Val Bregaglia
foto: Monte Gruf, Monte Conco, Cima di Codera, dalla Cima occidentale dei Vallon
Della triade Monte Gruf, Monte Conco, Cima di Codera, è quest'ultima ad apparire come la sorella minore. Nonostante la vicinanza dei due colossi, la Cima di Codera serba un'altera dignità: vista dalla Val Codera rapisce per il tagliente profilo della sua lunga cresta orientale, mentre dalla Bregaglia è la compatta parete nord a catturare lo sguardo, ancor più dei tozzi torrioni ciclopici del Gruf e del Conco.
La sua vetta è rarissimamente toccata: l'avvicinamento faticoso e la roccia poco affidabile lasciano questa cima ai pochi alpinisti amanti degli angoli selvaggi. La salita avviene senza importanti difficoltà per il versante occidentale dalla remota Bocchetta del Conco, ma qui si propone anche un altra via di salita: è quella percorsa nel 1912 dai primi salitori, Ferrario e Schiavio, che compirono una traversata salendo lungo le poche debolezze della parete N e scendendo alla Bocchetta del Conco. E' una traversata d'altri tempi che ancora oggi mantiene immutato il sapore d'avventura.
Note:
- riguardo la Cima di Codera vi è un grossolano errore topografico che perdura da diversi decenni: Igm riporta la quota del punto 2757m (nodo orografico posto 300m ca a NE della vetta principale) ma non la quota della vetta principale (quota presente invece sulle Igm della precedente edizione: 2790m). Questa omissione divenne errore nella Guida di Bonacossa dove alla vetta, correttamente posizionata, fu attribuita la quota del nodo orografico (2757m). Corretta invece fu la prima edizione della Guida dei Monti d’Italia (vol. Alpi Retiche Occidentali, Brasca - 1911 ) che riprendendo le vecchie Igm riportò per la Cima Codera (all'epoca inesplorata) la quota 2790. L'odierna Ctr sancisce per la vetta la quota di 2799m, correggendo anche la quota della Bocchetta del Conco a 2723m contro i 2706m indicati da Bonacossa.
Accesso stradale
Sul sito https://stradeaspvilla.it si acquista il permesso di transito per le strade forestali. Ci si porta quindi alla frazione di Canete dove prende avvio la strada che, tortuosa ma asfaltata, sale ai monti. Ai bivi si seguono sempre le indicazioni per “Laghetto” raggiungendo quindi il posteggio di quota 1230m ca, subito a valle di Tabiadascio
La Bocchetta del Conco è una marcata depressione nella rocciosa cresta tra Monte Conco e Cima di Codera: di quota medio alta, è un remoto passaggio privo di utilità essendo gli accessi da entrambi i versanti lunghi e faticosi: vi si accede infatti per canali ripidi di pietrame mobile che conservano sino a stagione avanzata la neve; abbastanza ampio quello verso la Val Vertura, è invece stretto ed incassato quello verso la Valle del Conco ed appare come una lunga e fonda fessura stretta tra le pareti rocciose. La salita alla Cima di Codera dalla Bocchetta è breve e sebbene sia necessario scalare un'erta parete di blocchi rotti non è difficile: occorre solo attenzione per i numerosi massi instabili (anche di grosse dimensioni). Si giunge così alla cima occidentale della Cima di Codera, di pochissimo più bassa di quella principale: per raggiungere quest'ultima, distante poche decine di metri, occorre superare una breve lama rocciosa estremamente aerea (II+).
Qualora si voglia affrontare la salita alla Bocchetta del Conco mentre è ancora innevata (consigliabile) occorre superare pendenze superiori ai 40° (difficoltà PD-, ramponi e picozza indispensabili)
Lungo la cresta di collegamento tra il Monte Conco e la Corna di Droso, poco a S della quota 2392m, si trova la Bassa di Rossaccio (2350m ca) che permette un collegamento tra la Valle Vertura ed Aurosina (segnavia)
difficoltà: F+ (II+)
dislivello: 1600m
tempo: 4,30h
quota max: 2799m
Dal posteggio (1230m ca) si sale al pianoro di Tabiadascio (Tabiadàsc) per proseguire lungo il sentiero che in leggera salita conduce alle case di Gualdo (1320m). Da qui, sempre per segnavia, ci si porta verso il torrente Vertura (Valtùra) da cui, restando sulla destra idrografica, ci si alza di alcuni metri per rientrare quindi nel bosco e verso E, per buona mulattiera, si guadagna quota.
Poco oltre i 1550m vi è una deviazione sulla destra (bolli rossi): è una breve variante che conduce più velocemente alla conca ad W di Pian Rossaccio.
Raggiunto l'ampio terrazzo di Pian Rossaccio (Pra Guésgèen, 1622m) ci si sposta verso SW abbassandosi brevemente ad una conca (qui giunge il sentiero con bolli rossi sopra descritto) da cui, sempre seguendo i segnavia, si rientra nel bosco e su una mulattiera con numerosi gradini ci si alza sino all'abbandonata Alpe Rossaccio (Ròsàsc, 1851m – 1,30h). Qui i segnavia terminano: occorre raggiungere il tondeggiante rilievo erboso posto ai piedi della parete triangolare a destra della cascata del torrente Vertura. Ci si alza in diagonale verso S sino ad incrociare una discreta traccia che traversando verso le alte pareti della Corna di Droso supera due torrenti (1980m ca) e prosegue in piano lungo un'ampia cengia sorretta da una balza rocciosa. Ci si porta così nella piccola valle sotto le pareti della Corna di Droso: si piega a sinistra (S) e senza percorso obbligato si sale per la ripida morena coperte di rododendri sino a raggiungere il tondeggiante rilievo erboso del Mòt dé l'Omascioö (2150m ca – ometto). Si riprende a salire verso destra, aggirando in senso antiorario la parete triangolare, sbucandone così sulla sommità dove hanno inizio le pietraie. Da qui si piega verso SE puntando all'ormai visibile bocchetta: si salgono le ampie pietraie giungendo alla base del canale di salita (2600m ca) che si risale su pietrame mobile (attenzione) o su neve (pendenze superiori ai 40°) sino alla Bocchetta del Conco (2723m – 4h).
Dalla Bocchetta ci si alza per i gradini e blocchi rocciosi (attenzione ai massi instabili) poggiando sul fianco esposto verso sinistra (N), raggiungendo la vetta occidentale. Da qui si prosegue per la pianeggiante cresta che costringe a superare una lama facile (II+) ma estremamente esposta, oltre cui si raggiunge la massima elevazione della Cima di Codera (2799m – 4,30h).
giugno 2015
luglio 2016
Il poderoso contrafforte che dalla quota 2757m scende verso l'Alpe Rossaccio divide la vasta parete nord della Cima di Codera in due bacini; il bacino più occidentale è chiuso ad W dalla cresta che dalla vetta scende verso N: presenta un'imponente parete (parete NW) di placche incise da un regolare solco obliquo culminante col ben visibile intaglio della cresta E; il bacino più orientale, confinato ad E dal contrafforte (Chéntàsc dé Ròsàsc) che scende dalla quota 2709m, è sovrastato da una parete (parete N) più poggiata e dalla struttura più irregolare; la pietraia di quest'ultimo bacino si spinge molto in quota e consente di accedere alla parete già nella parte mediana, dove le vaste placconate che caratterizzano l'intero versante risultano meno ripide e sono interrotte verticalmente da alcune nervature di rocce rotte: lungo il fianco di una di queste nervature sale l'itinerario qui descritto. Le difficoltà lungo i 200m di scalata sono modeste (II con diversi brevi passaggi di III) ma la roccia poco affidabile (numerosi i blocchi poco solidi) e l'esposizione rendono questa salita di un certo impegno. Il canale di accesso alla parete e la grande cengia iniziale sono oggettivamente pericolosi per la frequente caduta pietre.
L'impegno di questa via risiede soprattutto nel terreno da interpretare e nella severità dell'ambiente.
difficoltà: AD-
dislivello: 1600m
tempo: 4,30h
quota max: 2799m
Dal posteggio (1230m ca) si sale al pianoro di Tabiadascio (Tabiadàsc) per proseguire lungo il sentiero che in leggera salita conduce alle case di Gualdo (1320m). Da qui, sempre per segnavia, ci si porta verso il torrente Vertura (Valtùra) da cui, restando sulla destra idrografica, ci si alza di alcuni metri per rientrare quindi nel bosco e verso E, per buona mulattiera, si guadagna quota.
Poco oltre i 1550m vi è una deviazione sulla destra (bolli rossi): è una breve variante che conduce più velocemente alla conca ad W di Pian Rossaccio.
Raggiunto l'ampio terrazzo di Pian Rossaccio (Pra Guésgèen, 1622m) ci si sposta verso SW abbassandosi brevemente ad una conca (qui giunge il sentiero con bolli rossi sopra descritto) da cui, sempre seguendo i segnavia, si rientra nel bosco e su una mulattiera con numerosi gradini ci si alza sino all'abbandonata Alpe Rossaccio (Ròsàsc, 1851m – 1,30h). Si sale verso SE seguendo una discreta traccia con bolli rossi (segnavia “Forcella”) che conduce alle vaste gande del vallone che scende dalla Cima di Codera; verso quota 1950m ca la traccia traversa in piano verso E: la si abbandona e si risale verso nord il vallone tra pietrame e prati portandosi verso il contrafforte della quota 2757m che separa i due bacini superiori del vallone (verso quota 2200m si intersecano i segnavia della Via delle Pareti): si entra in quello di sinistra (E) salendo per un facile scivolo di pietrame, ci si alza su terreno progressivamente più detritico e faticoso giungendo così nel punto più alto della pietraia, qui ormai divenuta un colatoio di fine detrito (neve sino a stagione inoltrata) chiuso in alto da alcuni pinnacoli rocciosi. Si abbandona il colatoio ed in piano (attenzione) ci si porta a destra (W) sul bordo superiore di un importante gradino roccioso: guadagnato l'ampio terrazzo-cengia (2500m ca) lo si traversa interamente (delicato per il detrito che ricopre le placche) portandosi ad una nervatura rocciosa; mantenendosi sul fianco orientale della nervatura si sale ripidamente sfruttando blocchi e brevi placche su roccia non sempre sicura (II con alcuni passaggi di III); a quota 2630m ca si transita presso un acuminato dente monolitico, si prosegue su placche miste a roccette e verso quota 2680m ca si raggiunge un singolare dito roccioso (un masso conficcato tra i blocchi, ben identificabile anche dall'alto): qui la nervatura sfuma nella parete e si prosegue facilmente su solide placche corrugate ed appoggiate sino a raggiungere la cresta E presso un piccolo intaglio (2730m ca - 4h). Si prosegue dapprima sul facile filo di cresta, quindi dove diviene dentellata si poggia sul versante della Val Codera e si traversa in quota lungo il ripido ma facile pendio di erba e roccette, riguadagnando più avanti il filo di cresta che si interrompe bruscamente sul profondo e netto intaglio che caratterizza la cresta E della Cima di Codera; restando sulla verticale dell'intaglio ma poggiando leggermente sul fianco della Val Bregaglia si scalano in discesa le rocce (qualche tratto molto ripido ma con buoni appigli, II+) si raggiunge la sella dell'intaglio (2770m ca); si torna sul versante della Val Codera e si sale il ripido fianco meridionale dell'edificio sommitale per gradini erbosi e roccette (è più facile di quanto appare): ci si alza in traversata portandosi a S della vetta raggiungendo uno spigolo di rocce rotte che si scalano facilmente portandosi così sulla massima elevazione della Cima di Codera (2799m – 4,30h).
luglio 2016
riferimenti:
Guida dei Monti d'Italia: Masino - Bregaglia - Disgrazia, vol I (Bonacossa, Rossi - 1935/1977)
Inventario dei Toponimi: Villa di Chiavenna (Giorgetta, Giacomini, Sciuchetti - 1977)