Sì: Oscar, Mirella, Marisa, Giovanna, Massimo UD, Marinella, Gabriella, Massimo I., Alessandra Co.
Nì: Tomas
Oscar (sì, proponente): Ho proposto il libro di Vargas Llosa perché mi è sembrato un libro ben congegnato, un libro che ti sorprende con l'alternarsi dei "romanzi nel romanzo". Normalmente diffido dei libri che si basano su un trucco tecnico (piani temporali, punti di vista alternati, ecc.) per tenere vivo l'interesse del lettore, ma l'originalità di "La Zia Julia e lo scribacchino" mi è sembrata coerente e funzionale alla storia narrata. Sono curioso di sapere quale dei romanzi radiofonici nel libro vi è piaciuto di più.
Mirella (sì): Devo ammettere che, essendo prevenuta verso la letteratura sudamericana, mi sono avvicinata a questo libro con diffidenza (è il primo di Vargas Llosa che leggo). Ma appena ho iniziato a leggerlo mi è piaciuto molto e, per via della sua prosa molto scorrevole, sono riuscita a leggerelo in un paio di giorni. Mi sono piaciuti i diversi piani di lettura ed è stato divertente leggere i romanzi in cui Pedro confonde tra loro i vari personaggi. Ho riflettutto su come la mancanza di una storia letteraria nel contesto sudamericano (se contrapposta invece al Nord America) abbia influito sui contenuti e sullo stile di scrittura di Vargas Llosa.
Marisa (sì): Ho avuto inizialmente qualche difficoltà ad affrontare questo romanzo per via della sua costruzione a capitoli alternati. Però poi ho apprezzato la prosa eclettica di Vargas Llosa che passa da uno stile di scrittura all'altro. È un romanzo divertente, ironico, dissacrante e mai banale.
Giovanna (sì): Mi è piaciuto tantissimo e mi sono appassionata talmente a leggere dei roccamboleschi tentativi per celebrare il matrimonio che una notte sono stata sveglia a leggere fino alle due. Il romanzo radiofonico che mi è piaciuto di più è il primo: quello sui due fratelli amanti (avevo capito sin da subito che si trattava di una situazione incestuosa). In generale ho trovato il libro divertente e sorprendente.
Massimo UD (sì): Trovo che il libro di Llosa sia molto bello, scritto in maniera elegante e ironica. Forse è uno di quei libri che, seppur belli e gradevoli, non offrono molti spunti di discussione. Non sono riuscito a finirlo in tempo per la riunione di stasera, ma so che lo finirò presto e che mi dispiacerà molto doverlo lasciare.
Marinella (sì): Proprio come Mirella io ero prevenuta nei confronti della letteratura sudamericana e proprio come lei ho scoperto invece un autore e un libro molto interessanti. Ho apprezzato la scrittura e il congegno dei capitoli alternati. Anche a me, come a Giovanna, è piaciuto il primo romanzo radiofonico.
Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto, con l'alternarsi dei racconti originalissimi di Pedro Camacho. Anche se però devo dire che, verso la fine, la confusione dei personaggi di Pedro mi ha disorientata. Interessante l'uso di alcune parole italiane che non conoscevo: le ho annotate e sono andata a trovarne il significato.
Tomas (nì): Mi è piaciuto fino a metà. Quando Pedro inizia a confondere i personaggi ho pensato alla "Versione di Barney": da quel momento in poi ho perso interesse verso i romanzi radiofonici, ma seguivo comunque con piacere la storia autobiografica di Mario e della zia Julia (anche se, avendo letto la descrizione del libro, sapevo già che i due si sarebbero sposati). Per finire, ho trovato un po' deludente l'ultimo capitolo: mi sembra che l'autore abbia voluto chiudere la storia in maniera sbrigativa e poco pensata.
Massimo I. (sì, via mail): Ho letto il lbro parecchi anni fa e mi ricordo che non mi era dispiaciuto, anche se verso la fine aveva cominciato un po' ad annoiarmi. Mi aveva colpito favorevolmente soprattutto il "clima" che avvolge il romanzo: se non ricordo male i personaggi sono certamente eccentrici, ma non viene mai descritta una vera malvagità in nessuno di loro, anzi al contrario, si respira una bonomia di fondo, una vita semplice con valori semplici, in un posto per noi remoto ma estremamente tranquillo. In apparenza ricorda i mitici anni Cinquanta e Sessanta di tanti film non troppo impegnati, con qualche esagerazione, poichè altrimenti Vargas Llosa non sarebbe uno scrittore sudamericano.
Alessandra Co. (sì, via mail): Ero stanca di leggere classici. Oscar ha proposto un libro sufficientemente demenziale e disorientante: superficiale scorrere di accadimenti dove le persone subiscono gli eventi e sembrano muoversi per patologie, pieni delle loro rappresentazioni. Alla fine ho pensato: solo la realtà supera i racconti di Pedro (lo scrittore ispirato che mi faceva pensare agli eteronomi di Pessoa). Come nei suoi racconti, nella vita non c'è fine a stupore e non si sa mai come andrà a finire. Il racconto di Pedro che mi ha divertito di più era quello che narrava come il protagonista "superasse" il trauma dell'investimento grazie ad una terribile abilissima psicologa :)
Prossimo libro: "Stoner" di John Edward Williams (preferito a "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" di Amara Lakhous e a "I piatti più piccanti della cucina tatara" di Alina Bronsky)
Prossima proponente: Giovanna
Prossimo incontro: 19 dicembre