Pizzo di Prata - valli meridionali

CIME

Bedügn - 1177m

Tondeggiante sommità sulla sinistra della bassa Val Trebecca, è prospiciente alla Cima di Scarp ed è separata da questa dalla stretta spaccatura della Val del Busnèll. A NE vi incombono le alti pareti del Filone del Prodaccio, mentre verso la piana precipita con una serie di irregolari balze frammentate da fasce boscose. Più che una cima è un'altura docile e bucolica colonizzata da rododendri e betulle (da cui il nome); tale quiete contrasta nettamente con l'orografia che la sorregge d'un lato e la cinge dall'altro, orografia disegnata da pareti precipiti e balze sospese nel vuoto.

35- Bedügn per il Valaa

Tra il Bedügn ed il Filone del Prodaccio scende un largo e regolare vallone di pietrame (Valaa) che sfocia in Val Trebecca: la sua risalita non offre difficoltà significative, mentre complicato e delicato è l'accesso iniziale per giungere al torrente Trebecca: occorre risalire il Fil del Caslasc per poi scavalcare una spalla boscosa ed abbassarsi per un breve ma scosceso bosco sospeso; alcuni bolli rossi indicano la direzione da seguire. Nel Valaa, oltre a resti di terrazzamenti e qualche brandello di antiche scalinate, si trova un minuscolo alpetto (Alpetto del Valaa). Consigliabile una corda da 15m per il superamento della spalla boscosa.

  • difficoltà: T5+

  • dislivello: 950m

  • tempo: 3.30h


Si lascia il Fil del Caslasc (itin 34) a quota 700m ca e si traversa verso destra (E) in quota, percorrendo una bella cengia rocciosa che nel bosco conduce sino ad una spalla boscosa affacciata sulla Trebecca; ci si abbassa per una decina di metri verso sinistra (E) per una breve paretina di facili ma malsicure roccette, quindi per esposta ed infida traccia di animali si traversa verso sinistra la scoscesa parete di rado bosco superando una placca con buoni appigli ma esposta (I), oltre cui la traccia diviene meno infida e tra la boscaglia, talora fastidiosa, ci si abbassa sino al Torrente Trebecca (680m ca) subito sopra una piccola cascata di 5m. Si risale brevemente il torrente sino all'imbocco del vallone di pietrame (Valaa) che si alza deciso: rimanendo sul fianco boscoso sinistro idrografico si guadagna quota, sfruttando quel poco che resta dell'antico sentiero, sino a dei terrazzamenti (850m ca) oltre cui la traccia svanisce e si risale il ripido ma facile versante boscoso restando sempre prossimi all'alveo di pietrame, dove presso una pietraia più ampia si toccano i resti dell'Alpetto del Valaa (1080m ca) posto sotto un masso squadrato; proseguendo la salita, tra blocchi e pendii di arbusti, si giunge all'ampia sella sulla testata della Val del Busnèll (1173.9m Ctr) da cui, facilmente, al pianoro boscoso di Bedügn (1177m Ctr, 1152m Igm - 3.30h).

giugno 2020

36- Bedügn per la Val del Busnèll

Affascinante percorso che conduce, per un inimmaginabile e difficile cengia boscosa, nell'abisso della Val del Busnèll, una stretta forra serrata tra gli scoscesi pendii del Bedügn e le verticali pareti incombenti per alcune centinaia di metri della Cima di Scarp. L'accesso alla Val del Busnèll avviene scavalcando la Schena di Scarp, da cui ci si cala su terreno difficile ed estremamente esposto sino allo stretto alveo di pietrame. La testata della valle è insuperabile, ed occorre uscirne nella sua parte mediana rimontando i ripidi fianchi di Bedügn. E' un itinerario non particolarmente lungo ma intenso che conduce in uno degli angoli più segreti di queste valli. Consigliabile una corda da 30m, soprattutto per la discesa alla cengia boscosa.

nota: dalla testata della Valascia (900m ca) è possibile ricollegarsi con il sentiero del Travers Lungh (itin 50)

  • difficoltà: T6 (III-)

  • dislivello: 1000m

  • tempo: 4.30h


Dagli ampi prati del piano sulla sinistra del Torrente Trebecca ci si porta al poco evidente sbocco della Valascia, dove una vaga traccia entra nel bosco e superata una piccola costruzione di grosse di pietre si alza ripidamente restando sulla sinistra orografica; verso quota 280m ca un breve passaggio roccioso poggia verso destra e porta al vecchio acquedotto del Munt Figaröo (380m ca) da cui, sempre in faticosa salita alternando tratti su pietraia ad altri nel bosco si guadagna quota giungendo al di sotto di una zona recentemente franata (uscita dell'itin 31); ci si alza quindi al piede delle pareti rocciose sulla destra orografica e si costeggiano passando al piede della cascata allo sbocco della Val del Busnèll (830m ca). Si continua a costeggiare il piede dello zoccolo roccioso che sostiene la Cima di Scarp e, risalito un ripido tratto boscoso, si giunge all'unico punto debole della fascia rocciosa (930m ca - 2.15h) dove un sottile cavetto metallico rivela la via da seguire: si scalano quindi le rocce ripide ma ben gradinate (II+) spostandosi dapprima leggermente a sinistra, quindi si supera un breve ma più erto gradino roccioso che conduce su terreno camminabile (30m dal piede dello zoccolo); ci si alza di pochi metri raggiungendo una selletta (980m ca) dove un ripido prato scende verso la Val del Busnèll: ci si abbassa su terreno ripido e fortemente esposto sino ad una placca, da cui verso destra (scendendo) si traversa su una stretta cengia, si supera un breve ma delicato gradino roccioso e ci si abbassa di alcuni metri raggiungendo la cengia boscosa (a destra, sotto la parete rocciosa, si trova un ricovero di capre con muretto a secco). Si scende su terreno facile per una dorsalina sino al risalto verticale della cengia, dove un'evidente traccia di animali piega a destra e su terreno infido estremamente esposto (940m ca, vecchio cavo metallico non affidabile) si traversa lungo il ciglio della cengia abbassandosi quindi all'alveo di pietrame della Val del Busnèll; si segue l'alveo facilmente camminabile sino ad un breve risalto che si supera (III-, 3m) e si prosegue sino ad un successivo piccolo risalto con cascata, chiuso sulla sinistra idrografica da una parete aggettante (1000m ca): qui si abbandona l'alveo e verso sinistra (destra idrografica) si percorre una stretta cengia erbosa che dopo un breve traverso consente di alzarsi in modo diretto sul ripido ed esposto fianco erboso raggiungendo quindi il bosco al piede della parete che sorregge l'altura di Bedügn; su terreno facile, seguendo evidenti sentieri di animali, ci si sposta verso sinistra raggiungendo la dorsale S di Bedügn (1070m ca) da cui, con facile diagonale, ci si porta sulla dorsale W e quindi alla poggiata e tranquilla betulleta di Bedügn (1177m Ctr, 1152m Igm - 4.30h).

giugno 2020

31- traverso Val Trebecca - Valascia

Impegnativa variante di accesso alla Valascia lungo una sorprendente cengia che, tagliando orizzontalmente il versante meridionale di Bedügn, unisce la Val Trebecca con la Valascia L'ingresso in Val Trebecca è stato recentemente ripulito e bollato, ma rimane il tratto più delicato della traversata.

  • difficoltà : T5

  • dislivello: 900m

  • tempo: 4.30h


Alle spalle delle case più alte di Porettina Alta (235m) si prende una traccia che verso NE entra nell'ampio vallone (Val Squadra) a S del terrazzo di Motta dell'Orso. Verso quota 300m ca si lascia la traccia che verso sinistra prosegue verso Al Monte (itin 46) per seguire una labile traccia a destra (bolli rossi) che verso SE conduce su una serie di balze: sfruttando una labile cengia, alquanto esposta ma protetta dalla vegetazione (alcuni cavi metallici), si traversa (360m ca) portandosi sul precipite fianco destro della Val Trebecca (420m ca), che si ridiscende sempre per traccia esposta raggiungendo il torrente Trebecca (370m ca). Si risale l'alveo del torrente, dapprima poggiando brevemente sulla sinistra idrografica quindi tornando sulla destra dove una poco evidente traccia (cavo metallico) si alza leggermente con un esposto traverso che consente di risolvere un piccolo salto del torrente; ci si riporta così sulla sinistra idrografica (il torrente qui fa una netta curva orientandosi N-S) e si risale verso S il ripido ma facile pendio boscoso sino a sbucare su una panoramica dorsale (550m ca - 1.30h). Si risale facilmente la dorsale sin verso quota 650m ca, quindi la si abbandona per piegare a dx (SE) dove si individua una labile traccia di animali che rimanendo in quota diviene progressivamente un discreto sentiero che con lunga e lieve ascesa, sfruttando una espostissima ma comoda cengia, conduce verso un ampio vallone di pietrame. Raggiunta la dx orografica del vallone la traccia supera un'ampio pendio detritico (700m ca) sottostante una zona franosa che senza difficoltà consente di abbassarsi nell'ampio solco della Valascia (dove transita l'itin 36).

maggio 202

Cima di Scarp - 1366m

E' l'ultimo rilievo significativo posto sulla cresta WSW del Corno di Piodalancia, separante la Val Trebecca dalla Val Lobbia. Appare come una prua rocciosa proiettata verso il piano di Chiavenna ed ha i fianchi difesi da alte scarpate rocciose, da cui probabilmente l'origine del nome.

32- Cima di Scarp per la Schena di Scarp

La Schena di Scarp, ovvero l'erto filo WSW che sale deciso alla vetta, è un percorso alquanto remunerativo che raggiunge la Cima di Scarp lungo un percorso vario, articolato e con diversi punti esposti. Sfruttando le uniche debolezze di questo versante, il percorso entra dapprima nell'alta Valle dei Capin e superata una fascia rocciosa (Sassi Rossi) conduce al filo di cresta; con salita ripida e tortuosa, superando alcuni brevi gradini rocciosi (II e III), si raggiunge la poggiata cima su cui trova posto un ometto. La naturale continuazione del percorso (se non si vuole scendere dalla via di salita) è quindi lungo la cresta N per la quale si raggiunge la Sella del Briz, posta sul Filo di Piodalancia.

Consigliabile una corda da 15m, utile soprattutto qualora si decida di ripercorrere in discesa questa via.

  • difficoltà: T6 (III)

  • dislivello: 1200m

  • tempo: 5h


Giunti in Valle dei Capin da Somaggia (2.30h) con l'itin 50, si lascia l'itinerario che prosegue verso la Bocchetta di Mottali e rimanendo sulla destra orografica dell'ampio vallone di ganda si guadagna quota; restando al piede della dorsale a placche, destreggiandosi tra le macchie di rovi, si giunge al piede della fascia rocciosa che chiude la testata della valle: poggiando a destra la si risale tra esile cengette erbose (I-II) guadagnando un'ampio terrazzo erboso (1150m ca) al piede dei Sassi Rossi, da cui facilmente verso sinistra si raggiunge il filo della cresta (Schena di Scarp). Ci si alza per la ripida dorsale boscosa seguendo una discreta traccia di animali. Verso 1250m ca si supera un primo piccolo gradino roccioso (II, tacca), si sale per poi traversare a sinistra (esposto) raggiungendo una piccola grotta sotto un masso; a quota 1300m ca si ignora un'invitante cengia sulla destra e si aggira a sinistra il filo della cresta raggiungendo un gradino più ostico: lo si supera (III, 3m) portandosi ad un pulpito panoramico, dove la traccia poggia brevemente sul fianco N della Schena di Scarp e per facili rocce si esce sull'ampio pianoro erboso di quota 1350m ca, da dove facilmente all'ometto della tondeggiante vetta (1366.5m Ctr - 4.30h).


maggio 2020

Cima Lavina – 2181m

E’ la cima più importante del gruppo qui trattato. Sulle carte viene erroneamente nominata Zuc dei Pradei, confondendola con il distinto rilievo che si trova invece poco più a SSW. Posta sulla cresta meridionale del Pizzo di Prata, generatrice della complessa orografia di questa zona, la Cima Lavina ben emerge dall’ondulato profilo spartiacque ed è la più alta di tre elevazioni (i Tri Zücch). Il panorama, sebbene precluso verso nord, è di notevole interesse per una vista d’insieme della zona e rende questa cima una meta degna d’interesse.

La Cima Lavina non è da confondere con la sua omonima posta sul Filo di Piodalancia; nel catasto Lombardo Veneto viene indicata col nome di Vetta della Sponda Grande.

La salita avviene senza difficoltà dal versante orientale, mentre alquanto più laborioso è la salita dal versante occidentale, dove gli accessi sono estremamente impegnativi per il notevole dislivello e per l’ambiente selvaggio e difficile.

61- Cima Lavina da Corte di Sopra

Il versante orientale della Cima Lavina è privo di difficoltà: la testata della Val Grialese è infatti un ampio bacino dove la vasta pietraia lascia il posto ai vasti pascoli; sebbene ripidi, questi pendii si percorrono senza particolari problemi sfruttando le tracce degli animali.

  • difficoltà: T3+

  • dislivello: 300

  • tempo: 0,45h


Da Corte di Sopra (1877m) si prosegue per l'erbosa dorsale raggiungendo un poco accennato promontorio (2050m ca) da dove si prosegue ancora brevemente, sempre lungo la dorsale, per lasciarla dove più comodo e traversare in ascesa verso sinistra (SW) passando al di sotto delle pareti dei Tri Zücch; ci si porta così in un breve, largo e facile canale di pietrame ed arbusti che si risale sino alla cresta spartiacque con la Valle Lobbia che, facilmente, si rimonta verso S sino alla tondeggiante sommità erbosa della Cima Lavina(2181m – 0,45h)

giugno 2016

62- Cima Lavina dalla Bocchetta di Val Pisarota

Itinerario molto impegnativo, faticoso, difficile. Risale la selvaggia e lunga cresta spartiacque tra la Val Pisarota e la Valle del Pericchio (Filone dei Pianacci e Filone del Torricchio sulle mappe catastali), cavalcandone il filo dove possibile e risolvendo i risalti sfruttandone le rare debolezze, non intuitive e da ricercare laboriosamente. Il terreno fortemente accidentato presenta numerosi punti dalla forte esposizione, con tratti infidi sui ripidi fianchi di vegetazione e diversi tratti in facile arrampicata (II con alcuni passi di III, su roccia perlopiù ottima). Sulla cresta gli unici passaggi che si reperiscono sono quelli dei camosci; solo una vecchia fune di ferro ed un grosso ometto ne testimoniano la frequentazione, assai rarefatta, di qualche cacciatore. E’ un lungo viaggio che innalza dalle profondità delle ombrose forre sino ai loro dirupatissimi orli, dove la sensazione d’isolamento acquista forma e diviene una tangibile dimensione.

note:

- a causa della tortuosità del percorso la descrizione che segue non può considerarsi esaustiva; il tratto tra quota 1200m e 1300m del Filone dei Pianacci non è stato verificato

- dal versante Lobbia, oltre all'accesso lungo la Bocchetta di Val Pisarota, è possibile raggiungere il primo tratto di cresta verso quota 1300m (Filone dei Pianacci) attraversando il torrente Pericchio verso quota 880m ca e risalendo la costola boscosa, faticosa ma priva di difficoltà, tra la Val di Mezzo e la Val Grande (62a)

- dal colletto 2050m dovrebbe essere possibile aggirare il versante orientale della Cima Lavina portandosi, per ripidi prati, al costone di Corte di Sopra (non verificato).

- le difficoltà sono di tipo T6, ma il dislivello (2000m da Somaggia), il costante susseguirsi delle difficoltà e lo straordinario isolamento della cresta portano l’impegno complessivo al grado T6+.

  • difficoltà: T6+

  • dislivello: 1100m

  • tempo: 4,30h


Dalla Bocchetta di Val Pisarota (1092m) si prosegue per il filo di cresta superando alcuni facili tratti rocciosi, talora invasi da piante ed arbusti, sino ad un terrazzo panoramico (1380m ca) al piede di un risalto. Si poggia brevemente a destra (versante Pisarota) portandosi alla base di un pendio erboso sorretto da una placca rocciosa: si sale per la placca (5m – II+) e raggiunto il pendio erboso lo si risale riportandosi verso il filo di cresta; verso i 1500m si poggia nuovamente verso destra (versante Pisarota) per riprendere poco sopra la cresta dove si affronta un breve tratto roccioso sottile e molto aereo (1550m ca - fune di ferro); dopo un breve spostamento a sinistra (versante Lobbia) si torna in cresta e si raggiunge un rilievo panoramico (1600m ca – 3h). Ci si abbassa per buona traccia di animali ed al colletto si piega a destra (versante Pisarota) traversando in piano, per poi rimontare una rampa erbosa dove, poggiando prima a destra poi a sinistra, si riguadagna il filo di cresta (1650m ca) dove si scalano facili rocce e si raggiunge l'ometto del Pizzo Torricchio (1752m).

Ci si abbassa al successivo colletto, da dove per ripida traccia di animali si scende a sinistra (versante Lobbia) abbassandosi di alcuni metri, quindi si traversa in piano per il ripidissimo ed esposto fianco, in parte protetti dalla vegetazione; si segue la traccia che riprende lievemente a salire, e superato un breve ma delicato ed estremamente esposto passaggio si raggiunge una sella (1702m Ctr).

Ci si sposta a destra rimanendo in quota (versante Pisarota) sino ad affacciarsi sull'ampio e ripido vallone che definisce il ramo settentrionale della Val Pisarota: da qui si scalano le rocce della nervatura rocciosa (II+ esposto) e su terreno impegnativo si riguadagna la cresta verso i 1800m, dove per una rampa erbosa si raggiunge la cresta che dalla cima 2104m scende all'Alpe Palada in corrispondenza del punto di congiunzione (2000m ca) tra il ramo settentrionale della Val Pisarota (qui uno scosceso canale profondamente inciso) e la Valle del Pericchio. Piegando quindi a E, per terreno più facile si raggiunge la cima dello Zuc dei Pradei (2107m Ctr, 2102m Igm – 6h).

Senza difficoltà si scende alla sella 2050m, al culmine della vasta pietraia della Val Grialese, quindi per tracce di animali si sale per la cresta SW della Cima Lavina e raggiunto un salto roccioso si abbandona la cresta e sempre per traccia si prosegue in quota traversando il fianco occidentale della Cima Lavina fino a portarsi al centro del pendio concavo: si lascia la traccia e ci si alza per erba ripida e placche rocciose sino a dove queste non divengono troppo ripide, quindi si piega a destra (S) e ci si riporta sulla cresta SW che verso la Val Grialese precipita verticalmente per un centinaio di metri, se ne scala l'aereo filo roccioso (II esposto) giungendo infine sulla tondeggiante sommità erbosa della Cima Lavina (2180m – 4,30h)

giugno 2016

Corno di Piodalancia – 1880m

E' una distinta cima lungo la cresta che dalla Sella di Sparavera prosegue verso W separando la Valle Scarione dalla Valle Lobbia. L'incombente Pizzo di Prata sovrasta questo piccolo rilievo, che rimane comunque un privilegiato balcone sull'orrido abisso della Valle Lobbia e sulla corona di cime minori di queste valli. Sulle vecchie Igm compare come Monte Motosche, mentre vi è confusione sulla sua quota che, verosimilmente, dovrebbe essere di 1880m. Si raggiunge abbastanza facilmente dalla Sella di Sparavera, mentre alquanto arduo è l'accesso dalla Bocchetta di Mottali.

Da segnalare che sul costone a SSE della vetta NE (quella più prossima alla Sella di Sparavera) verso quota 1780m ca si trova il Sass Scrivüu, una roccia con incisa la data 1914, croci ed altri glifi malamente definibili.

59- Corno di Piodalancia dalla Sella di Sparavera

Breve percorso lungo il facile filo di cresta, con un solo breve passaggio su roccia

  • difficoltà: T5-

  • dislivello: 100m

  • tempo: 0,20h


Dalla Sella di Sparavera (1814m) si sale verso SW seguendo una traccia di animali. Superato un primo rilievo ci si abbassa leggermente tra ginepri e rododendri, si supera un breve affioramento roccioso (un passo di II-) quindi si rimonta per cespugli e larici l'ultimo breve tratto sino alla piccola sommità rocciosa (1862m – 0,20h).

settembre 2013

60- Corno di Piodalancia dalla Bocchetta di Mottali

Itinerario impegnativo, faticoso, difficile. Percorre la lunga ed erta cresta che dalla Bocchetta di Mottali s'impenna ripida verso N separando i selvaggi bacini della Valle della Parete e della Val Lobbia (Filone del Cantone), quindi toccato Cantone (Cantun, che probabilmente si riferisce alla disagevole zona di pascolo e sfalcio) s'inerpica su una caratteristica schiena erbosa sul cui panoramico filo, bruscamente orientato verso NW, si giunge al piede dello zoccolo roccioso del Filo di Piodalancia. Una scalata non difficile ma esposta (I e II, qualche passo di III) conduce al Filo di Piodalancia e da qui alla netta e repulsiva spaccatura della Forcella, da cui la dirupata parete del Corno di Piodalancia propone l'ultima importante difficoltà.

Come per il percorso del Filone del Torricchio, la sensazione d'isolamento accresce col progredire lungo la cresta ed il susseguirsi di luoghi remoti porta ad immergersi sempre più nelle profondità di questi ambienti, dove non sono gli anfratti nascosti delle valli ad isolare ma i vertiginosi fianchi precipiti su cui ci si muove: dapprima il bastione roccioso soprastante Cantone, che seppur ben visibile dal basso rimane confuso nelle quinte retrostanti e solo una volta calcatone il filo acquista improvvisamente forma e profondità mutando la propria dimensione nascosta in una sorprendente prospettiva; quindi il Filo di Piodalancia, che dopo ore di voraci ripidità accoglie silente e benevolo sul proprio profilo coricato e tranquillo: un muro di cortina difeso da ardui serrami dove più che altrove ci si sente "sospesi" e lontani.

Il percorso qui descritto, noto ai cacciatori ma assai raramente battuto, è riservato ad esperti di luoghi molto difficili senza traccia, con capacità elementari di arrampicata dovendo superare passi su roccia talora molto esposti. Raccomandabile una corda da 30m, necessaria soprattutto in caso di ritirata per superare in discesa i punti più ostici.

Nota: la Cima Lavina nelle mappe del Catasto Lombardo Veneto compare come Monte del Briz.


  • difficoltà: T6+

  • dislivello: 950m

  • tempo: 4h


Dalla Bocchetta di Mottali (1021m) si segue una traccia che verso N, poggiando sul versante Lobbia, si alza lungo il ripido pendio boscoso sino alla sommità della parete che incombe sulla Valle del Mottone; si prosegue per il filo che diviene progressivamente più roccioso, si rimontano facili roccette quindi per un breve ma strettissimo labbro roccioso si supera un tratto più ostico oltre cui, sempre in ripida salita, si raggiungono delle placche: le si rimonta (I, tacche) sino ad un risalto verticale, dove si traversa a sinistra (W) e con un breve passaggio esposto su delle rocce giallastre (II) ci si porta alla base di uno stretto camino (1200m ca - gradini e vecchio cavo metallico); si scala il camino (II+) guadagnando la sommità del risalto da cui, facilmente, si prosegue in ripida salita al fianco di una piccola pietraia sino all'ampio terrazzo erboso di quota 1315m. Dopo un tratto pianeggiante, poco prima di giungere al panoramico rilievo di quota 1338m si lascia il filo per poggiare a sinistra (W) e traversare in quota il ripido fianco (traccia di animali) evitando così un difficile risalto della cresta. Aggirato il risalto si riguadagna la cresta e si prosegue in salita e tra placche e arbusti si raggiunge la sommità 1434m, oltre cui la cresta diviene affilata: si supera una serie di piccoli spuntoni, di cui uno obbliga ad un delicato aggiramento sull'espostissimo versante Lobbia (III), e si raggiunge il punto di innesto della cresta sin qui percorsa (Filone del Cantone) con la bastionata del Cantone.

E' anche possibile raggiungere il punto di innesto aggirando verso W la sommità 1434m e, scalando un breve ma verticale fianco di erba e roccette (II), riguadagnare il filo di cresta subito oltre gli spuntoni.

Dal termine della cresta si poggia a sinistra (W) lungo la parete della bastionata, si individua l'unico punto debole del primo gradino roccioso (II+) e si scala la parete per rocce rotte e piccoli gradini erbosi (esposto) guadagnando la facile dorsale erbosa (1480m ca - 1.45h), definita a N dall'ampia e profonda spaccatura della Valle della Schena dei Tiun.

Su terreno facile si rimonta la dorsale erbosa che verso NW conduce ad un tondeggiante rilievo (1557.4m Ctr), oltre cui senza difficoltà ci si abbassa alla Sella del Briz (1537m) posta al piede di un erto sperone.

Si attacca lo sperone lungo un piccolo canaletto erboso, si poggia a sx (II) e si sale fino a dove un breve salto più difficile impedisce l'accesso al pendio erboso soprastante: si traversa a destra (II) portandosi sul fianco esposto sulla Valle della Schena dei Tiun dove si guadagna una traccia di animali che corre pianeggiante su una cengia (1630m ca). La si segue aggirando lo spigolo e, raggiunta una breve placca esposta ma ben appigliata (1670m ca), la si risale da destra verso sinistra (II) portandosi sui pendii erbosi superiori; si sale direttamente dirigendosi alla successiva breve fascia rocciosa, che si supera per un ripido ma facile canaletto, oltre cui si guadagna la tondeggiante sommità della Cima Lavina (Monte del Briz, 1774m - 3h).

Si prosegue per il facile filo, che superato il rilievo 1793m diviene progressivamente più stretto, sino all'ultimo rilievo 1810m da cui occorre calarsi alla netta spaccatura della Forcella: aiutandosi con arbusti e rododendri si scende per il ripidissimo fianco (è importante rimanere sulla verticale della Forcella senza seguire le piste degli animali), e con un ultimo tratto verticale (delicato) si giunge alla Forcella (1780m ca).

Si scala per alcuni metri il filo di rocce rotte del repulsivo spigolo W del Corno di Piodalancia, per spostarsi quindi a destra (versante Lobbia) e per un sistema di cenge e gradini erbosi (ripidi ed esposti) si traversa: dove il pendio appare meno ostico lo si rimonta, e per rocce e scoscese zone erbose ci si alza sino ai metri finali della cresta W che, per facili blocchi rotti, conduce alla vetta del Corno di Piodalancia (1880m - 4h)

aprile 2017

ottobre 2021

Monte Matra - 2206m

E' il primo rilievo roccioso significativo della cresta WNW del Pizzo di Prata. Offre un bel panorama ed un accesso relativamente semplice

68- Monte Matra dalla Croce di Matra

Dalla Croce di Matra, raggiunta da sentiero segnato da Pratella, la cresta verso il Monte Matra prosegue dapprima boscosa (dove corre il sentiero per La Porta) quindi diviene progressivamente più rocciosa sino alla vetta. Occorre mettere le mani su roccia in alcuni brevi punti poco prima della vetta.

  • difficoltà: T5- (II)

  • dislivello: 400m

  • tempo: 1h


Dalla Croce di Matra (1820m ca) si prosegue per il sentiero che risale il filo della cresta per abbandonarlo dove questo piega a destra andando a traversare verso La Porta; ci si mantiene invece sulla cresta poggiando sul fianco sinistro giungendo presto ad una pietraia (2050m ca) che si risale e, tornati sul filo di cresta, la si segue sino alle rocce finali che con facili passi (II) si scalano raggiungendo la vetta (2206m - 1h)

ottobre 2021

Motta Alta - 1683m

Su Igm Motta di Mazzo 1682m. Talora nota come Motta di Mezzo. E' la più alta delle quattro motte, e l'ampia e tondeggiante sommità dona un pregevole panorama. Presenta fianchi scoscesi su tutti i versanti: oltre a quello qui descritto è probabilmente risalibile anche il versante settentrionale, ripido e boscoso.

27- Motta Alta dal Vol del Prà

Breve ma delicata salita per la forte esposizione del terreno: si aggirano i risalti rocciosi sfruttando le zone erbose, che richiedono passo fermo ed attenzione per la forte pendenza e la loro pericolosa esposizione sui sottostanti risalti. E' una salita riservata ad esperti di questi terreni.

  • difficoltà: T6-

  • dislivello: 180m

  • tempo: 0,30h


Dal Vol del Prà (1502m) ci si alza verso N lungo il filo spartiacque giungendo in breve ad un piccolo gradino roccioso: lo si scala (I, tacche) quindi dopo un breve spostamento lungo un'esile cengia esposta sulla Val Pisarota si torna sul filo della dorsale in corrispondenza di un ampio e panoramico terrazzo (1570m ca). Ci si porta alla base del fianco meridionale della Motta Alta: lo si sale direttamente su erba per alcuni metri, quindi si devia a destra (versante Val dei Prà) e passando sotto una roccia si traversano alcuni metri su di una stretta e molto esposta cengia. Ci si alza quindi con pochi ma ripidissimi passi su erba sfruttando alcuni gradini di animali (un gruppo di piante protegge dall'estrema esposizione di questa passaggio), salendo così a monte della roccia aggirata; da qui si accede ad una ripida rampa erbosa che da destra verso sinistra sale tagliando il versante: la si rimonta (molto esposto) fino a guadagnare il margine occidentale della calotta erbosa, da cui senza più problemi alla sommità della Motta Alta (1683m – 0,30h).

dicembre 2015

Motta d'Avedèe -1448m

E' l'ultimo rilievo della lunga cresta meridionale del Pizzo di Prata, che fino agli ultimi metri sulla piana non declina i propri caratteri aspri e repulsivi: anche la Motta d'Avedèe infatti, come le altre cime poste lungo la cresta, si propone severa ed arroccata. E' invece facilmente raggiungibile, anche se mancano indicazioni ed i sentieri sono in parte da ricercare. Gode di una posizione privilegiata da cui il panorama è di ampio respiro, e la pianeggiante sommità, in netto contrasto coi dirupati versanti, è una inattesa e preziosa oasi di tranquillità. Localmente ha diversi nomi, tra cui Munt Quader e Aguilèra (nido d'aquile).

24- Motta d'Avedèe dalle Alpi Motta d'Avedèe

E' la via di accesso alla vetta più semplice, richiede comunque buon orientamento in quanto il sentiero che raggiunge le alpi Motta d'Avedèe non è ben visibile

  • difficoltà: T4-

  • dislivello: 650m

  • tempo: 1,30h


Da Avedèe (790m) si segue il sentiero che sale alla Bocchetta di Valfùbia da Avedèe; alla scalinata di quota 1100m ca, tra l'ultimo tornante e l'attraversamento del canale, si prende la poco visibile traccia che si stacca sulla sinistra e, salendo dapprima verso S, quindi piegando a monte verso W, si raggiungono le Alpi Motta d'Avedèe (1257m – 1h). Ci si alza verso NW passando da un rudere su di un dosso, lo si supera e dopo una breve discesa (gradini) si giunge ad una stretta sella tra due ripidi canali che scivolano sui contrapposti versanti. Su terreno aperto si sale al rilievo di quota 1405m, quindi poggiando sul fianco occidentale si prosegue la salita sino all'ampia ed aperta gobba della cima principale (1448m – 1,30h da Avedèe).

maggio 2014

25- Motta d'Avedèe dalla Bocchetta di Valfùbia

Il sentiero riportato sulle carte è stato soffocato dalla bassa vegetazione: la breve salita, priva di difficoltà, è quindi faticosa per il terreno

  • difficoltà: T4

  • dislivello: 130m

  • tempo: 0,30h


Dalla Bocchetta di Valfùbia (1322m) si sale verso la Motta d'Avedèe: sono presenti alcune tracce di animali ma la vegetazione è comunque invasiva e costringe a continui cambi di direzione. Senza spostarsi troppo sulla dirupata parete che cade in Valghera si guadagna quota e tra ontanelle e rododendri si raggiunge la dorsale N e quindi l'ampia ed aperta gobba della cima (1448m – 0,30h).

maggio 2014

Motta de Marz - 1645m

Senza nome su Igm, quotata 1646m. Cima gemella del vicino Sassel Bianch (1627m), ha una lunga dorsale boscosa che verso W chiude la testata della Val Spiligolt con dirupate pareti. E' una cima di scarso interesse in quanto la sommità è interamente boscosa e dalla visuale alquanto limitata. Dovrebbe anche essere raggiungibile dal Vol del Prà risalendo il ripido bosco di conifere.

26- Motta de Marz dal Dos di Vach

La salita avviene per il costone W, non senza difficoltà a causa della vegetazione e del breve tratto finale che si supera su di una erta traccia molto esposta. Da non sottovalutare l'orientamento, in quanto pur lineare il costone non è chiaramente definito.

Da segnalare un vertiginoso sentiero di animali che, senza scopo in quanto conduce su scoscese pareti senza uscita, si stacca dal costone verso quota 1200m ca e percorre in piano il labbro superiore della parete che precipita sulla rampa erbosa di salita.

  • difficoltà: T5-

  • dislivello: 600m

  • tempo: 1,15h


Dal Dos di Vach (1067m) si sale brevemente verso NE sino alle pendici della parete, la cui sommità si può raggiungere in due modi:

- con un traverso verso destra (E) si percorre il piede delle placche rocciose sino a raggiungere un'ampia rampa erbosa (non visibile dall'alpe) che, chiusa sul fianco da un'alta parete rocciosa, si alza ripida verso sinistra (N). La si rimonta (tracce di sentiero e muretti a secco) giungendo su terreno ripido al filo del costone W della Motta de Marz

- oppure dal piede delle placche si piega a sinistra (N) e seguendo dei frequenti bolli rossi dopo aver superato una placca ci si alza per roccette e cenge erbose portandosi prossimi al filo dello spigolo (I); sempre seguendo i bolli si prosegue la salita e passati da un caratteristico masso appoggiato (1170m ca) si raggiunge il costone W della Motta de Marz

Si segue in salita il costone, qui ampio e poco definito, e sfruttando le numerose tracce di animali si guadagna quota tra i cespugli; si rimane sempre prossimi al precipite bordo meridionale del costone, mantenendosi comunque a distanza dall'esposto ciglio, e superata una zona di facili placche invase da ginepri ci si porta su terreno meno fastidioso sino a raggiungere la base del corpo sommitale, ben definito da una parete rocciosa verticale che precipita in un angusto canale. Ci si porta all'intaglio da cui scende il canale (1590m ca) e si sale da sinistra verso destra per il bosco sospeso sulla parete (facile ma molto esposto) lungo una evidente traccia di animali che si snoda molto ripida tra i rododendri mantenendosi sull'orlo del salto. Si guadagna così la sommità della parete e per terreno facile, ma privo di traccia, si raggiunge l'anonima sommità boscosa della Motta de Marz (1645m – 1,15h)

dicembre 2015

Motta Piana - 1153m

Localmente nota come Scima di Val Piscia, Monte Lovre invece sulle carte dell'Impero Asburgico (1800).

E' la montagna che incombe con precipiti pareti su Somaggia, e presenta versanti dirupati tanto sul versante della Val Pisarota quanto su quella della Val Lobbia. La sommità è un'ampia e docile cupola colonizzata da un bosco di betulle da cui si ha un'ottima visuale.

nota: Igm indica un sentiero che da Motta dei Corvi raggiunge la cima aggirando in Val Lobbia: i ripetuti tentativi arenati nella vasta e impenetrabile boscaglia del versante occidentale e l'ostico versante che dovrebbe attraversare fanno sorgere più di un dubbio sull'esistenza di tale sentiero, anche per la sua bassa utilità essendo la Motta Piana raggiungibile da Motta dei Corvi transitando dalla Bocchetta di Val Pisarota.

30- Motta Piana dalla Bocchetta di Val Pisarota

Breve ascesa senza particolari difficoltà che si svolge per la ripida cresta orientale sfruttando un sentiero di animali.

  • difficoltà: T3+

  • dislivello: 60m

  • tempo: 0,15h


Dalla Bocchetta di Val Pisarota (1090m) si rimonta la facile cresta E della Motta Piana seguendo una traccia che, poggiando sul versante della Val Pisarota, conduce senza difficoltà alla vetta (1153m - 0.15h)

marzo 2017

Piz Tripartusa - 1674m

Senza nome sulle mappe, quotata 1673m su Igm. Nota anche coma Motta di Sas Olt. E' la cima che conclude l'ondulato profilo spartiacque occidentale della bassa Val Codera, e sebbene sia la più minuta delle motte mantiene un aspetto severo e talora slanciato. Come la vicina Motta Alta offre un interessante panorama.

28- Piz Tripartusa dalla Bocchetta di Tripartusa

Breve ascesa senza particolari difficoltà che si svolge per l'aperto fianco meridionale con un breve tratto ripido.

  • difficoltà: T4

  • dislivello: 120m

  • tempo: 0,15h


Dalla Bocchetta di Tripartusa (1554m) ci si alza verso N senza percorso obbligato puntando alla depressione tra la cima occidentale (1659m) e la cima principale (posta sulla destra). Risalendo direttamente la conca prativa o poggiando sulla sinistra si raggiunge il colletto (1645m) da cui, piegando a destra, per tracce di animali tra i rododendri si raggiunge senza difficoltà la vetta del Piz Tripartusa (1674m – 0,15h).

aprile 2016

29- Piz Tripartusa dalla Bocchetta di Sas Olt

Facile e veloce percorso su battute tracce di animali

  • difficoltà: T3+

  • dislivello: 120m

  • tempo: 0,15h


Dalla Bocchetta di Sas Olt (1587m) ci si alza verso S nel lariceto, quindi per buona traccia ci si sposta sul fianco occidentale della motta e con giro antiorario si passa alla base della cima occidentale; superate alcune facili roccette si giunge al colletto tra le due cime (1654m) e per tracce di animali tra i rododendri si raggiunge senza difficoltà la vetta del Piz Tripartusa (1674m – 0,15h)

aprile 2016

Sas Canin – 1571m

Dente roccioso dalla duplice sommità, il Sas Canin svetta isolato tra la Val d'Ambiez e la Valle delle Pecore, poco a SW del terrazzo che sorregge l'Alpe Matra. E' ben visibile dalla Croce di Matra dove la breve ma affilata crestina settentrionale ricorda un vomere od una pinna, mentre da N s'impone per il profilo slanciato definito dalla compatta parete NW che, dopo lo strapiombo della vetta, precipita verticale per alcune centinaia di metri.

La cima principale è la N, mentre la S è di poco più bassa (1563m).

La cresta finale, estremamente aerea ed elegante seppur brevissima, ed il vertiginoso panorama farebbero di questo picco una meta classica, ma l'eccezionale isolamento in cui si trova riservano questa vetta ai pochi amanti degli ambienti selvaggi.

57- Sas Canin da Al Monte per la Val d'Ambiez

Itinerario estremamente impegnativo per orientamento e terreno.

Dopo avere risolto il difficile accesso in Val d'Ambiez ci si alza per una nervatura rocciosa sino ad una inattesa e stupefacente cengia che, tagliando in quota la vasta parete rocciosa che precipita su Al Monte, conduce alla cresta W della cima 1465m. Per terreno ripido e qualche passo di scalata si giunge alla cima S da cui, aggirati i salti rocciosi, al brevissimo ed aereo filo della cima N.

Necessaria una corda da almeno 15m.

Data la complessità dell'ambiente la descrizione del percorso è da considerarsi molto approssimativa.

nota: il percorso sfiora la vetta 1465m, punto trigonometrico: dovrebbe essere raggiungibile senza particolari difficoltà dalla selletta 1450m ca da cui prende avvio la cresta S del Sas Canin (non verificato)

  • difficoltà: T6+ (III+)

  • dislivello: 600m

  • tempo: 3.30h


Da Al Monte (1002m) si prosegue per il sentiero di Sparavera ma lo si abbandona quasi subito e ci si alza senza traccia sul lato della pietraia; verso quota 1100m ca si piega a sinistra entrando nella scoscesa sinistra idrografica della Val d'Ambiez, dove tra risalti rocciosi ed esposte cenge erbose si prosegue addentrandosi nella valle. Rimanendo prossimi ai 1100m si scende per due successivi brevi caminetti rocciosi (II e III), quindi si risale per 30 metri circa raggiungendo le placche al di sotto di due pareti chiuse ad angolo retto: sfruttando una labile traccia si traversa e superata una breve placca fortemente esposta si raggiunge un piccola selletta da cui, con breve discesa, ci si porta all'alveo del torrente poco sotto il punto di incontro tra la Valle d'Ambis Eraslù e la Val d'Ambiez (1178m su CTR). Si risale verso N la Valle d'Ambis Eraslù, per abbandonarla presto (1200m ca) rimontando a sinistra (W) una ripida nervatura di erba e rocce, definita a N da un canaletto pietroso ed a S dal precipite salto verso la Val d'Ambiez. Ci si alza lungo il filo (II) sin verso quota 1350m ca, dove sulla sinistra (S) compare un evidente sentiero: si abbandona il filo e si segue la sorprendete traccia che in quota (1370m ca) taglia la parete sud della vetta 1465m raggiungendo, con lungo e facile traverso, la cresta W affacciata sulla piana di Chiavenna. Si rimonta la cresta (può essere conveniente portarsi nella facile valleta boscosa subito a N) giungendo così alla selletta subito a N della vetta 1465m (1450m ca). Si piega a sinistra (N) e si sale per la cresta sud del Sas Canin: si scalano i vari gradini rocciosi (difficoltà fino al III+) giungendo quindi alla cima S (1563m). Poggiando sul fianco orientale si segue una traccia di animali che conduce poco al di sotto della cima N: si scalano rocce e gradini erbosi giungendo al piccolo intaglio da cui, con aerea e facile scalata (II), si cavalca la breve, affilata ed espostissima lama che conduce alla cima N del Sas Canin (1571m - 3.30h).

giugno 2017

58- Sas Canin da Motta dell'Orso

E' possibile raggiungere il Sas Canin direttamente da Motta dell'Orso risalendo la destra orografica della Valle delle Pecore: il terreno, alquanto faticoso, presenta problemi di orientamento nella risoluzione delle varie fasce rocciose che si incontrano. Il tratto finale presso il filo della cresta spartiacque presenta alcuni brevi tratti impegnativi ed esposti.Necessaria una corda da almeno 15m. Data la complessità dell'ambiente la descrizione del percorso è da considerarsi molto approssimativa.

  • difficoltà: T6 (II+)

  • dislivello: 900m

  • tempo: 4h


Da Motta dell'Orso (758m) ci si porta all'isolata baita superiore dove, senza alcuna traccia, si entra nel bosco verso sinistra (NE) e si risale per il faticoso bosco aggirando in senso orario un risalto (vi è una traccia di animali); giunti all'imbocco della Valle delle Pecore la si risale per abbandonarla verso quota 1100m ca ed uscire sulla sinistra (destra orografica): traversando verso N a monte di un campo di piode o rimontando direttamente le erte rampe erbose ci si porta sul pendio erboso di quota 1200m ca, da cui si sale rimanendo paralleli al filo che definisce il fianco destro orografico della Valle delle Pecore. Appena possibile ci si porta sul filo toccando verso quota 1350m ca un singolare masso appuntito in bilico sul filo, oltre cui la cresta sfuma in un pendio erboso: una balza costringe a spostarsi verso sinistra (1400m ca) per aggirarla sul fianco settentrionale e riguadagnare il filo con difficoltà verso i 1500m ca; lo si segue superando qualche breve tratto di scalata (II) giungendo quindi al piede della cresta spartiacque con la Valle d'Ambis Eraslù: con un delicato ed esposto traverso sopra una placca (II+) si raggiunge l'intaglio di cresta (1530m ca), dove con un ulteriore passo delicato ed esposto ci si porta sulla cresta N del Sas Canin: la si rimonta ripidamente raggiungendo il piede orientale della cima N: si scalano rocce e gradini erbosi giungendo al piccolo intaglio da cui, con aerea e facile scalata (II), si cavalca la breve, affilata ed espostissima lama che conduce alla cima N del Sas Canin (1571m - 4h).

giugno 2017

Sasso dell'Orla – 988m

In posizione centrale nell'imbocco della Val Trebecca, è un pulpito privilegiato da cui si gode un buon panorama sulla Piana e sull'intera Val Trebecca, verso cui precipita con un'impressionante esposizione. La vetta è rappresentata da una singola roccia piramidale emergente dalla cresta rocciosa.

56- Sasso dell'Orla per la crestina NE

La brevissima e interessante crestina nordorientale, pur non difficile, offre qualche passo aereo sul precipite solco della Trebecca che richiede attenzione (I). La selletta da cui parte la crestina è percorsa dal sentiero Porettina - Al Monte, ma è anche raggiungibile deviando dal sentiero Motta dell'Orso - Al Monte subito a E della sella boscosa di quota 1010m, dove il vecchio sentiero è ben visibile e, segnato con bolli rossi, compie un traverso pianeggiante (970m ca) verso SW sino alla selletta. Da segnalare che a monte della selletta 950m ca si trovano numerosi terrazzamenti imboscati.

  • difficoltà: T4


Dalla selletta (950m ca) si sale per la cresta raggiungendo presto le rocce sommitali, che si aggirano a sinistra (S) e con alcuni tratti facili ma fortemente esposti (I) ci si porta su di un sentierino che in breve conduce alla vetta (988m)

aprile 2017

34- Sasso dell'Orla per il Fil del Caslàsc

L'erta dorsale occidentale del Sasso dell'Orla (Fil del Caslàsc) era percorsa da un tortuoso sentiero che, districandosi tra balze, canali e boschi sospesi, ne raggiungeva la vetta; recentemente ripulito ed in parte bollato, questo interessante percorso è tornato oggi ripercorribile ma conserva le difficoltà di individuazione dei giusti passaggi che, tutt'altro che intuitivi, sono sovente da ricercare.

  • difficoltà: T4+

  • dislivello: 750m

  • tempo: 2h


Alle spalle delle case più alte di Porettina Alta (235m) si prende una traccia che verso NE entra nell'ampio vallone (Val Squadra) a S del terrazzo di Motta dell'Orso. Verso quota 300m ca si lascia la traccia che verso sinistra prosegue verso Al Monte (itin 46) per seguire una labile traccia a destra (bolli rossi) che verso SE conduce ad una pietraia (Val Caslàsc): si risale la piccola valle di pietrame sino a quota 480m ca, dove verso destra si individua una ripida traccia che si inerpica sulle balze della sinistra orografica della Val Caslàsc; rimontando alcune placche (I, qualche tratto esposto) si aggira il crinale portandosi su di una sorprendente cengia orizzontale (500m ca) che, nonostante la forte esposizione, è ben camminabile e conduce sul fianco affacciato in Val Trebecca. Si rimonta il facile bosco e con giro antiorario si guadagna un panoramico terrazzo (Caslàsc, 580m ca); si segue lo stretto filo di cresta e superato un facile gradino roccioso (I) si traversa verso destra (E) e per facile bosco ci si alza tornando nuovamente sulla dorsale destra della Val Trebecca; si risale (superando a quota 700m ca la diramazione a destra per il Valaa - itin 35) fin verso quota 750m ca, dove si piega a sinistra portandosi sul filo della cresta W del Sasso dell'Orla presso un terrazzo roccioso panoramico con cippo trigonometrico (790m ca). Si rimonta la facile cresta poggiando poco avanti a destra, e risalito un canaletto terroso si passa al di sotto di un roccione riguadagnando il filo di cresta, che diviene progressivamente più poggiato e boscoso e conduce senza più difficoltà al Sasso dell'Orla (988m - 2h).

maggio 2020

Schena dei Tiun - 1233m

La Schena dei Tiun (schiena degli abeti bianchi) è una costola sulla destra della media Val Lobbia. Si distacca dai selvaggi e repulsivi fianchi del Filo di Piodalancia per scendere al torrente Lobbia a separare dal solco principale una sua piccola tributaria, la Valle della Schena di Tiun. Dei "tiun" che le diedero il nome sopravvivono oggi pochi superstiti rifugiati sui fianchi superiori della costola, e solo un fiero esemplare rimane a presidiarne il filo prima che questi s'infranga contro le tormentate balze che cadono dalla Sella del Briz. Oggi la Schena dei Tiun è colonizzata da arbusti e latifoglie tra cui spiccano due roveri: il primo, secolare, gode di un tranquillo seppur ripido lembo erboso; il secondo, dalla postura tormentata, è arroccato su di uno stretto culmine roccioso che verso l'abisso della Lobbia precipita verticale per quasi trecento metri. E' questo un luogo simbolico, un paradigma di queste valli: aspro e spietato, lontano e nascosto seppur visibile già dal piano, questo culmine dalle protrudenze letali racchiude nella sua crudezza il fascino primordiale di questi luoghi.

38- Schena dei Tiun da Mottali

Il percorso, dapprima in comune con quello per l'Alpe Palada (45), si inoltra brevemente nella Valle della Schena dei Tiun per abbandonarla presto e risalire il labirintico fianco boscoso che, nascondendo numerose balze, rappresenta la parte più impegnativa della salita. Raggiunto il filo il percorso diviene logico e sino al rovere 1233.7m non offre particolari difficoltà; volendo proseguire sino al termine della costola vi sarà da superare qualche facile tratto roccioso.

  • difficoltà: T5

  • dislivello: 400m

  • tempo: 2h


Da Mottali (975m) si segue la traccia che pianeggiante prosegue verso N e raggiunge la pietraia al di sotto della Bocchetta di Mottali. La si oltrepassa e si prosegue in piano (950m ca), si supera una piccola nervatura boscosa e si giunge ad un ampio canale con pietraia chiuso sulla sinistra orografica da una costola rocciosa: ci si abbassa di una decina di metri per recuperare il sentiero che su una cengetta di erba ed arbusti scavalca la costola, risale pochi metri per superare una spaccatura, prosegue il traverso toccando una minuscola balma (950m ca) e conduce ad un successivo canale di pietrame (Valle della Schena di Tiun). Ci si alza nel canale, dapprima per la destra orografica quindi sulla sinistra al piede di una fascia rocciosa. Verso quota 1070m ca si abbandona il canale per seguire verso destra (sinistra orografica) una vaga traccia che, tra piccole balze e ripidi scivoli, risale il versante boscoso raggiungendo il comodo filo della costola erbosa (Schena dei Tiun, 1150m ca). Si risale per il filo e superate alcune facili placche si giunge ad un rilievo con una solitario rovere (1233.7m Ctr - 2h). Da qui la cresta diviene più stretta e rocciosa: percorrendone il filo (I) con una vertiginosa esposizione verso la Val Lobbia, ci si porta ad una paretina di placche appoggiate che si scalano facilmente (I) sino al piede di un spigolo verticale; si aggira lo spigolo verso sinistra sfruttando un breve diedro (II) si torna sul filo che, poggiato, si lascia percorrere facilmente sino al suo termine al piede di un'erto sperone roccioso (1350m ca).

ottobre 2020

39- Schena dei Tiun dalla Sella del Briz

Un vecchio passaggio di pastori permetteva di collegare la Schena dei Tiun con la soprastante Sella del Briz: i due tratti più ostici (verticali ed esposti) erano attrezzati con cavetti metallici che ne agevolavano il difficile e pericoloso superamento, ma oggi non vi è più traccia delle funi; è quindi consigliabile affrontare il percorso in discesa, superando in calata i due tratti, molto delicati e difficili. Necessaria una corda da 30m.

  • difficoltà: T6+

  • tempo: 2.30h


Dalla Sella del Briz (1537m) ci si abbassa nel largo solco della Val di Asee lambendo il piede della parete del Filo di Piodalancia fin verso quota 1430m ca dove la valle stringe e diviene più ripida: si traversa in quota a sinistra per un'evidente traccia di animali che più avanti diviene una cengia erbosa estremamente esposta ma percorribile che, aggirato un piccolo dente roccioso, raggiunge una stretta prua di erba e roccette proiettata verso la Val Lobbia; da qui, sfruttando le numerose piante, ci si cala con alcune doppie sul ripidissimo fianco S (a destra giungendo dalla cengia) e seguendo il solco di un canaletto di terriccio e rocce malferme si giunge al piede del risalto di fronte ad una piccola grotta triangolare, dove per facile bosco si prosegue in quota verso E raggiungendo una sella erbosa caratterizzata da tre squadrati denti rocciosi inclinati (1350m ca); con un'ultima calata (10m) ci si abbassa sullo scosceso fianco a sinistra della sella (N) toccando una ripida cengia erbosa sospesa sul sottostante risalto di alcune centinaia di metri, si traversa a sinistra e per terreno via via meno impegnativo si raggiunge la Schena dei Tiun al piede dello sperone roccioso (1350m ca) della prua precedentemente toccata, dove giunge il percorso n 38.

maggio 2021