Si': Oscar, Massimo M., Marisa, Maddalena, Michele, Alessandra Ce., Alessandra Co., Gabriella, Piero, Giuseppe
Ni': Massimo I, Tomas
No: Giovanna
Giuseppe (proponente): Si'
Volevo innanzitutto proporre tra libri di teatro e questo era tra quelli che non erano editi come raccolte di varie opere; i libri di Durrenmatt che ho letto mi erano piaciuti tutti anche se devo dire che sono molto simili gli uni agli altri in termini di stile (che siano teatro o romanzi brevi). Ho scelto questo perche' parla di un tema per me importante (ruolo della scienza nella storia del mondo) e perche' l'ho trovato ironico e di lettura veloce. Lascio a voi gli altri commenti.
Piero: Si'
All'inizio ho fatto fatica a capire il senso della storia, poi sono arrivati i colpi di scena cosi' forti che mi lasciavano stupefatto. L'equilibrio del terrore che si viene a formare ricalca bene gli anni in cui il mondo e' vissuto dietro una continua minaccia militare. Nasce quindi il dilemma se chi crea gli ordigni militari sia responsabile o no del loro utilizzo: la direttrice e' di certo responsabile mentre per se per i fisici questo sembra non vero, alla fine se ne trovano irrimediabilmente coinvolti.
Massimo M. Si'
Sono d'accordo con Piero: mi e' piaciuta la scorrevolezza e l'ironia del testo, Durrenmatt mi e' sempre piaciuto per i suoi colpi di scena e per la bravura nel ribaltare le situazione verso qualcosa che sembra irreale. In 20 pagine capovolge i ruoli e posta in primo piano un tema e un quesito molto interessanti: cosa puo' fare la scienza riguardo ai danni che le sue scoperte possono causare? I fisici sono responsabili quando decidono di dare in gestione le loro scoperte per scopi che possono essere dannosi nei confronti dell'umanita'. Ma senza scienza non avremmo avuto i miglioramenti della vita di cui godiamo oggi.
Tomas: Ni'
L'idea non e' male ma la forma non mi e' piaciuta: questo teatro sembrava un televisione. Sarebbe stato meglio un romanzo. Come opera teatrale e' rimasto superficiale, poco profondo e anche un po' noioso. L'autore ha inoltre estremizzato troppo la tipologia per personaggi al punto da renderli del tutto assurdo e irreali.
Gabriella: Si'
Io ho interpretato il libro da un punto di vista puramente simbolico: la dottoressa incarna la cattiveria che dilaga sulla terra e che interessa chi ha sete di potere. Ed e' qui che sta la responsabilità' verso l'umanita'. Per cui il libro e' un atto di denuncia contro questa categoria di persone e che vale anche al giorno d'oggi. Dall'altro lato c'e' invece la bellezza del gesto di Moebius che si sacrifica bruciando i suoi risultati di anni di lavoro pur di non farli finire in mani cattive.
Oscar: Si'
Mi ero predisposto in modalita' teatro per cui mi e' piaciuto immaginarmi le luci, gli attori, il palco... Mi e' piaciuto seguire la storia fino al capovolgimento finale: qui pero' avrei preferito una conclusione diversa, ossia un accordo tra i fisici affinche' tutto venisse tenuto nascosto: sarebbe stato un finale irreale ma per me migliore.
Belli anche i 21 punti finali da analizzare e comprendere.
Alessandra Co.: Si'
All'inizio ero perplessa. Poi il commissario si mette a discutere con i fisici e li' ho iniziato a vedere la dinamica della storia. E' vero che la maggior parte delle persone non ha la coscienza di quello che sta utilizzando: tutti guidano come matti, ad esempio! E questo per me e' ancor peggio di un omicidio premeditato. Mentre invece e' bellissimo scoprire come funzionano le cose che usiamo.
A parte il tema interessante anch'io ho trovato bellissimi i 21 punti finali: sono i postulati, o meglio i teoremi, con cui ha dato forma alla scena e ai personaggi.
Marisa: Si'
Questo libro e' una commedia che in realta' e' meglio dire essere un dramma. L'azione si basa caso e il tema e' il dualismo scienza e morale. Tutto e' paradossale, grottesco, pieno di capovolgimenti per cui lo spettatore e' sballottato fino alla fine tra follia che sembra essere la sanita', i fisici pazzi che in realta' sono sani.
Moebius, il vero fisico dei 3, sceglie di fingersi pazzo per salvare le sue scoperte perche' c'e' sempre qualcuno pronto a usarle per motivi di potere.
Durrenmatt 'e pessimista e non lascia spiragli: ci sara' sempre la superpotenza di turno (la dottoressa) a sfruttare a proprio vantaggio i risultati della scienza.
Ho visto su Youtube una rappresentazione del testo e mi e' piaciuta molto.
Massimo I.: Ni'
Come per Tomas, anche a me il dramma non mi ha coinvolto. Ho letto anche un saggio sulla corrente di liberalismo americano la quale indica l'uomo non come mezzo ma come fine per cui nessuno potra' mai essere sacrificato, neppure per il bene dell'intera umanita'. Ritengo poi che Durrenmatt non abbia scritto nulla di nuovo: gia' Pirandello con l'Enrico IV aveva descritto queste personalita' multiple.
Giovanna: No
Dico ``No'' perche' non ho capito nulla, dall'inizio alla fine. L'ho riletto una seconda volta ma non sono riuscita a capire il messaggio. Eppure Durrenmatt mi e' sempre piaciuto. Considero questo libro come un semplice divertissement dell'autore.
Michele: Si'
Condivido i pregi del libro ma io l'ho interpretato im modo diverso. Il libro nasce da una tensione tra le due Germanie, nel febbraio del '61 per cui la contesa della scoperta scientifica e' la contesa tra i due Paesi.
Durrenmatt e' pero' lungimirante: 10 anni dopo, con il boom economico, il ruolo della scienza cambiera'. La scienza perdera' ogni vincolo, non ci sara' piu' quella componente filosofica a ``controllarla'' e tutto verra' ridotto a pure motivazione economiche. Durrenmatt dice quindi che quelle scoperte non vanno pubblciate e liberate altrimenti il danno da un cattivo utilizzo sara' certo.
Nasce una discussione animata su interfaccia scienza e filosofia: cosa puo' dare la filosofia alla scienza? una maggior responsabilita' etica e morale? un controllo che si riduce a condanne simili a quelle di Galileo?
Alessandra Ce.: Si'
Libro bellissimo, sopratutto per l'uso della pazzia (il matto e' l'essere piu' libero che c'e'). La dottoressa invece usa la sua intelligenza per soddisfare il suo super-ego: l'animo umano e' egoista per cui ci sara' sempre qualcuno pronto a muovere le cose a proprio vantaggio. Dopotutto la storia e' stata un alti e bassi: civilta' che si credevano eterne e intramontabili ma che oggi non esistono piu'. Lo stesso succedera' anche a noi.
Maddalena: Si'
Parto dalla fine: meravigliosi i 21 punti finali.
In generale la forma teatrale mi fa ricordare Brecht: operette piccole portatrici di un grande messaggio morale. Anche a me sono piaciuto i personaggi con la loro pazzia e i capovolgimenti di identita' che ne derivavano, ultimo tra questo la confessione di Moebius quando dice di essere Salomone.
Riguardo al dilemma sui limiti della scienza, io credo che i gli scienziati cosi' come i filosofi e gli altri non siano responsabili. Io credo che tutti noi abbiamo un ego eccessivo e non sappiamo piu' limitarci. Eppure non ricordiamo che basta avere 10C in piu' e moriamo. Per cui non abbiamo il diritto di ``giocare'' con cose che non sono alla nostra portata (vedi energia nucleare).
Prossimo libro: "La camera azzurra'' di Georges Simenon (preferito a "Quando ci batteva forte il cuore'' di Stefano Zecchi e a "La storia di San Michele'' di Axel Munthe).
Prossimo proponente: Tomas
Prossimo incontro: venerdi' 27 giugno.