Sasso Manduino
Valchiavenna
Valchiavenna
foto: Sasso Manduino, parete E (dalla Punta Como)
Roccioso e compatto, lo squadrato pilastro del Manduino troneggia nell'angolo montuoso che separa la bassa Valtellina dalla Valchiavenna. La sua vasta pala ed il regolare profilo della cresta sommitale lo hanno reso il simbolo di queste montagne, sebbene non sia raro che i meno attenti lo confondano col vicino Pizzo Badile di cui condivide numerose similitudini, eccezion fatta per la frequentazione: il Manduino rimane una vetta ben poco battuta, tanto per il faticoso avvicinamento quanto per la via di salita che offre importanti difficoltà.
Il panorama è notevole, così come il vertiginoso colpo d'occhio sulla piana e sull'alto lago: è una cima su cui ci si sente in alto. La vetta, all'apice del marcato spigolo W separante la Val Ladrogno dal Vallone di Revelaso, emerge di poco dalla lunga e merlata cresta sudorientale ed è un castello di blocchi accatastati, di cui uno accoglie gli alpinisti col suo inquietante ma innocuo dondolio.
Nota: ignota l'origine del toponimo "Manduino": in Val Bodengo vi è un'Alpe Manduario, dove "manduèri" è la denominazione dialettale del cappellano (inventario dei toponimi di Gordona). Volendo attribuire la medesima radice ai due toponimi e forzando d'immaginazione si potrebbe pensare che il Manduino debba il suo nome alla sua massiccia forma che ricorda una chiesa, una cattedrale.
Accogliente rifugio non custodito, il Volta è un importante punto di appoggio per le ascensioni nell'alta Val dei Ratti. La recente costruzione della strada che da Verceia sale sino al tracciolino (la dismessa decauville delle opere idriche) ha lenito in parte la fatica del lungo avvicinamento. Il rifugio è incustodito e normalmente sempre aperto: per info contattare la sezione Cai di Novate Mezzola.
Accesso stradale
Presso i bar di Verceia (Val di Ratt o Bar Micio) si acquista il permesso di transito, quindi ci si alza a monte del paese dove prende avvio la stretta strada, dapprima asfaltata, poi sterrata e sconnessa, che conduce sino al tracciolino. Posteggi limitati.
Dal tracciolino (915m) si segue la bella mulattiera che passando da Casten (978m) conduce al borgo di Frasnedo (1250m). Si segue una recente strada forestale che prosegue entrando nella valle, quindi superato Corveggia (1227m) ad un bivio (indicazioni) si sale a sinistra e, rimanendo sempre sulla destra idrografica del torrente Ratti, si prosegue lungamente. Si riprende la ripida salita sino all'Alpe Camera (1795m) da dove il sentiero prosegue in piano, e lo si abbandona poco avanti (segnavia) per rimontare un costone erboso da cui si raggiungono delle belle scalinate di roccia che risalendo un canale torrentizio conducono all'Alpe Talamucca (2070m). Si prosegue la salita e quindi, deviando a destra, si raggiunge il grande edificio del rifugio Volta (2212m – 3,30h).
Labirintica e con numerose false piste, la vasta parete orientale del Manduino è quella che concede la via di salita con minore difficoltà. La salita si svolge sulla verticale della cima, ma il percorso è tortuoso in quanto ricerca i punti più deboli tra pareti, placche, canali e balze: la mancanza di una via obbligata nella parte medio-bassa crea numerose difficoltà di orientamento in quanto il terreno si presta a numerose varianti che, però, rischiano di condurre in zone difficilmente risolvibili. Anche la presenza di numerosi cordini di calata disorienta e rischia di condurre lungo linee di salita verticali e più difficili.
Rimanendo sul percorso corretto la salita, pur dalla forte esposizione, è in massima parte camminabile con solo alcuni brevi tratti di scalata; i numerosi spuntoni offrono buoni ancoraggi per le soste, mentre per gli ancoraggi intermedi 2 o 3 friends medio piccoli sono sufficienti. Vi sono alcuni chiodi. Necessaria una corda da 60m.
La discesa, impegnativa quanto la salita, avviene lungo la via normale e data la tortuosità del percorso è descritta separatamente.
Dal rifugio Volta (2212m) ci si dirige verso W senza traccia puntando al grande terrazzo di ganda sorretto da una balza rocciosa, propaggine della cresta SE della Punta Volta; si supera la fascia di roccia lungo una stretta cengia erbosa (2340m ca) che conduce al terrazzo (2370m) da dove, con ampia salita diagonale per erba e pietraie, si attraversa l'ampia conca della Valletta del Sereno portandosi allo zoccolo basale della parete E del Sasso Manduino: ci si dirige all'evidente parete con una macchia rossastra rettangolare: si aggira a destra (N) la parete portandosi ad una cengia erbosa (2550m ca - 1h) che, da destra verso sinistra, si alza e conduce al di sopra della macchia rossastra; da qui una traccia prosegue verso S e, transitando al piede di un'erta spaccatura erbosa, superate alcune facili roccette (I) guadagna un ampio pendio erboso sospeso; si risale per il pendio di erba e placche, quindi si traversa a destra (2650m ca) e per gradini erbosi fortemente esposti si entra nella spaccatura erbosa che si risale molto ripidamente (I) uscendone quindi a destra scavalcando una spalla con un piccolo e squadrato pinnacolo roccioso (2700m ca) dove una comoda cengia erbosa dà accesso ad un canale di pietrame che si risale per una ventina di metri sin dove si restringe: si abbandona il canale scalando a sinistra (destra orografica) un facile muretto che conduce ad un esposto ma facile traverso su di una vasta placconata. Al termine del traverso ci si alza di alcuni metri lungo una fessura tra facili placche (II) quindi per una facile rampa-cengia si prosegue verso sinistra fin sotto un torrione della cresta SE con un'ampia spaccatura, da dove ci si alza di pochi metri per facile placca sino ad una cengia superiore (2800m ca) che svoltando decisamente a destra conduce ad un piccolo camino, definito dalla compatta parete e da un masso staccato; si risale il camino (II+) che termina sui terrazzi detritici della destra orografica del canale di pietrame. Ci si alza superando un breve, esposto ed impegnativo gradino roccioso (III+, chiodo con anello) portandosi quindi al piede del corpo sommitale; qui tre possibilità:
- ci si porta a destra e si aggira il corpo sommitale in senso antiorario salendo una spaccatura con detriti; un passaggio esposto conduce ad un canaletto che, per blocchi, conduce alla vetta (non verificato)
- ci si alza all'intaglio a destra della finestra di roccia della cresta SE ed alzandosi in opposizione si afferra una stretta fessura che con un breve passaggio atletico in Dulfer (IV+, 3m) consente di guadagnare velocemente la vetta
- ci si alza all'intaglio a destra della finestra di roccia della cresta SE uscendo sul versante occidentale del Sasso Manduino sul filo dello spigolo W; ci si abbassa facilmente ad un comodo ballatoio detritico, da dove sfruttando un piccolo caminetto sulla sinistra si scala una paretina verticale (IV) che termina sui blocchi della vetta
agosto 2017
Lunga ed entusiasmante via di stampo classico. Dalla Forcella di Revelaso ci si alza sino alla parte mediana della parete E, dove per placche interrotte da cenge erbose si guadagna il filo della cresta che, orizzontale e merlata, definisce la caratteristica sagoma del Manduino. Aerea e dal panorama amplissimo, la cresta si percorre con divertente arrampicata superando i numerosi torrioni con vertiginose viste tanto sulle compatte pareti che precipitano nel Vallone di Revelaso quanto sugli scivoli a placche che cadono verso la Valletta del Sereno.
La via qui di seguito descritta raggiunge lo spallone 2646m dalla Forcella di Revelaso, quindi risale la parete E ricalcando probabilmente la “via del gemellaggio” (Bianchi, Casartelli, Veronelli - 1973), infine percorre la cresta SE (Calegari, Scotti – 1911).
E' una via che, nonostante le difficoltà contenute, richiede impegno alpinistico ed impegna per diverse ore; valutare con attenzione anche la difficoltà di discesa lungo la labirintica via normale.
La via è interamente da attrezzare. Materiale necessario: corda da 60m, alcuni chiodi a lama sottile, serie di friends, alcuni nut, cordini da abbandono.
Note:
- lo spallone 2646m è raggiungibile anche dalla via normale traversando dall'ampio pendio erboso sospeso verso S per cenge esposte
- dallo spallone 2646m anziché risalire lungo la parete E come di seguito descritto è possibile scalare l'erto filo della cresta SE percorrendo integralmente la via Calegari Scotti
Dal rifugio Volta (2212m) si prosegue in quota verso W entrando nella Valletta del Sereno. Per pendii erbosi e gande si sale quindi sino all'ampia sella della Forcella di Revelaso (2489m ctr – 0.45h).
Dalla forcella ci si alza sul fianco che precipita nel Vallone di Revelaso per erba e roccette; si supera una erta placconata per un diedro con la fessura in parte erbosa (IV) guadagnando il facile filo della cresta SE dove si scalano facili rocce raggiungendo la pianeggiante sommità dello spallone 2646m. Si traversa in piano verso destra (N) portandosi al di sotto della parete arcuata che termina sulla cresta superiore dove si trova un evidente becco roccioso; si sale per la parete lungo le inclinate placconate interrotte da cenge erbose (dapprima I e II, poi alcuni brevi tratti di III e IV) rimanendo dapprima sulla destra (sinistra orografica) del solco roccioso che incide la parete, quindi spostandosi alla sua destra orografica lungo una cengia erbosa (2750m ca) si scalano le placche finali (III) uscendo sulla cresta SE in corrispondenza della selletta (2790m ca) subito a sinistra (S) del becco roccioso, presso la punta al culmine della triangolare parete SSE.
Si cavalca lungamente il filo di cresta (III, alcuni tratti di IV) per divertenti blocchi sino ad un risalto: con una breve calata (5m) si scende all'intaglio da cui si riprende il filo di cresta superando una breve placca (IV+) da cui si prosegue sul filo sino a raggiungere una comoda sommità (primo pilastro)
I successivi torrioni (slanciati blocchi appoggiati con una finestra nel mezzo) sono stati aggirati sul fianco E abbassandosi per cenge erbose superando alcuni delicati traversi su roccia (V): è consigliabile rimanere sul filo di cresta e risolvere direttamente i torrioni, che presentano un tratto da disarrampicare (verificato in parte).
Superati i torrioni la cresta prosegue pianeggiante per poi impennarsi con un'affilata lama: con bella scalata la si risale quindi una breve calata (3m) conduce al piede del corpo sommitale (da qui con una breve calata è possibile raggiungere la cengia dove transita la via normale, subito prima del piccolo camino di II+).
Per spaccature e diedri ci si alza lungo l'erto spigolo, si scala una placca compatta ma corrugata e, per fessure, si guadagna la sommità della torre sud (IV+) dove un grosso masso appoggiato offre un ancoraggio per la calata che deposita presso la finestra di roccia da cui, per la normale, si giunge la vetta (2888m).
agosto 2017
La discesa lungo la normale ha creato più di una difficoltà alle cordate: chi conosce bene la parete può abbassarsi per linee dirette con calate in doppia (è necessario sapere dove è possibile predisporre gli ancoraggi), diversamente è consigliabile ricalcare il percorso della via normale sfruttando i tratti camminabili così da mantenersi su terreno facile e privo di incognite. Qui si descrive la via normale percorsa in discesa: richiede attenzione per diversi tratti fortemente esposti e non sempre proteggibili. In caso di umidità i traversi su placche ed erba sono da evitare e sono da preferire calate in doppia, prevedendo di dover abbandonare cordini e qualche chiodo.
Dalla vetta una doppia da 30m esatti deposita sulla destra orografica del canale di pietrame (attenzione al pendolo) già al piede del gradino roccioso di III+, da dove si raggiunge la sommità del piccolo camino; lo si scende con una breve doppia raggiungendo una cengia di pietrame (2800m ca) che si segue verso destra (S), per fare quindi una breve calata (10m) superando una placca; ci si trova al piede di un torrione della cresta SE con un'ampia spaccatura: da qui una cengia prosegue verso sinistra (N) e diviene una rampa-cengia erbosa che si abbassa facilmente sino alla sommità di facili placche che si ridiscendono con una doppia sino ad una zona appoggiata; verso sinistra (N) si giunge ad una vasta placconata: con traverso discendente sfruttando una sottile fessura (II+, delicato) la si attraversa fino al bordo roccioso su di un canale di pietrame: ci si abbassa al canale e lo si ridiscende per una ventina di metri, quindi lo si abbandona uscendo verso destra lungo una comoda cengia erbosa che conduce ad una spalla con un piccolo e squadrato pinnacolo roccioso (2700m ca); si abbandona il canale di pietrame e si scende per un canale erboso sempre più ripido (delicato): dove da canale diviene una spaccatura lo si abbandona per uscire a destra (S) traversando su esposti gradini erbosi e roccette (2650m ca, molto delicato); ci si porta così su un ampio pendio erboso sospeso che facilmente si ridiscende per 50m ca, dove si individua un canaletto di erba e roccette che consente di abbassarsi verso sinistra (N) raggiungendo una facile cengia erbosa che, sempre verso N, conduce sulle gande al piede delle pareti. Senza più difficoltà ci si abbassa su terreno aperto sino al rifugio Volta (3h).
riferimenti: