Monte Generoso
Sottoceneri
Sottoceneri
E' una montagna dai due volti: solare, bucolico, pastorale il versante orientale, ombroso, repulsivo, scosceso l'occidentale. Tanto è affollato l'uno, colmato per mulattiere e cremagliera, quanto rifuggito l'altro, serrato da baratri e forre. Il versante occidentale nasconde nelle sue scabrose pieghe ambienti di primordiale fascino dove l'uomo è precario intruso; è questo il regno dell'acqua, lungamente nascosta e mormorante, brevemente irosa e dirompente; le rocce, fragili, solubili, soccombono all'elemento liquido che erode, incide, spacca, sgretola.
Una vasta, sconquassata, rovinosa parete disgregata dalle stagioni e scolpita dai torrenti: è questo il versante occidentale del Generoso.
Poco favorevole al pascolo, lo sfruttamento più consistente di questo versante fu per il legname: audaci boscaioli penetrarono nelle viscere della parete raggiungendo precipizi e spelonche lungo vertiginosi percorsi delle cui tracce, passata anche l'epoca del contrabbando, rimane oggi una flebile ed opaca memoria. Qui più che altrove i passaggi sono difficili da recuperare, cancellati da frane e dilavamenti: è un terreno mutevole che dimentica presto le orme calcate.
L'inoltrarsi in questo versante è riservato a chi ha confidenza con terreni infidi dall'esposizione sovente letale:come scrisse qualcuno, son luoghi dove si scivola una sola volta.
foto: in Valle dei Cugnoli
La Valle dei Cugnoli raccoglie le acque che precipitano nel bacino racchiuso tra i Torrioni ed il Baraghetto: Val dell'Inferno, Valle Camoscia e Valle della Piancaccia confluiscono verso quota 1000m nella forra della Valle dei Cugnoli che, tra gole e cascate, sbuca a poca distanza dal Prato di Pioda. Dantesca e tenebrosa, con la Valle Scura è la più spettacolare di questo versante del Generoso.
Il sentiero qui descritto, che ricalca in buona parte il tratto iniziale del sentiero che saliva alla Camoscia lungo la destra idrografica, conduce in Valle dei Cugnoli nella stretta gola chiusa a monte dalla confluenza delle valli superiori; la gola, sospesa su di una cascata, nasconde due grotte: la Tana della Bastora (o Grotta dell'Alabastro) e la più piccola Grotta dell'Argilla. Da qui un sentiero risaliva la sinistra idrografica e raggiungeva la tranquilla radura di Piodee: frane e dilavamenti hanno cancellato il solco di questo sentiero ed occorre risalire un erto ed estremamente esposto pendio di rocce e terriccio; se affrontato in senso inverso (importanti difficoltà di individuazione del punto ove calarsi) è necessaria una corda da almeno 15m (le piante offrono buoni ancoraggi).
Nota: fino alle grotte le difficoltà sono di tipo T4+
Da Rovio (490m) per bella mulattiera si giunge a Prato di Pioda (638m) dove si segue il vecchio sentiero che verso N conduce alla confluenza tra la Valle della Croce e la Valle dei Cugnoli. Si risale quindi per sentiero (bolli rossi) la dorsale tra le due valli, per spostarsi presto sul fianco destro idrografico della Valle dei Cugnoli e, seguendo la buona traccia con diversi gradini, ci si alza; dopo due lunghi risvolti si tocca brevemente il filo della dorsale (850m ca), quindi rimanendo sempre sul fianco della Valle dei Cugnoli si prosegue con traverso ascendente ed ignorati i bolli rossi che deviano in salita (verso Camoscia) si prosegue verso E su traccia più sporca (qualche tratto esposto) portandosi ad un piccolo pianoro sorretto dal gradino roccioso dell'argine della forra: verso valle una cengia rocciosa nascosta consente senza difficoltà di scendere al solco roccioso raggiungendo così l'alveo (950m ca) della Valle dei Cugnoli, presso una levigata placca orizzontale al di sopra di un importante salto di cascata.
Da qui addentrandosi nella gola è possibile raggiungere le due grotte.
Ci si porta verso il ciglio della cascata, quindi si risale la sinistra idrografica su terreno infido ed estremamente esposto. Sfruttando ove possibile le rade piante ci si inerpica superando lo scosceso gradino dell'argine, guadagnando quindi il pendio superiore che, meno erto, consente di uscire dalla valle traversando verso destra e scavalcando una nervatura di rocce rotte (980m ca). Ci si porta nella vasta faggeta che, pur ripida, non propone più difficoltà e con faticosa salita senza traccia si raggiunge l'ampia radura di Piodee (1020m). Traversando verso S si intercetta in breve il sentiero segnato e battuto che da Prato di Pioda sale alla baita di Perostabio.
dicembre 2017
Al Piàn dal Alp (Pianca dell'Alpe) è una sella posta sulla cresta che dal Generoso scende verso la Val Mara. Nota anche come Passo del Crosèt, è una dolce depressione tra la Cima dei Torrioni e la Cima Crocetta ed è raggiunta da un buon sentiero che, privo di indicazioni ma ben visibile, dall’Alpe Salera risale il costone delle Pianche (I Piànch), separante la Valle del Tinone dalla Vall da la Crus. Era sfruttata come zona di sfalcio dagli abitanti di Rovio. Il toponimo Pianch, frequente in queste zone, indica pendii molto ripidi.
Da Rovio (490m) ci si porta nella bella spianata del Prato di Salera (750m ca), al piede orientale del Monte Sant’Agata; senza traccia ci si dirige verso NE, rintracciando presto il sentiero che inizia a salire sul costone (Còst dal Asan) sulla destra idrografica della Vall dala Crus. Il sentiero diviene ripido e conduce nella piccola Val della Còst dal Asan, dove tra le pareti rocciose del Torricello ne risale l’erto canale finale e, superata la zona detta I Bòcur, si raggiunge la sommità dello Scoglio di Salera (1040m). Si prosegue in salita per la dorsale dei PIànch, quindi la pendenza diminuisce e verso quota 1200m ca ci si porta sul fianco destro idrografico della Vall da la Crus dove il sentiero, un poco meno visibile, con alcuni risvolti si alza e raggiunge l’ampia sella di Al Piàn dal Alp (1360m – 2h).
aprile 2018
La Costa degli Albagnoni è la parte finale della cresta che dal Generoso scende verso la Val Mara. Coronata da grossi faggi dalle tormentate forme, è priva di traccia ma si lascia percorrere senza difficoltà, e contrappone al dirupato versante meridionale il docile pendio boscoso settentrionale, riproponendo la duplice natura di questa montagna.
Con il percorso dei Piànch si presta ad un facile anello.
Nota: non è più possibile attraversare la Valle del Lembro verso quota 900m come indicato sulle vecchie mappe: il sentiero, percorribile sino al torrente da entrambi i versanti ma con diversi tratti molto esposti e su terreno franoso, termina bruscamente sul dirupato alveo roccioso. Occorre guadare il torrente poco più sotto come di seguito descritto.
Da Rovio (490m) ci si porta nella bella spianata del Prato di Salera (750m ca), al piede orientale del Monte Sant’Agata, quindi scavalcato il colle dell’Alpe Salera ci si abbassa sino all’Alpe Bughétt dove si abbandona la stradina e verso destra (NE) lungo una buona traccia ci si addentra in piano a mezzacosta nelle Brughiere di Salera, sul fianco sinistro idrografico della Valle del Lembro. Si guada facilmente il torrente verso quota 780m ca e su traccia discreta si raggiunge la vasta radura sopra le cascine di Lembro. Dal margine superiore della radura una traccia sporca si alza di alcune decine di metri nel caotico bosco, quindi con un traverso discendente conduce alla bella radura di quota 800m ca, dove si segue un buon sentiero che verso NE conduce senza difficoltà alla Costa degli Albagnoni. Si lascia il sentiero che prosegue verso l’Alpe d’Arogno e si rimonta senza traccia la dorsale boscosa, e rimanendo sempre prossimi al labbro meridionale si guadagna quota sino al rilievo 1366m (Simona). Con brevi saliscendi si tocca l’anonima Cima Crocetta (1391m) da dove con breve discesa all’ampia sella di Al Piàn dal Alp (1360m – 2.30h).
aprile 2018
Numerosi sono i segreti nascosti nelle pieghe del Generoso: tra questi la Corte dei Genovesi è tra i più spettacolari ed inattesi. E' una profonda gola con pareti alte diverse decine di metri, verticali e ravvicinate, che disegnano il tratto più spettacolare del profondo solco noto come Val Scura. Il curioso nome pare sia stato attribuito dai boscaioli che, forse di origine genovese, riconobbero in questo ombroso corridoio gli stretti vicoli della città natale. Certo è che si spinsero fino in questi anfratti per ricavare legname: putrelle in ferro e muretti a secco testimoniano la presenza di un impianto per il trasporto del legname fin giù a valle.
L'accesso alla gola, che è uno dei numerosi settori sospesi della lunga forra della Val Scura, avviene lungo delicate tracce di sentiero su terreno franoso e con tratti estremamente esposti. Per raggiungere la sezione più spettacolare occorre scalare brevi salti rocciosi facili ma verticali. Vi è anche un oggettivo pericolo di caduta pietre dai labbri superiori.
Fino al gradino inferiore della gola le difficoltà sono di tipo T5-.
Nota: nelle mappe catastali del 1858 la Val Scura viene nominata “Vallone”, mentre il toponimo “Val Scura” è attribuito alla forra che prende avvio subito a N di Perostabio
Da Rovio (490m) per bella mulattiera si giunge a Prato di Pioda (638m); poco sopra la cascina si abbandona il sentiero che prosegue verso Perostabio e verso E si entra in piano su buona traccia nella vallecola che termina al Buco della Sovaglia (Böcc, 980m) da dove, su traccia effimera, si prosegue verso S in quota raggiungendo il solco della Valle Scura (730m ca). Ci si porta sulla sinistra idrografica e si rimonta verso S l'erta costola boscosa per vaghe tracce di animali sin verso quota 820m ca, dove alcuni vecchi segnavia indicano verso sinistra (E) la direzione del traverso; si taglia quindi lo scosceso fianco boscoso raggiungendo il piede di una parete giallastra (Grotta della Valle Scura) dove l'esposto traverso muta direzione orientandosi verso NE e, sempre delicato, raggiunge un buon ripiano artificiale (810m ca) posto sul crinale della sinistra idrografica della Valle Scura. Un ultimo breve traverso esposto sul salto della cascata (muretto a secco) consente di accedere al gradino inferiore della Corte dei Genovesi. Si prosegue sul fondo della gola sino al primo risalto roccioso: se le condizioni lo permettono lo si risale direttamente per rocce lisce e gradinate (non verificato), altrimenti si risale una spaccatura nella parete di destra (sinistra idrografica) sino al suo termine (I-II, 8m) e per una cengia rocciosa stretta ed esposta ci si porta al gradino mediano della gola, che termina dopo un brusco cambio di direzione: si supera il breve muretto verticale ma generoso di appoggi (I, 4m) giungendo nel gradino superiore della gola (850m ca – 1,45h).
aprile 2018
riferimenti: