Memorie di Adriano (di Marguerite Yourcenar)

Proposto da Marinella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di febbraio 2022

Sì: Alessandro, Katia, Gabriella, Marinella, Sonja, Luisella.

Marinella (proponente): Non era la mia prima scelta perché avevo proposto la cosiddetta ‘terna fuori dai bordi’ ma è stata bocciata. Ho proposto una terna alternativa e sono ben contenta che sia stato scelto questo libro. E’ da sempre uno dei miei libri preferiti, non esistessero Proust e Shakespeare forse sarebbe al primo posto… Rileggerlo è stato un piacere.

L’Autrice scrive in prima persona per fare a meno di un intermediario, compresa se stessa. Adriano è in grado di parlare della sua vita meglio di chiunque altro. E’ un romanzo moderno e raffinato nel descrivere l’uomo, il suo destino umano. Ma Adriano non è l’Autrice, la Yourcenar ci tiene ad affermarlo, anche se non ci nasconde che ‘ogni essere umano che ha vissuto l’avventura umana sono io’. La verità storica è inafferrabile, la verità non è pura. Qualunque cosa si faccia, si ricostruisce sempre il monumento a proprio modo; ma è già molto adoperare pietre autentiche e l’Autrice arricchisce il romanzo –seppur originale e poetico - con la fedeltà ai fatti.

Il libro è scritto superbamente, la Yourcenar voleva che sembrasse tradotto dal latino, la traduttrice italiana con molta caparbietà e tante difficoltà traduce dal francese in modo perfetto.

L’episodio di Antinoo prende la scena, questo uomo così amato, è stato cantato dai poeti e molto raffigurato. Lo possiamo ammirare a Parigi, a Firenze, a Roma… Qualche mese fa, proposto da Oscar, abbiamo letto "La canzone di Achille" e in "Memorie di Adriano", a pag 167, leggiamo: «Mi raccolsi sulla tomba di Ettore; Antinoo andò a sognare su quella di Patroclo. Non seppi riconoscere nel cerbiatto che m’accompagnava l’emulo del camerata di Achille, schernii le fedeltà appassionate che fioriscono soprattutto nei libri; e la bella creatura insultata arrossì a sangue. »


Alessandro: L’ho letto nel 1994, mi aveva colpito tantissimo, l’ho riascoltato qualche anno dopo e mi era piaciuto moltissimo, in particolare la storia di Antinoo, un amore potente. Mi piace il carattere di Adriano, un uomo forte che immagina di entrare nella morte con gli occhi aperti, mi piace quando parla della ‘saggia follia del sogno’, mi piace il tema della coraggiosa servitù, l’imperatore è contrario alla servitù disumana perché crede che, in caso di assenza di servitù, l’uomo trova un’alternativa a questo stato.


Katia: Ho riletto volentieri questo libro che riempie di bellezza, di dettagli accurati. E’ un viaggio nella storia, anche nella storia dell’uomo. E’ un libro che si dovrebbe leggere in vari momenti della vita trovandovi sempre cose differenti, è un libro bellissimo da leggere e rileggere. E’ un libro complesso, per gli argomenti e per il linguaggio, che narra in prima persona dell’imperatore e del suo amore per a vita che va sempre apprezzata.


Gabriella: E’ un libro di lettura complessa che, a mio parere, comporta una conoscenza profonda di personaggi e miti, per poterlo apprezzare con maggiore consapevolezza. La Yourcenar s’immedesima con grande sapienza nei panni di Adriano il quale, prossimo alla fine della vita, la ripercorre, considerandola sotto tutti gli aspetti. Da quello di grande statista, stratega e artista, all’essere semplicemente un uomo, afflitto dalle pene profonde dovute alla perdita di Antinoo, suo grande amore. La scrittrice ci trasmette un’immagine a tutto tondo del grande imperatore, e sembra davvero di sentirlo parlare attraverso i secoli, fino a noi. Che dire, è un capolavoro.


Sonja: Ho riletto Memorie di Adriano dopo un’abbondante trentina d’anni e devo dire che la lettura è stata forse ancora più piacevole. Quando si definisce un libro un classico solitamente si intende un’opera universale che trascende il tempo e il luogo che l’hanno vista nascere. Le memorie di Adriano è questo ma anche qualcosa di più: la narrazione è erudita e psicologicamente approfondita al punto che spesso e volentieri dimentichi che si tratta di un’opera moderna e ti sembra di ascoltare il protagonista che si confida in prima persona, ma ciò nonostante la lettura non è astrusa e pur nella complessità rimane scorrevole. Adriano che ti parla attraverso i secoli tramite Margherita. Un vero capolavoro.


Luisella: Che cosa si può dire su questo libro? Mancano persino le parole davanti a tanta bellezza, perfezione, profondità. Si potrebbe dire "capolavoro", se dirlo non fosse così terribilmente banale. Questo è uno di quei libri che - in alcune pagine - sembrano restituire il senso stesso dell'esistenza.Una frase, un paragrafo, e voilà, ecco il misterioso suggerimento per comprendere il mistero della vita... Un'impressione che dura un attimo e subito sfugge, ma c'è stata, ed è una grazia. Mi era successo così da ragazzina leggendo per la prima volta i Buddenbrook.

Di Memorie di Adriano mi ero innamorata la prima volta grazie al monologo di Giorgio Albertazzi, beccato per caso alla tv durante un distratto zapping: una folgorazione!

Insomma, il mio è un sì entusiasta, commosso, pieno di gratitudine. Sono felicissima che sia stato votato.

Ho trovato intriganti e pieni di spunti interessanti anche i Taccuini di appunti che seguono il romanzo (almeno nella edizione Einaudi): sconvolgente pensare quanto lavorìo, quante pagine, quanta ricerca, quante cartelle perse e ritrovate!, stiano dietro al romanzo finale.

E trovo che l'appunto dedicato a G.F. sia la più straordinaria delle descrizioni dell'amore.

"deve pur succedere che nell’avventura d’un libro riuscito o nell’esistenza d’uno scrittore fortunato, ci sia stato qualcuno, un poco in disparte, che non lascia passare la frase inesatta o debole che per stanchezza vorremmo lasciare; qualcuno capace di rileggere con noi fino a venti volte, se è necessario, una pagina incerta; qualcuno che va a prendere per noi sugli scaffali delle biblioteche i grossi volumi nei quali forse troveremo ancora una indicazione utile, e si ostina a consultarli ancora quando la stanchezza ce li aveva già fatti richiudere; qualcuno che ci sostiene, ci approva, alle volte ci contraddice; che partecipa con lo stesso fervore alle gioie dell’arte ed a quelle della vita, ai lavori dell’una e dell’altra, mai noiosi e mai facili; e non è né la nostra ombra né il nostro riflesso e nemmeno il nostro complemento, ma se stesso; e ci lascia una libertà divina ma, al tempo stesso, ci costringe ad essere pienamente ciò che siamo".

Altrettanto interessante è la parte scritta dalla traduttrice Lidia Storoni Mazzolani (sempre nella edizione Einaudi che ho in mano): incredibile che persino un romanzo di questo livello abbia avuto incontrato certe disavventure (un primo editore superficiale, una copertina pessima "degna di un tifoso della Roma", una controversia giudiziaria...).


Prossimo libro: "Giobbe" di Joseph Roth (preferito a "Il canto di penelope" di Margaret Atwood e a "Berta Isla" di Javier Marías)

Prossima proponente: Luisella

Prossimo incontro: 25 marzo