Sostiene Pereira (di Antonio Tabucchi)

Proposto da Mirella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di aprile 2012

Sì: Mirella, Marinella, Maddalena, Massimo I, Massimo M., Oscar, Giuseppe, Giovanna, Alessandra, Loredana, Marisa, Michele

Nì: Tomas

Sostiene Mirella (proponente): Sì

Mi è piaciuto molto per il messaggio che riscritto con gli slogan di oggi sarebbe “se non ora quando?”: è l’arrivo del momento in cui dobbiamo cambiare.

Lo stile è bello: quel “sostiene Pereira” che si ripete serve per far sentire presente il personaggio.

Mi sono piaciuti il suo identificarsi con Monteiro che incarna i suoi ideali, la teoria delle anime di Cardoso, e soprattutto il finale: la lotta tra la vita e la morte. Lui, Pereira, che pensava alla morte, si compiaceva del suo passato ma evitare il futuro. Solo quando ha capito che è impossibile vivere isolati allora ha iniziato a “frequentare il futuro”.

Sostiene Tomas: Nì

La storia mi è piaciuta, soprattutto il finale. Mi hanno però infastidito alcune cose dello stile: innanzitutto la ripetizione di quel “sostiene Pereira” (dal terzo capitolo in poi mi faceva spesso arrabbiare), ma anche ripetizioni, quali ad esempio “faceva questo ma non sapeva neanche lui il perché”, “ha fatto questo ma non lo raccontiamo perché non è importante per la storia”.

Ho poi letto si Wikipedia che questo è un libro contro Berlusconi: è vero?

Sostiene Marinella: Sì

Sono d’accordo con quanto detto Mirella: Tabucchi mi è sempre piaciuto per come scrive, è sintetico, semplice. La storia è bellissima e il messaggio magnifico. Forse il fatto che il libro sia stato scritto contro Berlusconi non è poi tanto assurdo. Tabucchi ha lasciato l’Italia per vivere a Lisbona, proprio perchè a Roma non poteva stare perché non sopportava la politica italiana. E da Lisbona condanna Roma: è la figura del letterato che è nel mondo che conosce il mondo che sente il dovere di criticare, condannare e aprire le menti.

Sostiene Giovanna: Sì

Non avevo mai letto nulla di Tabucchi ed è stata una piacevole sorpresa.

Questo libro mi ha suscitato una profonda simpatia per Pereira, un uomo dolcissimo, delizioso: spontaneamente nasce il desiderio di prendersi cura di lui. La storia è bellissima: all’inizio pensavo che Monteiro e Marta fossero dei due approfittatori con l’unico scopo di estorcergli dei soldi; solo più tardi ho capito che non era così, e me ne sono rallegrata perché è stato un finale bellissimo, con quel brusco cambio di vita che a me piace sempre. In quel modo si è riscattato per tutto quello che non aveva fatto durante la sua vita.

Molto attraente che quella clinica, basata su sani principi, moderna: ci sarei andata pure io!

Il libro mi ha ricordato anche due film “La storia ufficiale” e “Costa Gabras”.

Sostiene Oscar: Sì

Il libro è davvero bello, direi “fotografico” per il modo che ha nel descrivere posti, seppur con poche parole. Bello anche il personaggio di Pereira che ti fa sentire subito dalla sua parte. All’inizio mi sembrava un Don Abbondio portoghese, ma alla fine non è stato il vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro.

Interessante la tesi della congregazione di anime come giustificazione della molteplicità delle personalità e del perché certe persone sono nell’apparenza schizofreniche.

Sostiene Marisa: Sì

La ripetizione del sintagma “Sostiene Pereira” mi ha dato l’impressione di un’intervista e quindi ha dato un valenza di autenticità e attualità alla storia.

Pereira, uomo mite e insignificante che non si interessa di politica e di ideologie, all’improvviso cambia vita, quasi senza accorgersene. Da quando incontra Monteiro, qualcosa in lui cambia confusamente e si mescola con i suoi dubbi sulla resurrezione della carne. Tutto avviene per gradi, grazie anche alle persone che gli sono attorno.

Lisbona è descritta con un caldo soffocante che ben rappresenta il clima e l’atmosfera di quei tempi: si ha l’impressione di una catastrofe imminente, il pericolo è tangibile.

I monologhi patetici con il ritratto della moglie sono la sua ancora nel passato anche se lo aiutano a far nascere la ribellione verso l’ordine importo.

Interessante i dialoghi che tiene con il cardiologo Cardoso e la teoria della confederazione di anime, che ben descrive la sua situazione.

Ovviamente molto bello il finale in cui Pereira si rivela un personaggio libero.

Sostiene Giuseppe: Sì

Lo lessi anni fa e ora che l’ho riletto mi è piaciuto anche di più. Mi è piaciuto come ha reso la descrizione del divenire di Pereira, questo suo cambiare e soprattutto questo suo non vedere l’evidenza dei fatti che aveva davanti agli occhi, come se avesse due fette di salame che gli impedivano di capire quello che tutti vedevano.

Condivido l’idea e il ruolo che affida agli intellettuali, coloro che, pur senza prove giudiziarie, possono (e forse devono) denunciare e giudicare, far aprire le menti e aiutare il popolo alla formazione di una propria coscienza critica.

Contrariamente a voi, io non ho per nulla apprezzato la teoria delle anime: mi sembrava ridicola e puerile, per non dire assai primitiva.

Sostiene Massimo M. Sì

Lessi questo libro appena uscita ma ne ricordavo ben poco: ora che l’ho riletto lo sento più mio. Forse perché si addice molto di più al periodo che stiamo vivendo anche noi in Italia (la mia prima lettura risale al ’94 e ai tempi non sapevamo ancora cosa ci sarebbe successo). Trovo quindi il libro molto attuale.

Mi ha fatto tenerezza Pereira, quasi come un bambino che parla con la moglie e il cameriere per avere consigli e informazioni: da qui nasce l’evoluzione che valorizza tutta la storia narrata, il suo bisogno di mettere in atto qualcosa. E ci dice che ogni momento della nostra vita è buono per far emergere quanto nostro io nuovo ed egemone: in fondo tutti noi abbiamo vissuto qualcosa di simile.

Sostiene Maddalena: Sì

Mi colpisce vedere che tutti voi siate a favore del finale: io non ne sono contraria ma avrei qualche perplessità. Ma vado per gradi.

La ripetizione di quel “sostiene Pereira” è una musica all’interno del libro; oltre a questa ci sono molti dettagli che lo rendono delicato, ad esempio l’attenzione che lui riserva al ritratto della moglie quando lo pone nella valigia rivolto verso l’alto in modo da farlo respirare. Per me Pereira non aveva le fette di salame sugli occhi, per me era puro, innocente e generoso, non pensava alle conseguenze delle sua azioni, continuava bere limonata con grandi quantità di zucchero nonostante fosse dannoso alla sua salute. E nel suo candore ospita Monteiro nonostante sappia che è un ricercato.

Favolosi anche i personaggi secondari, ad esempio il prete che gli dice di commettere qualche peccato prima di confessarsi altrimenti per lui sarebbe solo una perdita di tempo.

Bello il modo in cui Tabucchi, con pochissime parole,riesca a farci vedere le persone come se fossero davanti a nostri occhi.

Mi è infine piaciuta molto l’idea della confederazione di anime… e devo confessarvi che pure io, per prendere le decisioni, faccio sempre con me stessa quello che chiamo “il consiglio di amministrazione”!!

Sostiene Alessandra: Sì

All’inizio della lettura, il frequenti “Sostiene Pereira” e i capitolo corti corti mi infastidivano. Proseguendo e leggendo la sua semplice umanità, il suo parlare col ritratto della moglie, il sentimento è cambiato. Il suo comportamento non mi pareva dovuto a purezza o innocenza. Il dialogo tra anime che ospitiamo, diversi punti di vista, è comprensibile, non lo leggo come schizofrenia. Ci fa capire che non c’è unicità in noi stessi ma che siamo in continuo divenire.

Leggendo mi è sorta un’affinità con “Il giardino dei Finzi Contini”: ci chiedevamo perché gli italiani non reagivano alle leggi razziali, nel libro si racconta lo sviluppo di quella coscienza che al tempo è mancata. E il dovere dell’intellettuale di reagire, il suo ruolo di denuncia nello stimolare l'altro e la coscienza come fece Pasolini quando scrisse “Io so, non ho le prove, ma so”.

Sostiene Massimo I.: Sì

Per amore di polemica voglio solo porre alcuni elementi di discussione e critica sul tavolo.

Pereira è un depresso, ma si ama: va nella clinica, fa una vita invidiabile (orari di lavoro liberissimi, mangia sempre ai ristoranti o bar…)

Monteiro è un personaggio non ha spessore, è pure fastidioso, scrive necrologi (anzi li scrive la fidanzata) che sono orrendi, sembrano temi di un ragazzino: ma è di sinistra ed è presentato sotto una luce positiva, come tutti gli altri personaggi di sinistra del romanzo.

Nonostante lo stile sia bello, ho l’impressione che tante parti sono aggiunte per allungare il brodo e arrivare alle 15 pagine pubblicabili.

Ultimo elemento è la scarsa coerenza di Pereira e del cardiologo Cardoso: predicano bene.. ma poi fuggono all’estero. E chi rimane? Rimane il povero Proto: nessuno ha pensato a lui? Di sicuro verrà punito per aver pubblicato l’articolo. E questo mi lascia molto perplesso.

Sostiene Michele: Sì

Mi sono concentrato sul tema della morte e di come lui si sia fissato su questo tema nonostante il direttore gli abbia detto di non parlarne. Oggi noi non ne parliamo quasi più: è diventato un argomento taboo, un po’ come la vecchiaia.

Monteiro e Marta sono il simbolo della gioventù roboante e spontanea e da loro Pereira impara che bisogna intervenire ed agire. E Pereira non è così innocente e buono: è stato accantonato dal suo giornale e reso innocuo ma alla fine si lascia andare solo perché ha preso una lezione forte con la quale hanno preso piede le parole del suo faro, il cardiologo Cardoso. E quando compie la sua prima azione attiva, fugge, ma non lo fa per vigliaccheria: la sua fuga è forse la sua morte, lo sparire per sempre.

Sostiene Loredana: Sì

Nella sua vita, quando si trovò a un bivio, Pereira prese una strada: sposò una donna fragile da cui non poteva avere figli. Ma ha vissuto sempre con un tarlo al suo interno, un sogno.

Montiero e Marta lo hanno riportato a quel bivio ma ora lui cambia scelta e ne esce un nuovo Pereira, uno che agisce e non fugge: la facilità della fuga non è da intendersi come un atto di vigliaccheria perchè forse ha capito che dall’estero potrà scrivere più liberamente e potrà essere di aiuto maggiore rispetto al restare in patria, dove lui non è di certo il guerrigliero stile Monteiro. E sulla questione di Prato, il tipografo, direi che in quelle situazioni è giusto fare una valutazione più oggettiva: quello forse era il minore dei mali, un prezzo da pagare affinché si ponesse fine alle violenze del governo, e salvare così tante altre persone.


Prossimo libro (proposto da Michele): “La lingua salvata” di E.Canetti (preferito a “Le città invisibili” di I.Calvino e “Un amore di Swan” di M.Proust).

Prossimo proponente: Massimo M.

Prossimo incontro: 25 maggio. Luogo da decidersi in base al meteo.

CLASS 10: il concorso su “La schiuma dei giorni” è stato vinto a pari punti da Oscar e Marinella!…gli unici (quasi) a non aver fatto foto di soli fiori :)