Cima di Scaravini

Val d'Ossola

foto: la scalinata tra l'Alpe Colla e l'Alpe Vingiolo

Un percorso molto faticoso lungo sentieri abbandonati e scomparsi che dal fondovalle ossolano salgono, sgranando come un rosario nomi di alpeggi precipitati nell'oblio, sino alle creste rocciose che separano la val d'Ossola con la valle Strona. Ed una volta sulle creste una panoramica cavalcata, non banale, seguendo un percorso attrezzato che permette di raggiungere la Cima di Scaravini, panoramica elevazione ad occidente del più noto monte Massone.

Quello qui descritto è un itinerario da intraprendere solo se si amano veramente questi luoghi: tutta la salita si svolge sul quel poco (o nulla) che rimane dei vecchi sentieri che servivano questi miseri alpeggi, dimenticati da decenni ed ennesimo monito della fame che fu.

Cima di Scaravini da Anzola d'Ossola

Le difficoltà tecniche sono limitate alla traversata di cresta (comunque attrezzata con catene), ma la salita lungo la Valle dell'Inferno presenta importanti problemi di orientamento ed è riservata ad esperti di questi ambienti. La discesa è invece meno problematica: risolta la parte alta del fornale a nord del Massone i sentieri sulla dorsale destra della Valle di Anzola sono frequentati e gli alpeggi ristrutturati.


  • difficoltà: T5
  • dislivello: 2000m
  • tempo: 8h + 4h
  • quota max: 2119m

Da Megolo di fondo (214m) ci si porta presso il Rio dell'Inferno: seguendo le bollature per la manutenzione dei tralicci elettrici ci si alza per sentiero lungo le balze rocciose. Si sale così per una traccia abbastanza evidente, disturbata però a tratti dalla vegetazione, aggirando verso destra (W) le placconate che racchiudono il Rio dell'Inferno. All'altezza di un traliccio la traccia piega verso sinistra e, sempre in salita, torna in direzione della forra del Rio: prestando attenzione a non seguire la traccia che più avanti porta verso i ripidi fianchi della forra, si prosegue per la ripida salita sino a guadagnare la boscosa spianata di Albarè (624m). Si prende la traccia che, alla base di ripide pareti, prosegue pianeggiante verso SSE in direzione del Rio dell'Inferno, e superati due crosi minori raggiunge il Rio: si attraversa il torrente senza problemi e senza percorso obbligato portandosi sulla destra idrografica in prossimità dei ruderi di Pianale (657m). Si rimonta in salita la valletta parallela al Rio dell'Inferno su tracce labili e confuse: non è comunque possibile sbagliare. La traccia, sempre effimera, si porta quindi brevemente sulla piccola dorsale di destra e verso quota 850m piega decisamente a sinistra (NE) e dopo un breve traverso raggiunge un bivio: si lascia a sinistra la traccia che in breve conduce ai ruderi de I Motti (869m) e si prosegue a destra per traccia invasa da erbe. Molto ripidamente ci si alza con tratti lungo i ripidi fianchi e tratti sul crinale entrando quindi nella faggeta: qui la traccia diviene più evidente e con numerosi risvolti conduce alla bella e poggiata dorsale dell'Alpe Colla (1341m – 3h). Si individuano i ruderi, poco visibili in quanto imboscati sul fianco della valle dell'Inferno: da qui si prosegue brevemente verso S lungo la dorsale, e tralasciato il sentiero che scende verso la valle del Rio di Anzola si individua una traccia pianeggiante che, spostandosi sul fianco del Rio di Anzola, prosegue sempre in quota verso S. Ci si abbassa brevemente per un canale grazie ad una bel muro a secco e dei gradini, quindi si prosegue sino ad una balma: da qui non vi è più un'evidente percorso da seguire: ci si alza progressivamente, costretti anche dalla vegetazione sempre più esuberante, sino a sbucare sui pascoli abbandonati di Balmarossa verso quota 1550m, di fronte all'incirca ad un grosso dente roccioso della cresta di separazione con la valle dell'Inferno. Il percorso da seguire da qui è finalmente visibile: l'Alpe Vingiolo è ben individuabile nel centro della conca della valle. Per raggiungerla conviene tenersi alti sfruttando le pietraie ed evitando le estese macchie di ontanelle: si compie così un ampio arco in senso antiorario, al termine del quale si guadagna la spianata dell'Alpe Vingiolo (1698m - 5h) dove vi è una fonte di ottima acqua.

La sella da raggiungere è la massima depressione della cresta che racchiude a W il bacino dell'Alpe: il vecchio sentiero saliva ripido per poi traversare a destra, ma anche in questo caso valanghe e vegetazione hanno cancellato ogni traccia. Conviene ripercorrere a ritroso parte della via di arrivo sino a dove risulta più conveniente iniziare la ripida salita, e sfruttando pietraie e pendii erbosi si raggiunge la sella (1890m circa).

Dalla sella si raggiunge la sommità del Monte Crotta (1965m) e si inizia la cavalcata di cresta: dalla successiva depressione ha inizio il tratto del Sentiero delle Creste, che con numerosi saliscendi (alcuni non banali) conduce sino alla base della cresta NW della Cima di Scaravini. Si rimonta quest'ultimo tratto sempre rimanendo sul filo di cresta sino a raggiungere le rocce sommitali della cima: si piega quindi a destra (versante della Valle Strona) e per il fianco erboso si guadagna la croce della Cima di Scaravini (2119m – 8h).

Si scende per la facile cresta E sino al Colle di Scaravini (1980m) dove si piega a sinistra (N) e seguendo i bolli rossi ci si abbassa per lo stretto canale di pietrame malfermo. Usciti dal canale la traccia abbandona presto il bacino dell'Alpe Vineggio scavalcando la dentellata cresta e portandosi nel fornale a nord del Massone. Per vaghe tracce si prosegue la ripida discesa passando da Casaritt (1590m) e, piegando a destra (vecchi segnavia) si raggiunge l'ancora attiva Alpe Drosone di Dentro (1501m). Senza più difficoltà di orientamento si segue la mulattiera che conduce a Drosone di Fuori, quindi su sentiero ben battuto La Tagliata (1214m) e abbassandosi in direzione di Anzola si raggiunge la nuova strada forestale verso quota 600m circa seguendo la quale si raggiunge l'abitato di Anzola (4h dalla Cima di Scaravini).

settembre 2013