Val Maggia
tra luce ed ombra l'elegante profilo della cresta E (foto Gianni Marcolli, per gentile concessione)
E' tra le vette che segnano la remota cresta di confine tra Val Maggia e Valle dell'Isorno. Questa catena emerge sulle testate di ampi e solitari fornali che, tanto dal versante svizzero quanto da quello italiano, impongono lunghi avvicinamenti relegando la zona in un prezioso isolamento. La cima N, che con la gemella cima S segnano le massime elevazioni di questo settore, si raggiunge senza particolari difficoltà dal versante meridionale, versante accessibile facilmente anche dalla Val Maggia lungo un ampio canale di pietrame che consente di svalicare la sella tra la cima N e la cima S.
L'interesse alpinistico è rivolto alla lunga ed elegante cresta orientale: un'affusolata prua rocciosa che dalla vetta si protende verso gli ampi bacini di ganda su cui termina con un erto zoccolo. Il filo della cresta è perlopiù definito dal labbro superiore della placconata meridionale, mentre verso nord il fianco precipita con irregolari balze e pareti; nella parte alta si fa notare un curioso lastrone orizzontale, che incastonato ed a sbalzo come un trampolino appare ben visibile anche da lontano.
Sul nome di questa montagna vi è qualche ambiguità: talora compare come Pizzo del Lago Gelato (toponimo italiano), talora come Pizzo dell'Alpe Gelato (toponimo svizzero); inoltre la condivisione del nome con la vicina cima gemella (cima S) aumenta la confusione su queste due vette che ben avrebbero meritato oronimi distinti.
La cresta, percorsa da Buscaini-Metzeltin nel 1976, presenta difficoltà di IV nel primo terzo inferiore, quindi di II e III nei due terzi successivi; la scalata avviene su placche e lame: purtroppo quest'ultime risultano ben poco affidabili ed impongono una progressione delicata non scevra da pericoli. Il primo terzo della cresta dovrebbe essere aggirabile a destra (N) per balze erbose e roccette (non verificato).
Materiale: corda da 60m, friends di varie misure, cordini e fettucce. La cresta è interamente da attrezzare.
difficoltà: AD (IV)
dislivello: 1250m + 250m di cresta
tempo: 10.30h (4h di cresta)
quota max: 2613m
Da Cimalmotto (1405m) ci si abbassa la ponte sulla Rovana (Fiümigna, 1285m) quindi per buon sentiero segnato, passando dall'Alpe di Sfii (1666m), ci si alza toccando Corte di Sopra (Cort Zora, 1980m) sino al Lago Gelato (Lai Geel, 2161m - 2.30h); senza più traccia si traversa in quota per pietraie sino allo zoccolo roccioso della cresta E (2350m ca - 3h).
Ci si sposta sul versante S dello zoccolo dove un erto canalino con placche ed erba permette di raggiungere il filo della cresta, da cui ha avvio la scalata.
Ci si porta sul labbro della piodata orientale e se ne scala il filo (IV) sino alla sommità, dove si supera un piccolo intaglio (un passo di IV) e si prosegue sul facile filo camminabile sino alla successiva placca (IV) oltre cui si giunge ad una selletta erbosa; la cresta prosegue più facile (II) ed in parte erbosa sino ad un tratto più ripido: lo si aggira a destra (N) entrando in un ripido canaletto-rampa in parte erboso (II) per il quale si riguadagna il filo, che si segue con brevi spostamenti sul lato destro (N) sino ad una placca con spaccatura (III); si passa da una caratteristica roccia a sbalzo quindi si guadagna la sommità di una torre di blocchi rotti, da cui dopo una breve discesa ci si porta alle ultime elementari roccette finali che conducono alla vetta della cima N (2613m - 7h).
La discesa avviene per il facile versante S, da cui si raggiunge la sella tra la cima N e la cima S (2550m ca): una ampio canale di blocchi consente di abbassarsi verso N (Ganna del Pizzo Gelato) ritornando all'attacco della cresta (2350m ca) e quindi a Cimalmotto (3.30h dalla vetta).
luglio 2019
riferimenti:
Guida dei Monti d'Italia: Alpi Lepontine (Armelloni - 1986)
Guida delle Alpi Ticinesi: dal Gridone al Passo del San Gottardo (Brenna - 1993)