Sasso Rancio
Prealpi Lariane
Prealpi Lariane
foto: panorama dal Sasso Rancio
Promontorio roccioso nei pressi di Menaggio, il Sasso Rancio fu nei secoli addietro un tenace ostacolo per le vie di comunicazione tra Como e l'alto lago: di modesta altezza, il suo versante dirupato e selvaggio scivola nelle acque del Lario con brevi balza rocciose e ripidissimi boschi. Non è un caso che l'antica Strada Regina, via d'epoca romana tra Como e Chiavenna, presenti qui il tratto più suggestivo e scenografico: l'antica strada risolve lo zoccolo roccioso con un percorso tortuoso ricco di gradinate e risvolti che, percorribile solo da pedoni e cavalieri, costringeva le merci ed i carri a deviare e svalicare il Sasso Rancio a monte, alzandosi sino a Breglia. "Per questo arduo sentiero nel 1799 passò un drappello di Russi che l'esercito austriaco aveva in aiuto. I Cosacchi conducevano alla mano i loro cavalli, soliti a volare nelle pianure dell'Ukrania e non ad arrampicare fra greppi e dirupi; molti perciò sdrucciolando caddero nel lago laceri e conquassati" (dizionario corografico dell'Italia, 1850)
Il Sasso Rancio (che deve il proprio nome al colore bruno-arancio della roccia ricca di minerale ferroso) non ha una sommità ben definita: si presenta come un vasto pendio solcato da valloni e ricco di balze rocciose. Nonostante il terreno dirupato i suoi pendii furono ampiamente sfruttati: i numerosi terrazzamenti, oggi imboscati, beneficiavano della favorevole esposizione e del mite clima lacustre ed accoglievano piantagioni di ulivi ed anche di viti che davano un ottimo Malvasia, ma l'attività più fiorente fu lo sfruttamento delle miniere di ferro (attive fino al 1864) che alimentavano l'allora fiorente industria siderurgica alto lariana.
Oggi il versante è interamente abbandonato: al bosco caotico si sovrappongono nelle zone più soleggiate distese di impenetrabili roveti che rendono impercorribili molti dei vecchi sentieri: solo la sporadica manutenzione di volontari e cacciatori permette di mantenere alcuni dei vecchi tracciati consentendo così di percorrere, tra terrazzamenti e balze, panoramici sentieri a picco sulle acque del lago. La mancanza però di indicazioni e di segnavia richiede capacità di orientamento e pazienza per la ricerca dei giusti passaggi.
Le miniere del Sasso Rancio sono state riscoperte solo da pochi anni dopo oltre un secolo di oblio (vedi riferimenti). Ad ora sono note due zone estrattive: una inferiore, al livello della strada litoranea, ora pista ciclabile) ed una superiore, sulle ripide pendici boscose (Cava degli Spini). La cava inferiore è la più importante e si sviluppa con diversi cunicoli ed alcune sale, la più grande delle quali di dimensioni ragguardevoli in cui si trovano ancora dei manufatti. Gli ingressi delle miniere inferiori del Sasso Rancio sono facilmente raggiungibili: da Villa Gaeta si prosegue sulla pista ciclabile verso N e superato il cunicolo di aerazione della galleria stradale del Sasso Rancio si individua una piccola scalinata che si alza sul ripido pendio. Un cancello chiude l'ingresso principale, ma salendo lungo la scalinata è possibile raggiungere verso destra il pozzo verticale (visitabile solo con attrezzatura speleologica) o verso sinistra il cunicolo orizzontale (lungo 40m ca), posto poco sotto i resti di un grosso edificio, visitabile senza difficoltà. Le miniere superiori invece, poste poco a S de I Cascinali, sono di più complicato accesso e si toccano percorrendo il Sentiero dei Piazzoli.
Il Sentiero della Croce (così nominato sulle mappe catastali) attraversa il Sasso Rancio nella parte alta e compie un ampio periplo collegando Plesio a Breglia; privo di indicazioni, è regolarmente mantenuto pulito ma in alcuni tratti è poco evidente ed è da ricercare: fondamentali per l'individuazione del percorso sono i numerosi tagli su ceppi e rami. Le difficoltà sono solo di orientamento: il sentiero è ben camminabile e l'unico tratto con rocce è attrezzato con catene.
difficoltà: T3+
dislivello: 250m
tempo: 1.45h
quota max: 760m
Dal posteggio presso il cimitero di Plesio (563m igm) si prende la strada forestale (chiusa al traffico) che verso E, dopo una breve discesa, supera l'ampio solco della Valle di Miro e conduce sulle pendici occidentali del Sasso Rancio. La si segue sino al termine, presso la cappella della Vergine, dove prende avvio un sentiero che sempre in quota percorre i terrazzamenti imboscati sino ad un rudere (570m ca): non si segue la traccia che si abbassa oltre il rudere ma ci si alza di alcuni metri lungo il margine orientale dei terrazzamenti superiori ritrovando una discreta traccia che, nuovamente in quota, traversa sino alla dorsale separante la valle di Miro dalla successiva Valle della Zocca; ci si alza lungo il crinale per pochi metri, quindi sempre traversando verso destra (NE) si percorre un buon sentiero che pianeggiante conduce all'impluvio della Valle della Zocca (600m ca) oltre cui il sentiero passa tra alcune balze rocciose (catene) ed un caratteristico intaglio per proseguire il traverso e, guadagnati alcuni metri, giunge sulla sommità di un'importante balza rocciosa e quindi, sempre in traverso, al crinale (620m ca) che chiude ad E la Valle della Zocca (abbassandosi di pochi metri lungo il crinale si giunge ad un punto panoramico); il sentiero prosegue in quota e facilmente raggiunge l'ampia sella della quota 629m igm (qui giunge il sentiero proveniente dalla Madonna delle Fontane).
Senza perdere quota si prosegue verso N su labili tracce, quindi il sentiero torna visibile e raggiunge il basso muretto confinale di un pianoro con isolato rustico (600m ca); ci si porta al termine superiore del muretto dove sulla destra prende avvio la rampa di una malmessa ma evidente mulattiera: la si segue ed in salita ci si porta sui boscosi pendii settentrionali del Sasso Rancio; verso quota 700m ca la mulattiera diviene una traccia che con alcuni risvolti si alza decisa per raggiungere la stretta dorsale destra orografica di uno scosceso canalone: la traccia guadagna quindi gli ultimi metri necessari per superare il canalone sulla sua testata (750m ca) portandosi così nei tranquilli boschi settentrionali de Il Motto da dove si raggiunge in breve la sterrata orientale che da Breglia conduce a San Domenico (1.45h).
Per la discesa a Plesio è possibile scendere per il vallone boscoso (privo di tracce ma senza difficoltà) subito ad E del Santuario della Madonna di Breglia raggiungendo così la strada chiusa al traffico percorsa alla partenza.
gennaio 2020
Il versante verso Acquaseria era ricco di mulattiere e baite, ma ora è tutto abbandonato e decadente: l'unico collegamento ancora fruibile è quello che dalla Madonna delle Fontane saliva ai Cascinali, ma è un percorso che sconta decenni di abbandono che rimane fruibile, seppur non particolarmente agevole, grazie alla pulizia dei cacciatori. Dai Cascinali ci si alza su discreto sentiero ricollegandosi col Sentiero della Croce.
difficoltà: T3+
dislivello: 400m
tempo: 1h
quota max: 629m
Da Acquaseria si supera il torrente Serio sul ponte della vecchia Strada Regina (250m ca) per prendere subito a destra la mulattiera che in breve conduce all'edicola della Madonna delle Fontane (300m ca). Dall'edicola ci si alza per l'erta e malmessa mulattiera sulla destra che con risvolti guadagna velocemente quota, quindi verso S tocca il più basso dei ruderi dei Cascinali (400m ca) e tra caotici terrazzamenti ci si alza sino al piccolo gruppo di rustici dei Cascinali (439m igm). Verso S si individua una labile traccia (rami tagliati) che proseguendo in quota diviene più evidente, per guadagnare quindi quota e raggiungere la sommità di uno sperone roccioso (550m ca) dove si trova un filo a sbalzo: lo si segue in salita per facile dorsale boscosa raggiungendo quindi l'ampia sella 629m igm, dove ci si ricollega col Sentiero della Croce.
dicembre 2013
dicembre 2019
Il Sentiero dei Piazzoli correva un centinaio di metri sotto il Sentiero della Croce e da Acquaseria s'inoltrava nel versante più dirupato del Sasso Rancio. Il tratto iniziale fu importante soprattutto quale accesso alle miniere superiori, oltre cui il sentiero, probabilmente utilizzato per il taglio dei boschi, proseguiva in quota terminando poco prima della Valle della Zocca su di un ampio e scosceso vallone; dal versante opposto giungeva un altro sentiero che dalla Valle di Miro conduceva alla Valle della Zocca dove si trovava un piccolo alpetto con stalla e terrazzamenti; di seguito si descrive il percorso che, scavalcando lo scosceso vallone, unisce i due sentieri compiendo un traverso che taglia interamente il versante del Sasso Rancio e porta a scoprire le miniere superiori. Il sentiero che saliva direttamente da Acquaseria è impercorribile a causa di una invalicabile fascia di piante cadute intricate da rovi: dalle miniere è quindi necessario traversare in quota collegandosi, poco sopra i Cascinali, col sentiero che giunge dalla Madonna delle Fontane. L'orientamento è difficile per la presenza di numerose false piste, e per l'attraversamento del vallone occorre muoversi su terreno ripido con alcuni punti esposti.
difficoltà: T4+
tempo: 1.30h
Dal posteggio presso il cimitero di Plesio (563m igm) si prende la strada forestale (chiusa al traffico) che verso E, dopo una breve discesa, supera l'ampio solco della Valle di Miro e conduce sulle pendici occidentali del Sasso Rancio. La si segue sino al termine, presso la cappella della Vergine, dove prende avvio un sentiero che sempre in quota percorre i terrazzamenti imboscati sino ad un rudere (570m ca), da cui si segue il sentiero che alle sue spalle scende brevemente e quindi, poco evidente, prosegue pianeggiante sino alla bella spianata dove sorge la nascosta Cappella di Aigul (550m ca); dalla cappella si scende per traccia verso S al pianoro 527.2m Ctr, da cui ci si abbassa verso destra sino ad un ampio pendio boscoso con vasti terrazzamenti dove sorge un'abbandonata cascina con stalla (470m ca); dalla cascina una buona traccia prosegue in quota verso sinistra (E) e conduce al solco di una valle (Valle della Zocca) oltre cui sorgono i resti delle mura di due edifici ravvicinati (450m ca): si prosegue in quota su tracce più incerte e superati i terrazzamenti si giunge sul ciglio di uno scosceso vallone: non resta che alzarsi ed aggirato a sinistra un curioso roccione con una stretta fessura si entra brevemente nella valletta boscosa soprastante i terrazzamenti; una traccia di animali conduce verso destra e passando sopra il roccione conduce ad una balma (480m ca) posta sulla dirupata testata del vallone, da cui senza traccia evidente si giunge in piano ad una vallecola chiusa sulla sinistra da risalti rocciosi: ci si alza di pochi metri e si percorre una larga cengia (480m ca) che risolve facilmente i risalti rocciosi e conduce ad una piccola costola rocciosa che si risale (I, 15m) guadagnando infine la comoda dorsale (550m ca) che chiude a sinistra lo scosceso vallone appena superato. Ci si abbassa per la dorsale giungendo ad un ampio pianoro (460m ca) dove verso sinistra (N) al limite superiore di una macchia di brughi prende avvio un sentiero che prosegue lungamente in quota divenendo via via più evidente e, passando al piede di una paretina rocciosa, raggiunge una piccola radura con bivio (450m ca).
Seguendo il sentiero di destra che prosegue in lieve discesa si giunge in breve all'imbocco della miniera di quota 430m ca, che penetra orizzontalmente per diverse decine di metri (normalmente il fondo allagato richiede calzature impermeabili).
Seguendo invece il sentiero di sinistra si prosegue sempre in quota raggiungendo un grosso terrazzamento (450m ca) sopra di cui, in un'angusta depressione, si trova l'imbocco della miniera di quota 460m ca (accesso difficoltoso e pericoloso per il poco visibile pozzo verticale posto all'ingresso); dal terrazzamento su traccia non sempre evidente si attraversa un facile pendio boscoso intercettando infine il sentiero che giunge dalla Madonna delle Fontane (470m ca - 1.30h).
febbraio 2020
riferimenti:
Nobiallo di Menaggio e il suo santuario (F. Cereghini, D. Cereghini - 2002)