Posto sul lungo crinale sudorientale del Pizzo della Forcola, il Dosso Mottone è un panoramico rilievo che fa da cardine tra la Val Pilotera e la Val Pesciadello. E' facilmente raggiungibile con una breve deviazione dal battuto sentiero tra l'Alpe Cermine e l'Alpe Cima.
Il Sentèe di Düü Làres traversava l'impervio versante meridionale del Dosso Mottone, caratterizzato da un susseguirsi di placche (Bélz de Scérman), e ne raggiungeva la dorsale SW in corrispondenza di un pulpito dove all'epoca sorgevano gli unici due larici presenti in zona. Abbandonato da tempo e con tratti invasi dagli sterpi, il lungo traverso del sentiero presenta oggi alcuni punti delicati e soprattutto difficoltà di orientamento in quanto, pur obbligata, la traccia sovente scompare; rimane una scalinata sulle balze iniziali (senza la quale l'inizio del sentiero sarebbe arduo da rintracciare), alcuni resti di muri a secco perlopiù fagocitati dalla vegetazione, una balma e le miserevoli mura basali di uno sperduto alpetto. Dal pulpito dei Düü Làres si risale quindi, senza più alcuna traccia, la ripida dorsale del Dosso Mottone sfruttando i gradini di erba tra le balze rocciose: con alcuni tratti molto ripidi, la salita richiede passo fermo e dimestichezza con i terreni esposti.
difficoltà: T6-
dislivello: 700m
tempo: 4.30h
Dal termine della strada dell'Alpe Cermine (1300m) si raggiungono le baite ristrutturate dell'Alpe Cermine (Scèrman) da dove ci si porta verso W sull'orlo di una balza; percorrendone il bordo superiore si raggiunge una zona di placche ingombra di sterpi: il muro di pietre a secco di una scalinata, ben visibile, indica l'inizio del sentiero (1370m ca). Raggiunta la scalinata (non facilmente) si prosegue dapprima in traverso, quindi ci si abbassa e per una betulleta si raggiunge una pietraia (1330m ca), se ne percorre il margine superiore oltre cui si supera un canale torrentizio (Valét dal Béch) portandosi sulla costola opposta; si perde ancora quota fin verso 1270m ca, dove si riprende a traversare in piano e si raggiunge un secondo più importante canale torrentizio (Val dal Schièl): lo si attraversa nell'unico punto possibile (1250m ca), sfruttando i facili corrugamenti di una placca al piede di una piccola cascata; guadagnata la destra idrografica ci si abbassa per una trentina di metri tra la vegetazione molesta rimanendo sempre vicini al solco torrentizio, quindi appena possibile se ne esce verso destra (W) superando, non facilmente, una breve placca giungendo così ad un pianoro nella faggeta, al piede di una vasta ed uniforme placconata. Si riprende il traverso, ed in lieve ascesa si raggiunge un grosso masso spiovente con resti di balma (1300m ca) nei pressi della Valet de la Pioda di Vedél, oltre cui la traccia diviene più visibile e, sempre in traverso ascendente, superata la Val dal Pìl conduce ai ruderi di un piccolo alpetto (1350m ca) presso il Mut di Féles. Ignorando la traccia che si alza verso destra, si continua verso W e superata facilmente una scoscesa placca torrentizia (Val dal Sèl, 1410m ca) si traversa su terreno ripido raggiungendo la dorsale SW del Dosso Mottone, sul panoramico pulpito dei Düü Làres (1455m - 3h).
Si rimonta la ripida dorsale sfruttando le zone di erba che tra le balze rocciose consentono di inerpicarsi, non sempre facilmente, e di superare il primo tratto ripido; toccato un maestoso faggio (1570m ca) si raggiunge un pianoro (1742m), quindi un nuovo tratto ripido che si affronta direttamente (qualche singolo passo di II) per poi traversare verso destra (S) sfruttando una rampa-cengia erbosa che consente di raggiungere l'anticima (1857m), da cui senza più difficoltà si sale il pendio finale che porta alla vetta del Dosso Mottone (Dòs Mutòn, 1911m - 4.30h).
dicembre 2016
Importante rilievo della cresta separante la Val Bodengo dalla tributaria Val Pilotera. Ha una sommità tondeggiante e docile, ma i suoi versanti sono dirupati e selvaggi: verso Bodengo precipita con placconate rocciose, verso la Pilotera con fitti e tormentati fianchi boscosi. Offre un eccellente panorama su monti e valli circostanti.
La salita avviene su dorsale di radi larici (Fil de la Mùta) quindi per l'erta cresta erbosa finale tra rododendri. Non vi sono difficoltà di orientamento ma il terreno è ripido e faticoso. Vi sono rade tracce di animali che aiutano nella progressione.
difficoltà: T4+
dislivello: 700m
tempo: 1h
Dall'Alpe Motta (1741m) si prosegue verso W sull'aperta dorsale passando dai minuscoli Laghiét della Mùta. Superata la quota 1793m si segue la dorsale che con brevi saliscendi conduce alla base del Mottone: se ne risale quindi l'erta e faticosa cresta E, che negli ultimi metri si innesta nella cresta NE da cui, per facili roccette ed erba ripida, si raggiunge la vetta (2053m – 1h)
settembre 2015
Il versante di Bodengo è impegnativo per la scomparsa dei sentieri che risalivano tra i ripidi versanti erbosi cosparsi di placconate. Risolto l'accesso a Saline, comunque, le difficoltà terminano ed il Mottone si raggiunge per aperti pendii.
difficoltà: T4
dislivello: 100m
tempo: 0.30h
Da Saline (1965m) si percorre la sinistra orografica della conca (testata del Rièe dal Pédar).su labili tracce pressoché pianeggianti, sino a raggiungere il crinale erboso (Cruus dal Salìn, 1930m) oltre cui, lasciata la conca, ci si porta sui facili pendii per i quali si raggiunge facilmente la vetta del Mottone (2053m – 0,30h).
settembre 2015
Emerge subito a N del Passo d'Arsa ed è composto da due cime distinte pressoché di pari altezza. La cima topografica è la cima S (2475m) che è anche nodo orografico da cui diparte la cresta che separa la valle dell'Alpe Roggione dalla valle dell'Alpe Paglia, mentre la più alta è la N (2477m).
Dal Passo d'Arsa la cima si raggiunge velocemente: la salita richiede comunque attenzione per il terreno esposto
difficoltà: T5
dislivello: 50m
tempo: 0.15h
Dal Passo d'Arsa (2426m) per tracce di animali se segue la crestina verso N, quindi dopo una breve discesa su una placca si raggiunge una selletta erbosa dove si entra verso destra (lato italiano) nella ripida testata di un canale erboso; lo si risale riguadagnando le rocce della cresta che facilmente (I) conducono alla cima S (2475m – 0,15h)
ottobre 2016
E’ la cima maggiore della cresta separante la Val Bodengo dalla Val Piodella e Pilotera. Pur elevandosi di poco dallo spartiacque è una vetta ben distinta e slanciata, che verso la Valle di Strem precipita ripidissima per centinaia di metri. Localmente è chiamato anche Piz de l'Um de Lauréri e Umèt de Bàlma.
Ascesa brevissima ma non banale per il terreno molto ripido e la forte esposizione. I gradini creati dal passaggio degli animali aiutano nella progressione lungo il ripido tratto erboso.
difficoltà: T5+
Il punto di massima depressione della cresta WNW (2180m ca) si raggiunge:
- dal Lago Piodella (Lèech de la Piudèla, 2202m igm) traversando in quota verso SE per facili gande erbose;
- da Balma verso SW per aperti pendii ed una breve ganda
Guadagnata la cresta se ne segue il filo, molto aereo verso S, sino ad una breve placca appoggiata: la si sale direttamente (I) o la si aggira verso destra per pendio erboso esposto e molto ripido. Si prosegue la salita su terreno erboso e ripido sino alla vetta (2242.5m ctr, 2238m igm).
settembre 2018
Importante e distinta cima della catena tra le valli mesolcinesi e la Val Bodengo, il Pizzo Roggione (o Piz de Cressim) dal versante di Bodengo appare come una cupola erbosa al culmine di scoscese valli incise da nervature e forre. Notevole il panorama che si gode dalla sommità. “Il nome Roggione, con il quale dall'Italia si indica anche il Lagh de Sambrog, è riferito dai pastori ai misteriosi rumori che talvolta provengono dalle profondità del lago, che probabilmente presenta dei sifoni.” (Guida dei Monti d'Italia: Mesolcina, Spluga e Alto Lario)
E' la via più semplice per la vetta: dal Passo d'Arsa (normalmente raggiunto dal versante svizzero) si sale l'uniforme pendio di erba e roccette
difficoltà: T4+
dislivello: 200m
tempo: 0.45h
Dal Passo d'Arsa (2426m) si poggia sul versante orientale e ci si abbassa leggermente per evitare le rocce, quindi per il regolare e ripido pendio erboso ci si alza alla cresta NE che si segue sino alla vetta (2575m – 0,45h)
luglio 2010
S'erge dalla lunga cresta spartiacque tra la Val Bodengo e la Val Cama. L'appoggiata cresta meridionale e la vetta tondeggiante non le conferiscono un profilo deciso, ma i fianchi precipiti ben difendono questa cima i cui caratteri d'isolamento sono quelli tipici della Val Bodengo.
Breve ma varia salita, che richiede confidenza con pendii erbosi ripidi ed offre una piacevole arrampicata per l'aerea cresta di ottima roccia. L'esposizione è talora sostenuta.
difficoltà: PD (II+)
dislivello: 100m
tempo: 0.30h
Dalla Bocchetta dei Contrabbandieri (2210m) si aggira il risalto di cresta risalendo l'erta rampa erbosa sul fianco Bodengo, quindi si riguadagna la cresta spartiacque e se ne segue l'aereo filo pianeggiante. Superato un masso (II+) si aggira a destra un piccolo dente roccioso e per una cengia si raggiunge una selletta alla base del corpo sommitale; si lascia il filo di cresta per risalire un'esposta rampa erbosa sul fianco Bodengo che deposita sulla costola SE della vetta: per esposti gradini rocciosi (II) e qualche tratto erboso si raggiunge la tondeggiante sommità del Pizzo Camparasca (2316m - 0.30h).
ottobre 2017
Vetta poco frequentata anche a motivo della sua via di salita che, facile, richiede comunque un minimo impegno alpinistico dovendo affrontare diversi brevi passaggi rocciosi alquanto esposti. La via normale si svolge lungo la cresta S che, dall'andamento pressoché pianeggiante, in diversi punti diviene molto sottile: per giungere alla cima ci si muove sul labbro di vertiginosi fianchi con alcuni eleganti passaggi. Nelle rocce del filo di cresta si trovano alcune misteriose incavature del tutto simili alle coppelle.
Di seguito si descrive, oltre alla via normale, anche una variante alpinistica di un certo impegno che risale il massiccio torrione posto a baluardo della cresta S: è una via ricercata, breve ma dal pionieristico sapore di un alpinismo oggi dimenticato.
Per quanto sia la via più semplice per la vetta richiede un minimo di impegno alpinistico: guadagnato il ripido costone ESE di erba e roccette ci si porta sulla cresta S che si segue con tratti molto aerei e qualche tratto di facile scalata (I e II) dall'esposizione spesso sostenuta.
Note:
- dovrebbe essere possibile raggiungere la cresta S anche dal versante occidentale (Val di Cama) risalendo un ripido canalino erboso che conduce all'intaglio posto subito a N del torrione (non verificato)
difficoltà: PD-
dislivello: 400m
tempo: 1.30h
Dall'Avert del Notar (1882m) si individua l'ingresso del canale che dà accesso al costone ESE del Piz d'Uria: nascosto alla vista, il canale si trova a monte di una vasta pietraia, ed è chiuso a W da una parete di roccia scura con tetti spioventi: ci si porta quindi sulla testata della pietraia e, verso destra (N), si raggiunge il canale erboso (2100m ca) che si risale fin dove diviene un breve diedro che si scala (II) e per terreno ripido si esce sul dorso del costone. Per tracce di animali lo si rimonta innestandosi sulla cresta S del Piz d'Uria. Mantenendone il filo si raggiunge un primo rilievo, da cui la cresta diviene sottile ed arcuata: percorrendone l'aerea schiena rocciosa si sale ad un secondo rilievo, quindi si perdono alcuni metri e con facili passi su blocchi ci si porta ad un caratteristico masso sporgente, lo si aggira sulla sinistra e superata una affilata lama di 3m (II) si giunge all'ultimo intaglio, da dove su terreno facile si risale sino alla calotta del Piz d'Uria (2288m – 1,30h)
novembre 2015
La cresta S del Piz d'Uria prende avvio dalla lunga depressione dove si trova il Forcellino del Notar: è una cresta eterogenea e discontinua, alternando zone erbose, fili rocciosi e diversi intagli. In questa varietà di terreni spicca nettamente un torrione verticale di una trentina di metri che emerge netto tra la quota 2215m e il punto d'innesto del costone ESE (su cui passa la via normale). Su entrambi i versanti il torrione presenta pareti rocciose verticali ed il suo spigolo s'impone come una prua a picco sul filo di cresta. Il suo superamento comporta pochi ma impegnativi passi di V+ su roccia buona ma con alcuni tratti parzialmente sporchi, naturale condizione delle vie assai poco ripetute. La via deve essere attrezzata (prevedere nuts e friends medio-piccoli).
difficoltà: D (V+)
dislivello: 400m
Dal Forcellino del Notar (2097m), ci si porta sul versante della Val Cama e per facili pendii erbosi si aggira la quota 2215m (Piz de l'Avèert de l'Alp de Nudée). Ci si porta al di sotto dell'intaglio tra la quota 2215m ed il torrione: ci si porta al di sotto della parete occidentale del torrione, quindi si percorre un'esposta ma facile cengia erbosa che da sinistra a destra conduce all'intaglio (2190m ca). Si scalano le prime facili rocce basali, quindi ci si porta sulla sommità di un dente strapiombante aggirandolo sulla sinistra (versante Cama). Si traversa a destra (versante Bodengo) portandosi in piena parete: si scala un tratto verticale di pochi metri (V+) e seguendo una fessura si prosegue su parete meno ripida sino a guadagnare la sommità del torrione (2220m ca). Si traversa il fianco orientale ingombro di rododendri portandosi sullo spigolo N, ci si abbassa di pochi metri sino all'intaglio (I) da cui in breve ci si collega con la via normale che giunge dal costone ESE.
novembre 2015
E' una piccola ma significativa emergenza lungo lo spartiacque tra il Cavregasco ed il Pizzo San Pio. Si trova tra la Bocchetta delle Streghe (a E) e la Bocchetta del Cardinale (a W). Il toponimo locale potrebbe derivare dalla sua peculiare forma appuntita che ricorda una mitria vescovile
E' una salita più facile di quanto possa apparire, ma negli ultimi metri occorre comunque mettere le mani sulla roccia percorrendo strette ed esposte cenge
difficoltà: T5 (II)
dislivello: 70m
tempo: 0.15h
Dalla Bocchetta del Cardinale (2243m) si lambisce il piede dello zoccolo roccioso della cresta W (lato S) quindi ci si alza sino al suo filo erboso che termina contro la cuspide di vetta: sfruttando le numerose cenge inerbate del fianco meridionale si scalano le facili placche (II) giungendo in vetta (2298m - 0.15h).
ottobre 2023
La presenza di un tratto molto ripido ed esposto su placche e zolle erbose rende questo percorso consigliabile solo qualora si voglia compiere la traversata della cima; diversamente resta preferibile salire dalla Bocchetta del Cardinale.
difficoltà: T6 (II)
dislivello: 70m
tempo: 0.15h
Dalla Bocchetta delle Streghe (2233m) si poggia brevemente sul versante S e si risale per cengette erbose sul primo risalto di placche giungendo sopra un ripido canaletto erboso (è possibile anche risalire il canaletto con qualche difficoltà in più); con un ripido strappo di pochi metri per placche e zolle erbose ci si alza al filo della cresta E, che orizzontale conduce senza difficoltà al piede della cuspide sommitale. Un largo cengione sul fianco N consente di aggirare la parete rocciosa portandosi sulla cresta opposta (W), da cui ci si immette sul percorso che giunge dalla Bocchetta del Cardinale.
ottobre 2023
Come la vicina Punta Motta, la Tarabini è un'isolata scaglia rocciosa posta sullo spartiacque tra Cavregasco e Pizzo San Pio. E' composta da due sommità (anticima W e cima) che, viste da sud, danno a questo piccolo rilievo una certa importanza, accentuata dai profili svelti e ripidi dei suoi fianchi. Trattandosi di una cima minore dalla via di salita non banale viene raramente toccata.
La salita si svolge nel dedalo di cenge erbose che, tra nervature e rigole, caratterizzano il versante meridionale della cima; le possibilità di risalita sono più d'una, ma tutte comportano la necessità di muoversi su pendii erbosi molto ripidi ed esposti con alcuni passi su placche. Consigliabile una corda da 30m, soprattutto per la discesa.
difficoltà: T6+ (III-)
dislivello: 100m
tempo: 0.30h
il piede meridionale della Punta Tarabini (2230m ca) si raggiunge per aperti pendii erbosi alzandosi dal sentiero dell'Alta Via del Lario. Giunti al piede dello zoccolo basale, si individua un canaletto erboso che, pressappoco sotto la verticale della cima, sale da dx verso sx nascosto da un bastione verticale di rocce fessurate: lo si risale e con una scomoda uscita verso sinistra (II) si guadagna il largo pendio erboso sospeso. Si rimonta il pendio per la massima pendenza sino alla successiva fascia di placche, dove verso destra (E) si sale per un erto canalino (vaghe tracce di animali) puntando ad uno scuro masso triangolare soprastante; raggiunte le cenge superiori, verso sx ci si alza superando alcune placche ripide ed esposte, quindi ancora verso sx si traversa in direzione di un piccolo intaglio della cresta W dal quale, verso dx, si scalano le divertenti e solide rocce che, seppur verticali, offrono generosi appigli. Restando sul filo di cresta si giunge in breve alla vetta (2330m ca - 0.30h dalla base).
ottobre 2023
La cresta E si alza dalla Bocchetta del Cardinale con un susseguirsi di ripide scaglie che, aggettanti sul vuoto del versante settentrionale, disegnano un ardito profilo donando a questo piccolo rilievo un'inattesa eleganza. La scalata di questo cresta è in verità una forzata ricerca delle difficoltà, in quanto le cenge erbose che ne lambiscono continuamente il filo - sebbene non affatto banali - offrono una logica alternativa ai passi d'arrampicata. Ma per chi volesse un gratificante seppur breve cimento, questa cresta regala una bella salita su dell'ottima roccia.
materiale necessario: corda da 30m, cordini e fettucce, un paio di friends medi
difficoltà: PD+ (III+)
dislivello: 100m
tempo: 1-1.30h
Dalla Bocchetta del Cardinale (2243m) evitate le prime rocce dentellate ci si alza per un erto e stretto diedro erboso giungendo sul filo della cresta; ci si sposta sul lato N e per un'angusta spaccatura-camino si sbuca nuovamente sul versante S presso un terrazzo erboso al piede di un'alta e compatta piodata: la si evita sulla sinistra e scavalcato uno spuntone si torna sul filo di cresta dove si poggia nuovamente a dx sul fianco N per una facile ma esposta cengia; si raggiungono così le rocce finali della cresta e per un breve tratto orizzontale affilato si giunge in vetta (2330m ca).
ottobre 2023
Il Sasso Bodengo è il cardine orografico tra la valli Darengo, Bodengo e Cama. Pur soverchiato dall’austera ed incombente mole del Pizzo Campanile è una meta pregevole tanto per il panorama quanto per le vie di salita che richiedono impegno alpinistico. Dalla Val Bodengo è ben visibile e ne chiude elegantemente la testata verso SW.
La Bocchetta del Caminetto (Caürghöö) è un intaglio posto tra il Sasso Bodengo ed il Pizzo Campanile, poco a SE della Bocchetta del Valon. Dalla Bocchetta del Caminetto prende avvio la cresta W del Sasso Bodengo: è la via più utilizzata per raggiungere la vetta e regala una bella arrampicata con tratti aerei.
difficoltà: PD+ (III)
dislivello: 350m
tempo: 1.30h
Dal Passo della Crocetta (2175m) ci si porta sul versante Darengo e in lieve ascesa si traversa alla base della parete S del Sasso Bodengo. Si giunge al canale roccioso (2320m ca) che scende dalla Bocchetta del Caminetto: lo si risale dapprima per facili roccette quindi, superato un tratto più ripido (II), si guadagna la Bocchetta del Caminetto (2367m).
Dalla Bocchetta del Caminetto per facili roccette ci si alza ad un primo rilievo che si aggira a sinistra (lato Cama), cui segue una facile placca; si giunge ad un breve gradino roccioso (Salto del Gatto) da cui ci si abbassa non facilmente e si raggiunge la grande placca finale che si risale sfruttando il reticolo di fessure (III). Si giunge cosi direttamente alla vetta (2402m – 1,30h).
ottobre 2014
La cresta E, molto discontinua, alterna lunghi tratti camminabili ad alcuni brevi tratti d’arrampicata, tra cui un breve diedro di V° che comunque dovrebbe risultare aggirabile per un’esposta cengia (non verificato)
difficoltà: AD+ (V)
dislivello: 250m
tempo: 1.30h
Dal Passo della Crocetta (2175m) si percorre verso W il filo di cresta per facili roccette, quindi dopo un breve spostamento sul versante Darengo si rimonta un fianco erboso e si riguadagna la cresta, facile ed ampia, in corrispondenza della poco identificabile Bocchetta della Correggia (2201m). Si prosegue per la dorsale aggirando un piccolo rilievo roccioso sul lato Bodengo sino a dove la dorsale termina alla base del ripido avancorpo roccioso (2330m ca) dell’anticima E. Lo si sale per l’evidente cengia obliqua sulla destra del filo di cresta (versante Bodengo), dapprima su terreno erboso poi su roccia con alcuni passi di II° esposti. Si riguadagna la cresta, qui facile e poggiata, e ci si porta all’intaglio tra l’anticima E a la vetta; ci si alza leggermente e su terreno più difficile si traversa sino alla base del diedro di ca 6m che si risale (V) sino al suo termine da dove, tra i facili blocchi della poggiata cresta, si raggiunge l'ormai vicina vetta del Sasso Bodengo (2402m – 1,30h)
ottobre 2014
E' la massima vetta della zona. Possente da qualunque versante lo si guardi, verso la Val Bodengo domina col suo versante più tetro e severo. Per la descrizione delle vie di salita, tutte di stampo alpinistico, si rimanda alla pagina dedicata.