Gli dei hanno sete (di Anatole France)

Proposto da Alberto

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di marzo 2024

Sì: Alberto, Alessandro, Adriano, Katia, Oscar, Gabriella
No: Pierpaolo, Luisella


Alberto (sì, proponente): Due dei libri che avevo proposto, la "La sinfonia pastorale" e "Via delle Botteghe Oscure", erano opere intensamente drammatiche. Invece il libro poi scelto, "Gli dei hanno sete", pur parlando di eventi drammatici, è pieno di ironia, feroce ironia. Per la discussione di questa sera non l'ho riletto: non volevo falsare il bel ricordo che ho della mia prima lettura e poi sono stato molto impegnato nelle ultime settimane (peripezie prima, durante e dopo il trasloco). Trovo Anatole France un autore molto ironico, con uno sguardo critico sulla società. E, nel parlare della rivoluzione francese, parla anche della sua epoca. Sinceramente pensavo avreste scelto il libro di Gide o quello di Modiano, ma evidentemente avete preferito la lettura di un romanzo storico.


Pierpaolo (no): Non essendo riuscito a finire in tempo la lettura, ho chiesto a Gemini di riassumere la trama. L'IA di Google ha sostenuto che Elodie fosse morta di crepacuore dopo la morte del protagonista, cosa poi smentita dalla mia lettura delle ultime pagine. Ho rinfacciato la cosa a Gemini, che dopo un po' ha ammesso di non aver letto il libro. A ogni modo, la parte ironica di cui ha parlato Alberto l'ho colta poco. Ad allontanarmi dal libro è stata la cattiva traduzione dell'edizione che io e Luisella avevamo, la retorica usata per descrivere il protagonista e le frasi stereotipate di quest'ultimo.


Luisella (no): Anche io non ho portato a termine la lettura: rivendico il diritto di abbandonare un libro - come teorizzato da Daniel Pennac - quando la lettura non mi coinvolge. Come ha detto Pierpaolo, la nostra edizione era mal tradotta. Mi sento un po' in imbarazzo a parlar male di un premio Nobel, ma ho trovato i personaggi alquanto piatti e stereotipati. Non mi sono piaciute le tecniche usate per sottolineare le virtù del giovane Évariste (prima che si trasformasse in un giustizialista). E ho un po' sorriso alla scena di gelosia del protagonista, quando Elodie gli aveva parlato dei suoi precedenti fidanzati.


Alessandro (sì): L'ho letto con una certa velocità, tra un treno e l'altro, ma mi è piaciuto. Mi ha colpito molto la descrizione degli eventi storici. Come ha ricordato Alberto, l'autore parla più del suo presente che del passato. Mi ha ricordato il libro "Il resto di niente", proposto da Adriano, che, pur in un contesto diverso e in una nazione diversa, parla di una rivoluzione partita tra grandi speranze, con le migliori intenzioni, poi sfociata in eventi drammatici. Ho trovato estremamente moderni i riferimenti al popolo, alla folla: il modo in cui le voci si diffondevano mentre la gente era in coda per prendere il pane mi ha ricordato i meccanismi che oggi creano e diffondono le fake news (la gente crede quello che vuole credere). Ho intravisto l'ironia di cui ha parlato Alberto nei riferimenti alla religione ("la setta del sanculotto Gesù è durata quasi 18 secoli") e alla pena di morte (che sarebbe il caso di non averla, almeno fino a che non eliminiamo tutti quanti).


Adriano (sì): Mi ha fatto piacere leggere un romanzo storico ambientato in un contesto interessante come quello della rivoluzione francese. Ho appressato l'ironia del linguaggio, che è ironia della frase (manzoniana), non è un'ironia usata per caratterizzare i personaggi. Ho comunque delle perplessità: trovo che il romanzo sia un po' rétro, rispetto al periodo in cui è vissuto l'autore, mi riferisco allo stile ottocentesco (Eros e Thanatos: episodio di Elodie eccitata dalla sequenza di condanne a morte). I personaggi, soprattutto il protagonista, sono un po' statici, senza sfaccettature.


Katia (sì): Non posso commentare più di tanto, visto che non ho letto tutto il libro (la libreria ha impegato del tempo per procurarmelo). Mi è piaciuta la parte storica del romanzo (periodo storico che mi interessa) e sicuramente completerò la lettura.


Oscar (sì): C'è un aspetto, tra i tanti, che mi porta a immergermi in un romanzo: la ricerca della vendetta, l'attesa che le ingiustize perpetrate dai personaggi trovino contrappeso nel ristabilimento di un equilibrio. Sicuramente questo libro mi ha catturato per questo: dovevo continuare nella lettura per capire quale sorte sarebbe toccata a Évariste, e il finale mi ha oltremodo soddisfatto. Ho trovato davvero spietato il meccanismo giudiziario con cui si mandava a morte gente spesso innocente (voto a maggioranza e non unanimità): Anatole France usa più volte questo dettaglio per sottolineare il ruolo determinante (nel bene e nel male) del protagonista.


Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto molto: non tanto nel seguire le vicende del protagonista (uomo tutto d'un pezzo, senza empatia), ma per i personaggi secondari, come Brotteaux, con le sue riflessioni epicuree, i suoi discorsi appassionati con il barnabita (entrambi fermi nelle proprie convinzioni). È un interessante periodo storico, davvero complesso, che approfondirò. Le figure femminili mi hanno un po' deluso (Elodie la peggiore), a eccezione della prostituta, spontanea, determinata e risoluta.



Prossimo libro: "La vita di chi resta" di Matteo B. Bianchi (preferito a "Caino" di José Saramago e a "Le città invisibili" di Italo Calvino)

Prossimo proponente: Oscar

Prossimo incontro: 26 aprile