Pizzo d'Albiona - pendici orientali

Val Divedro

foto: le baite di Scina

L’antica strada del Sempione, che per lunghi tratti rimane serrata nel fondo e tormentato solco disegnato dal Diveria, prima di raggiungere l’aperta piana di Domodossola deve percorrere un’ultima strettoia, quella costretta tra la Colmine di Crevola ed il Pizzo d’Albiona. Entrambi i fianchi presentano compatte pareti rocciose che sorreggono piccoli terrazzi colonizzati nel tempo con alpeggi le cui vie di accesso furono autentiche opere di ingegneria alpina. Se sul fianco della Colmine di Crevola è emblematica la posizione dell’Alpe Beglia, sul versante del Pizzo d’Albiona stupiscono nuclei anche consistenti di baite i cui nomi, e talora anche l’ubicazione, sono progressivamente scomparsi dalle mappe. Se gli alpeggi di Varzo sono ancora oggi frequentati e in parte riattati, gli alpeggi di San Giovanni, antica frazione di Crevola, sono abbandonati dal secolo scorso quando alla decadenza della pastorizia si aggiunse la disastrosa frana del 1951 che azzerò gli importanti nuclei di Bisento e di Bura, sconvolgendo il piede di questi pendii e le vie di accesso. L’apertura di piccole cave nei decenni successivi cancellò infine quel poco che restava delle antiche mulattiere.

L’abbandono oggi è completo: nei caotici boschi della parte bassa compaiono talora spettrali resti di mura diroccate e mezzi di cava soffocati nei rovi, mentre nei pianori superiori cascine cadenti osservano, inermi, la lontana piana ossolana

Onzo - 814m

Nucleo di seconde case servito da una strada carrozzabile stretta e molto ripida. E' raggiunto anche da un sentiero segnato che sale da Preglia. Di seguito si descrive il desueto accesso da Campeglia.

01 - Onzo da Campeglia

E' un sentiero ancora reperibile ma poco utilizzato. L'individuazione del punto di accesso non è immediata.

    • difficoltà: T4

    • dislivello: 450m

    • tempo: 1h

La destra idrografica del Diveria si raggiunge guadando il torrente lungo la pista sterrata di fronte a Campeglia (373m, guado normalmente privo di difficoltà) oppure lungo la passerella sospesa tesa dove sorgeva il Ponte dell'Orco (Ponte Torchio su Rabbini).

Ci si porta quindi sul terrapieno della galleria ferroviaria, al di sopra di un capannone di cava. Non facilmente si individua il sentiero (roncolate) che verso SE risale ripido una valletta: si segue la traccia, sporca in diversi punti, fin verso quota 550m ca dove si prende una traccia che si stacca verso sinistra e compie un lungo traverso sino a raggiungere il sentiero segnato Cai (620m ca) che giunge da Preglia: con evidente percorso si raggiunge Onzo (814m - 1h).

maggio 2017

Selva Secca - 1141m

Rustici sulla destra idrografica del Rio di Burra. Probabilmente venivano ancora parzialmente utilizzati sino a qualche tempo fa, ma gli scoscendimenti che hanno danneggiato il sentiero che giunge da Onzo ne hanno decretato il definitivo abbandono.

02 - Selva Secca da Onzo

In discrete condizioni sino a qualche anno fa, il sentiero conta oggi diversi tratti franati che, oltre a problemi di individuazione, presentano diversi passaggi delicati e fortemente esposti su terreno infido.

    • difficoltà: T5

    • dislivello: 350m

    • tempo: 1h

Da Onzo (814m) si segue una strada forestale pianeggiante che si dirige verso la valle del Rio di Burra (Rivo Bura): ben presto la strada diviene sentiero e, raggiunto il ripido fianco destro idrografico della valle del Rio di Burra, prosegue tagliando il ripidissimo fianco boscoso sino ad un canale di frana (900m ca) che si supera facilmente; si prosegue per il sentiero, che per un breve tratto torna evidente, giungendo ai franosi colatoio che, sconvolti da valanghe, da Cirola scendono nel Rio di Burra: con esposto traverso si entra nell'alveo di pietrame subito a monte di un'orrida gola (1020m ca), lo si risale di una decina di metri per uscirne a destra (sinistra idrografica) guadagnando il lembo di bosco dove l'antica mulattiera, ingombra di alberi caduti, sale sino ai rustici di Selva Secca (1141m - 1h).

maggio 2017

novembre 2017

Scimatello - 1345m, 1450m

L'Alpe Scimatello era composta da due gruppi di cascine: le inferiori, poste su un tranquillo pianoro dove domina un antico acero, hanno ancora le mura in sesto, le superiori, dove vi era una grossa stalla, sono crollate e circondate da campi di ginestre. Il pendio verso E fu devastato da una frana che si staccò poco a valle di Scina e che cancellò il sentiero che, sulla sinistra del Rio di Burra, raggiungeva Scimatello da Bisento. Una levigata placca presso il Rio di Burra rende oggi impercorribile questo collegamento di cui rimane, nel canale boscoso dove il sentiero riprendeva la salita verso Scimatello, una piccola carbonera e gli intuibili resti del sentiero.

Scimatello si tocca durante la salita a Scina da Selva Secca.

Scina - 1594m

Scina, sul medesimo costone di Marghino, è in posizione luminosa e panoramica e rimanendo al di sopra delle forre godeva di favorevoli pascoli. Le sue baite sono il nucleo più basso della vasta Casariola.

03 - Scina da Selva Secca per l'Alpe Vertura

In discrete condizioni sino a qualche anno fa, il sentiero è oggi sconsigliabile per gli sconvolgimenti creati da valanghe (dal Rio di Burra fin sopra Vertura) che hanno cancellato buona parte del sentiero rendendo faticoso orientamento e progressione.

    • difficoltà: T5

    • dislivello: 500

    • tempo: 2.30h

Da Selva Secca (1141m) si segue la traccia che in prosegue in piano sino ad un primo canale, oltre cui si alza e raggiunge un secondo canale (1220m ca) da cui ci si porta sul costone boscoso sulla destra idrografica del Rio di Burra: per il vecchio sentiero, ingombro di piante cadute, ci si alza sino alla radura dell'Alpe Vertura (Lavertura, 1382m).

Il sentiero, di difficile individuazione per le piante cadute ma senza difficoltà, si alza nel bosco a monte delle ultime cascine e dopo aver risalito un largo canale valanghivo incrocia il sentiero (1570m ca) che giunge dall'Alpe Dentro: con radi segnavia ma su traccia discreta lo si segue verso destra, si supera facilmente il Rio di Burra (1650m ca) raggiungendo Scina (1594m - 2.30h)

maggio 2017

04 - Scina da Selva Secca per l'Alpe Scimatello

Dell'antico collegamento è rimasto ben poco: alcuni gradini presso il Rio di Burra ed effimere tracce lungo il costone di salita. Occorre quindi muoversi su terreno privo di traccia sovente invaso dalla bassa vegetazione.

    • difficoltà: T5

    • dislivello: 600m

    • tempo: 1.30h

Da Selva Secca (1141m) si segue la traccia che in prosegue in piano verso Vertura, ma prima di giungere al primo canale la si abbandona per abbassarsi al Rio di Burra e superarlo (1150m ca) portandosi sulla sinistra idrografica. Per pietraia ci si alza (qualche resto di gradini) rimontando una schiena rocciosa delimitata a W da una placca e ad E da una balza precipite su una canale boscoso; a quota 1250m ca si raggiunge il costone boscoso che, senza traccia definita, si alza molto ripido parallelo al Rio di Burra; superato un tratto ripido si raggiungono le cascine di Scimatello (1345m - 0.45h), da dove si prosegue tra le ginestre sempre per la massima pendenza toccando i ruderi superiori (1450m ca); si prosegue la salita sino a lambire un bosco di conifere dove si piega a destra (NE - 1550m ca) e per traccia di animali si traversa la testata di una valletta portandosi all'Alpe Scina (1594m - 1.30h).

novembre 2017

05 - Scina da Marghino

Il vecchio sentiero è ancora in parte reperibile, comunque la dorsale boscosa sebbene ripida è semplice e la traccia non è obbligata

    • difficoltà: T4

    • dislivello: 250m

    • tempo: 0.30h

Da Marghino (1350m) ci si alza dapprima per il filo del costone, quindi si poggia sul fianco settentrionale (verso il Rio di Ber) e si seguono i resti del sentiero che con risvolti si alza nel fianco boscoso sino a sbucare sulla radura di Scina (1594m - 0.30h).

giugno 2017

Rovale - 1026m

Posta sul pendio tra le frane di Marghino e Scimatello, la baita di Rovale presenta un'originale struttura composta da distinti locali e da cui s'erge un alto comignolo, ancora in sesto, probabilmente utilizzato per la cottura del latte. Poco a valle, sul sentiero che la raggiungeva, si trova una bella e massiccia cappella, la Ciapèla d'la Tirooria, anch'essa scampata alle frane e che custodisce un affresco della Madonna con Bambino. Sull'arco della cappella è dipinta la data 1733.

06 - Rovale da Campeglia

Il percorso è reso faticoso dalla caotica vegetazione che, oltre a nascondere il solco della mulattiera, ostacola la progressione. La zona è comunque saltuariamente battuta dai cacciatori che ne mantengono un minimo di percorribilità.

difficoltà: T4+

dislivello: 700m

tempo: 2h

La destra idrografica del Diveria si raggiunge guadando il torrente lungo la pista sterrata di fronte a Campeglia (373m, guado normalmente privo di difficoltà) oppure lungo la passerella sospesa tesa dove sorgeva il Ponte dell'Orco (Ponte Torchio su Rabbini).

Ci si porta quindi al ponte che scavalca l'alveo del Rio di Burra (Rivo Bura) e abbandonata la strada se ne risale la sinistra idrografica senza traccia definita restando paralleli al corso del Rio di Burra; Verso 450m ca si raggiungono dei terrazzamenti dove compare il vecchio sentiero che, indicato con bolli rossi, si alza sempre parallelo al Rio Burra sino ai miseri resti di Bisento, dove verso sinistra ci si porta presso il Rio Burra e, sempre mantenendo i bolli, ci si alza raggiungendo il pianoro dell'Alpe ai Piaggi (Ai Piensc, 868m). Seguendo il vecchio sentiero (ancora ben reperibile) ci si alza alle spalle delle baite e dopo un paio di risvolti si traversa verso W raggiungendo una Cappella (Ciapèla d'la Tirooria, 960m ca); da qui in ripida salita verso NE la traccia con numerosi risvolti conduce ai resti di Rovale (1026m - 2h).

novembre 2017

Marghino - 1250m, 1400m

Posto sul costone separante le valli del Rio di Burra (a sud) ed il Rio di Ber (a nord), Marghino era composto da cinque gruppi di baite, oggi rimaste sull'orlo dell'enorme frana che cancellò Bisento e Bura. Anche il sentiero di carico, che da Bisento saliva passando da Rovale, fu cancellato. Rimane l'accesso da Monzano lungo un sentiero non indicato sulle carte, o più semplicemente dall'alto transitando da Scina. Poco a monte delle baite superiori un sinistro ed inquietante squarcio nel terreno, solo in parte cicatrizzato dal bosco, testimonia la forza della frana che si staccò da queste pendici.

07 - Marghino da Monzano

Da Monzano al Rio di Ber la traccia è di difficile reperimento in quanto il costone boscoso di Monzano, pur non obbligato, presenta numerose fasce rocciose non intuibili che devono essere aggirate sino a raggiungere la quota del punto di guado. Sul fianco di Marghino invece la traccia è ancora ben conservata e percorre senza difficoltà il ripidissimo pendio boscoso (qui provenendo in senso inverso, da Marghino verso Monzano, al bivio conviene seguire la traccia superiore che conduce al Rio di Ber con minori difficoltà)

    • difficoltà: T5

    • dislivello: 500m

    • tempo: 1.30h

Dai ruderi inferiori di Monzano (880m) ci si alza brevemente lungo la traccia che conduce al rudere di quota 970m ca, ma la si lascia presto per deviare verso sinistra (SW) sino ad affacciarsi verso la valle del Rio di Ber, da dove si sale ripidamente toccando due ruderi (1050m ca). Si prosegue in salita, sempre affacciati verso la valle del Rio di Ber, sfruttando tracce di animali lungo le costole boscose toccando i resti di un rudere con terrazzamenti (1250m ca) edificato al riparo di un grosso masso. Poco sopra si traversa verso sinistra (SW) attraversando una breve pietraia (1260m ca) a monte di un grosso abete: qui si traversa verso W entrando nella sinistra idrografica dell'ampia forra, dove una labile traccia conduce al Rio di Ber. Se in questo punto il guado risultasse difficile conviene alzarsi alcuni metri e guadare poco sopra (1300m ca) così da raggiungere un'erta traccia che con risvolti si alza di pochi metri sulla destra idrografica e guadagna un buon sentiero che, dopo una breve discesa, conduce in piano alla baita di Marghino di quota 1350m ca (1.30h).

giugno 2017

08 - Marghino da Rovale

Il vecchio sentiero è stato spazzato via dall'enorme frana: è comunque possibile salire lungo il crinale boscoso tra la frana di Marghino e la frana di Scimatello che, pur faticoso e privo di traccia, non offre significative difficoltà.

