Alpe Giac

Valsesia

foto: Alpe Giac

Dello spopolamento dei monti, amara eredità del passato secolo industriale, la Valsesia è forse nell'arco alpino quella che ha pagato il maggior tributo lasciando sul territorio un numero considerevole di alpeggi abbandonati. Regione dall'orografia articolata e con tratti aspri, la tortuosa valle del Sesia si dispiega nel suo bacino idrico in una serie innumerevole di valli minori che oggi sono perlopiù meta di cacciatori e di pochi escursionisti alla ricerca di qualche angolo ben lontano dai percorsi frequentati.

Tra queste valli minori, quelle che cingono i selvaggi Denti della Gavala ben si prestano ad itinerari selvaggi ed avventurosi. Qui si propone una traversata dalla Valmala alla Valle di Gavala passando dall'Alpe Giac, alpeggio che rientra a pieno titolo tra “i luoghi fuori dal mondo”.

Nota: Vi è ambiguità sul nome di questo alpeggio: mentre il catasto Rabbini lo identifica come Alpe del Ghiaccio, la guida del Ravelli lo nomina Alpe Giac. Su alcune mappe viene nominato come I Cios (termine che indica delle zone recintate con mura a secco), storpiato altrove con I Gios.

Alpe Giac in traversata per la Bocchetta del Ghiaccio

L'itinerario è riservato ad esperti di luoghi difficili senza sentiero: dalla quota 1450 in Valmala a Piano delle Ruse nella Valle di Gavala non esiste più alcuna traccia. Il versante della Valmala è ripido e solcato da crosi e forre di non banale soluzione, essendo il terreno esposto e scivoloso. Il versante della Valle di Gavala, interamente boscoso, viene risolto trascurando la traccia originale del sentiero e percorrendo una facile dorsale: i problemi però si ritrovano dopo Cappella dell'Oro Collino quando occorre abbassarsi per guadare il Croso di Gavala. E' una traversata di impegno che non deve essere sottovalutata e che richiede tempo a disposizione per la soluzione dei vari problemi.

Note:

- da quota 1450 all'Alpe Giac si è seguito, nella prima parte, il percorso riportato sulla mappa IGC che viene indicato in salita graduale: realizzata la mancanza totale di ogni riferimento (tracce o roncolate) e la difficile soluzione dei vari crosi lo si è abbandonato per alzarsi in modo deciso per poter risolvere la grande forra sulla sua testata.

- per la discesa in Valle di Gavala si è preferito non seguire il percorso originale del sentiero in quanto dalla Bocchetta del Giac (presenti le uniche roncolate della zona) il versante della Valle di Gavala, interamente boscoso, non presentava nessuna valido indizio per la discesa.

- da Cappella dell'Oro Collino la traccia dovrebbe scendere sul ripido fianco orientale verso il Croso di Gavala: non è stata individuata nessuna traccia evidente e si è seguito il sentiero, visibile, che di seguito descritto probabilmente conduceva alle Alpi Vertighe: esso sparisce al croso che attraversa in quanto devastato da alluvione. Da qui, senza traccia, ci si è abbassati al Croso di Gavala come descritto.

- occorre organizzarsi per il recupero dell'auto da Isola a Scopa


  • difficoltà: T6
  • dislivello: 1200m
  • tempo: 4h + 4h
  • quota max: 1690m

Dalla chiesa di Scopa si prende la mulattiera (segnavia 22) che, scavalcato il Sesia su di un ponte pedonale, raggiunge la Madonna della Neve. Alle spalle della chiesa il sentiero prosegue e, superato su di un ponte il Comba di Valmala, si porta sul versante destro idrografico della Valmala. Qui inizia un lungo traverso pressoché pianeggiante che su buon sentiero si inoltra in Valmala superando alcuni piccoli crosi. Verso quota 850m si toccano i ruderi dell'Alpe Valmala di Sotto da dove il sentiero sale deciso lungo una dorsale raggiungendo l'Alpe Valmala di Sopra (920m - 1h) riattato dal corpo forestale come punto d'appoggio (locale sempre aperto con ricovero spartano). Il sentiero prosegue in lieve discesa per poi tornare pianeggiante, quindi superato il Comba Selva Grossa piega subito a sinistra (SE) e ripidamente rimonta la dorsale orientale del Dente di Valmala. Seguendo i segnavia ci si porta fin verso quota 1450m circa: da qui, poco prima di alcune fasce rocciose, si lasciano i segnavia che proseguono alla vicina Alpe Cremisei (Alpe del Carmisello) per piegare a sinistra (NE) e dirigersi, senza traccia, in direzione dell'Alpe Giac.

