Sentiero della Scatta
Alto Lario
Alto Lario
foto: Val Darengo, dalla Cresta della Scatta
Tra il Pizzo Campanile ed il Monte Duria corre una lunga e lineare cresta rocciosa che separa la Valle del Dosso (Val Mugiam) dalla Valle di Darengo. Sebbene sia di quota abbastanza costante, il profilo è molto frastagliato con torri ed intagli; verso la Valle del Dosso i fianchi sono solcati da profonde forre che incidono pendii erbosi scoscesi, mentre verso la Valle di Darengo predominano erte pareti rocciose. La cresta è divisa in due settori: a N la Cresta della Gratella, a S la Cresta della Scatta. Lungo quest’ultima corre il Sentiero della Scatta: già conosciuto in passato dai cacciatori, nell’epoca del contrabbando il Sentiero divenne una frequentata direttrice del traffico degli spalloni che percorrendola raggiungevano i valichi verso la svizzera evitando i presidi della Guardia di Finanza disseminati nelle valli. Negli ultimi anni, complice una romantica rivisitazione del periodo del contrabbando, Il Sentiero della Scatta è divenuto uno dei simboli dell’epoca degli “sfrusadùr” che con la bricolla stracarica s’inerpicavano per queste difficili montagne.
Questo sentiero è un’alta via che rimane costantemente prossima ai 2100m, talora transitando al di sotto della cresta, talora percorrendone il filo. La descrizione che segue descrive una delle possibilità per effettuare questa suggestiva traversata: il terreno infatti, sebbene accidentato, offre in diversi tratti più di una soluzione. Quello qui proposto è un itinerario che privilegia un percorso piuttosto alto, mantenendosi quanto possibile in quota e prossimo al filo di cresta. In particolare si propone dalla Bocchetta della Zoccascia una traversata diretta alla Bocchetta di Cribiallo cavalcando la selvaggia e scoscesa cresta N della cima 2245 del Monte Duria.
In massima parte si tratta di un percorso camminabile senza particolari problemi, ma i brevi tratti con difficoltà sono sovente anche i più esposti e risultano quindi delicati. Anche l’individuazione del giusto percorso non è sempre immediata: continui saliscendi, piste fuorvianti e zone senza traccia possono creare più di un problema nella scelta del percorso migliore da seguire.
- le difficoltà di tipo T6 sono sporadiche e limitate ad alcuni dei tratti lungo la cresta; per il resto del Sentiero le difficoltà sono di tipo T4
- non indispensabile ma consigliabile una corda (10m) e del materiale da assicurazione
- il Sentiero è percorribile in entrambi i sensi. Se percorsa da N verso S i tratti difficili si affrontano in modo più favorevole.
- oltre a quella qui descritta sono molteplici le possibilità di accesso al Sentiero della Scatta: il Passo dell’Orso gode della segnaletica dell’Alta Via del Lario su entrambi i versanti, mentre la Bocchetta di Cribiallo è raggiungibile (oltre che dal Passo della Zoccascia come di seguito descritto) da W per il poco battuto sentiero che dall’Alpe Madri sale all’Alpe Stavèl (non segnato), mentre da E vi si giunge dall’Alpe Cribiàl, raggiungibile faticosamente per una fitta macchia di ontanelle e boscaglia dall’Alpe Darengo lungo tracce di sentiero ormai scomparso.
- il Sentiero non presenta possibilità evidenti di discese intermedie: in particolare gli invitanti pendii erbosi che scivolano in Valle del Dosso terminano su dirupati risalti di placche non visibili dall'alto
- nella cartografia ci si imbatte nella consueta imprecisione su alcune quote che rende ancora più confuso il già difficile orientamento: in particolare la cima a NE dell'Alpe Stavèl, localmente nota coma Pic de Stavèl, in Igm è quotata 2188m, su Ctr 2192m. La Cns dapprima riportava la quota 2219m, nell'edizione recente 2188m. Ctr inoltre posiziona il toponimo Bocchetta di Zoccascia in corrispondenza della Bocchetta di Cribiallo.
Da Caiasco (1003m) si raggiunge la sella su cui sorge Piaghedo (1348m) da dove inizia la lunga e monotona risalita del costone erboso che, transitando dal Monte Piaghedo (1454m), raggiunge il Dosso Bello (1979m). Si prosegue sempre sul costone verso il Monte Rotondo, ma a quota 2100m ca si abbandona la traccia e piegando a destra ci si porta sul fianco orientale della dorsale: traversando in quota per pendii erbosi intervallati da alcune balze si prosegue verso N, sulla destra orografica della Valle dell’Inferno, giungendo al piccolo canaletto detritico che in breve conduce alla Bocchetta della Zoccascia (2184m – 3,30h).
Ci si abbassa per pietraie sul versante dell’Alpe Stavèl, ma appena possibile si piega a destra traversando in quota: si transita su un terrazzo sostenuto da un risalto, e lambendo il piede della parete rocciosa si raggiunge la cresta N (2100m ca) della cima 2245 del Monte Duria. Se ne cavalca dapprima l'aereo filo, quindi raggiunto un primo intaglio si traversa sul fianco W poco sotto il filo, per abbassarsi poco prima di un secondo intaglio che si raggiunge in traverso con un passo di II+ esposto sul ripido canale. Si prosegue rimanendo sullo scosceso fianco W e superato un delicato colatoio detritico si raggiunge un terzo intaglio da dove si aggira ad E un gendarme; sempre su terreno ripido ed in parte erboso si raggiunge la sella della Bocchetta di Cribiallo (Bucheta de Stavèl, 2083m - 4h).
Su terreno meno difficile e più erboso si rimonta una ripida rampa erbosa sul fianco W, quindi si prosegue su vaghe tracce che progressivamente si allontanano dalla cresta che da qui prende a salire decisa; proseguendo la traversata in quota sempre lungo il versante di Stavèl si raggiunge un’evidente tratto orizzontale (2130m ca) della ripida cresta che chiude a N il circo dell'Alpe Stavèl (Fregabolgia). Si abbandona così la conca di Stavèl portandosi sullo scosceso versante che scivola sul’Alpe Predone: la traccia, alcune decine di metri più bassa del filo di cresta, prosegue in quota lungo i fianchi erbosi e, non sempre evidente, raggiunge la nervatura W che scende dalla quota 2158m. La si aggira e si giunge all’angusto intaglio della cresta principale: abbassandosi con attenzione lungo un delicato gradino roccioso in aggetto (Salto del Mazza, vecchia catena) si raggiunge l’intaglio (2125m ca). Si prosegue per un ripido fianco di erba e roccette, quindi ci si alza ripidamente sino a guadagnare il filo di cresta subito sopra un piccolo risalto roccioso; si aggira il risalto abbassandosi di pochi metri sul fianco della Valle di Darengo, e con breve traverso per un’esile cengia erbosa si supera una piccola placca (esposto) oltre cui si rimonta riportandosi in cresta a N del risalto. Si prosegue per il filo di cresta per facili roccette sino a dove questa riprende ad impennarsi: la si abbandona e per evidente traccia si riprende la traversata in quota lungo il fianco occidentale, qui più comodo, e senza più difficoltà si transita al di sotto del Pizzo della Gratella oltre cui, in breve, alla piodata alla base del Passo dell’Orso (2152m – 6,30h).
Seguendo i segnavia si prosegue verso la testata della Valle del Dosso, percorrendo lungamente la base occidentale della Cresta della Gratella, per piegare quindi a W e raggiungere i resti dell'Alpe Caurga (1946m). Senza più indicazioni ci si abbassa per vaghe tracce, mantenendosi sul filo della piccola dorsale della destra idrografica del torrente sino a quota 1750m ca dove si piega a destra (SW) e lungo una cengia ci si abbassa tra le vaste e ripide placche sino ai vasti pascoli dell'Alpe Mugium che in breve si raggiunge (1582m – 7,30h). Ci si abbassa al torrente che si supera, quindi si prosegue sulla sinistra idrografica oltrepassando l'Alpe Predone (1428m) fino all'Alpe Madri dove si torna sulla destra idrografica e per bella mulattiera si entra nel bosco. Al Ponte di Madri (1185m) si torna definitivamente sulla sinistra idrografica e con percorso pressoché pianeggiante, su mulattiera prima e su sterrato poi, si rientra a Caiasco (10h)
ottobre 2015
riferimenti: