Di Muro_la via Latina

Alessandro Di Muro

Territorio e società nel Mezzogiorno longobardo - La media valle del Volturno e la valle del Tusciano nell'alto-medioevo longobardo (secc. VII-X)

Edizioni Itinera 2007

I. La viabilità (trascrizione senza note)

Per comprendere la situazione viaria nel territorio in età altomedievale è necessario descrivere innanzitutto le direttrici che in età romana si dipartivano dalla pianura di Capua–Teano e, solcando i percorsi naturali che si aprono nella vallate verso l’altomedio corso del Volturno, giungevano ad Alife e di qui, attraversata Telesia, proseguivano verso Benevento (Fig. 1).

Due strade principali servivano il territorio in età romana, entrambe diramazioni della via latina, una proveniente da Venafro (IS) e l’altra da Teano (CE). La via Teanum‐Allifae principiava nel territorio di Teano nei pressi dell’odierna masseria Passerelle.

Superato il Savone mediante un ponte di cui rimangono poche tracce, la via continuava in direzione di Pietravairano (CE). Nei pressi di Borgonuovo, nel territorio di Riardo (CE), sono ancora visibili lacerti di basolato lungo il tracciato di una strada campestre.

Lungo questa direttrice altri tratti basolati ben conservati si ritrovano in località Terrenove. Proseguendo verso Nord la strada risulta ben conservata nel tratto che dalla località San Salvatore conduce a Borgo Sant’Antonio Abate nel comune di Pietravairano. La via continuava in direzione della Madonna della Stella e di qui costeggiava il Monte San Nicola‐San Pietro fino ad Aia dei Monaci. Qui i resti di un edificio di età romana, cui si sovrappongono i resti di una costruzione altomedievale, sono forse da identificare con la statio Aebutiana. La strada scavalcava il Volturno mediante un ponte i cui resti erano visibili almeno fino al XV secolo16. La presenza del toponimo Scafa testimonia come in quella zona continuasse l’attraversamento del Volturno anche dopo la dismissione del ponte romano. Superato il Volturno ed entrata dunque nel distretto di Alife (CE), all’altezza della località Santo Stefano nell’odierno territorio di Raviscanina (CE), la strada proveniente da Teano si innestava sulla direttrice Venafro‐Alife‐Telese‐Benevento, l’altra arteria principale del territorio. Il percorso di questa strada è ben noto sin dal XVIII secolo quando il Trutta ne indicò il tracciato sulla scorta dell’osservazione di tratti basolati, ponti romani e edifici funerari.

Un punto di passaggio del Volturno era il ponte Latrone, nel comune di Capriati (CE) al confine con il Molise, legato probabilmente al percorso della strada proveniente da Isernia e punto di ingresso alla Terra Sancti Vincencii. Di esso sono visibili notevoli resti delle strutture originarie realizzate adottando la tecnica dell’opus caementicium rivestito da lastroni di calcare ben squadrati: in particolare la spalla su quella che un tempo fu la sponda destra del Volturno, due piloni e la spalla sulla riva sinistra. La presenza di fori per l’alloggiamento di grosse travi a sezione circolare nel punto in cui partiva l’attacco dell’arco del ponte, fa pensare ad un restauro in età medievale, periodo in cui il percorso e lo stesso ponte erano ancora frequentati, come testimonia la presenza di una chiesa tricora all’imbocco del ponte datata al IX secolo. La via proveniente da Ponte Latrone, sotto le alture di Capriati seguiva il corso del Volturno fino a Torcino nei pressi del Ponte Reale fatto costruire nel XVIII secolo da Carlo III di Borbone. Qui la strada di Isernia incrociava la via proveniente da Venafro, come testimoniano i resti di un ponte romano nei pressi del ponte Reale, ancora ben visibili ai tempi del Trutta. Il tracciato proseguiva passando al di sotto del borgo medievale di Mastrati, oggi detto Torre Umberto; di qui, passando sotto la Rocca Vecchia di Pratella (CE), la strada giungeva nel territorio di Ailano (CE) nei pressi dell’abbazia di Santa Maria in Cingla. La strada continua per Santo Stefano dove incrociava la già ricordata via proveniente da Teano. In quest’area si notano cospicui affioramenti ceramici e frammenti di laterizi romani e medievali, oltre ai resti di un complesso religioso altomedievale e iscrizioni pertinenti ad edifici funerari romani. Proseguendo verso Alife, resti della strada basolata romana sono ancora visibili nei pressi della località Quattroventi in una via interpoderale che fiancheggia l’attuale strada statale alifana.

