Berlinghera

Val Chiavenna

foto: Piano di Chiavenna, Valle Meriggiana e Balzun, da Sciresèer

Pilastro d'angolo della destra idrografica della Val Chiavenna, il Berlinghera è sovente considerata cima minore della catena dei Muncech per il suo anonimo versante meridionale che, docile e solare, propone ampi ed uniformi pendii erbosi; ma i versanti rivolti verso la Val Chiavenna hanno caratteri ben differenti: incisi valloni e vaste placconate interrotte da balze disegnano un territorio duramente scalfito, ricco di angoli nascosti di difficile accesso: sono luoghi di straordinarie prospettive, dove i piani orizzontali e verticali hanno confini netti e marcati e le distanze si ampliano e si distendono in un continuo succedersi di scenografie.

Due i caratteri distintivi di questo aspro territorio: il Balzùn e la Valle Meriggiana.

ll Balzùn, tondeggiante rilievo posto sul fianco orientale del Berlinghera, è insieme al Motto d’Avedèe la sentinella d’ingresso alla Val Chiavenna e come il prospiciente gemello ha una dolce sommità erbosa sorretta da levigate pareti da cui si gode una splendida prospettiva sul Lago di Mezzola ed i monti circostanti. Gli smussati profili meridionali, disegnati da placche levigate interrotte da brevi zone boscose, scendono a balze verso lo specchio del Lago di Mezzola, e sono violentemente contrastati dal versante settentrionale, dove il docile pascolo s’interrompe bruscamente ed il monte s’inabissa verticale nell'orrido solco della Valle Meriggiana, un tetro vallone stretto tra pareti alte fino a 600m. Questo abissale squarcio deve il nome all'orientamento del suo lungo e lineare solco, che dalla Piana di Chiavenna appare allineato verso mezzogiorno; null'altro questa valle ha di che spartire col sole, la cui luce penetra nel suo fondo roccioso per poche ore all'anno. Il fondo della Meriggiana rimane perennemente nascosto alla vista, solo da alcune difficili prospettive se ne intravede qualche remoto angolo, il resto giace celato nelle ombre delle sue pareti.

Accessi stradali:

località Forno: da Sorico, in località Ponte del Passo, si sale per stretta strada asfaltata sino all'abitato di Albonico. Da qui si sale per la piccola strada dapprima asfaltata, quindi sterrata con tratti molto sconnessi (percorribile con piccole auto con buona altezza da terra) che conduce a Il Forno. Si posteggia nella radura prima di un bivio, a SE del rilievo 672m.

località Paiedo: presso il municipio di Era si acquista alla biglietteria automatica il permesso di transito per le strade silvopastorali. Ci si porta quindi a monte del cimitero dove prende avvio la stretta strada asfaltata che sale a Paiedo. Per gli itinerari di Bedogne e Fuslet si abbandona la strada asfaltata verso quota 570m ca per prendere la deviazione a sinistra che in breve conduce al torrente Casenda.

Foto con toponimi:

Alpe Poncio - 1356m

Sulla sommità del Balzùn trovarono posto alcune baite che, sparse sul piccolo altopiano, componevano l'Alpe Poncio: già citata in alcuni carteggi del 1600 insieme alle vicine alpi Pero e Derscen, l'Alpe Poncio sfruttava questo insolito, ridotto, ma favorevole pascolo pianeggiante. Dell'Alpe Poncio oggi rimangono solo miseri resti: i sentieri che lo raggiungevano dal basso sono scomparsi, mentre quello che giungeva dall'Alpe di Pero costringe ad una lunga discesa su tracce non sempre visibili. Pur essendo una magnifica ed accogliente balconata sospesa, rimane quindi uno dei tanti angoli dimenticati di queste zone.

Il curioso toponimo Poncio probabilmente deriva da “poncia”, cioè punta, sommità, da cui anche Poncione, usato soprattutto nel vicino Canton Ticino per indicare delle cime rocciose; il Balzùn è localmente noto anche come Öor de Poonc, mentre in talune guide recenti compare come Cima delle Dune, esotico toponimo partorito dalla fantasia degli apritori di vie sulle sue placche meridionali.

S3 - Alpe Poncio da Pra dell'Oro

E' un bel percorso che regala una salita varia e scenografica ed interessanti vedute sul sottostante selvaggio Vallone del Poncio; si sfrutta il vecchio sentiero, reperibile solo a tratti, da Pra dell'Oro risolve con percorso tortuoso le numerose fasce rocciose rimontando canali e pendii erbosi sino ai pascoli sottostanti l'Alpe Derscen. Da qui, lasciata la traccia che sale a Derscen, ci si sposta sugli scoscesi fianchi del Vallone del Poncio e grazie ad uno stupendo sentiero, non riportato sulle carte, si percorre un sistema di cenge con tratti esposti che permettono di raggiungere il colletto 1361m e quindi l'Alpe Poncio. E' l'itinerario più agevole per raggiungere l'Alpe Poncio, ma il tratto lungo la cengia può essere pericoloso se umido.


