Dalla centrale Ceretti, in località Laghetto (458m), si segue il sentiero che percorre la sinistra idrografica del Rio Fenecchio. Ci si porta ben presto sulla destra idrografica (il passaggio è in corrispondenza di un vecchio spezzone di tubo di condotta forzata e si trova alcune decine di metri più a valle dell'attraversamento indicato sulla mappa). Continuando in piano vicini al greto del Rio Fenecchio si percorre la base della bastionata rocciosa sino a portarsi di fronte allo sbocco del Rio della Colla: da qui si guada nuovamente il Rio Fenecchio per raggiungere i ruderi imboscati di Valle del Bianco da dove prende avvio una buona traccia che con numerosi risvolti rimonta subito lungo il fianco della costola destra idrografica del Rio della Colla. Da quota 730m ca il sentiero si porta sul filo della crestina, qui ben definita, e dopo aver poggiato brevemente sulla sinistra (grosso muro a secco) si torna sul filo raggiungendo le rovine di Cresta d'Insola (820m ca). Poco oltre i 900m ca la cresta sfuma in una vasta e facile faggeta dove le tracce si confondono, si piega quindi nettamente a destra (S) e si traversa raggiungendo i ruderi settentrionali (950m ca – 1,15h) di Solada (Insola) da dove ci si alza ripidamente portandosi ad un grosso rudere isolato superiore (1000m ca): una vaga traccia si alza in lievissima ascesa verso sinistra (NE) e con un lungo traverso raggiunge, superato un facile canale, Corte del Bosco (1064m); ci si alza di pochi metri per riprende a traversare e per traccia su terreno ripido si raggiunge una forra tributaria del Rio di Selvaronda: se ne esce con un tratto facile ma esposto (fune) e si raggiunge la forra del Rio di Selvaronda oltre cui, passando sotto una parete aggettante, si raggiunge il costone su cui sorgono i resti di Selvaronda (1070m – 2,15h) dominati da un acero secolare. Ci si alza ripidamente senza traccia alle spalle delle alpi, e raggiunti i ruderi superiori (1120m ca) si piega a sinistra (E) e alzandosi in diagonale si individua una buona traccia che verso quota 1200m ca entra nella forra del Rio di Persech. In lieve discesa si raggiunge un breve tratto esposto, al culmine di una placca rocciosa alta 5m, lo si supera e ci si abbassa al ramo meridionale del Rio di Persech (1190m ca); si segue in discesa l'alveo fino a poco sopra il salto con cascata, ci si porta quindi sulla destra idrografica e se ne scavalca il filo; per traccia si scende il versante opposto, raggiungendo così il ramo settentrionale del Rio di Persech (1160m ca) subito a monte della cascata del ramo meridionale; ci si porta sulla destra idrografica abbandonando la forra e raggiunta una piazzola con muretto a secco ci si porta sull'ampio crinale boscoso e lo si rimonta, senza alcuna traccia ma senza difficoltà; aggirate a sinistra, in senso orario, alcune placche rocciose (1350m ca) si raggiunge infine l'Alpe Parsecco (Persech, 1465m – 3,15h). Dall'alpe si scende per buona traccia verso SE e traversato il ripido fianco si raggiunge nuovamente la forre del ramo settentrionale del Rio di Persech, qui ulteriormente bifido: si passa facilmente il primo ramo (1430m ca), quindi ancora per traccia si scavalca la nervatura e si raggiunge il secondo ramo (1430m ca) anch'esso superabile senza difficoltà; portatisi sul versante opposto si mantiene la traccia e ci si alza ripidamente sino a guadagnare il poco accennato filo della nervatura, dove quanto rimane del vecchio sentiero conduce con numerose svolte a salire velocemente il bosco di conifere sino all'aperto poggio dell'Alpe Martinone (1530m – 3,30h).
Una labile traccia prosegue verso S ed in lieve discesa riconduce al ramo meridionale del Rio di Persech (1520m ca), presso la confluenza con la forra che scende dall'Alpe Plone: senza difficoltà ci si porta sulla sinistra idrografica e si rimonta verso S il ripido pendio erboso che, faticoso e senza traccia, consente di alzarsi sino all'aperto costone su cui sorgono i resti dell'Alpe Plone (1733m – 4h).
giugno 2016
novembre 2017