Arcanzo

Valmasino

foto: dai boschi di Arcanzo verso l'alta Val Masino

Poste sulle pendici occidentali dell'omonima cima, le baite di Arcanzo sono al culmine di una serie di selvaggi valloni che dal fondovalle salgono ripidi ed incassati sino ai terrazzi boscosi superiori; qui, oltre ad Arcanzo, sorgono sparpagliati altri ruderi di alpeggi testimoni dello sfruttamento in epoca passata dei pascoli di questo ripido versante, oggi fortunatamente dimenticato da escursionisti e privo d'interesse per gli arrampicatori: il brulicante e colorato formicaio di climber e campeggiatori lo si abbandona velocemente per immergersi nei silenzi rotti solo dallo scrosciare delle cascate...

Arcanzo dal Sasso Remenno

Il percorso descritto risale la Valle d'Arcanzo lungo un antico sentiero oggi utilizzato e mantenuto dai guardiacaccia ma che richiede buon orientamento in quanto in diversi punti si perde e si confonde facilmente con le piste battute dagli animali. Oltre a quelle d'orientamento non vi sono significative difficoltà, occorre comunque attenzione per il breve traverso che conduce all'interno della Valle d'Arcanzo e nell'attraversamento del Rio d'Arcanzo lungo una breve placca poggiata e facile ma posta al di sopra di una serie di risalti.

note:

- la zona si trova ai margini della Riserva Integrale della Val di Mello, il cui confine passa lungo il costone WNW della cima 2600 (anticima W della Cima d'Arcanzo); i non distanti ruderi di Arcanzolo, interamente nella Riserva, restano quindi interdetti così come i sentieri che li raggiungono (quello che traversa dai ruderi 1727m e quello diretto dal fondovalle)


  • difficoltà: T4+
  • dislivello: 800m
  • tempo: 2h + 2h
  • quota max: 1675m

Dal campeggio (903m) nei pressi del Sasso Remenno si segue brevemente la ciclabile verso S per abbandonarla dopo circa 300m ed addentrarsi senza una traccia definita nel bosco. Seguendo un labile sentiero (roncolate) ci si alza verso E e si raggiunge il piede di un blocco roccioso (1050m ca) attrezzato con spit, da cui si prosegue in salita sempre su effimera traccia raggiungendo la base di un'alta parete rocciosa da cui si piega a sinistra (N) e ci si porta su di un piccolo sperone affacciato sul sottostante solco della Valle d'Arcanzo (1090m ca). La traccia diviene più definita e dopo una lieve discesa traversa lungo l'esposta sinistra idrografica della Valle d'Arcanzo (un tratto delicato e franato può essere superato alzandosi di pochi metri) sino ai resti di una balma (1100m ca). Ci si alza per terreno faticoso ma privo di difficoltà e si giunge nell'ampio solco vallivo nei pressi di una bella cascata del Rio d'Arcanzo, da dove si rimonta la costola boscosa centrale sino ad un piccolo terrapieno con muro a secco (1270m ca). Mantenendosi sulla traccia si supera (1300m ca) il solco del lungo e rettilineo canalone che scende dalla quota 1667m, ci si alza di 40m circa quindi si abbandona il sentiero che sale nel canalone per seguire una traccia, poco evidente, che verso N rimonta una rampa-cengia boscosa che consente di oltrepassare il labbro roccioso del canalone. Si giunge così nell'unico punto transitabile da cui in breve si giunge al ramo meridionale del Rio d'Arcanzo che facilmente si supera (1360m ca); si rimonta sull'opposta sponda una nervatura di facili roccette e si raggiunge il ramo settentrionale del Rio d'Arcanzo che si supera su di una facile ma esposta placca (1400m ca), unica interruzione del lungo scivolo torrentizio. Dalla destra idrografica si riprende la traccia che dopo essersi allontanata leggermente dal torrente piega nettamente verso destra e alzandosi torna sul fianco del Rio d'Arcanzo; percorrendo un sistema di facili cengette, su traccia non sempre evidente, ci si alza parallelamente al torrente e si giunge ai resti di un ricovero (piccola grotta e muro a secco – 1480m ca). Da qui la traccia torna discretamente visibile, si sale passando da una valletta boscosa alla cui sommità si traversa a sinistra (1610m ca) passando su di una cengia artificiale (muro a secco); si lascia la traccia che prosegue in piano per piegare a destra e risalire paralleli al filo di cresta (che verso N precipita nel vallone con un salto di alcune centinaia di metri) quindi, rimontata un'ultima piccola valletta, si raggiunge la baita di Arcanzo (1675m – 2h).

Il bosco tra Arcanzo e le alpi 1727m si presta a numerose possibilità di passaggio lungo le diverse tracce presenti: la più comoda e veloce (non verificata) dovrebbe svolgersi lungo il sentiero pianeggiante riportato sulle mappe; è altresì possibile alzarsi sino al rudere di quota 1830m ca al culmine di una radura e da lì, in discesa, alle alpi 1727m.

Dai ruderi delle alpi 1727m, sulla sommità di un panoramico poggio, ci si abbassa verso sinistra (S) portandosi nella valletta boscosa da cui, verso W, ci si abbassa su tracce confuse; si supera una vecchia pietraia dove si perde la traccia, si poggia leggermente a destra (N) e si riprende la discesa rintracciando i resti del labile sentiero. Si mantiene con attenzione la traccia (la faggeta nella parte alta è comunque semplice e si presta a diverse possibilità) fin verso quota 1350m ca, dove si piega verso destra (N) portandosi a monte della quota 1226m: qui la traccia, obbligata, diviene ben definita e si abbassa ripida con numerosi risvolti ed alcuni gradini per la stretta valletta, si transita in un bosco di conifere e senza percorso obbligato, sfruttando le numerose tracce di animali, si raggiunge la ciclabile nei pressi dell'abitato di San Martino (912m). Non resta che seguire la ciclabile tornando al Sasso Remenno (2h).

maggio 2016


altri report:

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Baita di Arcanzo - Stefano Roverato