Francesco Sirano

Teano dei Sidicini. Il Museo e il Parco archeologico

L’antica Teanum, nella Campania settentrionale abitata dalla popolazione osca dei Sidicini, è apparsa sin dai primi scavi sistematici quale uno dei siti di maggiore rilevanza nell’orizzonte italico sia per la qualità storico artistica dei materiali rinvenuti, sia per lo stato di conservazione complessivamente buono dei livelli tardo classici, ellenistici e romani entro una forma urbana che risulta molto più estesa nell’Antichità rispetto al Medio Evo, all’Età Moderna e Contemporanea.

I prodotti dell’artigianato artistico locale, sia plastica fittile sia ceramica fine da mensa, mostrano tra il VI e il III secolo a.C. con grande evidenza caratteristiche iconografiche e stilistiche originali, tali da renderli non solo facilmente identificabili, ma soprattutto riconducibili con immediatezza ad un’identità etnica dai connotati culturali marcatamente autonomi.

A partire dalla fine del IV secolo a.C., nella costante alleanza e coincidenza di interessi economici con Roma, la città attraversò un intenso sviluppo assumendo tra II e I secolo a.C. un aspetto grandioso con terrazzamenti e scenografiche soluzioni urbanistiche. In particolare, il complesso degli edifici da spettacolo (teatro e anfiteatro) la posero all’avanguardia tra le città dell’area campano-laziale per l’arditezza delle forme architettoniche. Colonia con Augusto, Teanum godette di straordinaria fortuna anche durante il periodo imperiale, come puntualmente illustrato dalla documentazione archeologica, all’interno della quale spiccano l’architettura e l’epigrafia.

La ricchezza non venne meno del tutto neppure in età tardo antica, quando ancora numerose sono le testimonianze relative alla precoce comunità cristiana, alla presenza tra i senatori di Roma di Teanesi, nonché ad evidenze monumentali dalla città e dal territorio. In epoca longobarda l’abitato si restrinse all’antica arce sidicina, per ampliarsi all’attuale centro storico nel XI-XII secolo con la costruzione di un complesso sistema di difesa composto da castello e cinta muraria.

Per la tutela e la valorizzazione di tale ingente patrimonio storico e archeologico, inserito entro una cornice naturale ancora ben preservata alle falde del Roccamonfina, dal quale discende il fiume Savone, è stata adottata una strategia multidisciplinare e sono stati individuati due capisaldi nell’azione della Soprintendenza: il Museo, il Parco archeologico.

Il Museo, inaugurato nella primavera del 2001, si trova nello splendido edificio tardo gotico noto come Loggione, o Cavallerizza, costruito a partire dalla fine del XIV secolo sul limite dell’arce della città antica. L’edificio ha visto mutare le funzioni da Seggio medioevale, a stallo diviso in due navate per i cavalli delle più importanti famiglie di Teano nel XVIII secolo, a scuola nella sua parte superiore, a cinema, infine a sede espositiva. Un sapiente restauro ha teso ad esaltare i volumi medioevali e la particolare luce che filtra dalle alte finestre ogivali rivolte a est e a sud, nonché a rappresentare le fasi salienti dell’occupazione del sito dal IV secolo a.C. ai giorni nostri. Uffici, depositi, sala polifunzionale per conferenze e esposizioni temporanee, una foresteria si trovano ai piani superiori.

Il museo racconta, mediante l’esposizione ragionata di poco meno di mille reperti, la storia della città e del suo territorio dal periodo preistorico (Paleolitico Medio- 120.000-35.000 anni fa) alla tarda Antichità (VI-VII secolo d.C.). I criteri dell’allestimento tengono conto non solo degli spazi a disposizione, entro i quali si è cercato di inserire armonicamente il percorso di visita, ma anche dei principali fenomeni culturali che hanno caratterizzato la vita delle genti che abitarono questo comprensorio.

Il Parco archeologico prevede l’inserimento al suo interno dell’intera area urbana antica e l’ampliamento progressivo dell’area fruibile dal pubblico a partire dal teatro, il più significativo monumento della città antica oggi in vista. Per il raggiungimento di tale finalità, oltre alle ricerche archeologiche di emergenza condotte nell’ambito delle attività di controllo preventivo del territorio, è stata avviata la redazione della Carta archeologica della città antica. Tale imprescindibile supporto per la conoscenza e la tutela del sito viene realizzato su base digitale con l’inserimento di tutti i ritrovamenti effettuati dalla Soprintendenza dai primi anni “60 del XX secolo e mediante l’effettuazione, in collaborazione con l’Accademia Britannica di Roma e l’ università di Southampton, di sistematiche campagne di indagini geofisiche non invasive, associate a saggi di scavo, che stanno rivelando la straordinaria conservazione del tessuto urbano e delle planimetrie sia dei quartieri residenziali, sia degli edifici pubblici..

Contestualmente l’azione di tutela amministrativa estende provvedimenti di vincolo, sia diretto sia di completamento, a partire dalle zone la cui conservazione è minacciata in maniera diretta dall’espansione edilizia contemporanea, ovvero a rischio di saccheggio clandestino; la contestuale stretta collaborazione con il Comune ha inoltre sortito l’effetto della previsione nel nuovo Piano Urbanistico in via di adozione di un’area Strutturale destinata a Parco archeologico.

Il teatro fu costruito alla fine del II secolo a.C. e completamente rinnovato per volontà degli imperatori Settimio Severo e Gordiano III (238-244 d.C.). Sono oggi visibili l’intera superficie della cavea e l’edificio scenico. Sono chiaramente distinguibili in più punti dell’edificio strutture realizzate in opera incerta per la maggior parte dei casi inglobate in muri in opera testacea. Tale dato indica che il teatro ebbe due principali fasi architettoniche. La prima, realizzata in opera incerta con potenti muri di sostegno a volta, restituisce testimonianza del più antico teatro d’Italia con cavea completamente sostenuta da arcuazioni. Sulla sommità delle gradinate era presente un santuario dedicato ad Apollo, come si è indotti a ritenere in base sia alla struttura dei muri di terrazzamento ellenistici, sia ad una mensa di altare con dedica in osco a tale divinità.

Alla fine del II secolo d.C. il monumento fu radicalmente mutato: facendo perno sull’orchestra ellenistica, la cavea fu ampliata a danno dei muri di sostegno ellenistici, sino a raggiungere un diametro di 85 m circa; in luogo del logheion ellenistico fu eretto un imponete edificio scenico rettilineo con fronte costituita da architravi in marmo proconnesio e colonne dei più vari e preziosi marmi dell’Impero, parte dei quali sono allineati nell’area archeologica. L’edificio, alto in origine più di 24 m, era decorato con nicchie e sculture. Nonostante che tra l’VIII e il X secolo le rovine dell’edificio siano state utilizzate come cava a cielo aperto, sono stati recuperati blocchi architettonici e colonne in numero tale da spingere a ipotizzare una possibile anastilosi, al cui progetto è stato chiamato a collaborare l’Istituto Archeologico Germanico di Roma.

Mediante finanziamenti europei e statali (POP FESR 1996, Gioco del Lotto, Agenda 2000 POR- PIT di Capua Antica), il monumento è stato sottoposto a scavo stratigrafico e a restauro conservativo, nonché sono state acquisite le aree di pertinenza (porticus pone scaenam, versurae, santuario superiore). L’apertura al pubblico del sito, sede già dal 2000 di rappresentazioni teatrali estive nell’ambito del circuito del Teatri di Pietra, è prevista entri il 2008.

Il progetto di Parco individua il successivo ampliamento all’area del foro e, attraverso un suggestivo percorso naturalistico, al santuario di Iuno Popluna (divinità italica protettrice del populus sidicino); il terzo ampliamento ingloberà l’intero quartiere degli spettacoli, comprensivo dell’anfiteatro, congiungendo il nucleo primitivo del Parco all’area già demaniale posta lungo l’attuale viale Ferrovia (uno dei cardini nella viabilità antica), detta dell’ ex Antiquarium comunale, dove è stato individuato il macellum, destinato anch’esso ad essere portato quasi totalmente in luce con fondi POR Agenda 2000 ottenuti dal Comune di Teano con un progetto costruito d’intesa con la Soprintendenza. Su quest’ultimo sito, posto ai margini della città contemporanea a poche centinaia di metri sia dal teatro, sia dal centro storico medioevale, sarà inoltre localizzata un’area di parcheggio con attrezzature di accoglienza e informazione turistica.