    • difficoltà: T4+

    • dislivello: 900m

    • tempo: 3h

Dal posteggio di Forno (550m ca) per sentiero ci si alza alla vicina chiesetta della Madonna di Albonico Vecchio (610m ca). Si prosegue verso SW (bolli rossi) e ci si abbassa per attraversare il Rio Poncio oltre cui si trova la mulattiera che giunge da Albonico. La si segue in salita e superata la linea elettrica si raggiunge una baita abbandonata su di una radura (650m circa). Si prosegue per la mulattiera (WSW), a tratti sporca di vegetazione, giungendo alla baita di Cugnoo, con un castagno plurisecolare, quindi ad un gruppo di baite da dove per traccia poco evidente ci si alza nel bosco di betulle per piegare quindi a sinistra e riprendere la direzione WSW. Passato un piccolo torrente si raggiunge quindi la radura di Pra dell'Oro (997m). Ci si alza portandosi verso il rudere più alto e più settentrionale, da cui verso destra prende avvio una buona traccia che, dopo una brevissima discesa, traversa in direzione del Vallone del Poncio. Si raggiunge così una zona di placche: senza portarsi sulla fascia rocciosa si piega a sinistra e si sale per una rampa di vegetazione su traccia sovente invasata, fin verso quota 1100m ca dove si esce dalla boscaglia e piegando a destra ci si porta su un panoramico costone. Si rimonta il facile pendio erboso piegando verso sinistra e puntando ad un ampio canale di erba e radi arbusti, lo si risale sino ad una sella (1300m ca – 1,45h) posta subito ad W di un grosso masso in bilico (al Fùunc) da cui ci si affaccia sul Vallone del Poncio. Si prosegue la salita seguendo la rada traccia, si passa da uno stretto intaglio tra delle roccette oltre cui si traversa in piano (S) fino ad una successiva ampia rampa erbosa; la si risale senza traccia evidente fin dove sfuma in un aperto pendio con pini mughi. Si lascia la direzione di salita verso l'Alpe Derscen e poggiando verso destra ci si porta su un panoramico costone erboso affacciato sul Vallone del Poncio (1400m ca). Qui prende avvio un evidente sentiero (bolli rossi) che taglia orizzontalmente il dirupato fianco esposto sul Vallone del Poncio: lo si segue, ed in lieve discesa si raggiunge un primo facile canale detritico che si attraversa; si prosegue sempre su buon sentiero percorrendo un'aerea cengia, oltre cui ci si dirige sempre in traverso verso il successivo canale. Si superano in discesa alcuni brevi gradini rocciosi (I, esposto) abbassandosi quindi al canale che scende dall'Alpe Derschen; si attraversa il piccolo torrente (1370m ca) e si prosegue il traverso, ora in leggera salita e su traccia meno evidente, raggiungendo una faggeta dove la traccia torna visibile e, passati al di sopra di una piccola pietraia, si raggiunge il colletto della Porta della Meriggiana (1361m - 3h) che separa il Vallone del Poncio dalla Valle Meriggiana (muretto a secco con finestrella). Da qui in breve all'Alpe Poncio (1356m - 3h).

Ottobre 2015

S4 - Alpe Poncio dal vallone del Poncio per il sentiero occidentale

Del sentiero indicato sulle carte non è rimasto nulla, a parte qualche flebilissima traccia e, forse, i resti di un muretto a secco nel punto di attraversamento della forra. Il percorso è impegnativo per la ripidità del terreno, per alcuni tratti su placche rocciose e soprattutto per l'orientamento che richiede attenzione: occorre infatti muoversi tra gli affioramenti rocciosi sfruttando al meglio le debolezze nel dedalo di cengette e gradini erbosi. E' riservato ad esperti di luoghi senza sentiero.


    • difficoltà: T5+

    • dislivello: 850m

    • tempo: 3h

Dal posteggio di Forno (550m ca) per sentiero ci si alza alla vicina chiesetta della Madonna di Albonico Vecchio (610m ca). Si prosegue verso SW (bolli rossi) e ci si abbassa per attraversare il Rio Poncio oltre cui si trova la mulattiera che giunge da Albonico. La si segue in salita e superata la linea elettrica si raggiunge una baita abbandonata su di una radura (650m circa). Da qui si torna sul lato sinistro idrografico del Rio Poncio per sentiero raggiungendo subito un successivo gruppo di ruderi: da qui, senza traccia, si piega verso sinistra (WNW) e si sale per il caotico bosco di castagni su labile traccia. Giunti al piede delle bastionate rocciose verso quota 900m si piega a sinistra (W) dirigendosi verso il Vallone del Poncio, si scavalca una nervatura (1000m ca) e si entra nel ripido versante del vallone. Si segue il fianco, talora scosceso, senza traccia obbligata rimanendo al piede della fascia rocciosa, dove si passa da una balma (1000m ca). Da qui ci si abbassa in traverso, portandosi per terreno ripido ma senza difficoltà al punto di attraversamento della grande forra (970m ca); ci si porta sulla sua destra idrografica senza difficoltà, quindi si rimonta la costola rocciosa salendo per placche (I) e cengette erbose, per uscire quindi a destra portandosi in una valletta sulla destra idrografica della forra. La si risale per pochi metri e, riguadagnato non facilmente il filo della costola, ci si alza ripidamente per i corridoi erbosi tra le rocce fino a quota 1160m ca, dove le rocce terminano e lasciano spazio ad una comoda faggeta. Senza più difficoltà ci si alza, rimontando più avanti una rampa boscosa sulla sinistra di una parete di roccia chiara, e transitati da una balma (1260m ca) ci si alza uscendo dal bosco raggiungendo i dolci pendii dell'Alpe Poncio (1356m – 3h).

Novembre 2016

S5 - Alpe Poncio dal Vallone del Poncio per il sentiero orientale

Meno diretto del sentiero occidentale, questo percorso abbandona presto i ripidi fianchi del Vallone del Poncio per guadagnare i terrazzi boscosi da cui si giunge ai pianori sommitali del Balzùn. Come per il sentiero occidentale, anche questo percorso è completamente scomparso: richiede capacità di orientamento e dimestichezza con terreni ripidi e privi di traccia.


    • difficoltà: T5

    • dislivello: 900m

    • tempo: 3h

Dal posteggio di Forno (550m ca) per sentiero ci si alza alla vicina chiesetta della Madonna di Albonico Vecchio (610m ca). Si prosegue verso SW (bolli rossi) e ci si abbassa per attraversare il Rio Poncio oltre cui si trova la mulattiera che giunge da Albonico. La si segue in salita e superata la linea elettrica si raggiunge una baita abbandonata su di una radura (650m circa). Da qui si torna sul lato sinistro idrografico del Rio Poncio per sentiero raggiungendo subito un successivo gruppo di ruderi: da qui, senza traccia, si piega verso sinistra (WNW) e si sale per il caotico bosco di castagni su labile traccia. Giunti al piede delle bastionate rocciose verso quota 900m si piega a sinistra (W) dirigendosi verso il Vallone del Poncio, si scavalca una nervatura (1000m ca) e si entra nel ripido versante del vallone. Si segue il fianco, talora scosceso, senza traccia obbligata rimanendo al piede della fascia rocciosa, dove si passa da una balma (1000m ca). Si prosegue in quota per risalire poco avanti, su terreno ripido, un ampio canale sin verso quota 1100m: si aggirano a sinistra le rocce che fanno da testata al canale scavalcandole nel punto di maggiore debolezza, entrando in un successivo ampio canale boscoso. Lo si risale passando da una piccola piazzola sorretta da dei resti di muretto a secco (1160m circa) quindi con direzione NNE si toccano i ruderi di una baita (1200m circa). Si prosegue in ascesa diagonale mantenendo la direzione e rimanendo al di sotto delle placche terminali: si individua quindi poco più avanti una faggeta risalendo la quale si guadagnano i facili pendii sommitali e senza più problemi la dorsale del Balzun (1417m).

Si segue l'ampia e panoramica dorsale verso SW raggiungendo i resti dell'Alpe Poncio (1356m – 3h).

Novembre 2012

S7 - Alpe Poncio dal Motto della Porta

Il solare versante orientale del Balzùn - aperto tra il Vallone del Poncio e la Valle della Porta - è l'unico a godere di una certa notorietà per la presenza di alcune vie di arrampicata lungo le placconate che, frammezzate da cenge erbose e macchie boscose, disegnano un caratteristico mosaico. Un dimenticato sentiero, probabilmente il percorso di carico dell'Alpe Poncio, risaliva questo labirintico fianco snodandosi tra rampe erbose e crinali boscosi. Il percorso qui descritto, oltre che sommario mancando significativi riferimenti, è altresì manchevole della descrizione degli ultimi 200m che comunque non dovrebbero offrire significative difficoltà.


    • difficoltà: T4

    • dislivello: 900m

Dal Motto della Porta (975m) ci s abbassa alla vicina sella erbosa sulla testata della Valle della Porta (930m ca), quindi con un ampio arco antiorario si risalgono gli abbandonati pascoli verso il piede delle placconate rocciose; compaiono i resti di un sentiero che si segue (gradini) alzandosi in un canaletto, quindi si traversa orizzontalmente verso sinistra passando subito a monte di un caratteristico promontorio di roccia scura con una striatura verticale bianca (1100m ca). Si guadagna quota mantenendo sempre la direzione SW sino ad una poggiata placca rocciosa (1200m ca) che si risale facilmente guadagnando la fascia boscosa superiore. Da qui dovrebbe essere possibile proseguire in salita per il bosco sino alla pianeggiante sommità dal Balzùn e quindi all'Alpe Poncio - tratto no verificato.


ottobre 2022


N7 - Alpe Poncio dai Mutali per la Cresta dei Candelée

Dalla spalla soprastante il Bàalz di Roar si alza una cresta di blocchi che sfuma sulle tondeggianti propaggini settentrionali del Balzun. La cresta offre una brevissima, facile e divertente scalata su ottima roccia: l'arrampicata, discontinua per la conformazione a blocchi del filo e per la presenza di diversi ripiani con arbusti e piante, presenta passaggi di II con alcuni singoli passi di III. La parte superiore, che presenta qualche passaggio leggermente più impegnativo, è evitabile sfruttando un'evidente cengia con traccia che percorre il labbro superiore della vastissima placconata che caratterizza il versante orientale del Balzun. Il nome "candelèe" deriverebbe dalle candele ghiacciate che nella stagione fredda si formano dal percolare dell'acqua sulla parete che, gradinata a cenge percorse da capre e camosci, si affaccia sul vuoto della Meriggiana.


    • difficoltà: PD- (III)

    • dislivello: 250m

    • tempo: 0.45h

Dalla spalla soprastante il Bàalz di Roar (1170m ca) si salgono le facili rocce dell'evidente cresta, dapprima poggiando verso destra quindi portandosi sul filo; senza percorso obbligato se ne scalano i blocchi (II e III) senza allontanarsi troppo dal filo e verso quota 1270m ca si raggiunge una evidente cengia che verso sinistra taglia la vasta placconata; da qui è possibile:

- seguire la cengia orizzontale e, raggiunto un ampio e pianeggiante pianoro erboso, salire senza difficoltà al pianoro sommitale del Balzun

- proseguire per la cresta, superare un breve diedro (III) e sempre per facili blocchi, ora più appoggiati, raggiungere il pianoro sommitale del Balzun

Senza percorso obbligato, lungo l'ampio e dolce altopiano di erba e rocce montonate, si prosegue verso W sino all'Alpe Poncio (1356m - 0.45h)

ottobre 2022

Alpe di Pero - 1715m (Per)

Diroccato alpeggio in posizione dominante e panoramica, nonostante la quota modesta sorge in un ambiente dal carattere alpino; i solari pascoli, distesi tra placche rocciose e radi lariceti, si affacciano sulla luminosa scenografia dell'alto Lago di Como rendendo l'Alpe di Pero una superba balconata. I sentieri che lo raggiungono non sono mai banali: l'Alpe di Pero gode per questo di un piacevole isolamento sebbene la conosciuta vetta del Berlinghera sia molto vicina.

S1 - Alpe di Pero da Pra dell'Oro

Sino all'Alpe Derscen non vi sono problemi, poi vi è qualche punto che richiede attenzione ma non vi sono difficoltà significative.


    • difficoltà: T3+

    • dislivello: 1200m

    • tempo: 3h

Dal posteggio di Forno (550m ca) per sentiero ci si alza alla vicina chiesetta della Madonna di Albonico Vecchio (610m ca). Si prosegue verso SW (bolli rossi) e ci si abbassa per attraversare il Rio Poncio oltre cui si trova la mulattiera che giunge da Albonico. La si segue in salita e superata la linea elettrica si raggiunge una baita abbandonata su di una radura (650m circa). Si prosegue per la mulattiera (WSW), a tratti sporca di vegetazione, giungendo alla baita di Cugnoo, con un castagno plurisecolare, quindi ad un gruppo di baite da dove per traccia poco evidente ci si alza nel bosco di betulle per piegare quindi a sinistra e riprendere la direzione WSW. Passato un piccolo torrente si raggiunge quindi la radura di Pra dell'Oro (997m). Dai ruderi superiori una traccia prosegue verso S in traverso e superata la Valle delle Vallene raggiunge Stabiello (1060m ca). Superata una torbiera il sentiero sale all'Alpe Godone (1425m) dove un ampio sentiero verso N porta all'ampia sella erbosa dell'Alpe Derscen (1530m). Una buona traccia prosegue in quota e superate alcune roccette giunge all'impluvio del Vallone del Poncio da cui, con un breve strappo in salita, si raggiunge l'Alpe di Pero (1715m - 3h).

Ottobre 2015

S6 - Alpe di Pero dall'Alpe Poncio

Il collegamento tra le due alpi percorre logicamente la nervatura che dalla porta della Meriggiana si alza verso il Berlinghera separando il Vallone del Poncio dalla Valle Meriggiana. Il sentiero compare a tratti e vi sono resti di muri a secco.


    • difficoltà: T4-

    • dislivello: 350m

    • tempo: 1h

Dalla Porta della Meriggiana (1361m, muretto a secco con finestrella) si sale direttamente la nervatura rocciosa che a destra precipita nella Valle Meriggiana. Ci si alza per traccia mantenendosi prossimi al labbro esposto sul canalone, si superano alcune facili roccette (muro a secco) e si raggiunge un gruppo di faggi (1550m ca) da dove la traccia lascia il filo della nervatura per piegare a sinistra; si traversa un pendio erboso quindi si riprende a salire verso una selletta erbosa (1600m ca) oltre cui ci si alza in diagonale e, su traccia progressivamente più visibile (radi bolli rossi) si prosegue la salita diagonale del pendio in direzione W sino ai resti dell'Alpe di Pero (1715m – 1h), visibili solo all'ultimo momento.

Novembre 2012

Ottobre 2015

N5 - Alpe di Pero dalla Forcella della Zania

Interessante ed inatteso percorso che sfruttando una stretta ed aerea cengia lungo le ripide balze settentrionali della cima 1618 (ctr) collega la Forcella della Zania col sentiero Tamul - Pero. Nonostante vi siano alcuni recenti bolli il percorso è ben nascosto: il tronco di un larice posato come passerella sopra il ripido canalone nei pressi della Forcella è l'indizio che dà il via al cammino.


    • difficoltà: T4

    • dislivello: 300m

    • tempo: 1.30h

Dalla Forcella della Zania (1456m igm) si supera la testata del canale che scende verso N su di un tronco, quindi per buona traccia si percorre un'esposta cengia boscosa che in quota prosegue verso W; ci si alza di pochi metri e si raggiunge una valletta di erba e pietrame che si supera senza difficoltà (1430m ca) raggiungendo il filo della costola successiva, dove ci si alza per alcune decine di metri per riprendere la traversata in quota su terreno più facile, e superata una successiva facile valletta a monte di una cascata (è l'immissario più orientale della Val Milano) si giunge in piano ad intercettare il sentiero che dall'Alpe Tamul sale all'Alpe di Pero (1550m ca). Come per il percorso n. 7 si raggiunge quindi l'Alpe di Pero (1715m – 1.30h).

Maggio 2018

N1 - Alpe di Pero da Fuslet per l'Alpe Tamul

L'Alpe Tamul è comodamente raggiungibile da Paiedo per il sentiero della Bocchetta di Chiaro: la variante qui descritta, di scarso interesse svolgendosi in massima parte al di sotto della linea dell'alta tensione, è utile solo qualora si voglia partire da Fuslet o da Bedogne. Non esiste una traccia marcata, ma l'orografia semplice e dei vecchi bolli rossi rendono la salita priva di significative difficoltà.


    • difficoltà: T3+

    • dislivello: 1200m

    • tempo: 3.30h

Dal termine della strada forestale (600m ca) si prosegue sino sulla briglia del Casenda che consente di portarsi sulla destra idrografica. Per vaghe tracce di sentiero ci si alza sul costone di Fuslet sino al rudere superiore (740m ca), dove una vaga traccia verso destra (W) porta sul costone erboso tra la Val Palada e la Val Sozza. Non resta che risalire alternando il bosco alla radura della linea elettrica (bolli rossi) fin verso quota 1120m ca, dove verso destra (W) una traccia pianeggiante attraversa la testata della Val Palada e conduce ad un tornante del sentiero Paiedo - Bocchetta di Chiaro. Si segue il buon sentiero in salita e toccata una piccola radura (Barambàna) si raggiunge la discosta Alpe Tamul (1596m Igm) (l'Alpe Tamul è evitabile prendendo a sinistra al bivio di quota 1510m ca).

Dalle diroccate baite si segue la traccia che verso E in lieve discesa conduce ai numerosi rami torrentizi della testata della Val Milano, sino al canale più orientale che tra pietrame malfermo si risale sbucando sulla pianeggiante dorsale della cresta NE del Berlinghera (1750m ca). Poco sotto si individua il vecchio sentiero che in piano conduce all'Alpe di Pero (1715m – 3.30h).

Maggio 2018

Motto della Porta - 975m

Tondeggiante sommità che conclude il crinale destro idrografico della Valle della Porta. Non ha particolare interesse, qui viene segnalato in quanto punto di passaggio di percorsi. Secondo alcune ipotesi (Mazzoleni) potrebbe essere il luogo dove in epoca medievale sorgeva una delle torri della rete di segnalazione del ducato di Milano, la Tor Bruna. Da segnalare che sul sentiero che dal Motto della Porta sale all'Alpe Poncio si erge un monolitico promontorio roccioso di roccia scura con una striatura verticale bianca: potrebbe essere che il toponimo Tor Bruna derivi da questo singolare roccione più che da una torre scomparsa secoli addietro.

Il Motto dovrebbe essere raggiungibile da Forno lungo vecchi sentieri privi di difficoltà ma abbandonati e di non semplice reperimento (non verificato).

E3 - Motto della Porta dalla Valle della Porta per il Sentèe della Lata

Il Sentèè della Lata (o Sentèe del Puntesèl) è l'unico percorso che consente di superare la dirupatissima destra idrografica della Valle della Porta. Sfrutta un'evidente e larga cengia-rampa erbosa che dall'impluvio della valle sbuca sui comodi pianori soprastanti lo Stagno di Peschiera. Poco prima del suo termine una parete rocciosa obbliga ad un delicato traverso esposto su di una profonda spaccatura: qui furono posate delle travi di legno (lata, in dialetto locale) a formare una sorta di ponteggia (puntesèl) per il passaggio delle greggi; oggi per il superamento della paretina rimangono alcuni fittoni ed un cavetto.

Il fianco sinistro della Valle della Porta invece, pur scosceso, sembra offrire più di una possibilità di attraversamento: qui si descrive quello che dall'impluvio conduce per esposte cenge sino al solco della Val Girola e quindi il sentiero per la Piza (E1): verosimilmente esiste un sentiero più diretto che rimanendo sempre in quota raggiunge direttamente il Mot de la Brudeghiascia (non verificato).


  • difficoltà: T6

  • dislivello: 600m

  • tempo: 2h

  • quota max: 975m


Dal Mot de la Brudeghiascia (450m ca) si rimonta verso S la facile dorsale boscosa (alcuni bolli rossi) e piegando a destra (W) si raggiunge il ciglio della destra idrografica della Val Girola (550m ca): una poco intuibile cengia taglia il precipite fianco della forra e consente, con percorso esposto ed un passo delicato, di abbassarsi nel solco della Val Girola. Si rimonta la sinistra idrografica e lasciato il percorso verso la Piza (E1) si prosegue senza traccia a sinistra alzandosi parallelamente al solco della Val Girola; appena possibile si ritorna nell'alveo di pietrame e senza difficoltà lo si risale fin verso quota 730m, dove un canale di erba e pietrame fine sulla sinistra (dx idrografica) consente di alzarsi ed uscire dalla valle guadagnando una boscosa selletta (750m ca); si prosegue verso S e si scalano facili rocce giungendo su di un rilievo in destra della Val Girola, da cui ci si abbassa verso sinistra (SE) in direzione della Valle della Porta raggiungendo un ampio canalone franoso (750m ca) (è possibile che qui giunga in quota la traccia proveniente direttamente dal Mot de la Brudeghiascia). Si oltrepassa il canalone e senza traccia ci si abbassa verso il solco della Valle della Porta restando sul margine meridionale del canalone, sino ad intercettare una discreta traccia di animali (710m ca): si segue la traccia che verso destra (S) supera una placca rocciosa su di un'esile spaccatura (esposto) e mantenendo le labili tracce traversa lungamente in quota per esili ed esposte cenge erbose verso S sino all'alveo pietroso della Valle della Porta (700m ca) poco sotto una grande pinna rocciosa emergente dalla boscaglia. Da qui il percorso, oltre che obbligato, è ben evidente: si sale l'ampia rampa-cengia erbosa che da destra verso sinistra sale ripida la destra idrografica sino a portarsi poco sotto il labbro spiovente del crinale: superata una nervatura si perde quota con un paio di svolte e si raggiunge la paretina rocciosa con cavetto (750m ca): la si supera (II, estremamente esposto) guadagnando un comodo terrazzo erboso del crinale NE del Motto della Porta. (Da qui dovrebbe essere possibile raggiungere lo Stagno di Peschiera abbassandosi verso W - non verificato). Si piega verso SW e si risale l'ampio crinale, rimontando dapprima un rilievo di roccette rotte quindi per poggiata dorsale erbosa tra placche e pini mughi si giunge senza difficoltà al Motto della Porta (975m - 2h).

ottobre 2022

La Piza - 633m

Dente roccioso dalla nuda cupola di roccia giallo rosata, svetta deciso sulla piccola Val de La Piza in cui precipita con un salto verticale di diverse decine di metri. E' un ottimo punto panoramico ben identificabile anche dal piano come distinta emergenza rocciosa. L'inventario dei toponimi lo identifica erroneamente con la quota 761m Ctr.

E1 - La Piza da Motto Alto

Dimenticato sentiero che, passando dalle dirute baite di Motto Alto, risolve il complesso pendio boscoso ricco di balze e forre con un tortuoso ed interessante percorso. La traccia, battuta da cacciatori e pastori, non è comunque di semplice individuazione ed in diversi tratti svanisce. Sconsigliabile invece il sentiero che dal piano saliva al Mot de la Brudeghiascia per dorsale tra la Val Giröla e la Valle della Porta passando dalla Stalle dei Botti (Sctala di Bot) in quanto, sebbene privo di difficoltà, è scomparso nel caotico bosco.


  • difficoltà: T5-

  • dislivello: 450m

  • tempo: 2h

  • quota max: 633m

Dalla chiesa di San Giovanni all'archetto (200m) si segue il battuto sentiero che conduce a San Fedelino sino alla seconda fornace, dove si risale senza traccia il bosco alle sue spalle raggiungendo in breve la fascia rocciosa: qui compare il labile sedime del vecchio sentiero che verso sinistra inizia il lungo traverso su di una cengia boscosa. Con percorso pressoché in quota si supera dapprima un ruscello alla base di un salto roccioso (250m ca) quindi, sempre su comoda cengia talora invasa dall'erba, con alcuni tratti in trincea rocciosa e superando alcune facili placche si giunge su una dorsale dove, con breve salita, si giunge al pianoro coi ruderi di Motto Alto (Mot Oolt, 344m Ctr).

Dal rudere orientale la traccia riprende il traverso, ora in leggera ascesa, e superato un colatoio roccioso ed una valletta (Val de La Piza) attraversa una breve placca (ponteggia di legno) giungendo al torrente della Val Giröla (390m ca); lo si supera uscendone in salita per una sottile cengia rocciosa che conduce ad un terrazzo al piede di una poggiata placca: su tracce incerte (alcune tacche) si risale la poggiata placca quindi piegando verso sinistra si rientra nel bosco dove la traccia ricompare sporadica e con traverso ascendente conduce, superata la testata di uno scosceso canale, su di un roccione panoramico (Mot de la Brudeghiascia, 450m ca).

Si rimonta verso S la facile dorsale boscosa (alcuni bolli rossi) e piegando a destra (W) si raggiunge il ciglio della destra idrografica della Val Girola (550m ca): una poco intuibile cengia taglia il precipite fianco della forra e consente, con percorso esposto ed un passo delicato, di abbassarsi riattraversando nuovamente la Val Giröla; si rimonta la sinistra idrografica e superato un piccolo gradino roccioso lungo una spaccatura (I) si prosegue su traccia non sempre evidente in traverso ascendente sino ad una paretina rocciosa (termine dei bolli rossi); si prosegue il traverso su terreno confuso (alcuni gradini soffocati dalla vegetazione) passando da una balma sotto una parete rocciosa sino a raggiungere l'aperto e panoramico terrazzo roccioso de La Piza (633.6m Ctr - 2h).


novembre 2019

Bàalz di Roar - 1150m

Un bosco pensile su di un orrido abisso: il Bàalz di Roar è una piccola isola boscosa naufragata sugli allucinanti fianchi della Meriggiana, un matroneo su gotiche quinte: tetre, umide, ombrose, di verticalità immani e voraci. Un luogo, un "altrove" di una sacralità primordiale, il grembo nascosto di una Natura matrigna e severa.

Il Bàalz di Roar ("balza dei roveri", sebbene oggi alle querce siano succeduti faggi e betulle) non è raggiungibile direttamente, occorre risolvere il tormentato versante tra la Val Meriggiana e la Valle della Porta per un tortuoso tracciato che risalendo tra balze e forre scavalca in ultimo il vertiginoso orlo di cresta entrando nelle cupe penombre della Meriggiana. E’ un luogo fuori dal mondo.

E2 - Bàalz di Roar da La Piza

Il percorso si svolge sulla sinistra idrografica della Val di Bondì (alta Val Girola) aggirando in senso orario una vasta placconata sulla cui sommità un tempo si trovava un ampio pascolo: una balma rimane a testimonianza dello sfruttamento di questo pendio ora colonizzato da una betulleta. Le difficoltà sono soprattutto di orientamento in quanto il percorso, pur obbligato, è di difficile reperimento; vi è qualche breve tratto esposto e delicato.


  • difficoltà: T5+ (III)

  • dislivello: 550m

  • tempo: 2h

  • quota max: 1170m

Da La Piza (633.6m Ctr) si segue una cengia che sulla destra idrografica della Val de La Piza consente di passare al piede dei grossi blocchi rocciosi giungendo sulla testata della Val de La Piza; senza attraversarla si risale per facile dorsale boscosa e, superato un breve diedrino roccioso (I), si prosegue la salita sino ad un largo canale di pietrame chiuso a sinistra da una strapiombante balza rocciosa: passando al piede della balza rocciosa (bollo rosso) si risale il canale e con un paio di risvolti ci si porta sulla sommità della balza. Si prosegue in salita aggirando a destra il piccolo risalto di una nervatura rocciosa (760m ca) giungendo così alla base di una vasta placconata (800m ca); lambendone il piede, per valletta o per il filo della vicina costola di roccette (alcuni resti di gradini) si prosegue la salita, qui obbligata tra la placconata (a dx) ed il piccolo ma scosceso solco torrentizio della Val di Bondì (a sx), e su tracce di sentiero, superata una brevissima ma scivolosa placca (delicato, buoni appigli su radici), si giunge ad un tornante verso destra: il sentiero, superato un canaletto roccioso, conduce in breve all'aperta sommità della vasta placconata (917.6m Ctr, la Piota) dove terminano le asperità ed ha inizio un'ampia betulleta: tra l'erba alta si prosegue in salita verso W raggiungendo una balma (950m ca, Crot di Mutali) riparata da un grosso lastrone spiodato dal macigno soprastante; proseguendo sempre verso W ci si alza ed, aggirando alcune zone a placche, si giunge all'aperto e panoramico pianoro dei Mutali (1103m Ctr) sull'orlo della Meriggiana.

Ci si porta al piede del gradino roccioso che chiude il pianoro verso S: una roccia appoggiata a mo' di gradino agevola il primo passo sul breve muretto di nuda roccia che si supera su tacche (II+, non esposto) e per blocchi rotti ci si porta sull'ampio pianoro superiore; seguendo la larga cresta si raggiunge così la testata della Val di Bondì oltre cui la cresta torna ad impennarsi: una ripida ma facile rampa di erba e rocce consente di alzarsi sino ad una piccola spalla (1170m ca) oltre cui una traccia di animali svalica nel versante della Val Meriggiana e per stretta cengia permette di abbassarsi raggiungendo in breve la faggeta del Bàalz di Roar (1150m ca - 2h).

novembre 2019


Valle Meriggiana

Un lungo, fondo, tetro abisso lacera in profondità il selvaggio versante orientale del Berlinghera, e correndo d'infilata per oltre due chilometri sbocca sulla piana con un rigurgito di pietrame d'ogni dimensione. A dispetto del nome, l'umida e latebra Meriggiana è il regno delle ombre, un Tartaro d'immani pareti e blocchi titanici, uno sconquasso tellurico dall'impluvio ingombro di rocce dove le acque scorrono carsiche riaffiorando a tratti per subito tornare ad inabissarsi nel sepolto fondale. La pastorizia della disperazione si spinse anche in questa valle e fin dove poté penetrò nelle viscere della forra: ne restano testimoni alcune misere balme aggrappate alle pareti, nascoste alla cieca e furiosa collera delle rare ma devastanti piene. La parte alta rimane invece impenetrabile, un ambiente di selvaggia e crudele bellezza secluso tra due risalti invalicabili, dove un acuminato alfiere roccioso sorveglia l'ingresso dello stretto antro in cui rugghia l'eco di cascata. La Natura qui, nelle fredde ombre della Meriggiana, ha il suo volto più truce e numinoso.


N6 - Valle Meriggiana in discesa dall'Alpe Poncio

La discesa, irremeabile, prende avvio da un poco invitante colatoio di serpentiniti, sbocco superiore della rettilinea riga di faglia della valle; superato questo tratto il terreno diviene meno infido e, pur severo ed impegnativo, si lascia percorrere con difficoltà contenute. Sono presenti due importanti risalti da superare con corde doppie: un primo da 55m, impegnativo in quanto richiede un lieve pendolo finale per evitare la discesa in acqua, ed un secondo da 25m con strapiombi. Seguono altre tre calate più brevi e semplici. In caso di ripetizione è consigliabile essere attrezzati per predisporre eventuali ancoraggi qualora gli esistenti risultino danneggiato da frane o piene, eventi tutt'altro che improbabili. La valle conserva per lungo tempo l'umidità: affrontare la discesa solo in periodi asciutti. Sono necessarie due corde da 60m. La prima coraggiosa discesa integrale fu effettuata da Gogna e Recalcati nel 1997, non si hanno notizie di ulteriori ripetizioni.


  • difficoltà: PD-

  • dislivello: -1200m

  • tempo: 5h

  • quota max: 1436m

Dall'Alpe Poncio si oltrepassa il colletto della Porta della Meriggiana (1361m, muretto a secco con finestrella) e si sale direttamente la nervatura rocciosa che a destra precipita nella Valle Meriggiana. Ci si alza per traccia (sentiero S6 per l'Alpe Pero) mantenendosi prossimi al labbro esposto sulla Meriggiana sino ad un pianoro con faggio (1436m Ctr), dove verso la Meriggiana scende un franoso canale di detriti verdastri. Dal pianoro ci si porta sulla costola in sinistra orografica del canale detritico e la si ridiscende per ripide roccette e gradini erbosi, e sfruttando i larici ci si cala sino all'alveo di pietrame alla confluenza col ramo occidentale della Meriggiana; si prosegue senza difficoltà nella stretta gola sino ad un improvviso e notevole risalto (1300m ca) da cui sgorga una cascata (non visibile da sopra): poggiando sul fianco destro si effettua una calata da 55m che, con un breve pendolo finale facilitato da rocce appigliate, deposita oltre una serie di piccole cascate; si percorre facilmente lo stretto corridoio chiuso tra altissime pareti sino allo sbocco in un verdeggiante slargo in cui si erge un acuminato dente roccioso, che si raggiunge e si oltrepassa sulla destra raggiungendo un secondo risalto (1150m ca) di enormi blocchi incastrati e sporgenti a sbalzo: con una doppia da 25m si riguadagna l'alveo camminabile e si raggiunge l'ampia confluenza (1100m ca) col caotico canale di blocchi al piede della parete N della quota 1734.2m Ctr. (Da qui per un'esposta cengia sulla sinistra della Meriggiana è possibile raggiungere una balma con muri a secco (Crot de la Sedula? - 1080m ca)). Dalla confluenza una breve calata di 5m consente di superare un altro blocco incastrato oltre cui si prosegue lungamente senza difficoltà sino ad una zona di boscaglia, dove un ulteriore risalto si risolve verso sinistra per un breve ma esposto traverso (580m ca) su delicati gradini naturali tra due placche; si giunge ad un ultimo risalto che sempre sulla sinistra orografica concede un'esposta cengia (500m ca) che, con un'ultima calata su alberi (10m), conclude le difficoltà. Si prosegue la discesa ed al termine delle pareti si esce dall'alveo verso sinistra, dove nel bosco si rintraccia un discreto sentiero che passando dai Crot de la Merigiana in breve conduce a Vigazzolo (214m - 5h).


ottobre 2021

Forcella della Zania - 1456m (Furscèla de la Zania)

Dal nome evocativo, la Forcella della Zania è un intaglio sulla cresta settentrionale del Berlinghera, affacciata da un lato verso l'abissale Meriggiana e dall'altro verso l'incassata Val Milano (Val dal Milan). Le carte la posizionano nei pressi della quota 1456m igm, dove un erto canalino dall'ombroso versante settentrionale sbuca per affacciarsi sulle precipiti pareti che affondano nella Val Meriggiana. Subito a monte della forcella un'alta parete di roccia verticale e compatta interrompe nettamente la cresta del Berlinghera esiliando la forcella nel suo mondo sospeso.

Il curioso toponimo deriverebbe dal Longobardo "zàina", che significa cesto e, per similitudine morfologica, conca. Ma anche il germanico "zahn", dente, potrebbe avere un fondamento quale origine del nome.

N4 - Forcella della Zania da Bedogne per Sciresèer

Un sorprendente ed affascinante sentiero dalla Val Casenda risale i ripidi fianchi boscosi affacciati sulla piana di Chiavenna e, toccata la cresta settentrionale del Berlinghera presso il panoramico terrazzo di Sciresèer (Doss Ceresez, punto trigonometrico), ne segue il ripido ma facile filo tra boschi e balze rocciose sfruttandone le rare debolezze sino alla Forcella della Zania. Per la traccia poco definita, il terreno ripido e la vegetazione molesta la parte bassa del percorso è quella meno agevole, mentre da quota 900m ca la progressione diviene meno faticosa e la presenza di diversi bolli aiuta nella scelta della giusta direzione, tutt’altro che intuitiva a causa dell’orografia complessa. Occorre comunque attitudine per questo genere di terreni in quanto, oltre a numerosi tratti esposti, l’orientamento è problematico.

Note:

- un desueto sentiero (N2), oggi battuto solo dagli animali, si staccava in quota da Bedogne, superava la Val Milano e salendo ad un enorme roccione (ricovero per capre) superava la Val Sozza raggiungendo il rudere superiore di Fuslet (740m ca);

- il vecchio sentiero che saliva a Bedogne da Vigazzuolo per Ginesc'tée è anch'esso in massima parte scomparso e soffocato da vegetazione molesta (sconsigliato).


    • difficoltà: T5+

    • dislivello: 900m

    • tempo: 3.30h

    • quota max: 1456m

Dal termine della strada forestale (600m ca) ci si abbassa per la stradina che verso valle (E) scende al torrente Casenda (c'è una cabina interrata) e lo si guada, quindi si rimonta per buon sentiero (alcuni gradini in cemento) la ripida balza su cui sorgono i rustici di Bedogne (Dòs, 677m ctr).

Da Bedogne ci si alza brevemente per il crinale sino ai due rustici superiori, dove verso sinistra ci si abbassa al piede di una cascata (Val del Dòs, 730m ca) portandosi sulla destra idrografica; si rimonta il pendio tra fastidiosa vegetazione alzandosi sino ad alcune rocce sul crinale della successiva valletta, dove ci si abbassa su di una placca (fune) raggiungendo il successivo torrente (Val Torino, 790m ca). Si rimonta la sponda opposta risalendo le ripide rocce (vecchio cavo) o aggirandole sul ripido fianco erboso, quindi aggirata una piccola costola rocciosa (vecchio segnavia) ci si alza ripidamente su terreno scosceso tra erba e rocce fin verso quota 900m ca, da dove si traversa a sinistra individuando una discreta traccia (vecchi bolli rossi) che lungamente conduce sui pendii boscosi affacciati sulla piana di Chiavenna. La traccia diviene più marcata e, passando al di sotto dei resti di alcuni muri a secco raggiunge un piccolo torrente (Val di Cresc’tòn, 940m ca) quindi un paio di canali di pietrame raggiungendo una panoramica cengia da cui ci si alza con risvolti; aggirato in senso orario una breve balza rocciosa si risale un canale di pietrame da cui, uscendo sulla sinistra (SE) si raggiunge l’ampio e panoramico terrazzo di Sciresèer (1100m igm – 2.30h).

Trascurati i bolli che proseguono brevemente in piano sul fianco della Meriggiana ci si alza senza traccia per il bosco e superato un tratto ripido si giunge ad un pianoro panoramico 1219m (ctr) affacciato sulla Val Casenda. Tornando sul fianco della Meriggiana si sale toccando l'anonima cima (1261m Igm, Scim'al Balz dal Pieent); si poggia nuovamente sul versante della Val Casenda fino al piede di una paretina di rocce rotte (1310m ca): le si scala (I) tornando sul fianco Meriggiana, da cui una cengia riconduce sul filo di dorsale boscosa, che in breve conduce alla Forcella della Zania (1456m igm - 3.30h).

Aprile 2018

N3 - Forcella della Zania da Bedogne per la Val del Dòs

E' un percorso più diretto di quello di Sciresèer, che dapprima rimonta un costone boscoso quindi, attraversata l'inforrata Val del Dòs, traversa in quota ricollegandosi col sentiero che sale da Sciresèer presso il pianoro panoramico 1219m (ctr). Il punto di guado della Val del Dòs non è facile da individuare se percorso in senso inverso, in discesa. Pur mancando degli scenografici scorci del sentiero di Sciresèer, merita per il severo ambiente della Val del Dòs.


    • difficoltà: T5

    • dislivello: 900m

    • tempo: 3h

Dal termine della strada forestale (600m ca) ci si abbassa per la stradina che verso valle (E) scende al torrente Casenda (c'è una cabina interrata) e lo si guada, quindi si rimonta per buon sentiero (alcuni gradini in cemento) la ripida balza su cui sorgono i rustici di Bedogne (Dòs, 677m ctr).

Da Bedogne ci si alza per il crinale tra la Val Milano e la Val del Dòs seguendone il boscoso filo e con discreta traccia si guadagna quota; lasciata una traccia che scende verso destra (conduce all'ampio alveo della Val Milano presso la quota 972m igm, dove si trovano i resti di un recinto per animali, i Frac) si prosegue per la dorsale che brevemente si restringe per raggiungere quindi una comoda faggeta (segnavia giallo), quindi verso sinistra (E) per una stretta cengia, esposta ma camminabile, si entra in piano nella Val del Dòs raggiungendone il roccioso impluvio (1060m ca); per delle erte ma facili roccette (I) si rimonta la destra idrografica per un canale privo di tracce, quindi si sale per una nervatura rocciosa e tra i blocchi accatastati (resti di gradini) si raggiunge un piccolo poggio roccioso panoramico (1150m ca - 2h).

Con traverso ascendente verso E (bolli) ci si porta al pianoro panoramico 1219m (ctr) dove, con la parte finale del percorso n 8, si raggiunge Forcella della Zania (1456m igm - 3h).

Maggio 2018

Berlinghera - 1930m

La vetta è un belvedere frequentato in ogni stagione che merita una visita essendo la matrice dei complessi ambienti qui descritti.

S2 - Berlinghera dall'Alpe di Pero

Salita priva di traccia che si svolge su aperti pendii, con alcuni logici aggiramenti.


    • difficoltà: T4

    • dislivello: 250m

    • tempo: 0,30h

Dall'Alpe di Pero (1715m) si rimonta il ripido pendio in direzione della vetta, dapprima per radi larici quindi per prati aperti. Non si sale alla cresta ma si piega verso sinistra (W) scavalcando piccole nervature e passando poco al di sotto di un caratteristico roccione in bilico, oltre il quale si piega a destra e si rimonta l'ultimo ripido tratto raggiungendo la cresta NE a pochi passi dalla cima del Berlinghera (1930m – 0,30h).

Novembre 2012

album fotografico:

Berlinghera: Alpe Poncio - nov2012, ott2015, nov2016

Berlinghera: la Piza - nov2019

Berlinghera: Baalz di Roar - nov2019

Valle Meriggiana in discesa dall'Alpe Poncio - ott2021

Balzùn per la Cresta dei Candelèe e discesa per il Sentèe della Lata - ott2022

altri report:

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484450137666994

Anello del Balzun - Stefano Roverato

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484450137666994

Forcella della Zania - Stefano Roverato

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484450137666994

il Traverso della Val Milano - Stefano Roverato

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484450137666994

Bàalz di Roar - Stefano Roverato

riferimenti:

  • La Mesolcina Meridionale Italiana (Mazzoleni - 2021)

  • Guida dei Monti d'Italia: Mesolcina - Spluga - Monti dell'Alto Lario (Gogna, Recalcati -1999)

  • Sorico: storia di acque, terre, uomini (Rovi, Longatti - 2005)

  • Inventario dei Toponimi - Samolaco (Del Giorgio, Paggi - 1996)