare questo libro presso “La Canonica” non appena Critodemo fosse stato in grado di venire in Italia, accompagnato dalla moglie Diana e dai figli Giuseppe, Susanna e Alessandro, per presentare questo suo libro a Firenze e in altre città italiane. Ma Caserta avrebbe ospitato la sua prima presentazione.

Vedremo se saremo in grado di farlo anche senza di lui. Scrivo queste poche righe perché, nel momento in cui cresce il dibattito pubblico e politico sulle intelligenze italiane all’estero, del professore Antonio Critodemo Mastrobuono si possa almeno conservare la memoria come un grande studioso che all’estero ha fatto onore all’Italia.


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Recensione a: Il viaggio dantesco della santificazione