Cima di Vaso

Val Mastallone

foto: Cima di Vaso e Cima di Grignano, versante NE (da Mazza Fontanelle)

La lunga e tortuosa linea di displuvio che separa la Val Mastallone dalla Val Grande Sesiana prende avvio da Varallo e da lì, verso NW, si alza sino alla prima vetta significativa della catena: la Cima di Vaso o, sulle mappe più recenti, Cima di Grignano, caratterizzata dall'impressionante parete orientale che precipita verticalmente per alcune centinaia di metri sul selvaggio vallone che, boscoso e profondamente scolpito da torrenti, scende in Val Mastallone a poca distanza dal Ponte della Gula. Ben più dirupato di quanto riportato sulle carte, questo vallone è ramificato nella parte superiore in distinte forre dai fianchi impervi: nonostante il terreno ostile, questo versante fu sfruttato dai boscaioli che abbattevano e muovevano legname tra le fameliche e fatali ripidità di queste forre.

Il percorso qui descritto, sconsigliabile a chiunque, è un naufragio nel mare verticale di questi ambienti. Ma ancor più stupefacente della salita, dove lungamente occorre aggrapparsi ai tronchi dei giovani faggi per poter progredire, è il ritrovamento su di un’assurdo sperone boscoso, sospeso sul nulla, di un terrazzo dei boscaioli: poche pietre, ordinate da chissà quali mani in tempi ben diversi dai nostri, che ignare del sopravvento della natura affiorano oggi, relitti muti e spaventevoli, in questi luoghi dove l’uomo da tempo non osa più spingersi.

Note:

Vi è confusione in merito alla vetta 1342m, posta laddove si distacca la cresta secondaria che scende in Val Mastallone: Igm e Cns la nominano Cima di Vaso, mentre localmente è nota come Grignano (o Parete Soglia); la Cima di Vaso (o Colmetto) è il rilievo boscoso 200m circa a SE del Grignano, e diversamente da quanto indicato sulle guide la sua quota è 1323m.

Cima di Vaso dal Ponte della Gula

L'esplorazione del vallone alla ricerca del vecchio sentiero che dal Ponte della Gula s'inerpicava all'Alpe Piano si è risolta con l'ascesa di seguito descritta: è un percorso sconsigliabile anche agli amanti degli ambienti selvaggi per la sua insita pericolosità (terreno franoso e caduta pietre), per la delicata progressione su terreno scosceso, per la continua esposizione che non concede errori. E’ molto probabile che il percorso del vecchio sentiero non risalisse per la forra qui descritta ma per quella parallela, ma presumibilmente è stato cancellato da frane e dilavamenti.

Per il rientro, come alternativa ai facili e segnati sentieri che dall'Alpe Piano scendono sul versante di Varallo, si descrive il rientro per il vecchio sentiero che collegava l'Alpe Sella col Ponte della Gula: richiede buon orientamento essendo del tutto scomparso nella parte alta (diff T4+)


  • difficoltà: T6+
  • dislivello: 800m
  • tempo: 3h + 2.30h
  • quota max: 1342m

Dal Ponte della Gula (587m) ci si inerpica per una breve e ripidissima traccia che consente di alzarsi al di sopra delle reti paramassi, quindi si raggiunge un piccolo pianoro (traliccio) dove, lasciata la traccia che prosegue in lieve discesa si prosegue in salita su traccia sempre più effimera. Ci si mantiene dapprima sulla dorsale boscosa, quindi si devia a destra (W) e a mezzacosta in piano ci si addentra nel vallone. Proseguendo si rintraccia il vecchio sentiero (località Pian Reale) si supera un piccolo croso (650m ca), si scavalca una piccola costa boscosa e superata una breve placca si raggiunge il torrente (Rio del Truzzo Grande) che si attraversa (650m ca) portandosi sulla sinistra idrografica. Si prosegue di fianco al torrente, dapprima sui resti del vecchio sentiero (località Boschetto) quindi senza traccia ma sempre parallelamente al suo alveo (in un punto occorre spostarsi brevemente sulla destra idrografica) fin verso quota 950m ca dove l'alveo si stringe tra fianchi scoscesi: si supera un breve salto del torrente (Croso dei Formigoni) sfruttando una sporgenza rocciosa sulla sinistra idrografica dove corre un esposto passaggio di animali, quindi per la franosa e ripida destra idrografica (terriccio e pietrame mobile) si traversa con difficoltà sin verso quota 1000m ca, dove è possibile abbandonare la forra uscendo sul ripidissimo crinale boscoso della destra idrografica. Ci si alza raggiungendo un ripiano con muro a secco (Oro del Formigone, 1070m ca), probabilmente la stazione di un filo a sbalzo. Si prosegue in ascesa, con percorso obbligato, guadagnando quota per il ripidissimo pendio erboso (occorre aggrapparsi ai rami delle numerose piante di basso fusto), quindi per una breve ma espostissima rampa erbosa, scoscesa e sospesa su di una balza, ci si porta sul pianoro (Bonda delle Follecce) al di sotto del labbro roccioso che sorregge il crinale su cui è adagiata la vasta faggeta dell'Alpe Piano. Grazie ad una provvidenziale cengia erbosa si esce verso destra dal pianoro e si raggiunge il crinale presso una tranquilla sella con sorgente (1220m ca – 2,30h), sul margine della poggiata faggeta poco sopra l'Alpe Piano.

Risalendo la docile faggeta ci si immette sul sentiero segnato che conduce al rilievo boscoso della Cima di Vaso (1323m), da dove dopo una breve discesa ad una sella, si rimonta il filo della cresta che sull’orlo dell’impressionante baratro, superata qualche facile roccetta, conduce alla Cima di Grignano (Cima di Vaso su Igm, 1342m – 3h).

Si torna alla Cima di Vaso, e mantenendo il sentiero segnato si scende all’Alpe Piano (1171m), Alpe Ingrasso e quindi all’Alpe Sella (939m); qui si lasciano i segnavia e senza traccia ci si dirige verso un’isolata cappelletta, alle spalle della quale si scende verso E per il bosco, dapprima comodo quindi più ripido. Verso quota 800m una balza interrompe la dorsale: si piega a destra (S) e si scende per il ripido fianco lungo alcune roccette (I) sino al bosco sotttostante, dove si riprende la direzione verso E e si raggiunge la sella presso il promontorio panoramico (Zuccanello, 687m) sopra Barattina, dove giunge la traccia da Arboerio. Su traccia non sempre evidente si traversa verso N il fianco boscoso (Caneto), scavalcando una dorsale boscosa verso quota 630m ca (traliccio), oltre cui la traccia diviene obbligata e compendo un traverso lungo il ripido fianco boscoso superano un paio di crosi (600m ca), quindi prosegue sino al torrente principale (Rio Margoni, 610m ca) sulla cui sinistra idrografica, per terreno sporco ma senza difficoltà, ci si abbassa alla strada a poca distanza dal Ponte della Gula (2.30h).

dicembre 2016