Il richiamo di Alma (di Stelio Mattioni)

Proposto da Luisella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di luglio 2021

Sì: Luisella, Pierpaolo, Alessandro, Marinella, Sonja
Nì:
Oscar
No: Gabriella


Luisella (sì, proponente): Avevo proposto una terna legata ai nostri territori (Trieste, Friuli, Istria), ha vinto la Trieste di Mattioni. Anche se mai direttamente nominata, Trieste è assoluta protagonista del romanzo, con i suoi scorci e le sue vie così dettagliatamente descritti. Tutto il resto sembra muoversi, confondersi, sfumarsi in contorni onirici e incerti. Solo Trieste è ferma, solida, presente, perfettamente fotografata da un Mattioni che vien da pensare fosse profondamente innamorato della città. È un romanzo affascinante e ambiguo, il cui significato non si riesce ad afferrare, proprio come lo studente non riesce ad afferrare Alma. Il lettore perciò si trova nella medesima situazione del protagonista, dinnanzi a una "materia" sfuggente. Che cosa rappresenti Alma (Trieste stessa? L'amore? Il desiderio? La maturazione? L'anima? La vita stessa? Il mistero della morte?) non lo sapremo mai. È un romanzo di formazione? Chissà, forse. Mattioni spalanca quell'universo parallelo che ciascuno di noi vive (accanto alle attività quotidiane del giorno, al lavoro, alle incombenze, alle banali parole scambiate), quella ricerca segreta che ogni essere umano – in quanto tale - porta avanti. Una ricerca vana, certo, di cui alcuni non sentono il "richiamo" e alla quale non si abbandonano mai; mentre altri ne diventano schiavi fino a perdere la ragione. È un romanzo sul non senso della vita, sull'inseguimento di sogni e chimere che ci avvinghiano per poi abbandonarci, storditi, pieni di stupore e di domande che non avranno mai risposta.

In seguito alla lettura, vorrei organizzare una passeggiata sulle tracce di Alma. Oltre al piacere di fare un giro con gli amici del gruppo di lettura, credo che romanzi come questo facciano nascere una vera e propria necessità di toccare con mano e con lo sguardo i luoghi descritti nelle pagine. Come se, dopo esserci perduti in una lettura così elusiva, avessimo bisogno di dire "io esisto", "io sono qui", "questo è il posto in cui vivo".

* Una settimana dopo la lettura, abbiamo fatto la nostra passeggiata; è stato bello, suggestivo. In alcuni momenti, curiose coincidenze ci hanno fatto credere di essere a un passo da Alma, che sembrava doverci apparire di lì a poco. Una ragazza vestita di bianco saliva Scala dei Giganti... Mentre contemplavamo il civico 32 di Via San Michele, ci giungeva il suono di un pianoforte che sembrava ridare vita alla torretta disabitata... Certo, noi eravamo particolarmente romantici e "ricettivi", ma anche la città è stata generosa di messaggi e segnali.


Pierpaolo (sì): Il mio è un sì convinto, perché la lettura di questo libro mi ha richiamato l'esperienza della prima lettura, che è stata molto forte.

Ho avuto occasione di leggerlo all’Università, per un corso monografico, preparato durante un’estate in cui ero coetaneo del protagonista, quell’età quando si stenta a lasciarsi alle spalle il tempo fermo della prima gioventù, quello che sembra non passare mai, lentissimo e infinito davanti a noi e tutte le scelte sembrano ancora aperte e possibili. Insomma, mi ci sono ritrovato molto dentro, e forse non ne sono mai uscito.

Ricordo che il professor Guagnini, il docente del corso, aveva invitato all’università per un confronto Tomizza e Mattioni, e che questi difendeva la sua visione della letteratura, più simbolica, fantastica e anti-realistica rispetto a quella rigorosa e storica di Tomizza, dicendo che poteva parlare a tutti in maniera molto diretta, perché affronta tematiche più universali, anche se private. Così è stato senz’altro per me.

Il richiamo di Alma, volendo azzardare un giudizio e una classificazione, è per il romanzo di formazione quello che sono i romanzi di Dürrenmatt per il giallo di investigazione: questi sono la negazione della possibilità di arrivare alla verità, che ci è inconoscibile, mentre Mattioni ci racconta una formazione interrotta, che sembra portare a uno sviluppo e a un potenziale cambiamento, ma poi lascia il protagonista al suo lasciarsi vivere, cercando una strada che non si sa nemmeno se ci sia.

Chiudo con una citazione del romanzo:

«...la mia strada. Quale strada? Nessuno è mai riuscito a saperlo e io meno che meno; non mi pare così importante, se per tutti quelli che conosco è così; forse vivere significa rassegnarsi a non trovarla.»


Alessandro (sì): Alessandro è stato indeciso fino alle ultime pagine su quale fosse la sua impressione complessiva del romanzo. In negativo riscontra una vicenda tutto sommato esile e gli rimangono in gran parte irrisolti alcuni dei quesiti suscitati dal libro, quali, ad esempio: cosa rappresenta Alma? Perché Alma scompare dopo l'ascesa del protagonista alla chiesetta della val Rosandra? In positivo Alessandro ha trovato un piacevole senso dell'"esotico" e del metafisico in luoghi che gli sono familiari ed è rimasto colpito dal finale e dalla scritta sulla lapide trovata dal protagonista "Se ti ami, amami", nonchè dalle considerazioni sull'aprirsi alla vita (ma cosa vuol dire per l'autore?) che non è una condizione sufficiente al vivere (cos'è vivere per l'autore?).


Gabriella (no): Il libro non mi è piaciuto. Ho iniziato a leggere con entusiasmo, ma si è smorzato quasi subito, nel momento in cui mi sono imbattuta in alcune frasi di chiaro stampo razzista. La madre del protagonista non ammetteva che a cucinare per lei fossero le mani sporche di una donna di servizio e tutti in famiglia erano contrariati dal fatto di avere un nipote “negro”; un mezzo disastro per il tipo di conoscenze che avevano. Il protagonista e voce narrante è succube di genitori snob e anaffettivi, troppo presi da se stessi e dal dover apparire in società. Quest’ipocrisia per niente velata, mi ha creato una sorta di nausea. Il successivo dispiegarsi di una storia che non porta da nessuna parte. I messaggi che Alma avrebbe voluto dare al protagonista (non si capisce bene cosa), non vengono recepiti. E il tutto si trascina in un inseguimento che non giunge a nulla. La vita di lui seguirà un percorso anonimo e grigio, privo di quegli sprazzi di colore che lei aveva saputo offrirgli. Del romanzo, ho apprezzato il girovagare negli angoli più nascosti e belli di Trieste.


Oscar (nì): Riconosco che lo sviluppo della trama e lo stile di scrittura hanno tenuto alta la mia attenzione durante la lettura. Ad ogni modo ci sono diversi aspetti negativi che motivano il mio "ni". Anche a me all'inizio ha dato fastidio l'uso del termine "negro", riferito sia al nipotino, sia a suo padre (a cui, per rincarare la dose, Mattioni attribuiva problemi di alcolismo). Ma faccio uno sforzo di contestualizzazione: il romanzo è stato scritto negli anni '80, e probabilmente allora le giuste istanze della lotta al razzismo non erano nei pensieri della popolazione e degli uomini di cultura italiani. Come dicevo, il romanzo riusciva a creare aspettative, ma poi tutti gli incontri del protagonista con Alma si concludevano praticamente nel nulla, non aggiungendo molto all'evoluzione della storia, se non un senso di frustrazione e di spaesamento. Mattioni non ci fa capire, nemmeno alla fine, chi fosse Alma: un fantasma, l'incarnazione della Madonna, il simbolo di qualcosa? Anche la frase trovata infine sulla sua lapide, "se ti ami, amami", non aggiunge elementi significativi o conclusivi alla storia, e finisce per essere un ulteriore elemento dal dubbio significato.


Marinella (sì): Sono entrata nella storia e non conta quel che rappresenta Alma-Lia. È un'immagine che non si ferma, una preghiera che non si riesce a recitare. Ho pensato a Roland Barthes, La camera chiara, l'immagine in cui l'autore riconosce la madre è quella di lei bambina. È lei. Così come Alma È. Ed è la foto che Mattioni ritrova una volta che la sua vita è compiuta. Condivido con Luis la suggestione de Il ritratto di Jenny. Volendo passare al razionale potrebbe essere la schizofrenia, ma importa? Sicuramente brutto il termine 'negretto', ma importa?


Sonja (sì): Il mio sì è un sì un pò stentato. La narrazione mi è piaciuta molto proprio per il suo carattere intrigante che suggerisce mille ipotesi e nessuna soluzione. Per quel che riguarda la storia è quindi un sì convinto. Per quel che concerne invece la descrizione dei luoghi, il racconto non mi convince molto perché da un lato ci sono descrizioni minuziose fin nei minimi particolari, dall'altro incongruenze e inesattezze che fanno pensare che l'autore descriva i luoghi a memoria, cioè stando lontano dalla città e seguendo i propri ricordi. Sono sicura che l'intenzione dell'autore non era quella di darci la descrizione di luoghi a lui lontani in quanto vuole descriverci e avvicinarci la città e i luoghi della sua infanzia e adolescenza. Forse per la maggior parte dei lettori questo non ha importanza, ma per me che lì ci vivo e che per quelle vie mi trovo a passare tutti i giorni o quasi, la cosa è abbastanza urtante. Avrei preferito meno particolari e una locazione più di fantasia, coerente con la storia narrata. Una storia in se molto bella in quanto collegata al rito della maturazione e della crescita di un ragazzo che senza questa esperienza sarebbe maturato diversamente.


Prossimo libro: "Il sistema periodico" di Primo Levi (preferito a "La peste" di Albert Camus e a "Il cimitero di Praga" di Umberto Eco)

Prossimo proponente: Alessandro

Prossimo incontro: 27 agosto

8 agosto 2021 - Alla ricerca di Alma: sui luoghi del romanzo

foto di Marinella Z. e Oscar S.

foto di Alessandro S.