Superato il quadrivio dei Quattro Venti il tracciato della via romana è scandito nel suo percorso fino ad Alife da altre emergenze monumentali quali un criptoportico nei pressi del bivio per Sant’Angelo e il monumentale mausoleo detto il Torrione. Da questo punto fino alla Masseria Sansone il tracciato della via romana sembra coincidere con l’odierna statale per poi staccarsene, continuando lungo la via che passa sotto il santuario della Madonna delle Grazie, edificato in età medievale sovrapponendosi alle strutture di un edificio funerario romano. Sorpassata la Madonna delle Grazie, la via antica piegava verso sud e si dirigeva verso la porta occidentale di Alife.

Attraversata la città e oltrepassata la porta orientale e il torrente Torano, la strada continuava fino al territorio di Telesia. Lacerti basolati di questa via erano ancora visibili nel XVIII secolo in località S. Simeone, oggi Masseria San Simeone, «quasi a riva del Volturno». Pochi km ad est, nei pressi della confluenza del Titerno nel Volturno si scorgono pochi resti di un altro ponte romano, il cosiddetto Ponte Iaco, nel comune di Faicchio. Superato il Titerno la strada doveva costeggiare ancora il Volturno fino a Torre Vecchia Marafi e da qui raggiungere Benevento seguendo il Calore.

La via Venafro‐Alife‐Telese attraversava dunque orizzontalmente il territorio alifano parallelamente al corso del Volturno e ne costituiva, insieme con la via Teano‐Alife, il cardine delle comunicazioni in età romana, sul quale si innestava un fitto reticolo viario ancora in parte ricostruibile. Un’importante via di comunicazione con l’area montuosa nord orientale del territorio doveva essere costituita dal percorso Capriati‐Prata‐Ailano.

Si tratta di un itinerario che si sviluppa tra le pendici del Colle La Croce ad ovest e il versante nord occidentale del Matese ad est. La via che scende da Capriati, nei pressi del borgo fortificato medievale di Prata si divide in una serie di diverticoli, uno che, attraversato il fiume Lete all’altezza del borgo risale verso Valle Agricola e gli altopiani del Matese, l’altro che, scavalcato il Lete, circa un km a sud conduce ad Ailano e di qui prosegue per gli insediamenti di media collina di Raviscanina, Sant’Angelo di Alife e Piedimonte (CE). Il percorso principale continua invece seguendo le coste del colle Pizzuto lungo il percorso del Lete fino al colle La Selva dove si innesta sull’arteria Venafro‐Alife. Di questi percorsi restano significative tracce materiali. La via del Matese è testimoniata da uno splendido ponte romano a schiena d’asino su pile rivestite in blocchi calcarei ben squadrati (fig. 2) che ancora conserva la pavimentazione basolata e dalla strada lastricata che conduce agli altopiani, conservata per un tratto di circa 400 metri. La diramazione per Ailano è testimoniata dai resti di un ponte crollato negli anni ’50 del XX secolo in località Ponte Rio di Prata. Di questo si osservano ancora due piloni rostrati in opus coementicium rivestiti da blocchetti calcarei squadrati con base modanata (fig 3). Questa trama di percorsi permetteva un accesso relativamente agevole alle aree dell’alto Sannio e alla valle Bifernina attraverso gli altopiani del Matese. I rilievi sud orientali del distretto alifano erano anch’essi interessati dal passaggio di vie che li collegavano con Alife, quali il percorso pedemontano Faicchio‐Gioia Sannita‐Piedimonte, la cui testimonianza monumentale più evidente è costituita dal romano ponte dell’Occhio sul Titerno nel territorio di Faicchio (BN). L’itinerario di questa via, allargando il campo dell’osservazione, consentiva il collegamento di Alife con Sepino (CB). Un’altra importante direttrice di collegamento con il territorio alifano è costituita dalla via che attraversa la media‐alta valle del Volturno sulla riva destra del fiume. Il percorso si innestava sulla via che da Teano conduce ad Alife all’altezza della masseria Le Starze in territorio di Pietravairano alle pendici del Monte Monaco o da Borgo Sant’Antonio abate. Si trattava di un diverticolo che conduceva all’importante centro di Compulteria. Lungo questo percorso nel tratto tra la masseria Santoianni e la masseria Arianova un sentiero sulla sinistra conduce al fiume Volturno; qui si scorgono significativi resti di un ponte romano conosciuto come Ponte dell’Inferno, già menzionato dal Trutta nel XVIII secolo, attraversato il quale si giungeva nelle terre alifane in località Corbara.

Del ponte romano rimane la spalla in opus coementicium rivestita da un paramento di lastroni calcarei ben squadrati. Sulla riva destra del fiume è ben visibile, riverso, un lacerto del primo arco, mentre sulla sponda sinistra si scorgono i resti di una banchina con ogni probabilità pertinente ad un approdo. Valicato il ponte e attraversata la località Corvara la strada si immetteva sulla Venafro‐Alife all’altezza della Taverna di Sant’Angelo.

Le terre di Alife in età romana erano servite da un efficace impianto viario tendenzialmente ortogonale che permetteva agevoli collegamenti interni e le ponevano in facile comunicazione con le regioni interne del Sannio, il Lazio e la pianura campana. Il territorio rivestiva dunque un importantissimo ruolo strategico nel quadro delle relazioni tra queste due aree e in particolare tra le città di Roma e Benevento, centro quest’ultimo che ha sempre costituito la chiave di volta nel sistema delle comunicazioni tra le regioni centrali e meridionali d’Italia.

Queste vie furono percorse in modo diremmo frenetico anche nell’alto Medioevo. Lo attesta una serie di dati deducibili sia dalle fonti materiali che scritte.

Indicatori materiali della sopravvivenza dei percorsi romani sono individuabili nell’osservazione dei punti di attraversamento dei fiumi: così i restauri su alcuni ponti quali ponte Latrone o i passaggi attraverso le scafe in coincidenza con antichi ponti diruti (Ponte della Cossa, Ponte dell’Inferno) o addirittura la sopravvivenza di alcuni ponti fino ai nostri giorni (ponti sul Lete a Prata Sannita e Ponte dell’Occhio a Faicchio).

La stessa persistenza di tracciati basolati nelle campagne di Teano e Pietravairano documenta una continuità d’uso e di manutenzione, seppur minima, di almeno alcuni tratti dell’antico percorso Teano‐Alife.

Un altro rivelatore di conservazione si può individuare nell’abbondanza di insediamenti altomedievali che punteggiano i percorsi romani nel territorio.

Fortificazioni, abbazie, chiese, santuari, villaggi, città si dispongono nell’alto Medioevo lungo queste direttrici dalle quali traggono insieme prosperità e sventure.

Altre prove della vitalità dei percorsi romani in età longobarda si colgono nelle narrazioni dei cronisti dell’epoca; per lo più si tratta di echi di devastazioni e saccheggi, testimonianze che hanno spesso condizionato pesantemente in senso negativo il giudizio della storiografia successiva sulle condizioni di queste terre nell’Alto Medioevo.

Il cronista cassinese del IX secolo ricorda come nell’846 il capo saraceno Massar percorresse le terre del medio‐alto Volturno prendendo il castrum Telesinum, devastando Santa Maria in Cingla e il castellum Sancti Viti sul Monte Cavuto‐Cappella per poi giungere al monastero di Montecassino. Evidentemente la banda di Massar seguì la via Telese‐Venafro per poi proseguire in direzione di San Pietro in Fine (Ad Flexum) dove la strada si innesta sulla via Latina che conduce a Cassino.

L’itinerario Isernia‐Alife‐Telese fu percorso dall’esercito di Ludovico II nell’860 quando l’imperatore, scendendo dalle terre del ducato Spoletino, prima conquistò Isernia poi Alife “post plura bella e per Telesiam igitur devenit ad civitatem quae dicitur sanctae Agathae“ (Sant’Agata dei Goti). Parte del medesimo percorso in senso inverso fu seguito dal capo agareno Osman nell’ 872 quando lanciò le sue bande al saccheggio di Benevento, Telese e Alife.

Anche i documenti di archivio conservano menzioni delle strade romane ancora in uso nel territorio di Alife; così ad esempio in una carta del 937 si trova menzionata una via antiqua nei pressi di Sant’Agata di Torcino, un tratto del percorso Venafro‐Alife, mentre in un documento di concessione di terre del 958 si ricorda una via antiqua nei pressi del Volturno vicino Alife. In un altro documento del X secolo è segnalata una via pubblica que est strata et silice nei pressi della contrada Brellanicu, ad est di Alife.