Pizzo Cavregasco
Alto Lario
Alto Lario
foto: Pizzo Cavregasco, da W (dal Piz d'Uria)
E' il monte più poderoso della catena dei Muncech, selvaggio angolo di cime granitiche incuneato tra Mesolcina e Lario.
Massiccio ed isolato, è una meta di pregio per l'ambiente, per il panorama e per la salita non facile: la via più semplice infatti sale per le rare debolezze concesse dalle ripide pareti, con percorso sinuoso ed a tratti estremamente esposto. Le difficoltà, unite al faticoso avvicinamento, diradano considerevolmente il numero di visite che la vetta riceve ogni anno.
La descrizione degli accessi è nella pagina dedicata alla Val Bodengo
E' la via di salita con minori difficoltà, ma non deve essere sottovalutata svolgendosi sulle espostissime cenge della parete NE, con diversi punti delicati lungo le placche adagiate al di sopra del baratro che precipita nella selvaggia Val Soè. La solidità della roccia, in genere ottima, deve comunque sempre essere verificata trattandosi di un percorso scarsamente frequentato. Da evitare assolutamente in caso di roccia bagnata.
Non indispensabili ma consigliabili corda (almeno 30mt) e materiale da assicurazione
Dalla Bocchetta delle Streghe Orientale (2270m ca) si percorre in piano verso E la testata della piccola conca per raggiungere un ben visibile intaglio (2335m ca) tra la parete S del Cavregasco e la cresta rocciosa (Balz) che scende verso l’Alpe Cavrig Superiore. Con un sentiero di animali ci si abbassa di poche decine di metri per un canalino di pietrame mobile nella conca del Lago Cavrig, quanto basta per aggirare un piede roccioso. Si sale quindi per il pendio erboso verso il canale alla base della parete SE, racchiuso tra una caratteristica “colata” di gneiss a sinistra ed una placconata a destra (2300m ca): ci si alza dapprima per detriti, quindi dopo un tratto nel canale alla base del gradino della “colata” di gneiss ci si sposta verso destra su facile placca raggiungendo una spalla erbosa che si rimonta sino alla placconata successiva (2350m ca), che si risale direttamente per una fessura erbosa oppure sulla destra con facile aderenza, guadagnando l'intaglio 2450m ca sulla cresta delle Lavine Rosse. Dall'intaglio si entra nella parete NE seguendo la stretta ed aerea cengia che prosegue in piano (si può anche seguire la cengia inferiore che corre parallela 4m più sotto). Con percorso esposto ci si porta verso il centro della parete concava: si lascia la cengia e si risale di pochi metri una placca con buoni appoggi, quindi nuovamente in traversata si prosegue sempre verso W portandosi vicino ad un tondeggiante sperone roccioso: salendo in diagonale lungo delle rocce rossastre (o con qualche difficoltà in più risalendo direttamente lo sperone, II+) ci si porta sul piccolo terrazzo erboso al culmine dello sperone stesso (spit – 30mt dalla cengia inferiore). Da qui si cambia nettamente direzione: piegando verso sinistra (E) si percorre l'evidente cengia, in gran parte erbosa, che punta ad una selletta sulla cresta E del Cavregasco. La si segue, in buona parte camminando, e dopo essere transitati al di sotto di un piccolo spuntone rovesciato (attenzione) si raggiunge un tratto delicato: con attenzione lo si supera (singolo passo di II+) e si giunge alla selletta sulla cresta E, al culmine di un canale del versante meridionale. Qui ci si sposta sulla parte terminale della parete SE, dove su terreno più facile ma sempre esposto si aggirano le ultime rocce fino a raggiungere il ripido ma semplice pendio erboso sommitale che in breve conduce alla vetta (2535m – 1,30h).
Settembre 2014
E’ la via di salita più semplice dopo la via delle cenge. Segue il ben definito filo della cresta SW: discontinua e con tratti erbosi, è comunque piacevole ed offre diversi tratti su solida roccia. Se affrontata in discesa è raccomandabile prevedere alcune calate in doppia (presenti tre chiodi). Consigliabile una corda da almeno 30m.
Dalla Bocchetta delle Streghe Orientale (2270m ca) si aggira ad E il filo di cresta entrando in una franosa valletta di pietrame: la si risale e ci si riporta sul filo di cresta a monte di una punta rocciosa (vi è un grosso masso in bilico al piede della punta); con un breve spostamento sul fianco sinistro (W) della cresta (vi è una traccia di animali) si riguadagna il filo della cresta poco sopra, da cui si prosegue per lame, placche e zone erbose sino a quota 2430m ca, dove la cresta piega decisamente verso E e diviene più definita. La si segue, affilata ed aerea, si aggira sul fianco N un piccolo risalto e si torna sul filo; ci si abbassa di un paio di metri ad un intaglio da cui la cresta riprende salire decisa; per rocce e zone erbose ci si alza (presenti tre chiodi) sino ad un rilievo da cui, dopo una breve discesa, si affrontano le rocce finali, tra cui un’erosa placca di roccia bianca, ed in breve si raggiunge la vetta (2535m - 1.30h).
Luglio 2017
Propaggine orientale del Cavregasco, la cresta delle Lavine Rosse ha un profilo roccioso pressoché orizzontale che dall’intaglio di quota 2450m ca (punto d’innesto nel corpo sommitale del Cavregasco) prosegue sino alla cima 2413m (2405m su Igm) da dove la linea spartiacque scende decisa ed irregolarmente erbosa sino al Taglio d’Inghirina. Percorsa da don Buzzetti nel 1932 (ma probabilmente già nota ai cacciatori-alpinisti di queste valli), la cresta offre una piacevolissima arrampicata aerea su generosi appigli, in equilibrio tra l’arcigna Val di Soé e la solare Val Darengo. Ricca di scorci panoramici e suggestivi passaggi (tra cui la terrifica spaccatura del “camino infernale” come definita da Gogna) è un percorso da consigliare.
La cresta offre difficoltà abbastanza continue di II, con alcuni tratti camminabili e alcuni brevi passi di III; l’esposizione è sempre elevata, e per raggiungere i vari brevi intagli occorre arrampicare per alcuni brevi tratti in discesa. La roccia è perlopiù ottima ma data la scarsa frequentazione la solidità degli appigli è sempre da verificare.
Consigliabile una corda da 30m.
Dal Taglio d’Inghirina (2115m) si segue un buon sentiero di animali che orizzontalmente taglia i pendii erbosi della testata della Val d’Inghirina, giungendo al di sotto del rilievo 2413m. Si sale verso W per l’ampio pendio di erba e pietraie puntando all’evidente selletta erbosa subito a S del rilievo 2413m: raggiunta la sella (sulla dorsale separante la conce d’Inghirina dalla conca di Cavrig) si scalano le facili piode di roccia chiara (II) sino al filo di cresta, che verso sinistra conduce alla sommità del rilievo 2413m (2405m su Igm - 1h).
Ci si abbassa ad un primo intaglio, da cui per rocce ripide ma ben appigliate ci si alza e si prosegue per il filo con belle lame sino a ridiscendere ad un secondo intaglio; si evitano a destra (N) degli spuntoni abbassandosi per un diedro oltre cui per cenge erbose si ritorna sul filo di cresta, da cui nuovamente in discesa al terzo intaglio (2400m ca) dove si traversa su un masso incastrato una stretta ma abissale spaccatura portandosi sul comodo terrazzo erboso; si poggia a destra (N) e per placche gradinate e cengette rocciose ci si alza, quindi si prosegue sul filo camminando sino ad un risalto che un poco più difficile (III) porta ad abbassarsi al quarto intaglio; si rimonta per il filo, superando un’affilata lama a cavalcioni, quindi sul labbro delle placche inclinate si giunge all’intaglio 2450m ca dove giunge la via delle cenge, che si segue sino alla vetta (2535m – 2h).
Luglio 2017
(Binaghi-Malinverno 3 agosto 1938)
E' una bella via di salita su ottima roccia, che nonostante la linea di salita lineare e diretta presenta difficoltà moderate e consente di guadagnare il Cavregasco con un'ascesa divertente e di soddisfazione, ingiustamente trascurata. Segue il profilo del naso roccioso che divide la parete meridionale, alternando tratti di scalata a brevi cenge erbose, ideali punti di sosta.
La via è da attrezzare (friends medio-piccoli e nuts), le soste sono da allestire su spuntoni (fettucce). Necessaria una corda da 60mt
La discesa avviene per la via delle Cenge della parete NE o lungo la cresta SW.
Dalla Bocchetta delle Streghe Orientale (2270m ca) si percorre in piano verso E la testata della piccola conca per raggiungere un ben visibile intaglio (2335m ca) tra la parete S del Cavregasco e la cresta rocciosa (Balz) che scende verso l’Alpe Cavrig Superiore. Dall'intaglio si scalano le facili placche portandosi verso sinistra, dove ci si alza lungo una schiena rocciosa di granito bianco molto ruvido (III-); gli ultimi metri della schiena (uno spit) si aggirano a sinistra per un facile diedro in parte erboso, oppure con qualche difficoltà in più si scalano direttamente in aderenza (IV+). Si sale per erba sino al successivo spigolo, che si risale direttamente (III+) o lo si aggira sulla destra per placche più delicate (IV) raggiungendo la successiva breve rampa erbosa (vecchio chiodo): per placche appoggiate ci si porta all'evidente camino che si sale con divertente arrampicata in opposizione (III+) e superata la breve e ripida uscita si guadagna il successivo comodo pendio erboso; ci si alza e si scalano le facili roccette sulla sinistra, portandosi su di un aereo labbro dove con bella arrampicata su roccia non sempre solida (II+) si raggiungono i pendii erbosi sommitali, che si risalgono camminando raggiungendo in pochi minuti la vetta (2535m – 1,45h).
