Cresta dei Lenzuoli

Centovalli

foto: cima 1878m ( a sx) e lo slanciato spigolo da scalare in discesa (a dx)

E' un percorso "anomalo", dove alpinismo facile ed ecursionismo difficile si susseguono e si mescolano in un continuo alternarsi di divertenti passi di scalata e delicati terreni scivolosi. La prevalenza di questi ultimi, unita alla fastidiosa vegetazione che ingombra i passaggi in diversi punti, rende questa traversata molto discontinua nelle difficoltà e ben poco appetibile per gli alpinisti classici, mentre i tratti di arrampicata tengono alla larga anche gli escursionisti più determinati. Ne consegue che la cresta è ben poco frequentata sebbene rimanga un percorso molto panoramico e scenografico.

Cresta dei Lenzuoli

- il passaggio in discesa che Brenna descrive di IV è qui stato valutato di III+; dovrebbe comunque essere aggirabile sul lato W per cenge di vegetazione (non verificato) oltre che risolvibile con un brevissima doppia

- tra la cima Fedora ed il Mottone non si è percorsa la cengia descritta da Brenna ma ci si è abbassati sino alla conca prativa raggiungendo quindi il Mottone lungo il sentiero segnato

- i vecchi segnavia rossi che indicavano il tortuoso sentiero che dall'Alpe Laghetti consente di raggiungere Fumadiga sono stati affiancati da nuovi segnavia bianco-verde-bianco e sono state posate diverse catene

- consigliabile una corda da 15mt e cordini


  • difficoltà: T6 / III+
  • dislivello: 1500m
  • tempo: 8.30h per l'anello
  • quota max: 2010m

Da Bordei (726m) si segue il buon sentiero segnato che nella faggeta, dopo avere raggiunto Termine (997m), sale sino alla comoda sella di Canva (1570m - 2.15h), subito a S della vetta del Pizzo Leone.

Si segue dapprima la buona traccia che sul versante W prosegue in piano, quindi ci si alza tra rododendri ed arbusti sino al filo di cresta dove si raggiungono le roccette della quota 1643m; superatele si giunge ad un intaglio: ci si abbassa a destra di poco quindi lo si rimonta (cavetto in ferro) e si prosegue per il filo roccioso sino ad uno scosceso canaletto erboso, che si rimonta (II) raggiungendo un più ampio canale che scende verso E: lo si segue brevemente, uscendone appena possibile sulla destra (cavetto) guadagnando il filo della sua sinistra orografica; si giunge così al Pizzo Ometto (1846m - 3h).

Ci si abbassa per la cresta rocciosa senza particolari difficoltà su ottima roccia, si supera un intaglio, si scala un roccione (II+) e per vegetazione si ritorna sulla cresta e si raggiunge la cima 1878m. Poco prima della vetta si prende una traccia di animali che sulla destra (W) traversa in discesa e raggiunge un'esposta cengia rocciosa, al culmine di una placconata alta 10mt ca: ci si abbassa sfruttando le numerose tacche (chiodo con anello) fino agli ultimi metri, meno esposti ma più difficili: li si scende con attenzione (III-) guadagnando una comoda cengia erbosa (1840m ca).

Da qui dovrebbe essere possibile aggirare il rilievo successivo traversando per cenge il versante W (non verificato)

Si rimontano subito le rocce rotte che, con bella arrampicata (III) conducono in cresta, che si percorre per un bellissimo filo stretto e molto aereo sino ad un breve salto verticale: lo si disarrampica sfruttando delle buone lame orizzontali (III+, 6mt, molto esposto) raggiungendo un intaglio caratterizzato da una finestra nella roccia; superata una lama rocciosa lungo un esile ma facile labbro roccioso, ci si porta su terreno più facile abbassandosi ad una bocchetta da cui, faticosamente per la vegetazione, ci si porta all'anticima e quindi alla vetta del Pizzo Fedora (1908m - 4.30h). Se ne scende la cresta S giungendo sopra al salto di un netto intaglio: qui si abbandona la cresta e verso W ci si abbassa su terreno estremamente ripido aiutandosi con le numerose ontanelle; spostandosi leggeremente a destra per evitare un salto ci si abbassa per l'erto pendio, sempre nuotando nella vegetazione (che offre comunque aiuto nella discesa) sino a raggiungere la dolce conca prativa (1830m ca) a nord del Pizzo dei Laghetti, dove transita il sentiero con segnavia (bianco-verde-bianco) che giunge dal fornale dell'Alpe Laghetti: non resta che seguirlo in salita, riportandosi così sulla cresta (1880m ca) e quindi, faticosamente ma su buona traccia, al Mottone (1968m).

Ci si abbassa sino ad una sella (1930m ca), dove i segnavia portano sul ripido ed erboso versante E che si traversa in discesa (catene) e superata un'esposta placca si raggiunge un intaglio (1940m ca); ci si porta sul versante W scendendo un ripido canaletto pietroso, che si abbandona poche decine di metri più sotto per traversare verso sinistra: si scavalca una nervatura e, raggiunto un successivo canale, lo si rimonta, sempre con segnavia, e faticosamente si raggiunge la vetta di Fumadiga (2010m - 6h).

Non resta che scendere per buon sentiero sino all'ampia Bocchetta di Valle (1948m) da dove, seguendo segnavia e sentiero, ci si abbassa per la lunga Val di Bordei rientrando a Bordei (8.30h)

giugno 2016

riferimenti:

Guida delle Alpi Ticinesi: dal Gridone al Passo del San Gottardo (Brenna - 1993)