Mantenendosi prossimi a quota 1500m si superano i vari crosi, con i necessari saliscendi alla ricerca del passaggio migliore. Raggiunta la forra più importante dove nasce il Comba Selva Grossa se ne rimonta il ripido bordo sinistro idrografico fin verso quota 1600m circa, dove l'attraversamento risulta meno problematico. Guadagnata la destra idrografica si ridiscende per evitare delle placche rocciose mantenendo sempre la direzione verso l'Alpe: ci si porta così su quanto rimane del labile sentiero e seguendolo, dopo aver attraversato un ultimo piccolo croso, si guadagna il panoramico terrazzo prativo su cui poggiano i miseri resti dell'Alpe Giac (I Cios o Alpe del Ghiaccio, 1576m – 4h).

Dall'Alpe si sale per la massima pendenza lungo un ripido pendio di erba e felci raggiungendo velocemente la cresta che corre tra i Denti di Valmala e la Punta delle Gule: qui vi è il piccolo intaglio della Bocchetta del Giac (Bocchetta del Ghiaccio, 1670m), passaggio verso la Valle di Gavala. Si segue il filo della facile crestina rocciosa verso N, si scavalca una piccola elevazione seguita da una sella erbosa più ampia oltre cui facilmente, sempre per crestina, ci si porta sulla cima di quota 1690m circa (senza nome) subito a S della Punta delle Gule. Qui prende avvio la facile dorsale che verso NE si abbassa in Valle di Gavala e su cui sorgono i ruderi di quota 1138m (Cappella dell'Oro Collino): ci si abbassa verso SE lungo un ripido canale erboso, quindi ci si porta subito su detta dorsale che si segue in discesa mantenendone quanto possibile il filo. La dorsale è ben camminabile e vi è una traccia di animali: dopo aver superato delle facili placche rocciose si toccano i resti di un minuscolo ricovero addossato ad un masso (1350m circa) quindi si raggiungono i ruderi di Cappella dell'Oro Collino (1138m).

Si individua verso N il sentiero che con alcuni risvolti si abbassa di alcune decine di metri (numerosi tronchi tagliati e radi bolli rossi) per poi pianeggiante piegare verso sinistra (NW) e puntare in direzione dell'Alpe Vertighe verso il croso che scende dalla Punta di Sella Boera: prima di raggiungere il croso si abbandona la traccia e dove risulta più agevole ci si abbassa verso N per il ripido lembo boscoso che termina all'incrocio dei due crosi: raggiunto il punto d'immissione (980m circa) si guada facilmente il Croso di Gavala per risalire i pochi faticosi metri che ripidamente fanno guadagnare i rustici bassi del Piano delle Ruse (998m – 2,30h dall'Alpe Giac). Si sale per comodo bosco sino alla baita superiore, riattata, dove ci si porta finalmente sul bel sentiero della destra idrografica della Valle di Gavala: non resta che seguirlo, toccando nel suo lungo traverso Alpe Massale, Oro del Curt, Alpe Cascinei, Oro dei Monti, Stalmezzo ed infine Cima all'Erta (736m) da cui si scende sino all'abitato di Isola (524m – 4h dall'Alpe Giac).

Ottobre 2013

riferimenti:

  • Valsesia e Monte Rosa: guida alpinistica, artistica, storica (Ravelli - 1924 [2011 rist])
  • Guida dei Monti d'Italia: Alpi Biellesi e Valsesiane (Castello, Protto, Zoia - 2013)