Monte Conco

Val Bregaglia

foto: Cima di Codera, Monte Conco, Gruf; dal bivacco Garzonedo

Il Monte Conco (Monte Rossaccio sulle carte asburgiche), sebbene emerga possente sulla lunga catena che separa la Val Bregaglia dalla Val Codera, è una cima conosciuta a ben pochi: raramente indicata sulla cartografia, dimenticata da guide e riviste, nonostante la sua imponenza è una montagna pressoché sconosciuta. Eppure non è possibile ignorarla: la vasta pala rocciosa arcuata del versante sudorientale, che s’impenna per oltre duecento metri dalle selvagge gande sottostanti, non passa inosservata; ed anche dal versante settentrionale la massiccia mole s’impone e sostiene fieramente il confronto col vicino colosso, il Monte Gruf, alto solo una manciata di metri in più.

Il Conco è la cima più impegnativa della catena ed esige oltre ad un lungo avvicinamento un impegno alpinistico che, seppur dalle difficoltà contenute, porta a confrontarsi con un terreno d’avventura dove nulla è mutato dai primi salitori ad oggi: come per la vicina Cima di Codera salire oggi sul Conco è un viaggio fuori dal tempo, e dalla sua vetta, all’apice di vertiginosi scivoli rocciosi, ci si sente in alto ma, soprattutto, altrove.

Accesso stradale

Sul sito https://stradeaspvilla.it si acquista il permesso di transito per le strade forestali. Ci si porta quindi alla frazione di Canete dove prende avvio la strada che, tortuosa ma asfaltata, sale ai monti. Ai bivi si seguono sempre le indicazioni per “Laghetto” raggiungendo quindi il posteggio di quota 1230m ca, subito a valle di Tabiadascio

Monte Conco per il crestone NW e la cresta NE

La parete Nord è nettamente divisa dall’erto e ben definito crestone NW, che staccandosi dalla cresta NE scende deciso e separa la Val Vertura dalla Valle Aurosina. Questo crestone è una delle possibili vie di salita al Conco: lo si raggiunge già nella parte alta, dopo avere guadagnato con qualche difficoltà un catino roccioso difeso da un breve ma non semplice tratto verticale. Raggiunto il crestone, dopo un breve tratto di facile arrampicata se ne risalgono le caratteristiche rocce rigate a canne d’organo, che senza particolari difficoltà conducono alla dentellata e stupenda cresta NE (Schiena dell'Orlo) che si percorre scalando divertenti rocce dai solidi appigli, affacciati ora sull’immane pala del versante sudorientale, ora sugli abissi della parete nordoccidentale.

note:

- consigliabile una corda da almeno 30m e materiale d'assicurazione; volendo sfruttare la calata in corda doppia per l'uscita dal catino sospeso (raccomandabile) è necessaria una corda da 60m

- è probabile trovare residui nevosi anche a stagione inoltrata, in tal caso possono divenire indispensabili i ramponi. Con residui nevosi abbondanti è presumibilmente superabile direttamente lo scivolo a pacche del catino sospeso (non verificato)


  • difficoltà: PD+

  • dislivello: 1850m

  • tempo: 6h + 5h

  • quota max: 2905m

Dal posteggio (1230m ca) si sale al pianoro di Tabiadascio (Tabiadàsc) per proseguire lungo il sentiero che in leggera salita conduce alle case di Gualdo (1320m). Da qui, sempre per segnavia, ci si porta verso il torrente Vertura (Valtùra) da cui, restando sulla destra idrografica, ci si alza di alcuni metri per rientrare quindi nel bosco e verso E, per buona mulattiera, si guadagna quota.

Poco oltre i 1550m vi è una deviazione sulla destra (bolli rossi): è una breve variante che conduce più velocemente alla conca ad W di Pian Rossaccio.

Raggiunto l'ampio terrazzo di Pian Rossaccio (Pra Guésgèen, 1622m) ci si sposta verso SW abbassandosi brevemente ad una conca (qui giunge il sentiero con bolli rossi sopra descritto) da cui, sempre seguendo i segnavia, si rientra nel bosco e su una mulattiera con numerosi gradini ci si alza sino all'abbandonata Alpe Rossaccio (Ròsàsc, 1851m – 1,30h). Qui i segnavia terminano: occorre raggiungere il tondeggiante rilievo erboso posto ai piedi della parete triangolare a destra della cascata del torrente Vertura. Ci si alza in diagonale verso S sino ad incrociare una discreta traccia che traversando verso le alte pareti della Corna di Droso supera due torrenti (1980m ca) e prosegue in piano lungo un'ampia cengia sorretta da una balza rocciosa. Ci si porta così nella piccola valle sotto le pareti della Corna di Droso: si piega a sinistra (S) e senza percorso obbligato si sale per la ripida morena coperte di rododendri sino a raggiungere il tondeggiante rilievo erboso del Mòt dé l'Omascioö (2150m ca – ometto). Si riprende a salire verso destra, aggirando in senso antiorario la parete triangolare, sbucandone così sulla sommità dove hanno inizio le pietraie. Da qui ci si dirige verso la cresta di collegamento tra il Monte Conco e la Corna di Droso, raggiungendo poco a SE della quota 2392m la Bassa di Rossaccio (Bas dé Ròsàsc, 2380m ca – 2,30h). Ci si abbassa per l'erto canalino di pietrame instabile (segnavia biancorossi) perdendo 70m di quota e portandosi così sull'ampio bacino superiore della Valle Aurosina; piegando a sinistra (S) si prosegue senza perdere quota per l'ampia e facile ganda portandosi al di sotto di tue tozzi torrioni separati da una larga spaccatura a V: da qui si sale aggirando i torrioni sulla destra (W) e si guadagna quota su pietraie e morene erbose portandosi sulla vasta pietraia alla base della parete NW del Monte Conco. Si punta alla base del vasto catino sospeso che, racchiuso tra la parete NW ed il crestone NW, sbocca sulla pietraia con uno scivolo a placche di pochi metri (neve fino a stagione inoltrata); si scala la ripida parete sulla sinistra dello scivolo sfruttando le solide rocce ben appigliate e le numerose cengette erbose (II, qualche tratto verticale) alzandosi così di una trentina di metri; poggiando a destra si percorre una comoda cengia erbosa (spuntone roccioso per calata in doppia, 2600m ca) e raggiunta la sommità dello scivolo a placche ci si alza su terreno più facile ed appoggiato rimontando il catino sospeso in direzione E verso l'evidente filo del crestone NW. Per facili placche e roccette si raggiunge il filo del crestone NW (2700m ca), che si segue facilmente ad un breve tratto affilato di una decina di metri: lo si aggira a sinistra (lato Val Vertura) scalando un diedro appoggiato (II+) a fianco di una venatura di rocce bianche, oppure lo si aggira sulla destra (lato Valle Aurosina) con esposta e divertente scalata su ottima roccia ben proteggibile (III+); la cresta diviene quindi più appoggiata ed ampia, e sfumando nella parete si lascia salire facilmente senza percorso obbligato e sempre su ottima roccia (I) conduce alla cresta NE: con bellissima ed aerea arrampicata per solidi blocchi (passi di II) si percorre l'arcuata e pianeggiante cresta sino alla vetta del Monte Conco (2905m – 6h).

La discesa per il medesimo itinerario (consigliabile una doppia da 30m per il superamento della ripida parete a fianco dello scivolo a placche, ancoraggio su spuntone di roccia).

agosto 2016

album fotografico:

Monte Conco: per il crestone NW e la cresta NE - ago2016

altri report:

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484448219341410

Monte Conco 2908m - Punta 90

Monte Conco 2908m - Punta 90

riferimenti:

  • Guida dei Monti d'Italia: Masino - Bregaglia - Disgrazia, vol I (Bonacossa, Rossi - 1935/1977)

  • Inventario dei Toponimi: Villa di Chiavenna (Giorgetta, Giacomini, Sciuchetti - 1977)