Settembre 2016
La cresta N separa l’alta val Bodengo dalla Val Soè: il suo fianco occidentale definisce il selvaggio territorio dei Scìis, mentre quello orientale cinge i pascoli superiori dell’Avert di Soé (Canton de l’Avèert de Süée). Entrambi i versanti sono di lungo e non semplice accesso per l’orografia complessa e per il decennale abbandono dei sentieri: l’avvicinamento è quindi da non sottovalutare.
La cresta, che si raggiunge più a monte (S) del Passo della Porta, ha un andamento regolare e nel tratto iniziale è camminabile, dopodiché, superata la Furscelìna (alto valico tra i pascoli di Soé e i Scìis), offre alcuni tratti di breve ma bella arrampicata, tutti su roccia eccellente e ben proteggibile. Obbligato il muretto di III+, dovrebbe invece essere evitabile il becco roccioso di IV+ (non verificato). Nell’ultimo tiro, sull’impennata finale, la cresta assume la conformazione di spigolo e la scalata, sempre piacevole, diviene più aerea e continua.
La via è da attrezzare (friends medio-piccoli e nuts), le soste sono da allestire su blocchi e spuntoni (fettucce). Necessaria una corda da 60mt.
La discesa avviene per la Via delle Cenge della parete NE o per la cresta SW.
Da Bodengo (1030m) si raggiunge l'Avert di Soé (1733m – 2.15h) da cui si segue la traccia che prosegue pianeggiante verso W superando alcune placche percorse dall'acqua, oltre cui si sale e si passa a destra di una grossa placconata liscia e su terreno più erto (Scpundòn de l'Avèert de Suée) si raggiunge (1900m ca) un grosso scudo roccioso rettangolare incastonato nel ripido pendio, con il labbro superiore sporgente a tetto: lo si aggira a sinistra (S) risalendo una rampa erbosa molto ripida al termine della quale si sbuca sui vasti pendii superiori (Bèlz de la Tur); si rimonta a vista il ripido pendio erboso raggiungendo il filo dello spartiacque (Fil de l'Avartèl de la Porta) in corrispondenza di un selvaggio canalone che sale dai pendii di Scìis (2170m ca – 3.30h).
Si segue la cresta aggirando verso sinistra (Val Soé) un primo tozzo rilievo, quindi ripreso il filo camminabile si supera l'intaglio della Furscelìna dal Sentée dal Péur (2312,5m ctr) e, poggiando a sinistra, si scalano alcune facili roccette (II) portandosi ad un breve muretto verticale (2320m ca): lo si supera scalandolo con traverso a destra (III+, 5m), cui segue un facile diedro in parte erboso (II+) che conduce al successivo settore di cresta, poggiata e camminabile.
Superate alcune facili lame aeree si giunge ad un piccolo intaglio, si aggira a destra (Scìis) il successivo breve risalto (III) e si riprende la cresta che, camminabile, conduce ad un monolitico e bizzarro fungo roccioso. Si raggiunge un risalto più difficile, un becco roccioso spiovente verso Soé: povero di appoggi, lo si supera sfruttando una solida lama (IV+, 3m), oltre cui la cresta torna facile; poco avanti si lascia il filo della cresta per risalire sul fianco destro (Scìis) un canaletto di rocce ed erba (I) al termine del quale si poggia ancora a destra (Scìis) per evitare un difficile risalto; si entra così nel catino roccioso della parete NW e con traverso ascendente su placche corrugate (II) ci si riporta verso il filo della cresta, che si raggiunge con qualche passo di III.
Da qui la cresta s'impenna, divenendo quasi uno spigolo: la si scala per rocce divertenti (II), e risalita una breve placca povera di appigli (un singolo passo di III+) si giunge sui blocchi rotti sommitali per i quali, facilmente, si tocca la vetta(2535m – 6.30h).
Settembre 201
riferimenti:
Guida dei Monti d'Italia: Mesolcina - Spluga - Monti dell'Alto Lario (Gogna, Recalcati -1999)