Prealpi Comasche
foto: Alpe Segree
Alle spalle del Monte Bisbino il confine di stato abbandona la dorsale spartiacque per abbassarsi in territorio elvetico e disegnare nella discosta Valle della Crotta un'artefatta e frammentata linea che, priva di alcun vincolo orografico, ricalca quelle che probabilmente furono antiche proprietà boschive e d'alpeggio dei comuni rivieraschi (Cernobbio, Moltrasio, Carate Urio) ed intelviesi (Schignano, Cerano d'Intelvi). Un tale confine, materialmente inconsistente e difficilmente sorvegliabile, fu uno scenario vivace (e talora tragico) negli anni della seconda guerra e nella successiva epoca del contrabbando, dove un fervente traffico di fuggiaschi e di merci mise a dura prova il lavoro dei finanzieri che d'istanza alle numerose caserme della zona presidiavano il confine vigilando sul lungo recinto di rete e filo spinato ("ramina") che divideva in due porzioni invalicabili questo lembo di territorio apparentemente (e realmente) privo di alcuna soluzione di continuità. La lunga ramina, oggi ruggine, cadente e ampiamente smagliata, rimane testimone di quegli anni, così come i fatiscenti e spettrali edifici di due distaccamenti della Finanza, fagocitati dal bosco e faticosamente rintracciabili essendo da tempo svaniti i camminamenti per raggiungerli.
Una porzione di territorio quindi del tutto dimenticata ed abbandonata dalle attività umane che si fermano appena valicata la dorsale nelle cascine più alte (Alveggia, Alpe Grosso e Alpe di Carate): verso valle i boschi giacciono inviolati, costellati da faggi secolari e attraversati dai piccoli avvallamenti torrentizi dai tipici alvei a bancate calcaree.
Basterebbe questo a dar merito di visita, ma questi boschi celano anche un'altra interessante testimonianza: il Doss di Mort. Epidemia, contagio, isolamento... vocaboli di pressante attualità ma che ciclicamente compaiono nella storia dell'umanità, che si ripete. Per questo la memoria ha valore.
" Nell’anno 1630 il terribile flagello della peste contagiò oltre al Milanese e ai territori della Brianza, tutti i paesi rivieraschi del nostro lago. All’ingresso e all’uscita dei paesi venivano posti dei cancelli o eretti dei muri per evitare il passaggio di appestati da una zona all’altra, nella speranza di evitare una maggiore propagazione del morbo. Gli abitanti della Brianza si rifugiarono in campagna, mentre quelli della nostra zona si portarono in montagna. I Moltrasini si recarono nella zona degli alpeggi di Moltrasio (Alpe Segree, Alpe Grosso, Alpe di Urio, Alpe di Carate). Purtroppo questo loro fuggire dal paese non li risparmiò dal contagio e in questi alpeggi trovarono la morte. La loro sepoltura avvenne ad una certa distanza dal luogo dove avevano stabilito la loro nuova dimora e precisamente nella zona chiamata poi, per questo motivo, Doss di Mort." (gruppo Alpini di Moltrasio)
I sentieri sono pressoché interamente svaniti, e la ricerca di quelli riportati sulle vecchie mappe si rivela sovente infruttuosa e talora inutile in quanto i boschi, per quanto talora ripidi, si lasciano percorrere senza particolari difficoltà se non quelle legate all'orientamento ed alla mancanza di traccia; le proposte di seguito descritte devono quindi intendersi come suggerimenti che lasciano comunque ampio spazio a varianti. Solo in prossimità dei torrenti occorre prestare attenzione per via di alcuni tratti che, fortemente scavati, possono presentare versanti scoscesi.
Nota: la via più semplice e veloce per il Doss di Mort è il sentiero che dall'Alpe Grosso (servita dalla stradina forestale che si distacca dal Bugone) discende la dorsale verso W raggiungendo in breve il pulpito con croce.
La caserma De Logu è dei due distaccamenti il più basso di quota e presidiava il settore meridionale di questa linea di confine (Valle del Segrè). Dall'Alpe Segrè (o Segree o anche Secrè, probabilmente da "segreta" per la sua collocazione discosta), si traversa su labile traccia la bella faggeta sino al piccolo pulpito del Doss di Mort da cui, per buon sentiero, ci si cala nella profonda Valle del Segrè sino alla malandata rete di confine e quindi alla caserma. Risalendo la rete confinale si passa per i boschi dell'Alp Nôv: l'ubicazione di tale alpe non è definita in quanto, a dispetto del nome, era già indicata come diroccata sul Catasto Teresiano (1722) ed oggi non ne rimane traccia; forse è da identificare con un basamento di pietrame lungo la linea confinale, o uno spiazzo poco oltre con pietrame sparso...
Dalla Cà Bossi (1188m, poco sopra l'Alpe Piella) si procede sulla strada sterrata sino alla Colma del Bugone (1119m) da cui si prende la stradina forestale che si abbassa verso sinistra (direzione Alpe Grosso); ignorata una prima diramazione sulla sinistra, si aggira la dorsale del Piano di Spina raggiungendo poco oltre una seconda diramazione sulla sinistra che si segue (indicazione Sorgente Acquera) raggiungendo in breve la grossa fontana della Sorgente Acquera (960m ca) da cui, verso sinistra, si scende alla diruta Alpe Segrè (905m). Si torna brevemente sui propri passi per entrare quindi nella valle boscosa (Val Scura) posta a E dell'Alpe, dove si raggiunge il rudere della casera dell'alpe (900m ca) posta subito sotto ad una risorgiva della soprastante sorgente Acquera. Da qui ci si porta sulla destra orografica della Val Scura e si segue una traccia che, pianeggiante, prosegue lungamente in quota raggiungendo una carbonera e quindi, in lieve discesa, il riale di una valle (Valle della Guerra) che per i fianchi un poco ripidi si supera proseguendo sul versante opposto; la traccia è un poco meno evidente ma si procede intuitivamente e sempre in quota (880m ca) sino a raggiungere la dorsale boscosa che scende dall'Alpe Grosso, nei pressi di un rudere. Da qui si segue il sentiero che in discesa conduce al piccolo pulpito con croce del Doss di Mort (860m ca - 1.30h).
Dal Doss di Mort se segue l'evidente sentiero che con diversi risvolti si abbassa lungo la dorsale che, stretta a destra dalla Valle dell'Alpe Grande e a sinistra dalla Valle della Guerra, termina all'incontro dei due torrenti (780m ca); superato il primo torrente, poco avanti supera anche il principale portandosi sulla destra idrografica e, con traverso in lieve discesa, prosegue sino alla rete del confine nazionale presso un cancello (700m ca). Lasciato il sentiero che prosegue in territorio svizzero si rimonta l'abbandonato sentiero del cammino di ronda che con numerosi risvolti si alza parallelo alla rete e, non sempre evidente e talora ingombro di vegetazione, conduce infine alla cadente caserma De Logu (764.6m Ctr - 2h).
Alle spalle della caserma si risale il pendio, rintracciando il dimenticato ma ancora a tratti visibile cammino di ronda, che con molti zigzag, sempre parallelo alla ramina di confine, si alza sin verso quota 930m ca, dove il confine prosegue orizzontale: lo si segue tagliando così le le pendici boscose del Monte di Rossa e, raggiunta la zona dell'Alp Nôv, si abbandona il traverso per risalire senza percorso obbligato il ripido bosco sino alla dolce sommità boscosa dell'indefinito Monte Piota (1100m ca) da cui, in breve, si raggiunge l'Alpe di Carate (1230m ca - 3.30h), dove la sterrata riconduce alla Cà Bossi (4.30h)
maggio 2020
Sotto l'Alpe di Schignano, alla confluenza della Valle di Binate (detta anche Valle dell'Alpe) con la Valle di Gordona, sorgeva il secondo distaccamento della Finanza, la caserma Boi Filiberto. Anch'essa diroccata e fatiscente, godeva di una buona posizione e della vicinanza dei due corsi d'acqua. L'accesso più semplice alla caserma avviene scendendo dall'Alpe di Schignano o dai Monti Corno, ma qui si descrive un allungo che dall'Alpe Grosso (o Alpe Grande o Alpe di Moltrasio) traversa in quota ed aggira la dorsale dell'Alpe di Carate raggiungendo la caserma dalla Valle di Binate.
Dalla Cà Bossi (1188m, poco sopra l'Alpe Piella) si procede sulla strada sterrata sino alla Colma del Bugone (1119m) da cui si prende la stradina forestale che verso sinistra, passando dal Piano di Spina, prosegue lungamente in piano sino all'Alpe Grosso (1042m - 1h). Una traccia entra in quota verso NE e superato l'impluvio, su traccia effimera e disturbata dalla vegetazione, traversa sempre in quota sino alla dorsale boscosa che scende dall'Alpe di Carate (Monte Piota, 1080m ca); ci si porta sul versante settentrionale della dorsale, e senza traccia obbligata si traversa il ripido ma facile bosco e, superato un impluvio torrentizio, si raggiungere la successiva ripida dorsale che in discesa conduce alla confluenza (807m) tra la Valle di Binate e la Valle di Gordona (resti di una passarella metallica), dove poco a E si trova la cadente caserma Boi Filiberto (828.6m Ctr - 2.30h).
maggio 2020
riferimenti: