Dopo Bodengo è il nucleo più grosso della valle. E' adagiato in corrispondenza della piega della valle in posizione tale da godere del sole, pur brevemente, anche nella stagione fredda. Il nome Terza è un aberrazione dei cartografi, che mal interpretarono il toponimo originale èrza, cioè arsa. Corte Arsa sarebbe quindi dovuta essere la corretta trasposizione. Dalla corruzione del toponimo derivò, stoltamente, la numerazione ordinale delle due corti successive
Baita ancora in uso per il pascolo, vi termina lo sterrato che giunge da Corte Terza.
Piccolo casolare sulla destra idrografica della Boggia, discosto dal sentiero.
Baite ristrutturate ed ancora caricate. Sono sulla destra idrografica della Val Pilotera lungo il sentiero dell'Alpe Lavorerio.
Alpe dal breve accesso ma dall'infelice posizione: l'edificio, in parte integro ma decadente, sorge sul versante ombroso della Val Pilotera nei pressi del torrente. Si raggiunge con breve deviazione dal sentiero che da Prà l'Oste conduce all'Alpe Lavorerio guadando, talvolta con difficoltà, il torrente poco oltre le baite Casoni (i Caŝòn)
Importante alpeggio della Val Piodella, offre un confortevole rifugio (chiavi da richiedere a Gordona). L’accesso avviene per sentiero segnato e ben battuto sulla sinistra idrografica della Val Piodella. Di seguito si descrive l’accesso per il vecchio sentiero della destra idrografica.
Alternativa del sentiero ufficiale. Di scarso interesse in quanto risale pendii invasi da boscaglia e sovente devastati da valanghe E’ mantenuto dai pastori, ma la traccia non è sempre evidente, soprattutto nella parte inferiore.
difficoltà: T3+
dislivello: 550m
tempo: 1.30h
Dall’Alpe Valle di Sotto (La Val de Fò, 1330m igm) si traversa sul ponte il torrente Piodella portandosi sulla destra idrografica della valle presso delle baite riattate, quindi si prosegue lungamente in piano verso W sin quasi sotto la balza che sorregge Lavorerio. Per rada boscaglia si rimonta la destra idrografica di un lineare solco torrentizio mantenendosi sulla poco visibile traccia che con risvolti si alza decisa. Verso quota 1760m ca la traccia piega a destra e superato il solco torrentizio traversa in ascesa, supera un secondo canale (Al Spazèe, 1819m ctr) e su terreno aperto raggiunge l’Alpe Lavorerio (1862m - 1.30h).
settembre 2018
Minuscolo ricovero per ovini e caprini sui terrazzi superiori dell’Alpe Lavorerio. Nonostante il nome, non si tratta di una balma ma di una costruzione con tetto insolitamente basso. Oltre che dall’Alpe Lavorerio è facilmente raggiungibile anche dal Lago Piodella.
Il sentiero si rinviene solo a tratti, il terreno comunque è aperto e l'orientamento logico.
difficoltà: T3
dislivello: 200m
tempo: 0.30h
Dall’Alpe Lavorerio (1862m) ci si alza verso SW per l’ampio dossone di erba e placche sino a quota 2000m ca, dove verso destra (W) si entra in un piccolo canaletto erboso che si sale fin verso quota 2060m ca: piegando verso destra (W) si traversa la parte superiore di una vasta e compatta piodata (Piudèe de l’Auréri) giungendo quindi in breve a Balma (2070m ca - 0.30h).
settembre 2018
I due rustici, con numerosi crotti nelle vicinanze, sorgono su un pianoro in corrispondenza dell’ultima piega del Bögia de Pesciadel, oltre cui il torrente con percorso lineare raggiunge il Pont de Pesciadell immettendosi nel Pilotera.
L’Alpe Pesciadello si raggiunge senza difficoltà seguendo il sentiero (dapprima poco visibile, poi evidente anche se poco mantenuto) che dall’Alpe Valle di Sotto (Val de Fö, 1322m) entra pianeggiante sulla destra idrografica della Val Pesciadello e, guadagnato quota con brevi strappi, conduce alla radura dell’alpe.
Gruppo di rustici abbandonati ma ancora in discrete condizioni adagiati su di una favorevole radura nella Val Pesciadello, poco al di sotto dell’Alpe Pregassone. Il pascolo, protetto verso le balze che cadono nella Bögia de Pesciadel da un lungo recinto di pietre, offre un colpo d’occhio sull’intera testata della Val Pesciadello. Si raggiunge facilmente dall’Alpe Cima per il sentiero che, non indicato ma evidente, compie un lungo traverso discendente superando in ultimo il torrente della Val de Vesena.
Un desueto sentiero collega l’Alpe Pesciadello con Vesena rimontando il breve pendio sulla destra idrografica della Val de Vesena, alternando tratti evidenti a zone in cui scompare e deve essere ricercato. Il guado del Bögia de Pesciadel può risultare delicato: in tal caso dovrebbe essere possibile superarlo molto più a valle dell’Alpe Pesciadello, verso quota 1440m in corrispondenza dei ruderi di Sùsct Sec (non verificato).
difficoltà: T4
dislivello: 250m
tempo: 0.45h
Dall’Alpe Pesciadello (1555m) ci si abbassa verso N (tracce effimere) quindi, obbligati dalla scarpata, si piega verso destra (E) raggiungendo la Bögia de Pesciadel pochi metri a valle della sua curva. Sfruttando dei massi ravvicinati la si guada a monte di un piccolo salto (attenzione) e si raggiunge la traccia che corre lungo la ripida sinistra idrografica: in breve conduce al facile guado della Val de Vesena oltre cui si raggiunge il pianoro con ruderi (Sùsct de Vesena). Dal rudere superiore una traccia entra nel bosco e con numerosi risvolti guadagna quota, verso quota 1600m ca ci si porta verso destra e guadagnata la radura superiore ci si alza senza percorso obbligato sino al terrazzo dell’Alpe Vesena (1767m - 0.45h)
maggio 2017
Sulla docile cresta orientale del Mottone, a cavallo tra la Val Bodengo e Pilotera. La baita, rustica ma ancora integra, gode di una favorevole posizione panoramica e pianeggiante.
E’ l’accesso più semplice che, seppur privo di traccia, non presenta difficoltà significative. Nel traverso superiore il solco del vecchio sentiero, ancora ben visibile, è invaso da ontanelle ed è quindi consigliabile evitarle mantenendosi più alti.
Nota: dalla mulattiera tra Barzena e Pra l’Oste è anche possibile alzarsi direttamente al bosco del Baitüsc: dal bivio per la zona di arrampicata delle Placche Verdi si sale senza traccia il faticoso bosco sino al piede della fascia rocciosa (Piudée del Prèe l’Osct) dove verso destra si va ad attraversare la Val Grande (Val Grenda dal Prèe l’Osct, 1330m ca) ricollegandosi poco avanti con la traccia che sale da Pra l’Oste. Per il terreno faticoso è una variante non consigliabile.
difficoltà: T4
dislivello: 1000m
tempo: 3h
Raggiunto Pra l’Oste (1140m) per la comoda mulattiera che passa da Barzena ci si porta al margine occidentale della radura dove si individua una traccia che entra nel bosco verso W; ci si alza con risvolti per piegare quindi a sinistra (S) percorrendo il ciglio della Val Grande che conduce al bosco del Baitüsc; qui le tracce divengono più effimere: ci si alza mantenendo la direzione (S) e per bosco di conifere si guadagna quota sino a raggiungere la cresta orientale dell’Olt de la Muta presso un poggio panoramico (1612m Ctr). Qui la direzione muta nettamente a destra (W) e si segue la facile dorsale fin verso quota 1740m ca, dove lasciata la dorsale si poggia sul fianco settentrionale dell’Olt de la Muta e con traverso pianeggiante si raggiunge l’Alpe Motta (1747m – 3h).
maggio 2018
Ripido e faticoso per l'assenza del vecchio sentiero che risaliva il boscoso fianco della Val Pilotera. Questo versante, ingannevolmente uniforme, è in realtà difficoltoso oltre che per la ripidità anche per la presenza di placche e scoscesi canali. Sebbene quindi la salita sia diretta le difficoltà di orientamento non sono da sottovalutare.
difficoltà: T5-
dislivello: 600m
tempo: 1.30h
Dal margine inferiore della radura di Gandascia (1198m) si individua un discreto sentiero che verso W prosegue parallelo al torrente, per poi alzarsi avvicinandosi al canale (1300m ca) che scende dalla quota 1793m; mantenendosi sempre prossimi al bordo della destra idrografica del canale (Valarón del la Val del Fö) ci si alza ripidamente: il vecchio sentiero alterna tratti evidenti (tornanti e muri a secco) e tratti completamente cancellati. Mantenendo la direzione si guadagna quindi quota nel bosco, fino a raggiungere la parte finale dove la traccia scompare definitivamente tra i rododendri: ci si allontana quindi dal canale (qui poco evidente) e lasciando sulla destra una grossa placca ci si alza tra i bassi arbusti sino ad uscire sull'aperta dorsale orientale del Mottone presso la quota 1793m. Su terreno privo di difficoltà ci si abbassa verso E e superato un pianoro (Laghiét della Mùta) si raggiunge l'Alpe Motta (1747m – 1,30h).
settembre 2015
Il Sas dal Giööch è una spalla della costola che divide la Val de la Curteséla (Valle dei Spessi sul catasto) e la Val dal Cunfini dal Mont de Scé (Valle del Sasso del Gioco sul catasto). E’ dominata dalla vasta placconata (Pioot de la Muta) che sorregge a S la cima Olt de la Muta e su cui sono state aperte alcune vie di arrampicata. Dal Sas dal Giööch passava un sentiero che, dopo aver toccato il tranquillo ed ampio terrazzo della diroccata baita Funtanela, proseguiva con belle scalinate sino all’Alpe Motta.
Oggi il sentiero sino al Sas dal Giööch è di difficile reperimento e nonostante alcuni vecchi bolli gialli si perde facilmente. Dal Sas dal Giööch a Funtanela non vi è più alcuna traccia ma l’orientamento è più semplice, mentre nell’ultimo tratto ci si trova a percorrere belle e panoramiche scalinate.
Nota: il sentiero indicato su Igm e Cns che prende avvio dalla strada tra Pra Pinceè e Bodengo non esiste.
difficoltà: T5- (I)
dislivello: 850m
tempo: 3h
Da Pra Pinceè (917m) si prosegue per la strada verso Bodengo per 500 metri ca sino a dove un piccolo ponte supera una valletta (Val dal Cunfin dal Mont de Scé): senza oltrepassare la valletta si individua una poco evidente traccia che si inoltra in salita nel bosco e rimanendo sempre sulla sinistra idorgrafica della Val dal Cunfin dal Mont de Scé guadagna quota sino a delle brevi placche (1180m ca) che si superano direttamente sulla sinistra; con una ripida risalita si raggiungono dei resti di muro a secco cinti da tre faggi secolari (Baitèla di Scpesiì, 1250m ca), da cui poggiando verso destra (NE) si prosegue la ripida salita nell’anonima boscaglia fino all’importante fascia rocciosa superiore (Belz dal Peur): restando al piede delle pareti si piega a sinistra e ci si porta verso la Val dal Cunfin dal Mont de Scé, dove una labile traccia conduce ad una comoda cengia rocciosa che permette di superare la valletta a monte di una cascata (1370m ca). Guadagnata la destra idrografica della Val dal Cunfin dal Mont de Scé si rimonta su buona traccia una erta costola dominata da un grosso faggio, quindi verso 1450m ca si piega a destra (E) e con breve traverso si superano delle brevi placche rocciose (I, non esposto) da cui in breve si giunge alla spalla chiamata Sas dal Giööch (1488.5 Ctr – 2h).
Senza più tracce si piega verso NE, si supera una pietraia di grossi blocchi quindi un pendio di erba e placche e ci si dirige ad un ampio canale erboso con radi larici: lo si rimonta sbucando sulla pianeggiante radura con la cadente baita di Funtanela (1623 Ctr). Dalla baita ci si alza verso N mantenendo la labile traccia che verso quota 1700m ca conduce ad una serie di belle scalinate che portano ad aggirare la dorsale orientale (1720m ca) dell’Olt de la Muta dove su buon sentiero pianeggiante si raggiunge la baita dell’Alpe Motta (1747m – 3h).
Maggio 2018
Ruderi posti sul fianco meridionale della cresta tra il Mottone e il Pizzo della Piazza, sull'assolata testata della valle del Rièe dal Pédar. Nei pressi di una spalla erbosa era posta una croce (Cruus dal Salìn) di cui oggi non rimane alcuna traccia.
Itinerario ripido e faticoso lungo gli scoscesi pendii (sponde) tra il Rièe di Trii Ambiéz e il Rièe dal Pédar. La traccia è scomparsa in diversi tratti, e nonostante il terreno aperto l'orientamento non è semplice. Il punto più delicato è un lungo traverso su di una scivolosa cengia di erba sospesa sopra una vasta pioda che scivola verso gli erti fianchi della valle del Rièe di Trii Ambiéz.
difficoltà: T5+
dislivello: 950m
tempo: 3h
Dalle case più occidentali di Bodengo (1030m) ci si alza verso W lungo un sentiero sporco ma abbastanza evidente (muretti a secco) raggiungendo il Rièe Sòlt verso quota 1110m, lo si attraversa e si riprende il sentiero in salita. La traccia diviene meno evidente e presto svanisce: si prosegue in salita lungo il costone fin verso quota 1270m ca, (la PIanèla) si piega a sinistra (W) e dopo essere passati da un masso in posizione panoramica si ritrova un'esile traccia che conduce ad attraversare il Rièe dal Pédar (1300m ca). Si rimonta il costone erboso sulla destra idrografica, alzandosi senza traccia per i ripidi prati fino a raggiungere i ruderi dell'Alpe Zocca (la Zòchia, 1518m – 1.15h), posta sotto una parete giallo rossastra spiovente.
Si prosegue la salita aggirando a destra (E) la parete spiovente, si prosegue per la costa erbosa passando verso quota 1620m da una breve scalinata oltre cui, sempre in salita, si entra nella Val dal Rièe di Trii Ambiéz e, sempre senza traccia, si traversa in ascesa lungo la sinistra idrografica dell'ampio vallone (Scpònt dal Valèe). Questo fianco è caratterizzato da una lunga placconata di roccia scura: il sentiero per le alpi superiori di Saline transitava al di sopra della placca sfruttando una cengia erbosa. Questa cengia si raggiunge risalendo il margine settentrionale della placconata per erba ripida e placche discontinue: raggiunta la cengia (1870m ca) la si percorre verso E, verso l'uscita della valle; dapprima in lieve ascesa quindi con una breve discesa (muretti a secco) si porta alla base di un ripido ma facile pendio erboso che si risale guadagnando la costa erbosa in corrispondenza di un grosso larice (1870m ca) da cui si abbandona la Val dal Rièe di Trii Ambiéz entrando nella conca delle alpi superiori di Saline. Dopo una breve discesa necessaria per aggirare alcune rocce si riprende a salire nell'ampia conca e si raggiungono i ruderi di Saline (1965m – 3h).
settembre 2015
Nutrito gruppo di baite, perlopiù diroccate, poste nell'ampia conca racchiusa tra le creste orientali del Cantone di Strem e del Piz de Gallùsen. L'accesso dal basso è difeso da scoscesi risalti di placche, lungo cui si svolge un difficile ed interessante sentiero (Scalét de Pàia) usato dai pastori all'epoca ed oggi mantenuto dai cacciatori; il carico dei bovini invece avveniva dall'alto, transitando da Strem e scavalcando il crinale sudorientale del Cantone di Strem (Fil de la Dunascia). Il nome Paglia deriverebbe dallo scarso valore dell'erba di questo pascolo.
Percorso affascinante che risolve alquanto tortuosamente il salto roccioso che sorregge la conca dell'alpeggio. Il sentiero degli Scalèt era l'accesso dei pastori, e come tale non manca di passaggi esposti e delicati; la collocazione sul crinale lo ha preservato nel tempo da valanghe ed alluvioni ed il passaggio , dove non è soffocato dalla vegetazione, è ancora sufficientemente conservato.
note:
- nella parte bassa il vecchio sentiero partiva poco oltre Corte Terza, ma risulta più agevole portarsi sino all’edificio dell’acquedotto come di seguito descritto
difficoltà: T5+
dislivello: 600m
tempo: 1.45h
Da Corte Terza (1190m) si segue lo sterrato che prosegue nella valle per un km scarso, fin dove supera il greto (normalmente secco) del Rio Paglia. Si abbandona lo sterrato e verso NW ci si dirige al piccolo edificio dell'acquedotto (1300m ca). Ci si alza alle spalle dell'acquedotto per la ripida faggeta senza una traccia evidente, e verso i 1400m ca ci si porta verso il solco del Rio Paglia: la traccia compare, e con muretti a secco e brevi gradinate ci si alza lungo le esposte rocce che scivolano nel solco della forra; verso quota 1500m si superano brevi tratti su placche molto esposte (talune attrezzate con vecchie maniglie in ferro), quindi si entra nel fianco destro idrografico della forra e lo si percorre per una cengia pianeggiante, sin dove la traccia risvolta nettamente e, sempre per cengia, esce dalla forra portandosi sul crinale destro idrografico. Si risale una breve placca (resti di vecchi gradini crollati) e si rimonta il ripido filo dapprima su erba, quindi per lariceto ci si porta oltre quota 1600m ca dove ricompare l'erba; mantenendosi sempre sul filo del crinale ci si alza, passando da una zona di rade ontanelle a monte della testata della profonda spaccatura che delimita il fianco meridionale del crinale. Si devia verso destra (N) e per ontanelle si raggiunge l'aperto terrazzo dell'Alpe Paglia (1758m – 1,45h).
dicembre 2015
ottobre 2016
L'alpeggio più estremo della Val Bodengo: dal difficile accesso e dai pascoli ripidi, sorge su uno dei rari pianori del fianco orientale del Pizzo Roggione. Il sentiero di carico del bestiame prendeva avvio dall'Avert del Notar e, dopo aver svalicato nel versante mesolcinese, rientrava in Val Bodengo transitando da Cortesella. Abbandonato già nei primi anni del secolo scorso, oggi rimangono solo i basamenti delle mura.
Il collegamento tra l'Alpe Paglia e l’Alpe Roggione avviene lungo un impervio fianco erboso: occorre affrontare un lungo e delicato traverso di scivolosa erba. Questo tratto dell’antico sentiero è nel tempo stato levigato da valanghe e dilavamenti, e rimane solo una labile traccia lungo la quale, pericolosamente, si raggiungono i miseri resti dell’alpe. La “Galaria” è un curioso passaggio obbligato al di sotto di un roccione.
difficoltà: T6-
dislivello: 400m
tempo: 1.30h
Dall'Alpe Paglia (1758m) si traversa in ascesa verso S raggiungendo il crinale SE del Piz de Gallùsen verso quota 1900m ca presso una dorsale erbosa (raggiungibile anche direttamente dal sentiero degli Scalét de Pàia proseguendo lungo il filo della dorsale). Da qui occorre raggiungere il filo del crinale precluso da due scudi rocciosi; due le possibilità:
- si traversa in lieve discesa a sinistra (S), si aggirano in senso orario i due scudi rocciosi salendo per una ripida ed esposta rampa di erba (delicato) sul versante della Valle di Cortesella e si raggiunge una sella erbosa (1950m ca) sul crinale
- oppure ci si porta nel breve canaletto tra i due scudi rocciosi, lo si risale sino al suo termine (piccola caverna), quindi a sinistra si supera un breve ma scomodo gradino roccioso e rimontando lo stretto ed esposto terrazzino di rododendri ci si porta sulla sommità dello scudo meridionale, da cui facilmente alla sella erbosa (1950m ca) sul crinale
Si segue il crinale (Crinale della Galleria) con qualche logico spostamento sul versante dell'Alpe Paglia, e per facili roccette ed erba si raggiunge la Galaria, un caratteristico varco al di sotto di un roccione (2030m ca), posto sul filo di cresta subito sotto un evidente ometto. Seguendo l'effimera traccia di animali ci si abbassa di alcuni metri e, in lieve discesa su erba infida, si traversa il lungo e ripido pendio che scivola verso i sottostanti precipizi (il terrazzo con i resti dell’Alpe Roggione è da qui ben visibile, dietro ed a sinistra di una piramide rocciosa); si raggiunge una breve placca (piolo in ferro), la si disarrampica (un singolo passo di II-, molto esposto), quindi si prosegue la traversata ed in lieve ascesa, transitati su due muretti a secco, si giunge ad un piccolo pianoro erboso su di un roccione sporgente. Si prosegue nel traverso raggiungendo un pendio erboso meno ripido, da cui in piano ci si porta nella spaccatura (2060m ca) dove scorre il torrente che scende dai pascoli dell'Alpe Roggione: la si risale per pochi metri, uscendone sulla destra idrografica per un brevissimo e franoso canaletto che conduce sul ripido fianco ingombro di rododendri; lo si risale e quindi, rimontato un facile dorso erboso, si poggia a sinistra raggiungendo quanto rimane dell'Alpe Roggione (2123m – 1,30h).
dicembre 2015
ottobre 2016
Percorso senza traccia ma privo di significative difficoltà: si traversano in ascesa i vecchi pascoli (Avartèl dal Rügión) tra rododendri e pietraie. L'Alpe Roggione non è individuabile dal basso.
difficoltà: T4
dislivello: 250m
tempo: 0.45h
Da Cortesella (1896m) si prosegue in piano verso W, si supera una pietraia con balma e si prosegue tra gli sterpi sino a superare il Rio Curteŝèl (1970m ca); si procede a vista verso N sino alla piccola e rettilinea valletta-canale che scende dal terrazzo dell'Alpe Roggione, la si risale per la ripida sponda erbosa della destra idrografica sin verso quota 2050m ca, dove si passa sulla destra idrografica e, sempre in salita su sponda erbosa, ci si alza sino alla sommità pianeggiante da dove, in breve, si giunge ai ruderi dell'Alpe Roggione (2123m)
ottobre 2016
Posta sulle tormentate pendici occidentali del Fil de Sambrog, Cortesella sfruttava i pascoli dei ripidi fianchi del Pizzo Roggione, pascoli magri condivisi con la vicina Alpe Roggione. Oggi rimangono i diroccati perimetri delle mura ed un piccolo crotto nella vicina pietraia. Anch'essa, come l'Alpe Roggione, fu abbandonata nei primi anni del secolo scorso.
E' l'accesso più diretto dal fondovalle: il sentiero risale la costola boscosa sulla destra idrografica della Val dal Rügión con un percorso simile a quello degli Scalét de Pàia ma più semplice e meno tortuoso. Presenta però un traverso molto esposto all'uscita della forra della Val dal Rügión che, sebbene attrezzato con vecchi gradini in ferro e cordini, è alquanto delicato. Lungo la costola il sentiero è facile ed in buona parte ancora ben conservato .
note:
- dovrebbe esistere una traccia che, guadagnando il filo della costola dal suo fianco meridionale, evita di entrare nella Val dal Rügión (non verificato)
difficoltà: T5
dislivello: 700m
tempo: 1.30h
Da Corte Terza (1190m) si segue lo sterrato sino al greto del torrente che scende dalla Val dal Rügión, quindi senza traccia ci si porta all'imbocco della forra e la si risale su terreno faticoso lungo la sinistra idrografica fino a pochi metri sotto un enorme masso incastrato: ci si porta sulla destra idrografica e si traversa da destra verso sinistra per una decina di metri un'esposta placconata lungo una liscia cengia rocciosa (1400m ca – gradini e fune) oltre cui compare il sentiero che prende deciso a salire. Ci si alza così con numerosi risvolti lungo il fianco boscoso affacciato sulla Val dal Rügión, sempre prossimi al filo della costola, fin verso quota 1700m ca dove il sentiero lascia il fianco della forra e verso sinistra porta ad affacciarsi su di una scoscesa placconata: si prosegue in salita lungo il filo della costola dove, superato un breve gradino roccioso, il bosco diviene sempre più rado; senza particolari difficoltà si raggiungono quindi i ruderi di Cortesella (1890m – 1,30h)
ottobre 2016
Alpeggio caricato e servito da sentiero segnato, è stato ristrutturato nel 2014 ricavandone, oltre all'alloggio del pastore, un confortevole rifugio non custodito.
E’ raggiunto dal sentiero segnato che staccandosi dal sentiero della Bocchetta di Correggia verso quota 1800m raggiunge i pascoli dell’avert risalendo uno stretto canale con belle scalinate (Caurchia dal Vach).
Variante al sentiero ufficiale, è un accesso diretto lungo la balza che sostiene l’Alpe del Notar: non segnato, non è di immediata individuazione né nella parte inferiore né in quella superiore, mentre nel passaggio obbligato per risolvere il salto roccioso ha una discreta traccia. Vi è solo un punto leggermente esposto.
difficoltà: T4-
dislivello: 350m
tempo: 0.30h
Superata Corte Prima, poco prima di quota 1650m si lascia il sentiero segnato per piegare a destra (W) e senza traccia ci si porta sulla pietraia che scende dalla Caurchia de l’Avèert; la si risale rimanendo sulla sinistra orografica raggiungendo al piede della bastionata, qui frammentata in tormentate guglie, l’imbocco del canale della Caurchia de l’Avèert dove compare sulla destra (N) una spaccatura percorsa da una rampa erbosa: una discreta traccia consente di risalirla sino ad una selletta sospesa su un baratro, oltre cui si rimonta un breve e ripido gradino tra arbusti (resti di gradini) e, tornando ad affacciarsi sulla Caurchia de l’Avèert, si risale l’aperto pascolo sino all’Alpe del Notar (1882m – 0.30h).
ottobre 2017
Sulla destra idrografica dell'alta Val Bodengo, le Alpi Sciis sfruttavano le difficili conche pascolive del versante occidentale dei Motti Pelati. Sospese sul lungo bastione che, dalle pendici del Cavregasco sino a Corte Terza, serra la destra idrografica dell'alta Val Bodengo, le conche delle Alpi Sciis precipitano verso valle con scoscese caurghe, profonde forre incise dai torrenti tra i fianchi rocciosi. Alcune di queste caurghe erano percorse da sentieri, impervi e difficili, mentre il sentiero di carico, Sentèe dal Sciis, prendeva avvio da Corte Terza e percorreva in quota le tre conche, superando le nervature che le separano con ingegnose opere in parte ancora rinvenibili. Le conche, abbandonate dai primi decenni del secolo scorso, sono oggi in massima parte invase dalla vegetazione ed i vecchi sentieri sono di difficile reperimento. Per la descrizione del Sentèe dal Sciis si rimanda al paragrafo dedicato al Passo della Porta.
Sorge nella bassa Val Soé. E' ristrutturato ed utilizzato dal pastore, e si raggiunge per comodo e pianeggiante sentiero da Bodengo
Nella solitaria testata della Val Soé, sulla balconata sorretta da scivoli a placche (Pülpet de Suée), l'Avert di Soé domina l'intera valle e le creste che dal Pizzo Cavregasco ne racchiudono i pascoli. Nonostante l'esposizione ombrosa che ne limitava lo sfruttamento a pochi mesi dell'anno, l'avert fu sfruttato più a lungo di altri alpeggi della val Bodengo: la stalla, di dimensioni importanti, è tuttora in piedi e fino a poco tempo fa esisteva ancora una passerella in legno per il transito del bestiame lungo il sentiero che saliva dalla valle. Su di un terrazzo pietroso sopra l'avert si trovano i resti di recinti in pietra (Barch de l'Avèert de Suée, 1948m).
Nota: la quota dell'avert indicata su IGM (1801m) è fortemente errata.
Il sentiero è da ricercare nella parte bassa del gradino glaciale, dopodiché la salita diviene obbligata e la traccia abbastanza evidente. Dove esisteva la passerella di legno occorre superare un breve e facile gradino roccioso, ed il traverso sulle placconate di quota 1550m (Pülpet de l'Avèert de Suée) ha qualche breve tratto esposto in corrispondenza dei torrenti.
Nota: il vecchio sentiero che, come riportato sulle carte, da quota 1200m ca si portava al piede delle pareti è in massima parte scomparso ed il terreno, pur facile, è faticoso; consigliabile mantenersi presso il torrente fin verso quota 1400m ca come di seguito descritto
difficoltà: T4
dislivello: 700m
tempo: 2.15h
Da Bodengo (1030m) si entra in Val Soè dapprima per il buon sentiero sulla destra idrografica quindi, scavalcando il Torrente Soé sulle opere idriche, lungo la tranquilla sinistra idrografica si raggiunge l’Alpe di Soè (1116m); sempre su buon sentiero pressoché pianeggiante si prosegue verso la testata della valle (bolli rossi), si supera il greto pietroso che scende dalla stretta forra della Caurchiéna (Val Lavertello su Ctr) raggiungendo quindi l'ampio circo al piede del gradino glaciale (1400m ca - 1h): dal margine meridionale dell'ultimo lariceto si piega a destra (W) e risalita una facile rampa di erba e pietrame ci si porta verso l'imbocco della Caurchiéna dove transita il sentiero che, ben visibile, percorre una cengia sul bordo superiore di una estesa placconata di roccia bianca; si riprende la salita con numerosi risvolti e superato un breve gradino roccioso passando sui resti di una passerella crollata ci si alza fin verso i 1550m dove si traversa verso S in piano al di sopra delle ripide placconate; superando tre torrenti si giunge ad una rampa di bassa vegetazione dove con ripidi risvolti si raggiunge l'Avert di Soé (1720m ca – 2,15h).
ottobre 2014
ottobre 2016
Rudere sulla destra idrografica della Val Soé, prossimo alla cresta N del Pizzo Rabbi. Abbandonato da tempo, vi si rinvengono una nutrita e sorprendete collezione di incisioni scolpite sulle pietre: un registro atavico dei pastori con iniziali e date. Poco a valle si trova la baita di Mut de Mandüèri, recentemente restaurata dal pastore e caricata.
Il sentiero risale la Caurchia de Mandüèri, una delle numerose forra che incidono i dirupati fianchi della Val Soé. Rettilinea ed incassata, è riconoscibile per un enorme masso posato nell'alveo, ed è risalita dal sentiero che nella parte mediana, percorsa un'insperata cengia, giunge sul lembo boscoso da dove ci si alza all'Alpe Manduario. Una zona di boscaglia che in passato rendeva faticosa la progressione è stata ripulita dal pastore.
difficoltà: T3+
dislivello: 900m
tempo: 2.30h
Da Bodengo (1030m) si entra in Val Soè dapprima per il buon sentiero sulla destra idrografica quindi, scavalcando il Torrente Soé sulle opere idriche, lungo la tranquilla sinistra idrografica si raggiunge l’Alpe di Soè (1116m); sempre su buon sentiero pressoché pianeggiante si prosegue verso la testata della valle (bolli rossi), si supera il greto pietroso che scende dalla stretta forra della Caurchiéna (Val Lavertello su Ctr) raggiungendo quindi l'ampio circo al piede del gradino glaciale (1400m ca - 1h): si piega a sinistra (E) e si imbocca l'evidente spaccatura della Caurchia de Mandüèri, identificabile da un grosso masso adagiato nell'alveo. Si segue la buona traccia che sulla sinistra idrografica si alza superando gli sbocchi di alcune vallette laterali, giungendo verso quota 1700m ca: la traccia si sposta sulla destra idrografica e percorrendo una bella cengia esce dalla forra; la traccia risale quindi con risvolti sino alla baita ristrutturata (Mut de Mandüèri, 1859m). Su terreno aperto, per vaghe tracce si sale verso SE giungendo ai resti dell'Alpe Manduario (1943m – 2,30h).
ottobre 2016
Abbandonato sentiero di collegamento che, superata l'ombrosa e umida Caurchia de l'Oort, scompare fagocitato da una macchia di ontanelle; non vi sono difficoltà significative, ma la progressione nella boscaglia è faticosa.
difficoltà: T4
dislivello: 300m
tempo: 1.30h
Dall'Avert di Soè (1720m ca) si procede in quota verso E su vaghe tracce sino ad un importante vallone (Caurchia de l'Oort) dove seguendo i resti del vecchio sentiero (muretti a secco) ci si abbassa di pochi metri superando il franoso impluvio (1700m ca); guadagnato il costone destro idrografico la traccia viene fagocitata da una vasta macchia di ontanelle (l'Oort): districandosi lungo i corridoi percorsi dagli animali non resta che salire per la massima pendenza sin verso quota 1800m, dove la boscaglia termina e, per aperte pietraie, ci si alza senza più difficoltà all'evidente spalla presso la quota 1985.8m Ctr (Màatar de Mandüeri); si entra così nel circo dell'Alpe Manduario che, per facili pendii di erba e ganda, passando al piede dello zoccolo roccioso della cresta N del Pizzo Rabbi, si raggiunge (1943m Ctr - 1.30h).
ottobre 2021