Ceppo dell'Angua
Triangolo Lariano
Triangolo Lariano
Ceppo dell'Angua, da W (foto L. Capobussi)
I monti alle spalle di Canzo sono tra le mete più frequentate delle Prealpi Lariane: sentieri ben segnati, percorsi tematici, rifugi e cime panoramiche sono un forte richiamo per molti che, nelle belle giornate, si riversano in questo angolo ricco di boschi e torrenti. Stupisce quindi che in un territorio così battuto ed inflazionato vi sia un monte del tutto ignorato, una pinna rocciosa ben distinta e ben visibile di cui non si trova alcuna notizia a riguardo e senza un sentiero che ne calchi la vetta: il Ceppo dell'Angua.
Il Ceppo, che deve questo nome alla sua sommità regolare sostenuta da ripidi fianchi che ricordano un tronco mozzato, sorge sulla sinistra della Val Ravella, tra le valli di Gandin e Tenuro, ed il suo profilo s'innalza progressivamente da N verso S emergendo con bancate rocciose via via più significative sino alla prua meridionale, dove la vetta precipita nel sottostante bosco con una parete di chiara dolomia alta diverse decine di metri. Un monte quindi ben definito e distinto, eppure apparentemente invisibile.
Ma il richiamo di questa cima non risiede solo nella sua impercettibile isolitudine: se "Ceppo" ne è la forma, "Angua" ne è lo spirito. Il vocabolo deriva da "anguana", creatura della mitologia alpina protettrice delle acque, ninfa dalle leggiadre sembianze di giovane e seducente fanciulla, fuggente ma benevola, la cui origine si perde nella memoria dei tempi: il mito derivò forse dalle tribù liguri degli Euganei che occuparono le paludi del nord Italia, per mutare nel corso degli anni con le contaminazioni di altri popoli (Reti e Celti nel territorio Lariano) rendendo l'anguana una figura dalle molteplici fattezze; immutato rimase però il suo legame con l'acqua , e proprio a Canzo fu venerata tanto da dedicarvi, appunto, questo ceppo roccioso. Tale devozione, perpetuata negli anni, collise col nascente e sempre più diffuso cristianesimo che nel suo propagarsi spodestava dal culto gli Dei pagani demonizzandoli e sostituendoli coi propri santi: l'anguana, da protettrice delle acque, decadde a creatura demoniaca ed il Cepp de l'Angua fu dissacrato appellandolo come Scalfin del Diavùl (tallone del diavolo); alla ormai corrotta memoria della giovane ninfa succedette quindi l'eremita Miro, santo e patrono della pioggia, che leggenda vuole fece sgorgare miracolosamente una sorgente proprio dalle rocce del monte, usurpando definitivamente nell'immaginario popolare il potere della destituita divinità.
Oggi fa piacere credere che l'oblio in cui riposa il Cepp de l'Angua sia il timido riflesso della sacralità che da millenni permea questo singolare rilievo, asilo per quel poco di selvaggio che ancora sopravvive in questo territorio, minuscola enclave in cui la Natura, sommessamente, trova rifugio.
Nota: la cartellonistica in Val Ravella riporta il Ceppo dell'Angua come meta intermedia del percorso che sale verso il Cornizzolo, ma in realtà il sentiero transita a buona distanza dal monte senza sfiorarlo.
La salita sfrutta logicamente le numerose tracce di animali che percorrono i fianchi del Ceppo; non vi sono difficoltà significative, ma occorre intuito per indovinare i corretti punti di passaggio, in particolare la rampa-cengia che dal fianco boscoso orientale conduce sul filo del costone N. La boscaglia, che da un lato ostacola talora la progressione, dall'altro lenisce fortemente l'esposizione di taluni tratti. Il costone N è accessibile anche direttamente dal fianco boscoso NW, ma l'assenza di tracce, la ripidità del terreno ed il bosco caotico rende poco interessante la salita da questo versante.
difficoltà: T3+
dislivello: 400m
tempo: 1.30h
quota max: 876m
Da Gajum (483m) si segue la mulattiera selciata che conduce alla chiesa dell'eremo di San Miro; pochi metri prima della chiesa (602m) si rimonta una breve valletta erbosa che, sulla destra della parete con paramassi, per una labile traccia permette di alzarsi al di sopra delle balze che incombono sulla chiesa; la traccia rimonta con numerosi risvolti tra balze e gradini boscosi sin verso quota 670m ca, dove intercetta un'altra buona traccia che traversa in quota: la si segue verso sinistra (E) scavalcando così il costone N del Ceppo dell'Angua lungo una comoda ed aerea cengia (680m ca) proprio sopra la chiesa ed entrando nel fianco della Valle di Gandin; sempre per discreta traccia si prosegue con lungo traverso ascendente verso S tagliando il fianco orientale del Ceppo; la traccia, superata una breve placchetta rocciosa, taglia la sommità di un canale franoso (750m ca) oltre cui raggiunge un regolare pendio boscoso chiuso sulla destra (sx orografica) da una bassa ma regolare paretina rocciosa: lo si risale lambendo la paretina rocciosa sino al suo termine, dove una comoda rampa-cengia permette verso destra (N) di portarsi sul filo del costone N del Ceppo, presso una scura parete aggettante con nicchia (790m ca).
Si rimonta il costone, mantenendosi sulla traccia subito a destra (W) del filo roccioso, e dopo un tratto molto ripido tra la boscaglia si piega a sinistra (840m ca) portandosi sul filo del costone, che senza difficoltà conduce alla vetta del Ceppo dell'Angua (876m Ctr - 1.30h).
novembre 2021
dicembre 2022
Verso S il Ceppo d'Angua precipita improvviso per un centinaio di metri formando uno spigolo verticale che - ben visibile da Canzo e da Gajum - conferisce a questa cima minore una certa dignità. Di chiara dolomia, questo spigolo è articolato in placche, lame e solchi frammisti a terrazzi e cenge che, colonizzate da piante e macchie d'arbusti, creano un bosco verticale. Non esistono notizie in merito alla sua salita: solo nella parte mediana vi sono due vecchi chiodi (altri vecchi chiodi sono invece presenti in un solco a sx dello spigolo, già in parete W). La via qui descritta è stata salita nel giugno 2025 seguendo integralmente lo spigolo: pur ripulendolo per quanto possibile dalla vegetazione si tratta di un'arrampicata "sporca" dovendo superare balze con arbusti e piante. La roccia è perlopiù eccellente, ma non mancano brevi tratti dove risulta degradata ed occorre valutarne la solidità.
Materiale: corda da 60m, 3 o 4 friends medio piccoli, cordini. Del tutto sconsigliate (e superflue) le scarpette essendovi tratti su erba. Attenzione ad alcune rocce malferme.
E' una via dalle difficoltà contenute e facilmente proteggibile adatta ad una salita trad da affrontare con spirito alpinistico: auspichiamo rimanga così, senza protezioni fisse in una zona già ricca di vie sportive e catene (Capobussi - Lucini, giugno 2025).
difficoltà: IV-
dislivello: 400m (di cui 130m di via)
tempo di avvicinamento: 0.30h
tempo per la via: 1.30/2h
avvicinamento:
200 metri dopo la sbarra della mulattiera della Val Ravella (500m) si prende a dx il sentiero n 7 che, oltrepassato il torrente, sale verso il Cornizzolo. Ci si alza con vari risvolti sin verso quota 700m, e lasciato il sentiero si traversa verso sx (N) su terreno scomodo (pietrame mobile e piante cadute) portandosi al piede dello spigolo WSW del Ceppo dell'Angua presso un ripido e franoso canale di pietrame e terriccio. La partenza della via è sulla faccia W dello spigolo, presso un piccolo ballatoio boscoso che si raggiunge facilmente dal canale con una breve risalita verso sx (0.30h).
spigolo SW:
L1 (III+, 20m) Dal ballatoio (730m ca) si scala la paretina verticale ben appigliata (III+, cordino) e verso sx ci si porta su gradini ingombri di vegetazione per i quali si raggiunge un terrazzo boscoso (S1 su pianta).
L2 (I) In conserva si traversa in quota verso dx (S) percorrendo una stretta cengia rocciosa (due nicchie nella roccia) che conduce al filo dello spigolo WSW su di un minuscolo terrazzino (S2).
L3 (II+, 20m) Per placche appoggiate frammiste ad arbusti ci si alza per il filo (I e II) e per un breve spigolino (II+) si giunge al di sotto di una paretina triangolare strapiombante (20m - S3 su pianta).
L4 (IV-, 30m) Si aggira lo strapiombo a sx per un breve risalto (III+) quindi lo spigolo si impenna verticale e seguendo una fessura lo si risale con bella ed aerea scalata (IV-) sino ad un piccola cengia al piede di una paretina compatta (S4 su chiodo con anello o su pianta).
L5 (III, 50m) Si scala la compatta paretina (chiodo) poggiando sulla sinistra (III) quindi per gradini poggiati si raggiunge un bello spigolo di roccia lavorata che in breve conduce al di sotto di alcuni blocchi spioventi; si aggirano a dx i blocchi scavalcando un compatto sperone (attenzione allo scorrimento della corda) oltre cui la roccia torna fessurata e in breve conduce su di un largo terrazzo inclinato ingombro di numerose rocce malferme (attenzione!) (S5 su pianta).
Il tratto finale, camminabile, si risale per il pendio erboso tra le macchie di boscaglia sbucando infine sulla sommità del Ceppo dell'Angua (876m).
giugno 2025