    • difficoltà: T4+

    • dislivello: 350m

    • tempo: 1h

Da Rovale (1026m) senza traccia definita ci si alza per la massima pendenza per il bosco faticoso ma facile, sino a portarsi sul labbro della destra orografica della frana di Marghino: non resta che seguire il crinale, erto ma senza difficoltà, che consente di guadagnare quota tra i due bacini di frana. Verso quota 1270m ca si intercetta un vecchio sentiero (forse un collegamento tra Scimatello e Marghino), lo si oltrepassa e sempre in ripida salita si raggiunge quota 1370m ca, dove piegando verso destra (N) si supera un campo di blocchi e si raggiunge la cascina superiore di Marghino (1379m - 1h), ancora in discrete condizioni.

novembre 2017

Monzano - 1150m

Monzano è arroccato sul tranquillo e vasto terrazzo sospeso che, prolungato verso monte, definisce il costone separante le forre del Rio di Ber (Rivo Berro su Rabbini) a sud e del Rio di Rido (Rivo Naulogno su Rabbini) a nord. Questo costone presenta una vasta zona boscosa che, apparentemente uniforme, nasconde invece balze e costole rocciose non intuibili. Diversamente dagli altri alpeggi, a Monzano le baite sono in massima parte crollate. Numerosi i ruderi disseminati nella lunga dorsale: alpeggi e balme sorgevano in vari punti, segno di un intenso sfruttamento di questi ripidi fianchi.

09 - Monzano dal sentiero di carico di Naulogno

Il sentiero di accesso a Monzano è in comune col sentiero di carico di Naulogno, da cui se ne distacca per alzarsi e risolvere la balza rocciosa nel suo punto più debole.

  • difficoltà: T4

  • dislivello: 100m

  • tempo: 0.15h

Dal sentiero di carico di Naulogno, presso quota 840m ca, una poco visibile traccia (segnavia rosso sbiadito) si stacca sulla sinistra e rimonta i ripidi gradini di erba e rocce sul fianco della parete; si incontrano subito dei gradini e una fune di metallo: ci si alza così di alcune decine di metri, per piegare quindi a sinistra e, superato un passaggio obbligato su di una panoramica cengia (870m ca - gradini e resti di recinto) da cui in breve discesa si accede al terrazzo boscoso dove, in piano, una buona traccia conduce alle dirute baite inferiori di Monzano (880m - 0.15h). Da qui una buona traccia si alza in traverso verso NW rimanendo affacciata sulla valle del Rio di Rido (Rivo Naulogno) e conduce ad un rudere superiore (970m ca).

maggio 2017

Bogo - 1560m (Bönc)

Senza nome sulle mappe. Le baite, divise in due gruppi, sono adagiate al limite della fascia boschiva e si trovano sul costone che dal Passo d'Albiona scende verso SE, costone che ospita anche Monzano. Come per la vicina Scina vi si gode un buon panorama.

10 - Bogo da Monzano

A monte delle baite di Monzano vi sono diversi altri alpeggi isolati disseminati sul costone lungo il quale, seguendo le confuse tracce di animali, si guadagna quota sino ad una ampia e facile valletta per la quale si raggiungono le baite di Bogo. Le difficoltà sono di orientamento in quanto il costone boscoso, privo di una traccia univoca, nasconde diverse fasce rocciose che devono essere aggirate. La prima parte del percorso è in comune con quella che conduce a Marghino.

    • difficoltà: T5

    • dislivello: 700m

    • tempo: 2.30h

Dai ruderi inferiori di Monzano (880m) ci si alza brevemente lungo la traccia che conduce al rudere di quota 970m ca, ma la si lascia presto per deviare verso sinistra (SW) sino ad affacciarsi verso la valle del Rio di Ber, da dove si sale ripidamente toccando due ruderi (1050m ca). Si prosegue in salita, sempre affacciati verso la valle del Rio di Ber, sfruttando tracce di animali lungo le costole boscose toccando i resti di un rudere con terrazzamenti (1250m ca) edificato al riparo di un grosso masso. Poco sopra si traversa verso sinistra (SW) attraversando una breve pietraia (1260m ca) a monte di un grosso abete, quindi nuovamente in salita, ancora parallelamente alla valle del Rio di Ber, sino a quota 1320m ca dove si raggiunge la larga valletta che scende dalle Alpi Bogo: non resta che risalirla, mantenendosi sulla sinistra orografica della pietraia (resti di baite), giungendo infine al panoramico dosso di Bogo (1560m – 2,30h).

maggio 2017

11 - Bogo da Scina

Il sentiero indicato sulle mappe sebbene poco battuto è ancora facilmente reperibile e non presenta particolari difficoltà.

