Monte Monaco e fiume Calore

GIUSEPPINA RENDA

IL TERRITORIO TRA MONTE MONACO E IL FIUME CALORE

in "Carta archeologica e ricerche in Campania" fascicolo 4: comuni di Amorosi, Faicchio, Puglianello, San Salvatore Telesino, Telese Terme, «L'Erma» di Bretscheider, 2010

STORIA DEGLI STUDI E DELLE RICERCHE

L'ampio territorio del quale si presentano i risultati delle indagini topografiche, condotte nell'ambito delle attività promosse dalla Cattedra di Topografia Antica della Seconda Università degli Studi di Napoli per la realizzazione della Carta Archeologica della Campania settentrionale, è quello che ricade nei limiti amministrativi dei comuni di Amorosi, Faicchio, Puglianello, San Salvatore Telesina e Telese (fig. 1). L'area, presumibilmente amministrata in epoca romana dalla città di Telesia[1], è stata presa in esame in numerosi lavori concernenti tematiche di vario genere, di ampio respiro o più strettamente legate al centro antico. In ambito storico-archeologico, le prime menzioni compaiono intorno al Cinquecento in riferimento al ricco corpus epigrafico[2] e all'ubicazione della città romana:

Philip Chiver riconosceva la Telesia delle fonti, da lui qualificata come «oppidum», nella Telese moderna[3], alla confluenza tra il Volturno e «Sabbati fluminum». La localizzazione proposta da Cluverio venne aspramente confutata un secolo dopo da Matteo Egizio, che in una lettera indirizzata a Ernst Langlotz sottolineava l'errore del dotto umanista, riconoscendo negli «... avanzi delle Torri» nei pressi del piccolo borgo di San Salvatore le rovine dell'antica Telesia[4].

A metà del Settecento la valle telesina è richiamata nell'ampia trattazione di Francesco Maria Pratilli sulla rete viaria di epoca romana in merito al tracciato seguito dal diverticolo della via Latina che da Teano portava a Benevento: lo studioso ne descrive il percorso attraverso il territorio alifano sino a Telese, segnalando diversi lacerti di pavimentazione stradale[5].

Ma è con l'opera di Gianfrancesco Pacelli, Memorie storiche della città di Telesia, pubblicata a Cerreto nel 1775, che si ha il primo saggio specifico sul territorio telesina, ricco di informazioni di natura prettamente archeologica, alle quali attingeranno gli autori successivi[6]. Pacelli menziona le mura «di forma ottagonale ... a quadretti, dette da Vitruvio opus reticulatum », gli edifici della città antica, i sepolcri adorni di statue e marmi, gli oggetti rinvenuti nelle tombe, quali vasi figurati e armi. Di notevole interesse sono il cenno ad un presunto tempio di Ercole e la particolare attenzione rivolta alle numerose epigrafi che si rinvenivano nei dintorni della città romana. Lo studioso riteneva che queste ultime si dovessero conservare «in un sol luogo per comodo degli amatori delle antichità »[7], dando origine ad un vero e proprio lapidario negli «horti amoenissimi», a detta di Mommsen, appartenenti alla villa di famiglia.

Già allora allo studioso era ben chiara la necessità di preservare il patrimonio archeologico e storico-artistico del Telesina dall'incuria e dalla dispersione, lamentando le disperate condizioni della città antica, il cui suolo era ridotto a coltura, a scapito degli edifici ancora in piedi[8]...

[1] L'estensione del territorio amministrato in epoca antica da Telesia viene in genere fatta corrispondere alla diocesi di Telese-Cerreto, che si estendeva anche ai comuni ad est di quelli sottoposti ad indagine e si reputa proseguisse sulla sponda sinistra del fiume Calore, nei territori di Solopaca e Melizzano. Sull'argomento si rimanda, tra gli altri, a CIL IX, p . 205; lANNACHINO 1900, p. 20 ss.

[2] Mommsen ricorda Giovino Pontano, i cui appunti sono riportati nel codice Marucellianus A. 79 in riferimento ad alcune epigrafi, e altri autori che avevano trascritto iscrizioni provenienti dal Telesino (CIL IX, p. 205).

[3] PH. CLUVERIUS , Italia Antiqua, I. 4, p. I 195.

[4] M. EGIZIO, Let. a Langlotz, p . 25, che informa anche del rinvenimento in quei luoghi di «... medaglie, ed iscrizioni». Sull'epistolario di Matteo Egizio si veda S. USSIA, L'epistolario di Matteo Egizio e la cultura napoletana del Primo Settecento, Napoli 1977. Di questo periodo è anche la menzione di Telesia in CIARLANTI 1644, p. 169 ss.

[5] PRATILLI 1745, libro IV, cap. 1, p. 403 ss

[6] Dell'opera è stata prodotta nel 2000 una ristampa anastatica.

[7] PACELLI 1775, p. 30. Su questa attenzione si vedano anche le osservazioni di BUONOCORE 2006, p. 170.

[8] Cfr. PACELLI 1775, p. 9.