Omicidio al Savoy (di Maj Sjowall e Per Wahloo)

Proposto da Massimo I.

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di aprile 2018

Presenti all'incontro: Massimo I., Alessandra Co., Alessandra Ce. e Gabriella.

Sì: Massimo I., Alessandra Co., Marisa e Oscar (questi ultimi due, via mail)

Massimo I. (sì, proponente): Ho scelto "Omicidio al Savoy" perchè trovo interessanti le atmosfere nordiche e perchè i due autori sono considerati i "padri" della letteratura poliziesca scandinava, infatti i numerosi "giallisti" nordici contemporanei sono con tutta evidenza debitori nei loro confronti. Pur essendo scritti negli anni settanta non risentono del tempo e sono scorrevoli con una trama ben congegnata e con mix di humor, sarcasmo, satira politica, azione.

Alessandra Co. (sì): Il libro mi è risultato di piacevole lettura, in particolar modo perché parla della realtà svedese (paese che ospita cari affetti), anche se degli anni di quando io ero bimba. Ha confermato alcune impressioni vissute in Svezia recentemente. Più volte ho respirato realtà ben lontane dall'ideale stato sociale che tendiamo ad associare a questo paese. La critica sociale, le fotografie impietose di economie malsane che si mischiano a sessualità algida (attualissimo, visti i risvolti del premio Nobel della letteratura 2018), i rapporti uomo donna distanti, sono tutti ben narrati. Libro che mi ha colpito anche per l'attenzione nella descrizione priopercettiva e per la lateralizzazione puntigliosa, raccontata al momento del delitto. Mi ha stupito il gran caldo narrato e il permanere del caldo. La Svezia mi risultava mutevole. E mi ha deluso un po' il finale, ma non posso spiegare il perché senza rovinare la lettura a chi volesse avventurarcisi. Cosa che peraltro consiglio, senza pentimenti. Letto con piacere. Grazie Massimo!

Marisa (sì): È un giallo che coinvolge la cooperazione di più poliziotti. Ognuno, con al vertice l’ispettore capo Martin Beck, ha un ruolo ben preciso che fa emergere l’aspetto saliente del proprio carattere: quello della memoria o dell’intuizione o della tenacia con cui affronta lo svolgimento delle operazioni d’indagine. La trama poggia su una storia ben congegnata anche se, secondo me, manca di una vera e propria suspense cui mi ha abituato in tempi passati l’assidua lettura di libri gialli. Qui è interessante, come fa notare giustamente Andrea Camilleri nella prefazione, la descrizione dello sfondo sociale che evidenzia e denuncia i soprusi del malgoverno di un apparato statale totalmente incapace di equità nella distribuzione del benessere economico fra la collettività e volutamente cieco agli intrighi dei potenti e dei loro affari illeciti. Sempre secondo Camilleri, questi autori non possono definirsi - come altri invece rilevano - gli eredi di Simenon ed anzi se ne differenziano, anche perché quest’ultimo nei suoi numerosi romanzi ignorò il momento storico e sociale quando elaborò le sue inchieste, circoscrivendole in uno spazio estrapolato dalla realtà del paese. Infine, la scrittura è scorrevole e calibrata nel ritmo dell’alternanza scene/dialoghi e ben centrata nella caratterizzazione dei personaggi. Sarebbe però più opportuno dare alla lettura dei romanzi con protagonista Beck la giusta sequenza cronologica per dar modo così di conoscerne meglio i personaggi ricorrenti.

Oscar (sì): Romanzo ben congegnato. Le prime pagine ci descrivono la scena dell'omicidio di Viktor Palmgren. La storia poi si dipana gradualmente, prima facendoci familiarizzare con i protagonisti della parte investigativa, poi con le persone più o meno coinvolte e più o meno meritevoli di sospetto. La possibilità di un movente politico/economico prende forma man mano che le indagini proseguono (non senza passi falsi da parte degli investigatori), ma il finale ci svela che a volte le spiegazioni più semplici (quasi banali) sono quelle che avrebbero meritato maggior attenzione. Ho iniziato a leggere questo libro con un senso di familiarità: una delle mie serie TV preferite, "The Bridge", è ambientata a Malmö ed è, guarda caso, un poliziesco. Ma, location a parte e genere letterario a parte, i punti di contatto tra questo romanzo e "The Bridge" sono pochi: la serie TV mette in primo piano i personaggi degli investigatori, facendoceli conoscere in ogni loro difetto, in ogni loro vulnerabilità. In "Omicidio al Savoy", invece, a essere in primo piano è il mistero che si dipana, mentre poco affiora della vita e delle caratteristiche personali degli investigatori, che restano elementi funzionali alla ricerca della verità, senza ambire al ruolo di veri protagonisti.


Prossimo libro: "Un anno di scuola" di Giani Stuparich (preferito a "Un'eredità di avorio e ambra" di Edmund De Waal e a "Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut)

Prossimo incontro: 25 maggio

Prossima proponente: Gabriella