Antonio Socci
Indagine su Gesù
BUR, 2008, pp. 239-243Sotto i loro occhi...
È uno degli episodi più drammatici e fraintesi dei Vangeli. Gesù è sulla croce, ormai stremato. Ha subito ogni genere di torture e crudeltà, nondimeno, con l'ultimo fiato che ha in gola, lui che è venuto per difendere tutti e fare scudo a tutti col suo stesso corpo, tenta di salvare dalla dannazione perfino i suoi carnefici, portandoli sotto il manto della sua misericordia: «Padre, perdonali» - e sussurra - «perché non sanno quello che fanno» (Lc. 23,34).
Infine, verso le ore 15, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì lemà sabactàni?», che significava: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt. 27,46). Spirando subito dopo. Alcuni che erano lì ritennero che stesse invocando il profeta Elia, così come, nei tempi moderni, si tende a interpretare quelle parole nel segno della disperazione umana di Gesù, del suo sentirsi abbandonato anche dal Padre. Ma è molto difficile definire la coscienza di Gesù, che è un mistero. Ancor più definirla in quel momento. Perciò sembra ragionevole stare ai dati di fatto, che pare siano sfuggiti ai più.
Infatti l'unica cosa certa è che Gesù, con quelle parole, stava proclamando il Salmo 22. Quella frase è infatti il primo versetto del salmo. Cosa significa? Gesù stava pregando? Forse sì.
Ma leggendo il Salmo si scopre che si tratta di un testo messiannico e soprattutto che prefigura profeticamente tutti i supplizi che sarebbero toccati al Messia futuro.
Quindi se ne può dedurre che Gesù, con quelle parole, volesse affermare, davanti a tutta Gerusalemme, che lì, davanti ai loro occhi, in quel preciso momento, si stava compiendo alla lettera la profezia contenuta in questo celebre salmo messianico. Ed è incredibile che nessuno se ne sia reso conto. Cosa dice infatti questo salmo, mille anni prima dell'arrivo del Messia? Anzitutto che il re Messia sarebbe stato crocifisso. E tutto coincide con quello che effettivamente Gesù stava vivendo in quelle ore, davanti agli occhi di tutti.
Inizia con quell'espressione di abbandono divino del primo versetto (perché quello della croce è il supplizio di chi è maledetto dal Cielo), poi l'umiliazione e il disprezzo inflitti da uomini che lo riducono a un reietto («ma io sono verme, non uomo, / infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo»).
Quindi il dileggio: «Mi scherniscono quelli che mi vedono, / storcono la bocca, scuotono il capo: / "Si è affidato al Signore, lui lo scampi; / lo liberi, se è suo amico"». La cronaca che i Vangeli fanno dei giorni della Passione e della crocifissione coincide alla lettera con la profezia.
Poi il salmo preannuncia gli insulti e la furia degli aggressori: «Mi circondano tori numerosi, / mi assediano tori di Basan. / Spalancano contro di me la loro bocca / come leone che sbrana e ruggisce». E i tanti tormenti che gli vengono inflitti, lo sfinimento, la sete: «Come acqua sono versato, / sono slogate tutte le mie ossa. / Il mio cuore è come cera, / si fonde in mezzo alle mie viscere. / È arido come un coccio il mio palato, / la mia lingua si è incollata alla gola».
Infine c'è la profezia esatta del supplizio con cui verrà ucciso il Messia, la crocifissione, mille anni prima di quel 7 aprile dell'anno 30. E c'è pure la profezia che a eseguire quella crocifissione saranno dei pagani («cani» era infatti la metafora tipica della cultura ebraica per definire gli idolatri). Ecco cosa dice testualmente il salmo: «Un branco di cani mi circonda, / mi assedia una banda di malvagi; / hanno forato le mie mani e i miei piedi, / posso contare tutte le mie ossa». Che sia stata formulata, con mille anni di anticipo, la profezia della crocifissione del Messia e che Gesù sia stato precisamente ucciso tramite crocifissione resta una delle «coincidenze» più strabilianti. [405]
Ma il Salmo continua e fornisce ulteriori dettagli sulle umiliazioni che subirà il Messia e che effettivamente si verificheranno sotto la croce di Gesù: «Essi mi guardano e mi osservano: / si dividono le mie vesti, / sul mio vestito gettano la sorte».
Ma a questo punto, quando sembra si sia giunti al culmine dello strazio e colui di cui si parla è trafitto su una croce, con le ultime invocazioni di aiuto («Signore non stare lontano / mia forza accorri in mio aiuto/... salvami dalla bocca del leone»), il Salmo cambia totalmente impronta e sembra prefigurare una misteriosa, trionfale vittoria della vittima. Come se qualcosa fosse accaduto e avesse capovolto la situazione. Eccone i passi salienti:
«Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
[...] Perché Egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido di aiuto, lo ha esaudito».
E poi la prefigurazione di un regno che abbraccia tutti i popoli (perfino l'umanità defunta) e che sembra germinare proprio da questa vittoria del Messia sulla morte:
«Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui».
Inevitabile - confrontando l'incipit del salmo e tutta la sua prima parte - vedere preannunciata velatamente, in quest'ultimo versetto, la resurrezione del Messia ucciso. Cosicché la proclamazione di questo salmo fatta da Gesù, sul patibolo, assume, in un certo modo, anche il significato di un annuncio pubblico che egli fa, davanti ai suoi carnefici, ai suoi discepoli e a Gerusalemme, della sua imminente resurrezione dopo la morte in croce.
[405] Questa profezia è così clamorosa e evidentemente evocatrice di Gesù che da talune parti si è ritenuto di tradurre diversamente quel versetto, in base al testo masoretico: «Come il leone sono le mie mani e i miei piedi». Una traduzione che non ha senso e che contraddice il contesto. Infatti i manoscritti più antichi, pre- masoretici, confermano che il testo del salmo dice: «essi hanno forato le mie mani e i miei piedi». Lo confermano due testi del Salmo ritrovati fra i Rotoli del Mar Morto e prima ancora l'antica traduzione greca della Bibbia dei Settanta. Come pure la Peshitta (siriaca). Tutte danno la versione suddetta, che era ufficiale nel mondo ebraico ben prima che fosse riportata nella Bibbia cristiana. Vedi Ruben Barrett, L'interpretazione del salmo 22:16, in http://camcris. altervista. org/ ebrsalmo22.html.