Val Cornera
Val d'Ossola
Val d'Ossola
foto: Baita dul Can
Un itinerario riservato ad esperti di luoghi molto difficili che questi ambienti Ossolani già conoscono e frequentano: l'ambiente è severo e non ammette improvvisazioni.
Chi conosce i Corni di Nibbio sa bene di quali ambienti si parla: valloni aspri, pareti rocciose precipiti, cenge vertiginose, forre repulsive. E alpeggi aggrappati su lembi d'erba sospesi, dove tra disperazione e tenacia il secolo scorso si portava a pascolare il bestiame lungo itinerari tanto stupefacenti quanto terrifici, che passo dopo passo penetravano in questi luoghi sfruttando i rarissimi spiragli che le severe pareti concedevano.
La Val Cornera è di questi danteschi meandri uno dei più selvaggi: tributaria del tetro Vallone di Nibbio, resta nascosta in quanto incuneata lateralmente ed incastonata profondamente tra alte pareti rocciose. Qui si propone la traversata dall'Alpetto alla Baita dul Can: è un percorso privo di traccia in luoghi molto complessi, delicati per l'esposizione ed il terreno difficile: non sono posti dove sbagliare.
note:
- la risalita del Vallone di Nibbio è resa estenuante (a tratti esasperante) dalle esuberanti macchie di rovi: consigliabile passare dal Sasso Grande raggiungendo la frana da sopra (non verificato)
- la risalita dalla Val Cornera per il bosco ripido, seppur limitata ad una zona obbligata , può presentare più di una soluzione di uscita che richiede attenzione nella scelta del percorso migliore
- la discesa ad Albo per la Linea Cadorna (percorso delle gallerie) è da evitare per il penoso susseguirsi di roveti: utilizzare quindi il sentiero qui sotto descritto
Dal piccolo abitato di Nibbio (207m) ci si porta all'imbocco della Valle di Nibbio. Si entra sulla destra idrografica rimanendo prossimi al torrente, per poi iniziare una serie di attraversamenti tra le due sponde a seconda della percorribilità. La vecchia traccia compare solo a tratti: seguirla non è sempre conveniente a causa delle fitte distese di rovi. Fin dove possibile è bene rimanere nel greto del torrente. Si raggiunge il fronte dell'enorme frana (vi sono anche alcune piccole stazioni di monitoraggio) dove la vegetazione ha termine. Salendo tra i blocchi (qualche facile passo di arrampicata) si guadagna il bacino mediano della valle di Nibbio, inaspettatamente ampio: passando a sinistra di un ciclopico masso, al di sotto del suo tetto spiovente, ci si alza fino ad individuare sulla destra, contro la parete, due enormi massi di colore chiaro, uno appuntito e l'altro più tozzo: li si raggiunge e alle loro spalle si individua facilmente la traccia che, abbandonando il vallone di Nibbio, sale in direzione della Val Cornera. Evidente nel primo tratto, con qualche punto esposto, raggiunto un canale erboso diviene meno marcata: si risale il canale sino ad una selletta oltre cui torna più evidente. Si entra così nella Val Cornera. La traccia prosegue con lungo traverso, dapprima pianeggiante quindi in ascesa diagonale sino a raggiungere il piccolo poggio panoramico dove vi sono i ruderi infrascati dell'Alpetto (984m – 3h).
Si lascia l'Alpetto e si prosegue nella medesima direzione verso l'interno della Val Cornera, sempre in traverso su traccia marcata. Si supera un primo piccolo rio quindi si raggiunge il Rio Cornera. Non lo si attraversa ma abbassandosi di pochi metri si individua sulla sponda boscosa di arrivo, poco al di sotto del sentiero percorso, un grosso muro a secco: dalla sua sommità si segue una labile traccia che ritorna parallelamente nella direzione di arrivo (quindi verso l'uscita della valle) ma rimane alcune decine di metri più bassa. Si supera un primo piccolo canale, quindi un secondo più ampio: subito dopo questo canale inizia la discesa verso il Rio Cornera: il terreno è ripidissimo, molto esposto e presenta alcuni punti che richiedono molta attenzione. Da qui non vi è più alcuna traccia. Ci si sposta prima a destra, quindi a sinistra tornando verso il canale e raggiungendo il Rio Cornera verso i 900m, in corrispondenza di un facile guado. Si passa quindi sulla sinistra idrografica del Rio Cornera e per facile bosco si prosegue parallelamente al Rio verso l'uscita della valle. Dove il terreno lo consente ci si alza, sempre traversando, allontanandosi dal Rio e portandosi alla base della prima grossa parete rocciosa bianca. Il traverso prosegue su terreno boscoso e ripido, con brevi tratti su tracce di animali. Si traversano alcuni canali (alcuni tratti esposti e delicati) rimanendo sempre prossimi alle bastionate sino ad individuare una grande e ripida rampa erbosa che, salendo da sinistra verso destra, interrompe le pareti rocciose che precipitano dalla Piana del Turi: con salita faticosa e molto esposta ci si inerpica lungo la rampa-cengia, sfruttando ovunque possibile alberelli e cespugli. Si rientra così nel bosco, su terreno sempre ripidissimo ma con minore esposizione. Si prosegue in faticosa salita sino a sbucare sulla parte terminale del pendio: per ripidissimo prato, con esposizione sostenuta e solo rade betulle, ci si inerpica sino a raggiungere la comoda dorsale dove passa la traccia che conduce alla Piana del Turi (1100m circa).
Si segue la labile traccia in discesa, seguendo vecchi e radi bolli gialli, raggiungendo in breve i ruderi della Baita dul Can (930m – 6h). Si prosegue in discesa lungo la ripida costa mantenendo i bolli gialli e le roncolate: verso gli 850m la traccia abbandona la dorsale che precipita nel vallone di Nibbio per piegare verso sud e puntare verso la piana ossolana. L'orografia è molto complessa e salvo occasionali tratti (dei muretti a secco ed una lunga scalinata) le tracce del vecchio sentiero sono svanite: non rimane che mantenere i segnavia gialli ed, in mancanza, le roncolate. Ripidamente, con qualche obbligato spostamento, si raggiunge la grande cengia di quota 450m che si percorre in traversata verso sinistra (ESE) sino ad intercettare i resti della Linea Cadorna: si segue la strada militare in discesa, dove in corrispondenza di un tratto pianeggiante si ritrovano i bolli gialli che si staccano sulla destra e scendono nel bosco (come riferimento, il sentiero ha inizia prima che la Cadorna vada ad attraversare un rio in cui la strada è stata spazzata via).
Qui la traccia è abbastanza evidente e senza più difficolta raggiunge il piano tra Bettola e Nibbio (8h).
ottobre 2012
riferimenti: