Val Chiavenna
foto: Punta Magnaghi, cresta N (dal Colle Gaiazzo)
Tra il Pizzo Ligoncio ed il Sasso Manduino corre una lunga ed affilata costiera rocciosa da cui emergono cime pressoché ignote: Punta Bonazzola, Cime di Gaiazzo, Punta Magnaghi, Punta Como. I versanti precipiti e le creste affilate ne difendono gli accessi, mantenendo questa lunga linea di cresta sospesa sulle gande delle solitarie testate vallive da cui s'innalza improvvisa. L'ambiente selvaggio, la roccia eccellente ed il palpabile isolamento fanno di questa costiera un magnifico terreno alpinistico ancora intatto, un territorio dove l'intuito pionieristico viene a pesare più del bagaglio tecnico.
Sebbene la quota più alta spetti alla Punta Bonazzola, la regina di questa costiera è indiscutibilmente la Punta Magnaghi: superba, altera e sprezzante, si slancia compatta verso l'alto con creste sottili fendenti come vomeri: è una "fiera punta rocciosa" come la descrisse Bonacossa. Difesa da bastioni rocciosi alti centinaia di metri e protetta ai fianchi dai taglienti delle creste, la Magnaghi è tra le vette della regione che più impegna nell'essere avvicinata e salita.
Un percorso affascinante e coinvolgente raggiunge la Punta Magnaghi compiendo la traversata dell'intera costiera toccando tutte le vette che la coronano: dapprima la Punta Bonazzola, che pur essendo la seconda vetta più alta dopo il Ligoncio è poco appariscente, diluita nella lunga cresta dentellata; quindi le Cime di Gaiazzo, turrito castello roccioso di punte di pari quota che disegnano una montagna curiosa e caotica dal profilo zigrinato e scheggiato; in ultimo la Punta Como, da un lato docile e poggiata, dall'altro arcigna e scabrosa come le sue vicine.
Note: sulle mappe del 1800 la Punta Magnaghi compare come Monte Drogn e le Cime di Gaiazzo erano nominate Monte Talamuca, attribuendo il toponimo Monte Gajazzo all'odierna Punta Bresciadega (nominata invece Dosso Bello sulle mappe catastali); infine la Val Ladrogno (a servitù dell'Alpe Adrogno) si chiamava Valle Mala.
Difficile e faticoso percorso che impegna numerose ore lungo creste e pareti, su difficoltà contenute (max III+) ma dalle esposizioni fortissime; la ricerca dei punti deboli richiede intuito e capacità di valutazione per evitare di finire incengiati. La traversata qui descritta privilegia la progressione veloce ricercando anche sui fianchi i punti di passaggio più semplici: è quindi un percorso articolato che sovente si allontana dai fili delle creste, evitando le difficoltà maggiori e riducendo al minimo il numero di calate e di manovre di corda. La possibilità di diverse varianti rende la descrizione che segue puramente indicativa. Necessarie due corde da 60m, alcuni friends medio piccoli, cordini e fettucce da abbandono.
Note:
-dalla Bocchetta di Spassato passa il sentiero segnato che collega la Val dei Ratti con la Val Codera
-il vallone che dalla Sella Magnaghi scende verso la Val Ladrogno sbocca su risalti a placche di diverse decine di metri: per quanto invitante, non è da ridiscendere
-Dalla Punta Como è possibile evitare l'ultimo tratto lungo la sua cresta SW discendendo già dalla cima il dossone W di blocchi, raggiungendo così il percorso di salita alla Bocchetta del Sereno dal bivacco Casorate-Sempione
-la Bocchetta del Sereno è un valico difficile da individuare e percorrere, in particolare sul versante Val dei Ratti
difficoltà: D (III+)
dislivello: 900m
tempo: 10h alla Bocchetta del Sereno
quota max: 2921m
Dalla Capanna Volta (2213m) ci si alza per prateria alpina e placconate verso NW portandosi subito a destra (E) della netta spaccatura della Bocchetta di Spassato; ci si dirige verso un evidente e caratteristico intaglio con un'enorme roccione piramidale capovolto ed una finestra di roccia (2836.1m Ctr) ma prima di raggiungerlo si devia a sinistra (W) ed aggirato un avancorpo roccioso, per una rampa di erba e placche appoggiate si raggiunge il filo della cresta E della Punta Bonazzola; una regolare cengia-rampa rocciosa (III) taglia il primo risalto e permette di aggirarlo portandosi sul fianco Val Codera, dove si prosegue per cenge e rocce rotte (II) raggiungendo l'appoggiata cresta sommitale e quindi l'ometto della Punta Bonazzola (2921.2m Ctr - 2.30h).
Ci si abbassa per il fianco erboso della cresta W, la si scavalca tornando sul lato Codera dove per una paretina (II) ci si abbassa ad una cengia che conduce al di sopra della Bocchetta di Spassato che con una breve doppia (10m) si raggiunge (2870m ca - 2.45h).
Dalla Bocchetta di Spassato si scala la caotica parete a scaglie della Cima di Gaiazzo NE, salendo da destra a sinistra dapprima per rampe rocciose quindi superando un breve tratto verticale che ben appigliato (III) conduce ai facili blocchi sommitali, dove con una breve deviazione si giunge alla Cima di Gaiazzo NE (2915.3m Ctr); si prosegue per la cresta sino ad un risalto che si aggira a destra abbassandosi sul versante Codera, si attraversa una placca (II) per recuperare il filo di cresta tornando sul lato Val dei Ratti dove si prosegue su facili roccette ed erba; si giunge quindi ad una depressione tra la Cima Centrale e la Cima SW: per placche fessurate e rocce rotte ben appigliate (II) si sale verso destra in breve alla Cima di Gaiazzo Centrale (2918m Ctr- 3.30h), la si ridiscende e tornati alla depressione ci si abbassa di pochi metri sul lato Codera e per facili blocchi si sale alla Cima di Gaiazzo SW (2915.8m Ctr).
Dalla Cima di Gaiazzo SW si segue brevemente la pianeggiante cresta S sino a dove iniziano dei risalti: si poggia a destra (W, versante Codera) scendendo una spalla di blocchi per abbassarsi poi in parete per una stretta spaccatura (2850m ca, III), quindi si traversa in parete su una cengia erbosa e superata una placca (II) si riguadagna il filo della cresta S; con una calata in doppia da 50m ci si abbassa sul fianco orientale (Val dei Ratti) e per una stretta cengia erbosa si traversa lungo la parete superando alcune brevi placche (III) sin sotto all'ultimo risalto della cresta S: con una delicato traverso discendente alcuni metri si torna sul filo dello spartiacque presso un angusto intaglio, da cui con bella scalata (III+) ci si alza per uno spigolo verticale (8m) portandosi sulla pianeggiante e stretta cresta del Colle Gaiazzo (2811.9m Ctr - 5.30h).
Dal Colle Gaiazzo ci si porta sul fianco orientale (lato Val dei Ratti) entrando nella parete E della Punta Magnaghi dove una stretta cengia erbosa, ben camminabile, s'inarca verso l'alto: la si segue, si supera una placca povera di appoggi tirandosi su una buona lama (III) e per una rampetta erbosa si guadagna il filo della cresta S; poggiando sul fianco W (lato Codera) si scalano belle rocce fessurate (III) che, restando poco sotto il filo, conducono alla schiena rocciosa finale che con bella scalata si supera (III+) raggiungendo l'ampia vetta della Punta Magnaghi (2871.3m Ctr - 6h).
Dalla Punta Magnaghi si ridiscende la cresta S rimanendo sempre sul fianco occidentale (lato Codera) raggiungendone il filo presso un diedro sovrastato ad E uno slanciato dito di roccia: una calata in doppia (15m) nel diedro deposita su una esposta cengia, da cui ci si alza di pochi metri (II) riportandosi sul filo della cresta S dove una seconda calata (10m) sul verticale filo fessurato deposita pianeggiante filo della Sella Magnaghi (2784.6m Ctr - 7.30h).
Variante difficile per la Punta Como: dalla Sella Magnaghi è possibile proseguire verso la Punta Como anche traversando la sua parete E, superando una delicata e ripida placca fessurata (chiodo) proseguendo quindi per cenge e canaletti erbosi sino alle rocce finali
Dalla Sella Magnaghi ci si abbassa verso W (lato Codera) per cenge e placche corrugate al catino di ganda, e mantenendo la quota si prosegue verso SW portandosi al di sotto dello zoccolo roccioso che sostiene il vasto dossone occidentale della Punta Como, dossone che si raggiunge risalendo un incassato canale di sfasciumi (2700m ca) sbucando (2770m ca) tra i caotici blocchi che si risalgono sino alla vetta della Punta Como (2844.6m Ctr - 8.15h).
qualora il canale di sfasciumi fosse innevato, occorrerà proseguire il traverso svalicando lo zoccolo roccioso più avanti superando una facile nervatura rocciosa (2670m ca).
Dalla Punta Como ci si abbassa tenendosi sul labbro della cresta SW sino ad un risalto verticale di 3m: con una breve calata in doppia (10m) ci si abbassa all'intaglio con masso appoggiato ed ancora più sotto sino alla cengia erbosa sottostante, da cui si prosegue in traverso; disarrampicata un placca (II) si giunge allo sbocco superiore di un ripido canale erboso (2700m ca, possibile via di discesa in Val dei Ratti), da cui seguendo il percorso che giunge dalla Capanna Volta si sale alla Bocchetta del Sereno (2740m ca - 10h).
settembre 2020
riferimenti:
Guida dei Monti d'Italia: Masino - Bregaglia - Disgrazia, vol I (Bonacossa, Rossi - 1935/1977)