  • difficoltà: T3

  • tempo: 0.45h

Da Scina (1600m) una traccia abbastanza evidente ma roncolata prosegue in quota e percorsa una facile cengia raggiunge il ramo principale del Rio di Ber (1600m ca); lo si guada senza difficoltà e, superato un secondo ramo minore, si raggiunge il panoramico dosso di Bogo (1560m – 0.45h).

maggio 2017

Naulogno - 1150m

Le cascine di Naulogno (o Nalogno, senza nome sulle mappe), talune ancora discretamente conservate, sono poste sul più inferiore dei terrazzi sospesi del costone di Pagliara. Ampio e tranquillo, il terrazzo ospita anche resti di terrazzamenti che testimoniano una coraggiosa e magra agricoltura stagionale: è un luogo la cui serenità contrasta fortemente con i caratteri dell’ambiente in cui è immerso.Nota: la quota di Naulogno, diversamente da quanto indicato sulle mappe (1202m) è di circa 1150m.

12 - Naulogno da Campeglia per il sentiero di carico

L'accesso originale a Naulogno prendeva avvio da Campeglia toccando i nuclei di Bisento e Bura: la frana e le opere di cava hanno devastato questa fascia cancellando ogni traccia. La salita lungo questo percorso avviene in boschi faticosi e con difficoltà di orientamento: è quindi preferibile accedere al sentiero di Nauologno da Gabbio.

  • difficoltà: T4+

  • dislivello: 800m

  • tempo: 2h

La destra idrografica del Diveria si raggiunge guadando il torrente lungo la pista sterrata di fronte a Campeglia (373m, guado normalmente privo di difficoltà) oppure lungo la passerella sospesa tesa dove sorgeva il Ponte dell'Orco (Ponte Torchio su Rabbini).

Si segue sulla destra idrografica la vecchia e imboscata strada di cava che verso N, superato il Rio di Burra (Rivo Bura) e quindi il Rio di Ber (Rivo Berro) raggiunge una sbarra e conduce a due ruderi soffocati dalla vegetazione. La via è obbligata dalla vegetazione: ci si alza verso sinistra (W) per la massima pendenza intersecando la strada di cava più volte sin verso quota 500m ca. Si prosegue la salita nel bosco privo di traccia (verso la valle del Rio di Ber si trova un enorme balma dalla singolare parete arrotondata, 520m ca), e piegando verso NNW si traversa in ascesa il pendio boscoso reso difficoltoso da blocchi rocciosi e piodate giungendo al piede della bastionata che sostiene il terrazzo di Monzano: qui si trova una balma (590m ca – scritte con date) dove prende avvio una buona traccia che, lambendo il piede dell'alta bastionata, si alza verso NNW sino ad una valletta di pietrame. Tra il caotico bosco si risale la valletta (effimere tracce del vecchio sentiero) e rimanendo sempre al piede della parete rocciosa, oltrepassato un roccione sporgente orientato verso valle (720m ca), si giunge al culmine della valletta dove sfuma sull'aperto pendio. Da qui la traccia diviene obbligata ed evidente e si unisce a quella che giunge da Gabbio.

maggio 2017

13 - Naulogno da Gabbio per il sentiero di carico

Il percorso che segue è di grande suggestione per le opere e l'ingegno con cui è stato realizzato: sfruttando una sorprendente e lunga cengia naturale (ben indicata sulla Cns) il sentiero risolve con una regolare ascesa una precipite bastionata rocciosa per giungere al Rio di Rido (Rivo Naulogno su Rabbini) oltre cui si accede ai vasti ed erti pascoli di Naulogno. E' un percorso che, scontando un secolo di abbandono, richiede oggi attenzione per alcuni tratti franati dalla forte esposizione.

Consigliabile una corda da 15m per il superamento del tratto franato.

Nota: la strada della cava di Gabbio è raggiungibile anche da Ponte Nuovo risalendo nei pressi della sinistra idrografica del Rio di Rido il caotico bosco senza traccia.

  • difficoltà: T5+

  • dislivello: 550m

  • tempo: 1.30h

Dal tornante di quota 630m ca della strada della cava di Gabbio si procede in piano verso S seguendo una pista fagocitata dalla vegetazione (vi è una ruspa abbandonata ed altri mezzi di cava). Si procede tra la vegetazione molesta sino al termine della pista, sull'orlo del Rio di Rido, quindi tra gli sterpi ci si alza su terreno non sempre facile e del tutto privo di traccia per 50m ca, fino ad un'esile cengia al piede di una liscia parete di roccia chiara che permette di entrare nella forra e di guadare senza difficoltà il Rio di Rido (670m ca). Senza alzarsi ci si porta sulla destra idrografica dove una traccia di animali, passando al di sotto di una roccia spiovente, abbandona velocemente la forra e raggiunge una pietraia al culmine della quale si trovano i resti di una minuscola costruzione ed i muretti di una mulattiera (700m ca). Senza traccia evidente ci si alza per 50m ca lungo la dorsalina alle spalle della costruzione per deviare quindi a sinistra (S) e raggiungere una complessa zona di balze rocciose imboscate: si individua non facilmente il punto debole che consente di alzarsi lungo una breve cengia (770m ca - cavetto in metallo) raggiungendo velocemente la cengia superiore dove transita il sentiero che giungeva da Bura: da qui il percorso diviene evidente ed obbligato e verso destra (NW) segue una obbligata rampa.

Ci si alza per la rampa-cengia (funi, fittoni in ferro e resti di gradini) raggiungendo dapprima una breve e facile placca con tacche (900m ca) quindi un delicato punto franato: superato il breve tratto (infido e fortemente esposto) si supera un'erta scalinata con l'ausilio di un cordino metallico, cui seguono altri gradini che, superata una costola, danno accesso al fianco del vallone del Rio di Rido; il sentiero prosegue in quota e dopo un successivo cavo si raggiunge il punto di facile guado del Rio di Rido (1000m ca, scalinata, tacche e cavo) oltre cui, traversata una facile ma espostissima placca con fori per pontegge (se bagnata è da evitare e superare poco a monte) ci si porta sul ripido pendio erboso. Ci si alza per traversare verso quota 1030m ca al di sotto di una serie di vaste placconate, e mantenendosi sui resti del sentiero si prosegue il traverso che conduce al piede di una bassa ma lungo fascia rocciosa, giungendo quindi ad un breve passaggio obbligato su di un piccolo gradino roccioso (1070m ca, muretto a secco e fittone in ferro). Per facile bosco si giunge quindi alla baita inferiore di Naulogno (1130m ca) e poco sopra al gruppo di baite superiore (1150m ca – 1.30h).

aprile 2017

Pagliara - 1540m e 1670m (Paiè)

Le cascine di Pagliara (Paiè) si trovano sui terrazzi superiori del costone che ospita Naulogno. I due gruppi di baite (Pagliara di Sotto e di Sopra), abbandonate ma ancora in sesto, come per la sottostante Naulogno godono di un piccolo ma favorevole terrazzo cinto da salti rocciosi. Il carico del bestiame avveniva quasi certamente dall’alto sfruttando il sentiero che giunge da Albiona (sentiero di Grata).Errata la Igm che indica Pagliara a 1741m, su di un terrazzo pascolivo privo di ogni manufatto.

14 - Pagliara da Croppo per il sentiero di Grata

Il sentiero di Grata, che dall’Alpe di Albiona traversa lugamente sotto le balze settentrionali del Passo d’Albiona sino al culmine del costone delle alpi di Pagliara, è l'accesso più semplice per Pagliara.

Il sentiero, da tempo abbandonato, presenta tratti disagevoli per gli stravolgimenti delle valanghe e per alcune zone di fitte ontanelle.

  • difficoltà: T4

  • dislivello: 800m

Da Croppo (1134m) si segue il sentiero che con radi segnavia prosegue nel bosco verso W. Superate alcune vallette tocca una piccola radura con dei rustici (Bóóc) ed in breve giunge a Nuogno (1371m, Alpe Nugano su Cns) dove a S della radura si prende il buon sentiero indicato che conduce alle Alpi di Albiona di Fuori (1773m). Ci si porta nei prati verso S dove oltre una depressione si individua il sentiero che piegando a sinistra (E) inizia il traverso sulle pendici che scendono dal Passo d'Albiona; la traccia, non sempre evidente, rimane prossima ai 1800m ca e ben presto raggiunge una breve balza rocciosa che si risolve tramite una cengia invasa da ontanelle. Sempre per rade tracce si raggiunge una zona aperta dove senza percorso obbligato ci si porta sulla testata del vallone del Rio di Rido: rimanendo sulla dorsale della sinistra idrografica ci si abbassa e superata la radura di quota 1740m ca (ometti) si scende per i resti del vecchio sentiero (gradini) sino a Pagliara di Sopra (1670m). Verso SE si entra nel bosco dove una traccia, piegando verso destra (S) aggira un salto per raggiungere Pagliara di Sotto (1540m).

maggio 2017

15 - Pagliara da Naulogno

Tra Naulogno e Pagliara il costone è bruscamente interrotto da due importanti pareti rocciose: invalicabili direttamente, sono risolvibili aggirandole sui fianchi dove, individuati gli unici punti deboli concessi dalle fasce rocciose, ci si alza sino al pianoro di Pagliara di Sotto. Il percorso è privo di traccia, ma il terreno è obbligato e vi sono resti di gradini.

    • difficoltà: T5+

    • dislivello: 550m

    • tempo: 1.30h

Da Naulogno (1150m ca) ci si alza verso sinistra (W) e superata la testata di una pietraia si giunge al piede della parete rocciosa; lo si percorre verso sinistra portandosi sul fianco sinistro idrografico del Rio di Rido, dove un ampio diedro (1180m ca) consente di alzarsi e percorrendo il piede della parete, superato un faggio con incisione, ci si porta nell'alveo del Rio di Rido (1250m ca); si segue brevemente l'alveo per abbandonarlo poco sopra tornando sulla sinistra idrografica dove traversando uno scosceso fianco erboso (muretto a secco) si recupera una traccia che verso E conduce al terrazzo intermedio (1300m ca). Si prosegue nel traverso in direzione E rimanendo prossimi al piede della parete soprastante sino ad scalinata (1370m ca) oltre cui si accede al versante orientale del costone: lambendo sempre il piede della parete, qui più sfumata, si perviene a quanto resta di una successiva piccola scalinata che agevola il superamento di un breve gradino roccioso (I, delicato ed esposto). Per ripido bosco ci si alza portandosi al di sotto del pianoro di Pagliara di Sotto, dove per un facile canaletto (1500m ca) si tocca un piccolo terrazzamento da cui, in breve, si giunge alla radura di Pagliara di Sotto (1540m). Dalle baite si aggira il salto roccioso a sinistra (S) quindi alzandosi verso destra si segue il vecchio sentiero che nel facile bosco raggiunge Pagliara di Sopra (1670m - 1.30h).

giugno 2017

16 - Pagliara da Bogo per il Saa 'd Paié

Il Saa 'd Paié (sentiero della paglia) è lunga traccia che collegava gli aperti pascoli sopra Bogo con Pagliara; già difficile all'epoca, la rarefatta frequentazione ha nel tempo cancellato il solco del sentiero che in molti tratti è sfumato nel pendio erboso, e solo seguendo i gradini lasciati da camosci e cervi è possibile muoversi, alquanto pericolosamente, su questa difficile traversata. Il percorso taglia un dirupato versante erboso e di rado bosco sfruttando cenge inclinate e sospese su notevoli risalti: una scivolata avrebbe un esito letale. E' quindi un percorso sconsigliabile, anche per via della sua lunghezza che costringe ad una prolungata e costante esposizione. Da evitare assolutamente con erba bagnata.

Nota: pù in basso dovrebbe correre un altro sentiero, detto "del Carabiniere" (il nome deriva dalla morte di una guardia scivolata lungo il sentiero durante i controlli nel periodo del contrabbando), che raggiunge Pagliara da Bogo rimanendo ad una quota leggermente inferiore del Saa 'd Paié

    • difficoltà: T6

    • dislivello: 300m

    • tempo: 1.30h

Da Bogo (1560m) ci si alza per il poco accennato filo del crinale erboso sin verso quota 1730m ca, dove si piega a destra e si entra nello scosceso fianco erboso del Rio di Rido. Una poco accennata traccia di animali inizia l'esposta traversata che, alternando tratti in quota a brevi ma decisi strappi, prosegue tra i 1750m e i 1800m. Giunti sulla testata del vallone del Rio di Rido le difficoltà terminano: sulla dorsale della sinistra idrografica ci si abbassa e superata la radura di quota 1740m ca (ometti) si scende per i resti del vecchio sentiero (gradini) sino a Pagliara di Sopra (1670m).

giugno 2017

17 - Pagliara da Croppo per le balze del Rio d’Arvaldo

Pagliara era anche raggiunta da due sentieri che risolvevano il precipite versante nordorientale risalendo da Croppo: quello di seguito descritto rimonta le balze rimanendo prossimo al solco del Rio d'Arvaldo (il torrente che tocca l'omonimo alpeggio) mentre il secondo, noto come Sentiero dei Lacci, sfrutta un’esposta e pericolosa cengia utilizzata dai camosci dove i cacciatori tendevano le trappole di cattura (quest’ultimo sentiero, in buona parte percorso, deve ancora essere concluso).

La salita da Croppo propone importanti difficoltà di orientamento in quanto il bosco, privo di una traccia definita, nasconde numerose fasce rocciose che devono essere aggirate o risolte. La descrizione che segue nella parte superiore non ricalca il corretto percorso del sentiero (che probabilmente rimaneva sulla sinistra idrografica del Rio Arvaldo) e risolve l’ultima difficile balza seguendo una impegnativa traccia di animali. Individuando la corretta traccia di salita le difficoltà dovrebbero risultare minori della variante qui descritta.

  • difficoltà: T6-

  • dislivello: 550m

  • tempo: 2h

Da Croppo (1134m) ci si alza nel bosco seguendo una traccia che verso SE raggiunge una baita in pietra e legno, abbandonata ma ancora in buono stato. Si prosegue in salita (muretti e gradini) raggiungendo delle carbonere (1230m ca), dove si traversa a sinistra (SE) ed in lieve discesa (roncolate) si supera un piccolo torrente (1200m ca) oltre cui si raggiunge la forra del Rio Arvaldo che si supera facilmente alzandosi fin verso quota 1280m ca.

Dalla destra idrografica una traccia prosegue verso SE in quota raggiungendo, a monte di una pietraia di blocchi ed al piede di una fascia rocciosa, i resti di una scalinata dove si rinviene un antico abbeveratoio in legno (1270m ca) al piede di un umido gradino roccioso. Ci si alza piegando quindi verso destra (W) toccando una successiva ampia carbonera (1350m ca), quindi si rimonta la destra idrografica del Rio Arvaldo fin verso quota 1450m ca dove traversando a W si torna sulla sinistra idrografica.

Qui è presumibile che la via di salita migliore resti sulla sinistra del Rio Arvaldo fin verso quota 1700m ca, per traversare poi verso SE in piano sino a Pagliara di Sopra (non verificato)

Tornati subito sopra sulla destra idrografica ci si alza verso S raggiungendo un pianoro con un aguzzo masso isolato (1500m ca): per superare la compatta fascia rocciosa superiore occorre alzarsi non facilmente restando prossimi alla valle del Rio Arvaldo sin verso quota 1600m ca, dove la valle sfuma in un breve ma erto canalino: lo si risale per uscirne sulla sinistra orografica (W) lungo una ripidissima ed esposta traccia di animali. Senza più difficoltà si traversa in ascesa il pendio verso SE, sino ad una buona traccia che in piano conduce a Pagliara di Sopra (1670m – 2h).

maggio 2017

Croppo - 1134m

Un comodo ballatoio erboso sostiene una serie di alpeggi che oggi sono in gran parte riattati come seconde case: Algnime (localmente Gnim, Elgnimo su Rabbini), Arvaldo, Croppo, Nugno, Cavalla. La strada forestale che dal ponte di Mognata serviva le cave di Gabbio agevola il raggiungimento di questi nuclei.

18 - Croppo da Gabbio

La strada fino a Gabbio è facilmente percorribile in auto, da Gabbio al termine della strada (670m ca) il fondo è sconnesso ed è consigliabile procedere con un veicolo con buona altezza da terra.

  • difficoltà: T2

  • dislivello: 700m

Da Gabbio (420m) si prosegue per la strada che si alza ripida verso S quindi, ignorata una deviazione verso destra, ci si alza sino al suo termine (670m ca). Qui prende avvio una buona mulattiera che con segnavia guadagna quota e, percorsa una panoramica cengia, raggiunge Algnime e poco sopra Arvaldo (1000m). Il sentiero, qui poco evidente, entra nel bosco e in leggera ascesa raggiunge Croppo (1134m)

album fotografico:

Pizzo di Albiona pendici orientali - apr 2017

Pizzo di Albiona pendici orientali - mag2017

Pizzo di Albiona pendici orientali - giu2017

Pizzo di Albiona pendici orientali - nov2017

altri report:

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484457505207218

Alpine Archäologie in Crevola d'Ossola - Zaza

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484457505207218

Alpine Archäologie in Crevola d'Ossola, Teil 2 - Zaza

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Alpine Archäologie in Crevola d'Ossola, Teil 3 - Zaza

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376485271296343441#6376484457505207218

Alpine Archäologie in Crevola d'Ossola, Teil 4 - Zaza

https://picasaweb.google.com/110460079672379492177/6376484489160299649#6376484485643975586

Alpine Archäologie in Crevola d'Ossola, Teil 5 - Zaza

riferimenti: