Monte Leone

Val Divedro

foto: Monte Leone, versante SE (foto: in-Montagna.it)

   Massima elevazione delle Alpi Lepontine, il Monte Leone offre due facce ben contrastanti: ad occidente - verso il Vallese - quella d'alta quota, con le vaste maree glaciali in assedio alle creste sommitali; ad oriente - verso la conca del Veglia - quella rocciosa, con tetre pareti di policromi rocce rotte. Su questo versante, severo e repulsivo, domina il profilo del crinale che dal Lago d'Avino s'impenna salendo veloce verso le nebbie della vetta. Un lungo viaggio parte dalle acque turchesi del lago e per questo spigolo conduce alla cima, lontana ed invisibile dal basso. Bonacossa e Vitali lo salirono per primi nel 1945, e da allora ad oggi pochi li hanno seguiti: a guardarlo, quello spigolo frammentato che cade dall'alto come il profilo di un tabarro, semplicemente fa paura. Vi è poi l'impegno del dislivello (dalla base alla punta son 1200 metri) e della roccia a cui, mutevole di colore e sostanza ogni manciata di metri, è bene chiedere prima di appendersi. Infine, il ritorno a casa: dalla vetta, comunque lo si prenda, è un altro viaggio da aggiungere a quello d'andata.

   

Monte Leone per lo spigolo E

   Lo spigolo E è separato dalla piana del Lago d'Avino da una larga cintura di rocce ed erba: tale cintura si supera sul suo estremo bordo destro (N) risalendo un breve ma assai erto canalino di erba e rocce, dalla cui sommità si segue la regolare e tranquilla nervatura che dalla quota 2871m Cns (torre rossa) scende verso NE. Dalla torre rossa inizia la scalata dello spigolo, che alterna tratti verticali ad altri camminabili. Le difficoltà su roccia vanno dal II al III con alcuni muretti di IV. La roccia è molto varia: ve ne è degradata (torre rossa), solida (torre nera), friabile (torre gialla). Le fessure offrono buone possibilità di protezione. Dalla quota 3277m Cns (torre gialla) le difficoltà di scalata terminano, ma il terreno si fa infido laddove alcuni monoliti costringono a traversare sui fianchi di sfasciumi tra enormi blocchi malfermi e detrito mobile.

   Attrezzatura: corda da 30m, friends medio piccoli, fettucce. Materiale da ghiacciaio se si effettua la discesa per la normale svizzera (traversata dell'Alpjergletscher).

   nota: è anche possibile superare la cintura basale risalendo direttamente il ripido canale sotto la verticale dello spigolo, attaccandolo quindi ben al di sotto della torre rossa; il terreno appare però malsicuro e la roccia poco affidabile (non verificato).


   Dal pianoro 2284m Cns (raggiunto dai sentieri che salgono da Cianciavero - 3.30h dal posteggio di Ponte Campo) ci si dirige al bordo destro della cintura rocciosa basale (quota 2332m Cns) Per roccette esposte si traversa ad un ripido canale erboso, da cui (passi di II e III) si guadagna l'ampio pendio inclinato soprastante. Si sale verso SW portandosi sulla nervatura che dalla quota 2871m Cns scende verso NE, si passa al fianco di un singolare e precario totem roccioso (2800m ca) e si giunge su una larga cengia al piede della prima torre rossa. La si scala per le fessure rotte del filo (IV-), su roccia non sempre salda, guadagnandone la sommità (2871m Cns). Si prosegue su roccia migliore, si scalano blocchi e roccette lungo il filo (II) ed un breve diedro conduce al piede di una successiva impennata (3030m ca, torre nera): si poggia a destra verso un camino obliquo con masso incastrato, lo si scala uscendone a sinistra (IV-, sosta) e per placca (IV) e diedro (III+) si esce sulla sommità della torre nera. Si scala un muretto di rocce rosse e bianche (III+) giungendo alla seconda torre rossa che si aggira a sx ritornando sul filo presso uno stretto intaglio di rocce franose (3220m ca), si scala il filo verticale (III), poggiando poi a dx sul fianco di gradoni; il risalto successivo lo si affronta per una fessura verticale (IV+, probabilmente evitabile sulla schiena rocciosa di sinistra) ed evitando a sx dei tetti spioventi si sbuca su un piccolo terrazzo da dove la roccia muta completamente divenendo arenaria (torre gialla). Se ne scala il filo, appggiato (II+) ma delicato per la friabilità della roccia, giungendo infine alla quota 3277m Cns dove lo spigolo si appoggia divenendo cresta di rocce rotte (gneiss). Se ne segue per quanto possibile il filo, con brevi spostamenti sul fianco sx (S) per evitare risalti (terreno delicato ed infido); progressivamente il filo diviene sempre più percorribile e senza difficoltà si raggiunge la vetta del Monte Leone (3553m - 5.30-6.30h)


luglio 2023

discesa per la cresta S e per il Passo d'Avino

   La cresta S del Monte Leone (Stichelgrat) offre una valida via di discesa che evita di toccare l'Alpjergletscher. La cresta è composta da blocchi rotti con alcune torri che si aggirano senza difficoltà significative. A S del rilievo 3322m Cns si apre un larghissimo dosso di ganda da cui dovrebbe essere possibile scendere ad Alpje (ometti - non verificato). Volendo invece rientrare sul Veglia occorre portarsi dal dosso verso E e svalicare la cresta di confine dal Passo di Fne (normale italiana al Monte Leone) o dal Passo d'Avino (qui descritto, ma sconsigliabile per il terreno infido ed il forte pericolo oggettivo di caduta pietre). Valutare l'eventuale presenza di neve residua nel canalone, che potrebbe rendere indispensabili ramponi e picozza.


   Dal vetta (3553m) ci si abbassa lungo la cresta S che, per blocchi e tracce di sentiero, consente di perdere quota senza particolari difficoltà (I e II) se non quelle dovute alla presenza di numerose varianti. Lasciata la via che si abbassa sull'Alpjergletscher (normale svizzera dal Passo del Sempione) si prosegue in traverso, rimanendo dapprima sul fianco destro (W) della cresta, quindi riportandosi sul filo raggiungendo due ardite torri che si aggirano facilmente per blocchi (II); si torna a sul fianco destro (W) evitando la cima 3323m Cns e traversando per pendii di pietrame scomodo si raggiunge un ampio e poggiato dosso di ganda. Ignorando gli ometti, ci si sposta sul margine orientale del dosso e, per balze di erba e rocce, ci si abbassa verso la conca dei laghetti di Ze Seewe per un centinaio di metri, per traversare quindi in quota raggiungendo il filo della cresta confinale presso la quota 2973m Cns (culmine orografico del canalone del Passo d'Avino). Ci si abbassa lungo la cresta per alcuni metri, quindi la si abbandona entrando verso sinistra  (NW) nel fianco del canalone, e con delicatissima discesa su placche coperte di detrito (II) ci si abbassa sino all'impluvio. Lo si segue, talora poggiando sul fianco sinistro o destro per evitare risalti, e sempre su terreno infido e pericoloso si perde quota sino alla grande placca finale, che si lambisce rimanendo nella rigola del canalone per uscirne prima possibile sulla destra (2700m ca ) dove, su terreno via via meno complesso, ci si abbassa sino ai vasti pendii di ganda che, senza più alcun problema, conducono al Lago d'Avino per le cui sponde si ritorna alla diga (2246m - 3h).


luglio 2023

album fotografico:

Monte Leone per lo spigolo E, discesa dal Passo d'Avino - lug2023

riferimenti:

Guida dei Monti d'Italia: Alpi Lepontine (Armelloni - 1986)