Sì: Oscar, Gabri, Marisa, Piero, Alessandra
Nì: Mirella
No: Massimo I., Mari
Oscar (proponente, sì): Ho comprato e letto questo libro dopo che un amico me ne aveva parlato. Ho pensato di proporlo al gruppo in quanto tratta di un argomento che tocca la vita di tutti. Seguo da tempo Concita de Gregorio e di solito mi piace quello che scrive. E' un libro di impostazione giornalistica, e questo può essere un pregio o un difetto, a seconda dei punti di vista.
Alessandra (sì): Mi è piaciuto il primo capitolo, ma meno i capitoli successivi, anche se vi ho trovato numerosi spunti di riflessione sull'argomento della morte.
Marisa (sì): Penso che questo libro non possa essere definito un "saggio" nel senso stretto del termine, ma una serie di racconti sul tabù della morte. L'argomento viene affrontato in alcuni punti con ironia e leggerezza, raccontando situazioni e contesti diversi. Tra questi i funerali, coi loro risvolti scaramantici e la loro funzione di riunione tra persone legate al defunto. Ho trovato interessante anche il capitolo in cui si parla della chirurgia plastica come negazione dei difetti e delle vulnerabilità umane.
Mari (no): Concita de Gregorio è una donna bella, intelligente e furba. Anche il suo libro è un libro "furbo". Ho trovato fastidioso il modo in cui ha trattato alcuni degli argomenti. Il suo è quello che io definisco un modo "cattolico" di affrontare la morte.
Gabri (sì): Il libro è scritto in uno stile che invoglia alla lettura e contiene molti punti che stimolano a riflettere sull'argomento. Non mi è piaciuta l'idea dei libri sui "coniglietti suicidi", che ho trovato fastidiosa. Invece mi è piaciuto molto il finale, quello della lettera del bambino malato.
Mirella (nì): Nel libro ho trovato considerazioni di senso comune, esposte in maniera poco organizzata e superficiale. Il tutto allo scopo di esorcizzare la morte. Morte che mai potrà essere momento di gioia. Quando muore una persona a noi cara è una parte di noi che muore: le confidenze fatte alla persona morta vanno via con lei, i momenti vissuti assieme vanno via con lei, per sempre. Ho trovato fastidioso il racconto della festa per la morte di Lulù.
Piero (sì): Il libro mi è piaciuto molto. E' ragionevole che non abbia un filo narrativo continuo, in quanto scritto da una giornalista come raccolta di articoli di taglio giornalistico. Il libro ha un gran pregio: sdrammatizzare l'argomento della morte, in quanto evento naturale della vita, e addirittura essenziale a essa. La società moderna ha problemi ad affrontare discorsi come quello della morte, della vecchiaia, dell'imperfezione, dell'inefficienza. Per motivi legati alla mia famiglia ho avuto modo di visitare strutture mediche per la terapia a bambini con malattie terminali; lì ho potuto vedere non solo libri scritti per portare serenità a questi bambini, ma anche registrazioni audio di attori e cantanti famosi per aiutarli a vivere con più serenità possibile i loro momenti di malattia. Infine voglio ribadire che questo libro è importante perché affronta un argomento importante nella vita di ognuno di noi.
Massimo I. (no): Devo dire che proprio non ho avuto la forza di leggere il libro per intero. Mi spiace dirlo, ma ho grossi preconcetti nei confronti di Concita de Gregorio. Forse il libro dice qualcosa di vero (e per questo ancor più fastidioso) quando descrive persone che parlano del più e del meno in circostanze come quelle dei funerali. Per il resto mi ha dato fastidio l'insopportabile snobismo intellettuale dell'autrice. Ma d'altronde penso che sia un limite proprio di una certa sinistra. E lo si vede ad esempio nella metafora del burqa, fatto passare come scelta volontaria delle donne islamiche.
Prossimo saggio: "Che cosa è l’uomo?" di Mark Twain (preferito a "Sulla bugia" di Sant'Agostino e "Origini della disuguaglianza" di Jean-Jacques Rousseau).
Prossima proponente: Marinella.
Prossimo incontro: 11 aprile.
(*): in via eccezionale, la discussione di questa serata ha riguardato due libri, anziché uno, come nostro solito (in questa pagina la discussione dell'altro libro).